“Fate – The Winx Saga” è il nome della nuova serie Netflix, ispirata liberamente al cartone animato creato da Iginio Strafi, prodotta da Archery Pictures da un’idea di Brian Young. La prima stagione di questa avventura, che Netflix ha portato sulla piattaforma di streaming più famosa al mondo, è composta di sei episodi, cinquanta minuti circa ogni puntata, e vede la giovane Bloom nei suoi primi giorni nella scuola magica di Alfea.
Nonostante le buone idee già presenti nel cartone animato originale, la trasformazione in teen drama fantasy ha appiattito tanti personaggi e tante sottotrame, arrivando alcune volte al ridicolo.
Sinossi
La scuola magica di Alfea prepara da tempi immemori i giovani del mondo magico. Coloro che possono praticare la magia vengono inseriti nel corso “Fate”, gli altri nel corso “Specialisti”, e alla fine del loro corso di studi possono ritenersi all’apice delle loro facoltà. Bloom non è tuttavia giunta ad Alfea per scelta ma quasi per obbligo. La giovane fata del fuoco, dopo una furibonda lite con i genitori ha involontariamente dato fuoco a casa, evento che l’ha spaventata e traumatizzata. Nel giungere ad Alfea, Bloom spera di imparare a controllare in fretta il suo potere in modo da non costituire più una minaccia per gli altri.
Il gruppo delle Winx
In questa serie ci sono stati alcuni cambi nel cast delle Winx. Alcuni personaggi sono stati anticipati e altri, attualmente, cancellati. La prima grande differenza sta proprio nel nome del gruppo. Nel cartone animato Bloom suggerisce il nome del gruppo e il suo logo, in segno di amicizia, mentre nella serie è il nome della suite dove dormono. Forse la cosa che colpisce maggiormente è il fatto che, per tutta la serie, le Winx non agiscano come un gruppo e siano tutt’altro che amiche.
Sul fronte dei cambiamenti troviamo le prime vittime sacrificali, Tecna e Flora, sostituite da Aisha (Con qualche stagione di anticipo) e da Terra (cugina di Flora). Aisha per gran parte del tempo non ha una sua dimensione, se non quella di nuotatrice e fata dell’acqua, e agisce usando i lati comici della prima versione di Hermione. Terra invece è figlia di un professore di Alfea ed è una fata della terra molto potente. Sfortunatamente questo suo potere la porta a essere poco tollerante e, sovente, reagisce alle prese in giro con altri autentici atti di bullismo.
Ma allo showrunner di The Vampire Diaries potevano bastare questi cambiamenti? Direi di no, perchè è il momento di passare a Musa. Musa nel cartone animato era ispirata a Lucy Liu, dunque dai tratti orientali, e aveva il potere sulla musica e le onde sonore. Tutto questo è stato spazzato via a fronte di una fata delle emozioni dall’empatia fuori controllo, che risolve la questione ascoltando musica ad alto volume (Sì, lo so, è uguale a Mao di Code Geass).
Gli adolescenti visti come grumi di problemi e gli adulti come inaffidabili
Fin dai primissimi secondi della prima puntata risulta chiaro che la serie tratterà la lotta generazionale nel modo più assurdo e stereotipato possibile. Anche in questo caso, il passaggio da serie per bambine e ragazze molto piccole a serie per adolescenti ha portato cambiamenti non solo non spiegabili ma anche dannosi.
I genitori di Bloom sono una coppia di terrestri amorevoli nel cartone, che ovviamente sanno di aver adottato la piccola e la sostengono nel momento in cui lei afferma di essere una fata. Purtroppo non possono seguirla nel primo giorno ad Alfea, perché la barriera magica repelle gli esseri non magici, ma la aspettano a casa e si dimostrano figure di sostegno.
Nella serie tv il rapporto è tutt’altro che idilliaco e sano, con i genitori di Bloom che arrivano a sequestrare e smontare la porta della camera della figlia per punizione. Gli stessi genitori che poi, dopo la notte dell’incendio, dovrebbero aver riportato ustioni di terzo grado (informazione che ci offre Bloom) ma non ne dimostrano neanche una. Dulcis in fundo, visto che non sanno della natura magica della figlia, accettano una spiegazione assurda come “sono andata a studiare in Svizzera”. Se vostra figlia, di sedici anni, se ne uscisse con il voler andare a studiare all’estero, non fareste due controlli?
Un altro grave problema è la gestione delle informazioni all’interno della serie, poiché gli adulti si comportano costantemente come se gli adolescenti non possano sopportare la verità e questi ultimi agiscono sempre come se sia loro dovuta.
Un po’ di sana confusione sui termini femministi
E cosa potrebbe essere un teen drama moderno senza termini femministi buttati lì, senza una reale motivazione? Bloom in particolare sembra un personaggio che usa il femminismo come arma di difesa quando si sente a disagio o è arrabbiata, arrivando a definire mansplaining la spiegazione di Sky che possiamo riassumere in “Stai andando dalla parte opposta, le stanze delle fate sono in quella direzione, qui dormono gli specialisti”. Per una serie prodotta e girata negli ultimi due anni, forse bisognerebbe prendere maggiore responsabilità sull’utilizzo dei termini.
Gli antagonisti devono essere ribelli che infrangono le regole e si drogano
Non c’è nulla di meglio degli antagonisti in questa serie, la bella Beatrix e il povero Riven, che vengono dipinti come ragazzi che infrangono le regole, assumono alcol, si drogano, ecc… tutto il repertorio da ribelle stereotipato. Ma è anche vero che avendo brutalmente tolto tutta la sottotrama delle streghe di Torrenuvola, che dovevano fungere prima da avversarie e poi da rivali per le Winx, sia stato necessario unire più cose.
Vale la pena guardare questa serie?
La serie non può essere consigliata a chi ha voglia di un buon adattamento del materiale originale o a chi ha un serio interesse nel fantasy. Condividendo lo Showrunner con “The Vampire Diaries”, “Fate – The Winx Saga” è consigliato principalmente a chi vuole vedere drammi su schermo, qualche momento di effetti speciali ben piazzati e in generale voglia staccare la testa per un’ora.