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Gioco di Ruolo dell’Anno – Lettera Aperta

Il Gioco di Ruolo dell’Anno, ad ogni edizione, porta con sé strascichi e polemiche nella comunità ludica italiana.
Quest’anno, per presentare il mio pensiero, vorrei provare a fare qualcosa di diverso con voi che siete i nostri lettori. Vorrei scrivervi una lettera aperta.

Quindi queste righe che seguiranno sono per voi giocatori.

Atlantide, Mercoledì 14 Ottobre 2020

Egregia comunità ludica italiana,
chi vi scrive è il Cercatore R, al secolo, o millennio, conosciuto come Riccardo Gallori.
Vi indirizzo oggi questa lettera per parlare delle vicende che, ogni anno, nascono durante o dopo le nomination per il concorso Gioco di Ruolo dell’Anno.

Da quando ho iniziato a seguire le vicende del mondo ludico, da che ho memoria non c’è mai stato un anno scevro da lamentele, rinfacciamenti, pareri, opinioni e ogni altra sorta di scontro verbale, più o meno forte, atti a far nascere polemiche.
E anche questa volta non è da meno.

La giuria del Gioco di Ruolo dell’Anno ha selezionato cinque titoli come finalisti.
I giochi sono:

Pochi minuti dopo l’annuncio dei finalisti, trasmesso in diretta sul canale YouTube di Lucca Comics and Games, sono iniziate a sorgere le prime polemiche e a formarsi i vari gruppi di supporto ai giochi ammessi alla finale.
Iniziamo a parlarle del grande escluso che, a detta di molti, avrebbe meritato essere tra i cinque selezionati per la finale: Kaiser 1451. Questo titolo, creato dalla Helios Games, narra il viaggio di una “colonna infame”, chiamiamola così, verso uno scontro non giusto. Il gioco parla infatti dell’inutilità della guerra e di come i suoi partecipanti possano percepire un senso di ingiustizia e fine imminente. Sono tematiche molto forti quelle trattate in questo manuale, di cui ho avuto la fortuna di essere uno dei beta-tester. Se siete interessati alla reazione del volto di Helios Games, vi consiglio di andare a vedere la diretta che Helios Pu ha caricato circa dodici ore dopo l’annuncio.

Personalmente non ho intenzione di esprimermi sul fatto che questo gioco sia stato escluso, quanto sullo stupore, mio in primis della sua esclusione. Stupore e basta. E sia chiaro, non è il solo gioco di cui mi abbia sorpreso l’esclusione: l’altro è Dialect.

Ma proseguiamo, che ho ancora tanto da dire.

Kickstarter, Gioco di Ruolo dell’Anno e scontri generazionali

Un’altra antica questione, che fino allo scorso anno era stata gestita dal comitato del Gioco di Ruolo dell’Anno, riguarda l’utilizzo della piattaforma Kickstarter per il finanziamento di progetti ludici. In questa edizione spiccano due importanti giochi, dei cinque finalisti finanziati tramite la suddetta piattaforma: Not the End e Lex Arcana. Chissà perché non si parla mai del finanziamento su Kickstarter di Blades in the Dark e Spire? Forse non è così interessante osservare questi giochi sotto quest’ottica, perché in Italia la localizzazione è avvenuta senza un Kickstarter come hanno fatto invece alcune aziende del settore?

In ogni caso questo è il primo anno in cui i prodotti, che hanno presenziato su questa piattaforma, hanno avuto accesso alla suddetta competizione. E anche qua le polemiche, in alcuni ambienti, non si sono di certo risparmiate.

È interessante notare, però, che le divergenze tra i sostenitori di questi due giochi di ruolo, presentino anche un carattere più generazionale. Lo scontro tra Not the End e Lex Arcana, infatti, vede contrapposti un gioco degli anni novanta del secolo scorso con uno creato da una nuova generazione di game designer. Questa polemica è “paragonabile” allo scontro tra Boomer e Millenial. Pensavo che, nel mondo del gioco di ruolo, questo genere di confronti non esistesse, ma è evidente che mi sbagliavo.

Il game design è un approccio totalmente personale. Ciascun ideatore di giochi crea qualcosa di suo e, il più delle volte, lo dona alla community che, per un motivo o per un altro, lo accetta o lo ripudia. Questa è una cosa assolutamente normale, ma sicuramente i toni avrebbero dovuti essere i più pacati possibili nell’esprimere i propri pareri.

Le lamentele nelle passate edizioni del Gioco di Ruolo dell’Anno

Negli ultimi due anni, inoltre, ho assistito a diverse lamentele anche riguardo ai vincitori scelti dalla giuria.
Due anni or sono, fu la volta di Lovecraftesque. Un gioco controverso, questo è indubbio. Un prodotto che neppure io ho digerito del tutto, poiché parte da un presupposto fallace, a mio avviso, riguardo la figura di H. P. Lovecraft. Tuttavia questo non mi ha impedito di leggerlo, decidendo di testa mia se mi piacesse o meno e accettando ciò che aveva deciso la giuria.

Una situazione simile si è ripetuta lo scorso anno con la vittoria di Household, un titolo che ha avuto una distribuzione capillare sul territorio e che è riuscito ad unire moltissimi giocatori.
Ricordo ancora gli eventi in giro per l’Italia. Erano tempi diversi, quelli!
Household vinse, ma le polemiche sul fatto che Vampiri: la Masquerade 5a Edizione non avesse strappato il gradino più alto non mancarono. Vuoi anche per un non proprio efficace discorso durante la nomina del vincitore.

Una cosa pare certa: il nostro gioco preferito spesso non ha vinto (e forse non vincerà mai), ma se i giudici hanno fatto una determinata scelta, allora questa avrà sicuramente un senso.

Cosa fare dunque?

Non sono qua per dire che criticare sia sbagliato. C’è modo e modo di farlo. Un modo è quello di portare critiche costruttive al sistema di scelta del Gioco di Ruolo dell’Anno, ma il modo non è certamente quello di attaccare un titolo senza averlo provato e millantando regolamenti. È invece giusto magari dire che il gioco ha delle difficoltà nello spiegare la costruzione dei personaggi e non è proprio intuitivo, all’inizio lo scegliere come tirare i dadi. Di un altro gioco possiamo altresì notare che lo sviluppo del colpo possa essere un po’ complicato da gestire, oltre che il gioco libero non regolamentato, rende il tutto un gioco da tavolo, anziché un gioco di ruolo.

Queste sono critiche costruttive. Un altro potrebbe essere che un gioco in particolare potrebbe essere riassunto in una semplice pagina di regole e che tutte le restanti, per quanto interessanti a livello grafico, sono solo materiale fondamentalmente superfluo e superato dal secondo gioco creato dallo stesso autore.

Quindi è giusto criticare i titoli, è giusto anche essere fan di un determinato sistema, ma argomentate i vostri pareri, fatelo con precisione, siate sinceri e soprattutto cercate di essere sempre educati.

Per voi ha senso attaccare un gioco su Cthulhu solo perché è di Cthulhu e perché: “A me non piace quindi non doveva vincere”? Ve lo chiedo perché l’ho sentito dire.

Conclusione

Prima di salutarvi, per concludere, vorrei provare a tirare le somme di quanto scritto in questa lettera.
Noi giocatori non siamo i giurati del Gioco di Ruolo dell’Anno. Possiamo non essere d’accordo con le loro scelte, possiamo strapparci i capelli perché il nostro gioco preferito non ha vinto e possiamo anche lamentarci ma, così facendo, non aiutiamo sicuramente il settore in questione.

Forse, visto che ormai è un po’ tardi per fare una dichiarazione di intenti all’interno della community italiana del gioco di ruolo, se fossi un novello Filippo Tommaso Marinetti direi che sarebbe anche ora di fare un Manifesto Italiano del Gioco di Ruolo, ma citando Aragorn “Non è questo il giorno!”
Il nostro scopo, come giocatori, dovrebbe essere quello di divertirci con tutti gli strumenti a nostra disposizione.

Quali saranno le nostre intenzioni? Abbiamo il coraggio di cambiare veramente, ascoltare il prossimo e continuare a divertirci giocando? O vogliamo diventare vecchi anzitempo e lamentarci di tutto e tutti?
Rubo un pensiero a George Bernard Shaw per salutarvi:

George Bernard Shaw si esprime sul Gioco di Ruolo dell'Anno
Andate a giocare! Non vorrete mica fare la mia fine?

L’uomo non smette di giocare perché invecchia, ma invecchia perché smette di giocare.

Ritorniamo a giocare, divertiamoci e cerchiamo di far crescere la nostra comunità nel rispetto reciproco e nella maggior consapevolezza al tavolo!

Cercatore R
Riccardo Gallori

1 Commento

  • Conte Gracula
    Posted 14 Ottobre 2020 at 8:26

    Credo che a volte si dia troppa importanza ai premi, specialmente quandosi parla di qualcosa che di oggettivo ha poco, come o giochi di ruolo o (nel caso degli Oscar) i film.
    O il Nobel per la pace, dato come incoraggiamento a qualcuno che per la pace non ha fatto granché.

    Tornando sul tracciato, credo che sia un bene che in un anno siano usciti così tanti giochi interessanti da doverne escludere un certo numero dal novero dei finalisti, ma probabilmente sono in minoranza.
    Comunque, chiunque vincerà, immagino che tra poche settimane si potrebbe fare un po’ di can can, come ai tempi di Lovecraftesque.

I commenti sono chiusi.

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