Quali sono i punti di forza del nuovo film di Netflix, Enola Holmes? E quali sono i maggiori punti di debolezza? Ecco una breve disamina senza spoiler!
Come ben sapranno le persone che ci leggono, da pochi giorni è uscito su Netflix un nuovo film ispirato alla serie di racconti su Sherlock Holmes scritta da Arthur Conan Doyle. Stiamo ovviamente parlando di Enola Holmes, diretto da Harry Bradbeer e protagonista di gran parte delle recensioni cinematografiche degli ultimi giorni.
Si tratta di un film ispirato a una serie di libri per ragazzi, The Enola Holmes Mysteries, scritti da Nancy Springer, tutti incentrati sulla figura e sulle peripezie della sorella quattordicenne di Sherlock e Mycroft Holmes, Enola.
Questa che state leggendo non sarà esattamente una recensione, bensì una serie di mie impressioni sul film e su quelli che ritengo essere i suoi punti di forza e i suoi punti di debolezza. Pertanto, questo articolo sarà SENZA SPOILER.
La trama di Enola Holmes in breve (e senza spoiler)
Enola Holmes segue le avventure della sua omonima protagonista. Dopo la morte del padre e la partenza da casa dei suoi fratelli, Mycroft (Sam Claflin) e Sherlock (Henry Cavill), molto più grandi di lei, Enola (Millie Bobby Brown) è stata cresciuta dalla madre Eudoria (Helena Bonham Carter). Nella solitudine della loro villa in campagna, Eudoria ha istruito Enola in maniera molto peculiare, tralasciando le classiche lezioni di etichetta e ricamo per concentrarsi sulla filosofia, la letteratura, le scienze, il jujitsu e un ampio ventaglio di giochi di strategia e anagrammi.
Tuttavia, il giorno del sedicesimo compleanno di Enola, Eudoria scompare. Al ritorno di emergenza di Mycroft e Sherlock, Enola si rende conto che i suoi fratelli sono praticamente degli estranei per lei. E se Sherlock, pur rimanendo emotivamente incapace di dimostrare affetto, apprezza l’intelligenza della sorella, Mycroft teme che la sua educazione non convenzionale potrà essere un problema, decidendo quindi di spedirla in un collegio per ragazze. Così, Enola capisce di essere probabilmente la sola persona in grado di (e intenzionata a) ritrovare la madre, e decide di fuggire a Londra.
Durante il viaggio, Enola si ritrova ad aiutare un giovane nobile, il visconte Tewkesbury, a sua volta fuggito dalla propria famiglia, e inseguito da un sicario. Così come Enola è versata in ambiti tutto fuorché femminili, Tewkesbury è interessato ad argomenti non convenzionalmente maschili, per gli standard dell’epoca, ossia la botanica e i fiori.
A Londra, Enola dovrà cercare di destreggiarsi tra la sfida di ritrovare la madre, che apparentemente è legata al movimento delle suffragette, e aiutare Tewkesbury a sopravvivere, scoprendo il mandante del sicario. E, nel mentre, la nostra protagonista dovrà cercare di sfuggire a Mycroft e Sherlock, che sono sulle sue tracce.
Cosa funziona in Enola Holmes
Così come la serie di libri è pensata per un pubblico giovane, anche il film è stato scritto per spettatori e spettatrici giovani. Enola Holmes è un film senza eccessive ambizioni, ma che cerca di mettere una certa cura nella propria trama e nelle tematiche che tratta.
Secondo me, Enola Holmes funziona nel modo in cui tratta, in generale, la tematica dell’oppressione e del forzato incasellamento sociale.
L’oppressione e il privilegio di non doversi interessare alla politica
Sebbene il film non scenda nei dettagli dell’oppressione di diverse fasce sociali durante l’epoca vittoriana, offre una piccola perla estremamente attuale, nella scena in cui Sherlock si confronta con una delle amiche di sua madre Edith. Edith è una donna nera che gestisce una sala da tè, che fa da facciata a una palestra segreta di jujitsu per donne. Nel suo scambio di battute con Sherlock, Edith cerca di farlo riflettere sul perché per lei ed Eudoria la lotta per la conquista dei diritti femminili sia così importante, invitandolo a non definirla un “misfatto”.
Infatti, Sherlock non ha modo di comprendere del tutto le motivazioni di Eudoria ed Edith, poiché non sa cosa significhi essere completamente senza potere. E proprio perché Sherlock non è senza potere, ha il privilegio di potersi disinteressare alla politica. Infatti, solo chi ha un posto privilegiato nella società può permettersi di ignorare la politica, poiché non ha motivo di cambiare lo status quo.
Di questo scambio, in cui Edith esprime benissimo il concetto di privilegio, forse però la parte più sorprendente è la reazione di Sherlock. Perché Sherlock si prende il tempo di riflettere sulle parole di Edith, senza perdersi in una difesa istintiva e per partito preso dello status quo. E questo, a parer mio, è un esempio di umiltà e di onestà intellettuale che molte persone (e non solo uomini) dovrebbero seguire, quando si parla di oppressione.
L’incasellamento sociale di uomini e donne
Un altro aspetto che Enola Holmes tratta bene è come la società vittoriana imponesse precisi ruoli sociali e di genere ai propri cittadini. Infatti, come ci viene più volte ripetuto durante il film, ci sono modi ben precisi con cui essere uomini e donne “perbene”, accettati dalla società. In tal senso, l’intero sistema educativo a cui sono sottoposti i più giovani è volto a modellare le loro persone in ciò che la società ritiene consono.
Il film si concentra soprattutto sul rigido ruolo di genere imposto alle donne, poiché ci si focalizza sul contrasto tra chi Enola è veramente e ciò che la società vorrebbe per lei. Tuttavia, vediamo un certo spazio dedicato anche al modo in cui Tewkesbury non si conforma al ruolo di genere maschile vittoriano. Infatti, sia Enola sia Tewkesbury hanno interessi e aspirazioni che divergono dalla vita che i loro parenti più conservatori hanno programmato per loro. La fortuna dei due ragazzi è stata l’avere almeno un genitore che li lasciasse liberi di esprimersi e che condividesse i loro “strani” interessi.
Cosa non funziona in Enola Holmes
Purtroppo, Enola Holmes soffre di una serie di problemi tecnici che ne rendono la visione meno piacevole del previsto.
Non starò qui a dilungarmi sulla trama eccessivamente complessa e convoluta, o sulla scelta di far rompere la quarta parete a Enola, la quale dunque si rivolge spesso direttamente al pubblico. Il primo è un problema che mina il ritmo della narrazione, mentre il secondo mina a frantumare le metaforiche gonadi di chi guarda il film. Certamente, la rottura della quarta parete può non essere un problema per molti spettatori e spettatrici, e per certi versi non lo è nemmeno per me. Tuttavia, nel corso delle due ore del film, alla fine ho trovato questa tecnica narrativa pesante.
Ciò su cui vorrei porre l’attenzione è altro e riguarda sempre le tematiche sociali trattate da Enola Holmes.
Il problema di definire oppressivo ciò che non era oppressivo: lasciate in pace i corsetti
Una irritante abitudine che i film odierni hanno preso consiste nell’esagerare la natura oppressiva di determinati aspetti della vita quotidiana femminile dei secoli scorsi. Sebbene, infatti, donne, persone non bianche, persone non abili e persone non eterosessuali/cisgender fossero effettivamente oppresse in maniera sistematica, questa oppressione non aveva sempre le modalità presentate da film come Enola Holmes.
In particolare, trovo sbagliato che per descrivere l’oppressione femminile ci si concentri su questioni che, storicamente, non erano uno strumento di oppressione. Sto, ovviamente, parlando del corsetto.
Il cinema ci ha abituato a vedere il corsetto come uno strumento di tortura per le donne, tale da togliere il respiro e deformare la cassa toracica. Sì, stiamo tutti pensando alla scena di Pirati dei Caraibi in cui Elizabeth sviene. E sebbene storicamente esistessero persone che esageravano nell’uso dei corsetti, generalmente questo pezzo di vestiario non era una prigione costrittiva. Al contrario, il corsetto può essere considerato come una controparte storica del reggiseno, poiché era pensato per fornire supporto al busto femminile. Ed essendo generalmente creato su misura per la donna che lo indossava, il corsetto non era scomodo.
Inoltre, generalmente i corsetti non erano indossati per comprimere la vita fino a una circonferenza minuscola, in quello che viene generalmente definito tightlacing. Al contrario, il tightlacing era una pratica così estrema e poco comune, ma di grande impatto visivo, che è rimasta nella storia come rappresentazione standard del corpetto proprio per la sua particolarità. Per chi volesse saperne di più, vi lascio questo e questo video.
In tal senso, personalmente trovo ormai molto irritante che film come Enola Holmes perpetuino questo falso storico. Infatti, non solo in questo modo si fa disinformazione, ma si pone l’accento su un aspetto dell’epoca che non era oppressivo nei confronti delle donne, dando quindi un’immagine deformata su come l’oppressione femminile effettivamente funzionasse.
Alcune parole conclusive sul film
Insomma, in definitiva, Enola Holmes mi è piaciuto. Si lascia guardare bene, propone delle tematiche interessanti e alla fine riesce a fare bene il suo lavoro, ossia intrattenere.
Ho trovato generalmente piacevoli tutti i personaggi, sebbene mi dispiaccia un po’ vedere il personaggio di Miss Harrison trattato un po’ troppo come un relief comico. Anche gli attori, secondo me, hanno fatto un buon lavoro, sebbene Henry Cavill sia molto strano da vedere nei panni di Sherlock. Certo, il mio straniamento può anche essere dovuto al fatto che in molte scene i suoi vestiti parevano di due taglie troppo stretti e pronti a sfasciarsi al primo movimento di troppo. Troppa tensione per il mio povero cuoricino.
C’è però anche da dire che Enola Holmes si dipana in una trama troppo dispersiva e caotica, che si adatterebbe meglio ai tempi di una serie televisiva che di un film. Da questo punto di vista, i problemi nella struttura e nella modalità della narrazione sono molti.
Ciononostante, Enola Holmes è un film che mi ha messa di buon umore e che porta in scena una protagonista e una storia interessanti. Spero che vedremo presto un seguito.