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Codex Venator: Leandro Della Torre

Il fuoco sotto la vasca da bagno aveva portato la temperatura dell’acqua al punto in cui la voleva Leandro. Da qualche tempo a questa parte, aveva preso l’abitudine di non spegnere le fiamme neanche mentre si stava lavando. Erano cambiate molte cose da quando, a palazzo Della Torre, cercava di rilassarsi nel piacere dell’acqua calda.
Il suo matrimonio con Ivana Lurani era stato… rimandato a data da destinarsi, dopo la resurrezione “fallimentare” di Leandro durante una delle ultime Cacce, e prima della lotta contro il Tarantasio. L’invasione di Milano da parte degli abomini e della sua futura moglie aveva cambiato le carte in tavola e, ancora prima di quel giorno, Leandro si era trovato in un corpo diverso dal proprio, una via di mezzo tra un umano e un abominio. Certo, aveva mantenuto la sua identità e aveva ancora qualche trucchetto che potesse permettergli di spacciarsi per un essere umano, ma perché negare che quella nuova forma avesse i suoi vantaggi? Aveva servito i Della Torre per tutta la vita e tutto quello che aveva ottenuto erano incarichi su incarichi, con la sua testa sempre sul piatto della bilancia. La sua nuova esistenza come ambasciatore aveva i suoi lati positivi. Le informazioni, in un modo o nell’altro, passavano tutte da lui.
Si raccolse i capelli con la coda e si preparò ad alzarsi. Ad uno schiocco di dita, le sue servitrici giunsero con dei teli, affinché potessero asciugare il suo corpo prima ancora che avesse fatto pochi passi lontano dalla vasca. Fece loro cenno di dedicarsi soltanto ai capelli mentre lui, uscendo dal bagno e sedendosi davanti ad uno specchio, finalmente poteva dedicarsi al suo viso. Un tempo si sarebbe preoccupato ma, in quel momento, il volto della tiefling che ricambiava il suo sguardo allo specchio non lo turbò minimamente. Un giorno sarebbe tornato a Milano, perché sicuramente lui non aveva ancora finito con la Città, ma fino a quel giorno, perché non godersi il fatto di non avere più fardelli sulle spalle?

Gli studiosi del Dogma cercarono lo scrivano per ore oltre il calar del sole. Senza illuminazione, quei corridoi si trasformavano in autentici labirinti. Sarebbe stato semplice terminare le ricerche il giorno successivo ma la scomparsa di uno scrivano, vincolato a fare rapporto dopo aver consultato tomi proibiti, rendeva l’indagine obbligatoria e immediata.

Quando alla fine giunsero al leggio che, inspiegabilmente, aveva un libro aperto e nessuno a sfogliarlo, trovarono il nome dello scrivano a firma delle pagine su Leandro Della Torre.

Leandro Della Torre

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