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“Finding Paradise”: recensione

N.B.: Questa recensione contiene spoiler relativi al gioco “A Bird Story”. Se proprio ci tenete a leggerla, non dovete fare altro che giocarlo e tornare qui!

C’era una volta un bambino che si sentiva solo; un bambino che avrebbe voluto con tutto sé stesso avere un’amica.
Lo conosciamo bene, è Colin. Eravamo con lui quando ha trovato l’uccellino ferito, e con lui siamo rimasti fino a quando non ha dovuto lasciarlo andare: per più di tre anni abbiamo aspettato di rivederlo.
Ora Colin è anziano, e non è più solo. Ha una moglie e un figlio che lo amano molto, e come la tradizione di Gao vuole, sta per morire.
Il 14 dicembre 2017, su Steam, viene rilasciato “Finding Paradise”. Sviluppato e pubblicato da Freebird Games, con l’ormai acclamata firma di Kan Gao, il titolo è quell’effettivo sequel del capostipite “To the Moon” che tutti i fan aspettavano dal 2011. Dopo il brevissimo “A Bird Story” e un assurdamente breve minisode, il fedele pubblico di Gao era affamato di feels. Ha trovato pane per i suoi denti.

Trama

Colin Reeds non è più il bambino che conoscevamo. Lunghi decenni sono trascorsi, di cui ovviamente non sappiamo nulla: il POV non è più il suo. Ritroviamo finalmente le vesti familiari della dottoressa Eva Rosalene e del dottor Neil Watts, del tutto inconsapevoli della triste infanzia di Colin, che a noi invece è stato dato di conoscere.

Così come era stato per “To the Moon”, Eva e Neil vengono chiamati per svolgere un nuovo incarico, commissionato alla Sigmund Corp. Salgono in macchina e raggiungono un bell’appartamento in città, dove il nostro paziente è già incosciente. Ricevono un freddissimo saluto da parte della moglie, Sofia, in evidente disaccordo con la decisione del marito di esprimere il suo ultimo desiderio all’azienda.
Ah già, a proposito, quale sarebbe il desiderio?, chiedono i due medici.
“Non lo sappiamo”, risponde la moglie.

Eh, già.
Così Neil ed Eva decidono di attivare il loro macchinario e accedere alla memoria più recente prima che Colin si ammalasse, per chiedere direttamente a quest’ultimo quale fosse il suo desiderio. In risposta, tuttavia, l’anziano si esprime in maniera vaga e affermando di non avere nulla di rilevante da cambiare della sua vita, invitando anzi i dottori ad apportare quante meno modifiche possibili. Colin non è infelice, solo… Vorrebbe avere meno rimpianti.
Una nuova difficoltà dunque, per i nostri adorati dottori, che cominciano il loro viaggio senza alcun punto di partenza al quale guardare.

Finding Paradise

È l’inizio di un nuovo viaggio pieno di dettagli da scoprire, dove la musica è protagonista e accompagnatrice, alla ricerca di ricordi chiave per ricostruire una vita che, in piccolissima parte, abbiamo già visto. Non si fa mai riferimento alle vicende di “A Bird Story”: la storia parte da qualche tempo dopo, dal giorno in cui Colin conosce una bambina della sua età con cui stringe un’esclusiva, intima amicizia. Bambina che, come prontamente fa notare Neil, non è la moglie. Si chiama Faye, e nel presente dell’uomo, non ve n’è traccia.

Cercando di trattenersi dal formulare ipotesi scontate, Eva e Neil cominciano un difficoltoso viaggio non più a ritroso, ma quasi a spirale, saltando dalle memorie recenti a quelle infantili. Come sempre, stanno cercando di trovare un elemento comune che possa “magicamente” fare click nella vita di Colin e appagare questa vaga sensazione di rimpianto e malinconia che l’uomo si porta dietro da, a quanto pare, sempre.

Personaggi

I personaggi di “Finding Paradise” sono più numerosi, più complessi e più sfaccettati rispetto ai compagni di mondo di “To the Moon”. L’attenzione e la cura riservata a costruire la loro psicologia è un aspetto del gioco che davvero lo rende degno di nota, anche se bisogna ammettere che non sia una sorpresa: Kan Gao conosce i propri talenti e ci ha costruito sopra una carriera.

Colin Reeds è il protagonista della storia. Sono suoi i ricordi che andiamo a esplorare nel corso del gioco.
Il pubblico giocante è diviso sulla figura di quest’uomo: è impossibile non vedere in lui il bambino solo e cresciuto troppo in fretta di “A Bird Story”, ma adesso c’è molto altro. Colin è divenuto un uomo complesso, bisognoso d’amore, che tende inesorabilmente verso l’alto e fatica ad accettare la propria imperfezione. La tipica persona a cui, in un certo senso, “manca sempre qualcosa”. Fortunatamente per noi, c’è la Sigmund Corp. a tendergli la mano con le sue promesse.
Poco dopo il termine di “A Bird Story” Colin incontra Faye, una bambina vicina di casa, e comincia a condividere con lei i suoi desideri e le sue piccole esperienze. Grazie a lei, trova il coraggio di diventare un pilota e di continuare a suonare il violoncello, fattore decisivo per il suo incontro con la moglie Fia.

Sofia “Fia” Reeds
è la moglie di Colin. Viene introdotta nel gioco come un personaggio freddo, astioso, quasi irritante. È solo nei ricordi di Colin che viene svelata come una donna amorevole e leale, complice del marito e profondamente innamorata di lui, anche dopo lunghi decenni di vita insieme. L’atteggiamento vendicativo e glaciale appare, da un certo punto in avanti, perfettamente comprensibile: come vi sentireste se il vostro compagno di una vita chiedesse ad un’agenzia di modificargli i ricordi in punto di morte, senza rivelarvi come? Lo stesso figlio Asher, che pure si mostra più comprensivo con Eva e Neil, non è felice della loro presenza. Sarà tuttavia un prezioso aiuto per i nostri dottori nel corso del gioco.

Faye
è l’amica d’infanzia che Colin conosce nelle sue prime memorie. I due stringono un legame profondo e simbiotico, esclusivo, che tira le fila della vita di Colin fino ai suoi ultimi istanti di vita e che molto fa discutere gli “spettatori” Eva e Neil.

Spoiler
Faye è, di fatto, la co-protagonista di “Finding Paradise”. La sua presenza influisce su ogni livello del gioco, sia quello di sottofondo della vita del paziente sia in quello “attivo” delle azioni presenti dei personaggi. Gioca un ruolo fondamentale nelle relazioni tra i vari personaggi, e condiziona attivamente il proseguire della storia. Il mistero che aleggia attorno alla sua presenza e tutte le stranezze che la riguardano si dipanano di fronte a una conclusione ormai scontata, che Eva e Neil scoprono in una fase avanzata del gioco: Faye è, evidentemente, un’amica immaginaria che Colin si è creato per sopravvivere alla solitudine; e a cui si è involontariamente aggrappato con forza per tutta la sua vita, anche dopo averle detto addio. Risulta evidente a chi ha giocato “A Bird Story” la ripresa metaforica dell’uccellino perduto nella figura alata di Faye.


Meritano una menzione a parte la dottoressa Eva Rosalene e il dottor Neil Watts, che sono più adorabili, comici e affiatati che mai. Resi ancora più uniti dall’esperienza in To the Moon, anche il loro rapporto si approfondisce e si fa più personale.
Finalmente, dopo tanta curiosità (e una ship forsennata da parte di qualcuno che certamente non è l’autrice di questa recensione), qualcosa si intravede all’orizzonte. Forse il loro interesse romantico è diventato canonico?
Spoiler
No.

Forse abbiamo ottenuto risposte sulle stranezze del rapporto tra i due?
Spoiler
Also No.

Ma abbiamo finalmente elementi per prevedere cosa accadrà alla coppia nei prossimi capitoli del gioco?
Spoiler per Tia
Certo che no. Cos’è, pensavate forse di ottenere una gioia? Ma non scherziamo.

Ciò che otteniamo sono altre domande. E sono domande un po’ inquietanti.

Spoiler per Titti

Cos’ha Neil che non va? Che pastiglie assume? È malato, sofferente, o forse in astinenza da sostanze? Cosa sta combinando con il macchinario della Sigmund? Cosa c’è nel suo ufficio? Perché prende l’interfaccia di Faye, alla fine? O meglio, è solo l’interfaccia a servirgli o più un… software? Cosa chiede ai suoi colleghi? Cosa diavolo succederà nei prossimi titoli? Quanto sono creepy i Minisodes? Quanto è adorabile Rudog?

Finding Paradise

Meccaniche di gioco

“Finding Paradise” è un’esperienza narrativa interattiva con visuale isometrica, basata esclusivamente sui dialoghi e sulla storia, esattamente come era stato per il primo capitolo della saga “To the Moon”. Gli effettivi elementi ludici, di avventura, di esplorazione o di combattimento sono tanto minimali da risultare quasi parodistici. I puzzle sono, così come quelli di “To the Moon”, sostanzialmente impossibili da sbagliare; i combattimenti (per la prima volta presenti in un paio di occasioni, verso la conclusione del gioco), sono volutamente ironici e privi di un’effettiva influenza sulla trama. Così come era stato detto per i capitoli precedenti, “Finding Paradise” è di fatto un modo nuovo, più immersivo, di vivere una storia. È una narrazione, non ha la pretesa di essere nient’altro, e funziona benissimo solo con questo solitario, nobile scopo.
È sviluppato con motore grafico RPG Maker, e le modalità di imput restano le frecce direzionali e la barra spaziatrice o il mouse.

Il gioco è attualmente acquistabile su Steam, insieme ai precedenti capitoli della saga, ed è disponibile per Windows, macOS, Linux e dispositivi mobili iOS e Android.

Musiche

La colonna sonora di “Finding Paradise” è, così come quella di “To the Moon” e “A Bird Story”, un elemento curato e studiato nei minimi dettagli dallo stesso autore del gioco, il quale compone in prima persona la maggior parte delle tracce. Include anche un brano di Laura Shigihara, che ancora una volta si è magistralmente prestata al compito, dal titolo “Wish my life away”.
Le musiche sono strumentali, principalmente suonate al pianoforte, e si dividono in due generi specifici: quelli di sottofondo alla vita di Colin e Faye, che mantengono un tono simile a quello di una ninnananna infantile; e quelli che accompagnano la vita adulta di Colin e Fia, che sono musiche “esplicite” suonate dai personaggi stessi. Oltre alla meravigliosa “canzone delle scale”, ricordiamo anche quella orchestrale realizzata da Sofia e dai suoi colleghi musicisti.
Altri elementi sonori sono soltanto quelli legati ad alcuni oggetti e scene specifiche, poiché il doppiaggio è, ancora una volta, assente.

All’altezza di To the Moon?

È ricorrente la considerazione, relativa a “Finding Paradise”, che il gioco non riesca a toccare le corde emotive e ancestrali del proprio compagno “To the Moon”.
In un certo senso, è vero. “Finding Paradise” non suscita lo stesso doloroso effetto che la vita tragica di Johnny Wyles ha seminato nel cuore del pubblico. Ma è anche vero che non fosse quello il suo scopo. Anzi, ricordiamo che benchè la sua uscita fosse prevista nell’estate del 2017, “Finding Paradise” è stato pubblicato in ritardo al solo scopo di approfondirne alcuni elementi, per “meglio differenziarlo da ‘To the Moon’”, come affermato dallo stesso Gao.
“Finding Paradise” è un lavoro immensamente più complesso e sfaccettato, che si propone obiettivi più alti e anche, in un certo senso, etici. Rifugge la tragedia pura e potente d di Johnny e River per proporre idee più sottili e diversi percorsi di interpretazione. Faye e Fia ci lasciano divisi, incerti, sofferenti. Eva e Neil non fanno più così ridere, anzi, ora ci preoccupano. Colin non è un uomo encomiabile, no, non lo è affatto: ma è un vero essere umano. E soprattutto, l’elemento che più di tutto unisce i puntini di questa storia è sconcertante: ma la Sigmund Corp., alla fine, serve davvero? È giusto il servizio che offre? Vogliamo chiederlo alla moglie e al figlio di Colin?

I Minisodes

Prima di parlare del futuro della saga di Kan Gao, è bene tenere in altissima considerazione i Minisodes che sono stati pubblicati da Freebird Games tra “To the Moon” e “A Bird Story” e soprattutto quello uscito in seguito alla pubblicazione di “Finding Paradise”. A dispetto delle apparenze e della loro durata irrisoria, apportano importantissimi sviluppi alla trama e sono necessari per poter seguire le teorie che attualmente circolano in merito al seguito di “Finding Paradise”, di cui ad oggi abbiamo solo un titolo e un trailer.
Ma di questo parleremo nella prossima recensione!

Finding Paradise

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