“Et in Arcadia Ego Parte 2” è la seconda e ultima parte dell’episodio finale della serie “Picard”, targata Amazon Prime, ambientata nell’universo di Star Trek.
Con questa puntata si chiude la prima stagione della serie televisiva che tanto i fan hanno aspettato. Una stagione di alti e bassi, che ha lasciato dubbiosi alcuni, ancora più innamorati altri. Se siete interessati a sapere cosa ne penso, vi invito a leggere l’articolo e le mi considerazioni finali.
Come sempre vi lascio qui la lista degli episodi usciti fino ad ora e vi consiglio di dare un’occhiata nel caso abbiate perso qualche easter egg in giro: Breve guida introduttiva, Puntata Uno, Puntata Due, Puntata Tre, Puntata Quattro, Puntata Cinque, Puntata Sei, Puntata Sette, Puntata Otto, Finale di Stagione, Parte 1.
Tuttavia, prima di darvi i miei pareri personali, ecco a voi le citazioni e alcune spiegazioni di quello che è accaduto nell’episodio. Vi prometto che questa volta sarà meno pesante degli altri. Evidentemente avevano finito le idee da “saccheggiare”.
Naniti, naniti all’opera ovunque.
Il secondo atto del finale di stagione inizia con Narek che, dopo una fuga “rocambolesca”, si infiltra nel Cubo Borg ancora in riparazione. Qui vediamo i naniti che riparano la struttura interna, con Elnor e Sette di Nove che filosofeggiano sull’essenza di essere un ex-Borg e quanto questo essere possa essere odiato dalla galassia. Notiamo sempre di più la cotta adolescenziale di Elnor per Sette di Nove, cosa mai nascosta fin dal principio del rapporto tra i due.
Il siparietto familiare si arricchisce con l’incontro tra Narek e Narissa la quale, come sempre, lancia battutine al fratello riguardo la sua passione per i sintetici. Vedere Narissa sul Cubo mi ha dato un po’ da pensare. L’ultima volta che l’avevamo vista aveva attivato un teletrasporto per andare su una Nave Serpe romulana ed ora la troviamo qua, devo essermi perso qualcosa…
L’azione si sposta a Synthville dove troviamo Jean-Luc Picard agli arresti domiciliari che instancabilmente cerca di convincere Soji ad abbandonare il suo piano distruttivo nei confronti degli organici, con poco convincimento devo aggiungere. A questo giro non attacca JL, lascia perdere.
Prima dei titoli di testa, vediamo altri naniti all’opera, mentre stanno assemblando un ripetitore per entrare in contatto con altre forme di vita sintetiche, sotto lo sguardo della dottoressa Jurati.
Sassi, granate e una notte attorno al fuoco in “Et in Arcadia Ego”
Dopo la sigla, troviamo Narek intento a fare la spesa. Il romulano raccoglie alcune granate per aiutarlo nel giardinaggio. Il suo scopo, infatti, è quello di mettere fuori uso le orchidee spaziali, per semplificare il lavoro delle Navi Serpe e dei Falchi da Guerra Romulani in rotta verso Coppelius, e quale modo migliore, se non andare a tirare dei sassi al vetro della nave di Rios, per farsi aprire e collaborare con loro?
Mentre lavora con il figlio di Soong nei laboratori di ricerca di Synthville, la dottoressa Jurati ne approfitta per rubare l’occhio dell’androide morta per poter aprire la gabbia di Picard. Intanto su “La Sirena” i nostri allegri eroi chiacchierano amabilmente tra loro e, per non si sa quale ragione, dopo aver riattivato l’energia sulla nave sentono la necessità di raccontarsi storie di fantasmi davanti al fuoco. Una cosa alquanto inutile, sembrano un gruppetto di scout che vogliono spaventarsi narrando storie sul Ganmadan: la fine di tutto.
Cosa è il Ganmadan? È come il “Ragnarök ” o il “Giorno del Giudizio”, la fine di tutto. Qui siamo di fronte al primo vero easter egg dell’episodio. Narek parla di un mito di “prima che i nostri avi arrivassero su Vulcano”. Per chi non lo sapesse infatti, molte razze si sono evolute sulla base dei Proto-Vulcaniani e sono: Vulcaniani, Romulani, Rigeliani, Remani, Halanan e Minthakan. Ciascuna di queste razze riconduce la propria origine dalla specie Sargon, incontrata per la prima volta nell’episodio della serie classica “Ritorno al Domani”.
La storia del Ganmadan è la classica storia di paura? Che siano stati i sopravvissuti dei Sargon a portare avanti questa storia, essendone sopravvissuti soltanto tre? Tante domande, ma poche risposte.
Tentativi di sabotaggio e di nuovo a bordo
Qui le cose si complicano. Nell’ansia di voler fare tutto in poco tempo, a mio parere, si perde di vista il corretto svolgimento degli eventi, o forse è soltanto il montaggio dell’episodio.
L’azione non è molto chiara in questa seconda parte di Et in Arcadia Ego, mentre vediamo il raffazzonato team di sabotaggio ingegnarsi nel mettere una granata a solvente molecolare dentro una palla da calcio. Qui Rios si crede il Capitano James T. Kirk e si mette a mangiare una mela, esattamente come fece il capitano nel secondo film della serie “Star Trek: La Vendetta di Khan”.
Nel villaggio degli androidi, Agnes Jurati non solo fa scappare Picard, ma lo riporta, in pochissimo tempo, a “La Sirena”. Qui Picard decide di sacrificarsi. Siede di nuovo sulla poltrona del capitano e con in sottofondo il tema musicale di “Star Trek: The Next Generation” inizia ad attivare i controlli olografici della nave per lanciarla nello spazio contro i Romulani in arrivo. E qui Agnes Jurati ruba la battuta a Jean-Luc dicendo: “Proceda”.
Praticamente in tutti gli episodi di “Star Trek: The Next Generation” almeno una volta il capitano lo diceva. O era quello, o era “Attivare”.
La nave si dirige quindi verso lo spazio esterno a Coppelius.
Rese dei conti in “Et in Arcadia Ego”
Tra le scene al suolo e quelle nello spazio, la resa dei conti è inevitabile. Soong si confronta con Sutra e, dopo aver svelato il suo piano malvagio di uccidere Saga per muovere le coscienze dei sintetici, la disattiva con un controllo a distanza. Meglio che dover premere dei tasti dietro la schiena!
Il team di sabotaggio meno utile della storia, nel frattempo, fallisce nel distruggere il ripetitore di segnale per richiamare i sintetici da fuori la galassia.
Per fortuna, o per sfortuna invece, sul Cubo Borg il confronto tra Sette di Nove e Narissa si risolve in uno scontro all’ultimo sangue. Niente “catfight” per fortuna, anche se Narissa, imperterrita, cerca di far perdere la pazienza a Sette, ma questa, troppo concentrata sul vendicare Hugh/Thug, non cade nella trappola e, “verosimilmente”, la uccide, facendole fare un discreto volo giù per il tub… Cubo. Personalmente spero in un salvataggio della Romulana, uno dei personaggi più interessanti della storia.
Nello spazio le Orchidee Spaziali cercano di bloccare e mettere fuori uso le navi dei Romulani, ma con scarso successo, quindi Picard, con l’ausilio della dottoressa Jurati e di un’ammennicolo degli androidi, vede di moltiplicare la sua nave, copiando la vecchia “Manovra Picard” già usata, molti anni prima, quando era a bordo della Stargazer. Proprio vero che le vecchie idee sono sempre le migliori, ma a me sapeva tanto di “non sappiamo cosa fare, quindi tiriamo in mezzo anche questo fanservice”.
Per fortuna questa ideona dura poco.
Radiofari attivi e una partita a poker spaziale
Soji non aspetta oltre, attiva il radiofaro e, mentre il portale comincia ad aprirsi verso non si sa dove, il tema della Flotta Stellare suona trionfale. Alcune centinaia di navi escono dalla curvatura e frapponendosi tra la flotta Romulana e Coppelius. Frequenze di chiamata aperta e il cuore di fan che sobbalza.
Alla fine siamo riusciti a vedere Riker capitano. E anche a bordo dell’ammiraglia la “USS Zheng He”. Per chi non lo sapesse Zheng He fu un ammiraglio e navigatore cinese che, come alcune leggende narrano, fu uno dei scopritori del continente Americano.
Perché parlo di partita di poker spaziale? Perché a Riker piace giocare. Confrontandosi con l’ex Commodoro Oh, Riker dice di essere sulla nave più pesantemente armata e potente di tutta la Federazione, ma Michael Chabon, lo sceneggiatore della serie, ha affermato che la nave di Riker è solo di classe Curiosity, la stessa della Ibn Mājid dove servì Rios.
Se fosse davvero così, allora la nave possiede una configurazione più vecchia di almeno dodici anni. Non credo proprio che Riker abbia delle carte effettivamente buone, ma come ben sappiamo è bravo a bluffare.
Oltre a questo piccolo easter egg ce ne è un altro. Riker cita a menadito il trattato di Algernon, trattato che lui stesso infranse quando rimase a fianco del suo vecchio capitano, mentre era tenente sulla nave Pegasus. Potete trovare tutta la storia nell’episodio “La Pegasus” della serie “Star Trek: The Next Generation”.
Sta di fatto che i Romulani ci cascano, non si sa come visto che il Commodoro è stato a capo della difesa della Flotta Stellare per anni, mentre sul pianeta il radiofaro viene spento. I tentacoli robotici, molto simili a quelli controllati dai naniti in Discovery, iniziano a tornare indietro quindi, per questa volta, il peggio pare sia stato scongiurato, ma a che prezzo?
Morte di un ammiraglio?
In “Et in Arcadia Ego” è infine giunta la morte.
Picard muore. Saluti a tutti, addii generali, belle parole su strade che non dovevano più essere prese, commozione del giovane Elnor, di Raffi, insomma, siamo tutti tristi. Peccato manchi ancora un bel po’ di minutaggio e qualcosa doveva succedere.
Dopo i pianti dei suoi compagni di viaggio, troviamo Picard seduto in uno studio in compagnia di Data. Lo studio assomiglia, in tutto e per tutto, a quello di Data nell’ultimo episodio della serie “Star Trek: The Next Generation”. Qui i due dissertano sul significato della vita e della morte, del sacrificio e della necessità che una vita abbia termine per poter trovare così la sua realizzazione.
E quindi mi chiedo: perché hanno riversato la mente di Picard nel golem che Soong stava preparando? Ah già, ci sono altre stagioni da fare!. Giusto, scusate, non me ne ricordavo.
Con Jean-Luc Picard siamo almeno a tre personaggi ritornati in vita dopo essere morti. Il primo fu Spock che si sacrificò nel secondo film della serie “Star Trek: L’ira di Khan” e “risorto” nel film successivo “Star Trek: Alla ricerca di Spock”. Poi c’è stato il dottor Hugh Culber della serie “Star Trek: Discovery” e ora Jean-Luc si unisce al team.
Addio a Data
Qualcuno comunque doveva morire per davvero e in questo caso è toccato a Data.
Sulle note della canzone “Blue Moon”, alla quale Data è sempre stato legato, come abbiamo potuto modo di vedere sia nel primo episodio della serie, che nel film “La Nemesi” e negli episodi di “Star Trek: The Next Generation”, il suo programma viene infine terminato.
La sua vita androide è sempre stata un sogno. Il sogno di Noonien Soong e come sogno, quale miglior commiato se non una citazione del maestro Shakespeare molto amato da Data? L’epitaffio di Picard è tratto da “La Tempesta”:
Siamo fatti anche noi della materia di cui son fatti i sogni; e nello spazio e nel tempo d’un sogno è racchiusa la nostra breve vita.
La Tempesta, Prospero: atto IV, scena I
Non è la prima volta che a Data vengono donate le parole di William Shakespeare. È successo anche nell’episodio “La misura di un uomo”, di cui abbiamo già parlato in precedenza. Allora le parole furono quelle di un sonetto:
Talora, venuto in odio alla Fortuna e agli uomini,
Sonetto XXIX, William Shakespeare
Io piango solitario sul mio triste abbandono,
Il continuo sognare per molti anni Data, dopo la sua morte, è stato per Picard un sogno legato ad un senso di colpa? La colpa di chi resta vivo quando gli altri muoiono? Vi invito ancora una volta a seguirmi in un altro articolo futuro in cui parlerò ampiamente di tutta questa faccenda.
Torniamo su “La Sirena” per il gran (?) finale. Sette e Raffi giocano a Kal-tho mentre si tengono affettuosamente per mano, la dottoressa Jurati bacia Rios e l’allegra combriccola è pronta a partire verso nuove strabilianti avventure sotto l’ordine di Picard che chiude questa stagione con il suo marchio di fabbrica: “Attivare”.
Conclusioni su “Et in Arcadia Ego”
Personalmente sono rimasto molto deluso da “Et in Arcadia Ego”, il finale di stagione. Avevo percepito una parabola discendente dal sesto episodio della serie e questa chiusura non ha che completato l’opera.
Dopo aver terminato “Star Trek: Picard”, che non ha effettivamente visto un nemico reale, cosa che invece era molto presente nella serie “Star Trek: Discovery”, l’impressione che ho avuto è che non solo non si sia voluto osare abbastanza, ma che soprattutto sia stata scelta una linea più simile alla ricerca di un fanservice per consolidare la base degli spettatori.
Il sapore che mi ha lasciato, usando le parole di Data, è che questa stagione sia “un gusto acquisito”. Ora che il pilota della serie è stato girato, in ben dieci episodi, mi aspetto che le prossime avventure possano donare qualcosa di più.
Vi invito a seguirci ancora, perché in un prossimo articolo, parlerò delle conseguenze di quanto accaduto in questa stagione della serie tv “Star Trek: Picard”.
Vi lascio con una domanda che mi assilla. Ma Narek si è teletrasportato via? È letteralmente svanito anche lui in aria sottile?