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Codex Venator: Leandro Della Torre

Lo scrivano voltò le pagine, sempre più interessato a ciò che scopriva sul Capofamiglia Della Torre. I rapporti ufficiali dicevano poco o nulla di lui, eppure le storie migliori si nascondevano sotto i silenzi più serrati. Era quasi curioso di scoprire chi avesse scritto quelle informazioni e dove le avesse scoperte. Forse l’autore conosceva Leandro? Forse aveva avuto una fonte affidabile su chi fosse?

Leandro era in ginocchio davanti al Supremo Inquisitore di Milano, ad attendere il destino della sua Famiglia. Drappi gialli adornavano le pareti attorno a lui, segno dell’immensa gloria del Dogma. L’uomo che pretendeva la sua obbedienza, tronfio nella sua sicurezza, era una creatura pericolosa, infida e senza scrupoli. Venir convocati non era una buona notizia, specialmente non per lui. Avrebbe dovuto soppesare le parole più di un poeta per non finire sul rogo, insieme a tutti i Della Torre.
Fortunatamente per lui, il Supremo Inquisitore non era pronto a sbarazzarsi di una risorsa come Leandro. Forse non aveva la curiosità di Martino e forse sarebbe stato dichiarato eretico in un secondo momento, tuttavia al Dogma non interessavano i curiosi, bensì le persone determinate. Quale miglior modo, per un membro dell’Inquisizione, di dare uno scopo ad una persona che minacciare di bruciare lui e la sua Famiglia? 
I suoi compiti sarebbero stati pochi, ma per nulla semplici. Un aasimar viveva nella Città di Milano e, drammaticamente, aveva deciso di votare la propria sacralità all’Impero. Ovviamente il Dogma non poteva accettare un simile affronto. Sarebbe stato “privilegio” di Leandro condurre l’aasimar nella sua giusta casa tra i guelfi.
Se il primo incarico poteva essere svolto con l’eloquenza, il secondo avrebbe richiesto molto di più. Era tempo che la Famiglia Lurani si votasse al Dogma e quale miglior agente per questa “conversione” che non Leandro? Sembrava che il Supremo Inquisitore cercasse solo un pretesto o una scusa per ucciderlo, dandogli ardui compiti nella speranza di vederlo fallire.

Quando Leandro si congedò da quell’incontro, dando le spalle al Supremo Inquisitore, due nuovi fardelli gravavano sulle sue spalle.

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