DISCLAIMER: Codex Venator è una campagna condivisa per Dungeons & Dragons 5° Edizione, creata da Andrea Lucca, Alex Melluso ed Enrico Romeo. L’ambientazione tratta temi quali razzismo; misoginia; violenza esplicita; estremismo religioso; esperimenti su creature viventi; abuso di potere; limitazioni alla libertà personale e occultismo. Non si tratta di un’ambientazione dalle tematiche leggere e, per questo motivo, è bene che la lettura sia riservata ad un pubblico adulto.
In nessun caso gli autori di questi racconti, delle avventure di Codex Venator o di altro materiale da esso derivato intendono appoggiare o giustificare comportamenti illegali e lesivi della dignità delle persone.
L’Ordo Fabularis ringrazia la Magister Sermonis Alice Gritti per aver corretto i testi e aver collaborato alla stesura del racconto.
Vento e pioggia sferzavano i territori affidati alla Famiglia Terzaghi. Era chiaro che l’inverno non avesse ancora deciso di allentare la presa sulla terra, colpendola con freddo e maltempo. Presto o tardi, il mago ne era certo, il tepore della primavera sarebbe tornato a confortare quelle lande. Si trattava di un ciclo, dopo tutto, di cui lui era spettatore e studioso. Affacciato alla finestra della sua torre, Luca Brusa Terzaghi distolse lo sguardo appena in tempo per non essere accecato da un fulmine, caduto tanto vicino da sembrare scagliato verso di lui dal cielo stesso. Gli incanti che aveva predisposto intorno all’edificio si attivarono, facendo ruotare la saetta intorno alla torre e piegando la volontà del tuono fino ad intrappolarlo in una piccola ampolla. Il mago sorrise soddisfatto: sarebbe stato molto utile per il suo prossimo esperimento.
Da diverso tempo lavorava su idee che i miopi avrebbero definito “poco ortodosse” -se non addirittura “eretiche”- per proteggere la Città di Milano. Aveva cominciato a studiare un siero che permettesse ai Cacciatori Terzaghi di trascendere la loro normale forza e potenza, per dare loro i mezzi necessari ad abbattere qualsiasi abominio.
I fallimenti di quel processo si trovavano ancora nel cortile della torre ma, ne era certo, i risultati dei suoi esperimenti lo avrebbero reso l’arcanista più importante non solo della Città Regina, ma di tutta la penisola.
La mente indugiò sui messaggeri in viaggio verso Milano. Si augurava che nulla accadesse loro, poiché sarebbe stato increscioso se il prezioso messaggio fosse andato perso. Il tempo, come molti elementi della sua vita, era qualcosa di prezioso e sprecarlo a inviare nuovamente degli emissari lo avrebbe contrariato. Un piccolo sorriso, quasi amaro, si dipinse sulla bocca del mago. Il tempo era prezioso, questo era vero, e gli arcanisti si erano dibattuti per anni tra mille inutili testi per indagare sulla sua natura. C’era chi lo considerava circolare e chi ancora riteneva potesse essere una linea retta. Forse un giorno avrebbe dato lui stesso risposta all’argomento, attraverso uno dei suoi esperimenti.
Distogliendo lo sguardo dal cielo in tempesta, Brusa tornò a guardare il suo laboratorio. Dalla venuta dei Sangue Smunto, gli scocciatori che lo avevano riportato alla realtà, aveva recuperato molto del suo lavoro. La lettura del libro di Dagon, contro ogni previsione, si era rivelata… problematica.
Nonostante la sua forza di volontà e la sua mente fossero rimaste intatte, dopo il contatto con il libro, aveva perso cognizione del tempo. Se non fosse stato per la polvere sui mobili, gli esperimenti ormai inutilizzabili, le pagine quasi sbiadite, i Sangue Smunto non lo avrebbero mai convinto di essere stato tanto incauto. Eppure, persino lui doveva ammetterlo, si era avvicinato a quel tomo come una falena si avvicina al fuoco. Le conoscenze racchiuse in quel libro erano profonde come un abisso e lui doveva fare attenzione a non perdersi in esso.
Il mago ricordava ancora la prima volta in cui era stato colpito da quella curiosità insaziabile. Si era fatta strada nella sua mente, diventando con il passare del tempo un chiodo fisso.
Tutto era iniziato lì, in quelle stesse terre, tempo addietro. Al mago sembrò un’eternità ma la sua mente ricordava ancora la nascita di quel bisogno di conoscenza, così viscerale, che lo aveva cambiato.
Brusa e il suo gruppo di Caccia si trovavano in prossimità del Villaggio delle Nebbie. Il compito affidato loro non era complesso ma, se uno solo dei Nobili Cacciatori avesse commesso un errore, l’effetto sorpresa sarebbe stato compromesso. Il Siniscalco Malus Ombralama era stato chiaro su quale fosse lo scopo di quella Caccia: esplorare il Villaggio delle Nebbie, distruggere qualsiasi minaccia si presentasse sul loro cammino e riportare ogni informazione degna di nota a Milano. I gruppi avrebbero dovuto dividersi, per poter meglio esplorare ogni edificio di quel luogo.
Brusa e i Nobili Cacciatori al suo fianco optarono per il faro, senza sapere quali mostruosità avrebbero trovato al suo interno. Ciò che non sapevano era che l’edificio fosse diventato la torre di un potente stregone, appartenente al popolo degli Abitatori del Profondo. I primi livelli erano completamente allagati e difficilmente agibili, anche a causa dell’esperimento dell’immondo arcanista, ma una volta liberatisi di entrambi, i Nobili Cacciatori avevano trovato il Libro di Dagon. In un primo momento restio anche solo a toccarlo, il Brusa si era poi immerso nella lettura e negli studi delle sue pagine, quasi trascurando la Caccia nella quale si trovava. Le parole e i simboli su quel tomo chiamavano la sua curiosità, che per la prima volta aveva trovato un pozzo apparentemente inesauribile di conoscenza. Quanto gli erano sembrate insignificanti i suoi studi in quel momento, come se avesse appena scalfito la superficie di qualcosa di infinito.
In quel momento, il comune mago appartenente alla Famiglia Terzaghi aveva lasciato il posto a qualcosa di più. Con sufficiente tempo e concentrazione, quel libro lo avrebbe aiutato ad accrescere i suoi poteri e ad aiutare Milano. Quello che il Brusa non sapeva era che, come per ogni cosa, ci fosse un prezzo da pagare. La sua mente cercò la conoscenza di Dagon e, così facendo, lasciò indietro pietà ed empatia. Le sue emozioni erano state riposte in un angolo del suo animo, poiché ritenute non necessarie e d’intralcio alla ricerca del sapere. Fu dunque con la freddezza di chi conta i secondi che Brusa vide Rodrigo Lurani spegnersi in quella Caccia. Sarebbe stato rimembrato, ovviamente, perché perdere un solo secondo del suo tempo dietro all’amico del Frusta?
La sua dedizione venne velocemente ripagata. Proseguendo nel Villaggio delle Nebbie, il gruppo di Nobili Cacciatori si addentrò nella Chiesa di Dagon. In quel luogo dimenticato dall’Innominabile, gli Abitatori del Profondo pregavano entità antiche quanto il mondo stesso, forse di più. Il pugno di Milano si abbattè su questi eretici che, dopo una lunga lotta, ebbe finalmente la possibilità al gruppo di Caccia di trovare un antico specchio. Grazie al Libro di Dagon, Brusa riuscì ad aprire un portale per la città di Y’ha-nthalei, guadagnandosi il favore del Siniscalco Malus Ombralama.