Sembra che sia un anno particolarmente proficuo per la Corea del Sud nel settore serie TV. Dopo Squid Game, che abbiamo recensito qua e di cui abbiamo parlato qua, un’altra serie sudcoreana ha letteralmente sbancato le visioni: Hellbound. Si tratta di una serie incasellata nel genere Horror ma, badate bene, nulla a che vedere con i soliti splatter o infested che troviamo spesso al cinema. Hellbound presenta un quadro molto meno fantasioso di quello che sembra e, anzi, è rappresentazione perfetta dei giorni nostri.
Yeon Sang-ho è il creatore materiale di tutto Hellbound: a lui si deve la stesura del Webtoon e la successiva direzione della serie televisiva, con l’aiuto dello scrittore Choi Kyu-sok e le musiche di Kim Dong-wook. La trama, spezzata in due archi temporali, vede come protagonisti Yoo Ah.in, Kim Hyun-joo, Park Jeong-min, Won Jin-ah e Yang Ik-june.
La recensione contiene spoiler
Lanci il primo peccato chi è una cosa strana pesta-carne
La quotidiana vita di un paio di liceali viene sconvolta dall’apparizione di tre creature spaventose: queste tre brutali, fumose e indecifrabili masse grigie inseguono un uomo fino a raggiungerlo, picchiarlo a sangue, incenerirlo sul posto e scomparire nel nulla. Cosa sono? Perché si sono palesate, e chi era l’uomo in questione? Ci saranno altri violenti pestaggi? Soprattutto, perché quel giovane alla televisione sembra sapere da dove arrivano e anzi, dice che questi siano messaggeri di Dio? Quindi Dio ci sta punendo per i nostri crimini?
Questi sono letteralmente gli avvenimenti dei primi cinque minuti di serie TV; di più non racconto, anche in virtù de fatto che la serie è abbastanza ristretta (6 episodi della durata di circa un’ora) e presenta due archi temporali; la trama si snocciola velocemente, con protagonisti differenti ma ben inquadrabili e facilmente riconducibili ai propri ruoli.
Ma non sono tanti i protagonisti della serie ad essere memorabili; si tratta, a tutti gli effetti, di persone normalissime. Diventa quindi facile immedesimarsi in una persona qualsiasi, dal momento che molte delle persone presenti in questa serie potremmo essere noi, se solo abitassimo in Sud Corea. Anche la trama, d’altronde, si sviluppa in un luogo come un’altro anzi, forse è proprio l’essere italiano ad avermi dato le basi per comprendere meglio il messaggio della serie.
Perché Dio ci sta punendo?
Hellbound, fin dai suoi primi minuti, appare affermare che una divinità esiste: più nello specifico, esiste una sua punizione, rappresentata dalle tre creature informi che hanno incenerito quello sconosciuto. Chi viene punito e perché? Con che criterio agiscono queste creature e, soprattutto, esiste un modo per salvarsi? Quella di Hellbound è una serie che comincia riguardando un brutale omicidio, vero, ma si sviluppa poi in parallelo alla presenza delle tre creature e finisce a parlare di tutt’altro. Fanatismo, ignoranza, fede, speranza, umanità, amore: tutte cose di cui sentirete la presenza, tutte cose facilmente assimilabili nel nostro contesto e facilmente inquadrabili nella nostra vita quotidiana.
Hellbound parla di come nasce un credo, sia questo una religione o una setta (dal momento che la differenza è la quantità di fedeli); sia questo giusto o sbagliato, sia questo motivato da fatti reali o astratti. Personalmente, in Hellbound ho visto un’enorme analisi antropologica dell’uomo, tra le sue fragilità e la necessità di avere qualcosa da seguire, sia questo un sistema o un insieme di Divinità. Non è una critica al sistema capitalistico come Squid Game: è una più intima analisi di come l’uomo affronta le cose che non comprende.
La religione, difatti, può essere facilmente sostituita da qualsiasi altra cosa: le pensiamo alle tre creature, ad esempio, come a tre malattie terminali, le reazioni possono essere le stesse. Qualcuno potrebbe domandarsi perché colpiscano certi individui, altri potrebbero chiedersi perché sia capitato proprio a loro e così via. Qualche persona potrebbe persino cercare dei colpevoli e, non trovandoli, degenerare in una spirale violenta. Ovviamente la visione di Hellbound comincia a patinarsi quando capiamo quanto il discorso della colpevolezza, del fardello, sia presente e trattato.
In sostanza, una serie sull’umanità per l’umanità
Volendo smettere di pontificare su sei episodi, Hellbound potrebbe ritrovarsi ad essere semplicemente una critica alla religione; la seconda stagione, già suggerita dal finale della prima, potrebbe portare ad una trama lontana dal simile The Leftovers di Lindelof e Perrotta. Ma staremo a vedere. Per ora rimane il doppio, triplo strato di analisi della serie, cosa che la salva da tutte le altre serie oggi presenti.
Al di là della trama e delle cose raccontate, la qualità della regia e delle musiche sono assolutamente nella media; un po’ scarsa invece è la CGI che, spesso e volentieri, lascia a desiderare quando ci si trova alle prese con le creature grigie. Costumi e trucco sono invece ben fatti, così come i dialoghi e lo scritto in generale.