Con la nomina a Capofamiglia erano arrivate le minacce di morte, e gli attentati alla vita di Ivana. Anche dopo così tanto tempo, Ivana si sentiva stringere il cuore dal rimorso al pensiero di quanto avessero osato, sprezzanti del pericolo come solo Cacciatori tanto giovani e tanto potenti potevano essere.
Ivana lanciò uno sguardo a Rodrigo, che si trovava a qualche passo da lei, e lui congedò i postulanti. Ci sarebbe stato un altro giorno per loro, in quel momento Ivana era presa da altri pensieri. Senza aggiungere altro, la Regina Bianca attese che il popolo fosse uscito dalla stanza e poi si voltò, dirigendosi verso i suoi alloggi con Rodrigo. Mentre pranzava con il suo consorte, Ivana sorrise al pensiero di essere riuscita infine a costruire una vita per loro due, lontana dalla politica meneghina, dagli attentati alla loro vita e dal doversi guardare sempre le spalle.
Non era stato semplice e aveva richiesto non pochi sacrifici, ma erano finalmente insieme e al sicuro.
Purtroppo si era trattato di un percorso lastricato di sangue, nel quale Rodrigo aveva incontrato la morte e Ivana ci era andata dannatamente vicina.
Ivana si era recata lontano da Milano per le festività lucchesi, armata di tutto punto, con il cuore pesante e velato da un’ombra.
Dama Julia, Capofamiglia Lurani nella Città di Parma, era stata brutalmente assassinata. Come se l’affronto non fosse sufficiente, nella Città Regina era giunto un messaggero recante parole ingiuriose. La leggerezza con cui tali scellerate accuse erano state mosse aveva fatto guadagnare alla Città di Parma l’inimicizia di Milano.
In occasione del Dies Irae a Lucca, Ivana si aspettava uno scontro.
La Duchessa non viaggiava da sola. Al suo fianco avevano intrapreso la lunga discesa verso la Città toscana anche i rappresentanti delle altre Famiglie meneghine, dunque contava sull’appoggio dei suoi alleati in caso si fosse arrivati allo scontro aperto.
Preferendo non affidarsi al caso o alla fortuna, Ivana si era protetta con un incantesimo divino. Quando la lama dell’uomo inviato per ucciderla la colpì, fu proprio grazie alla preghiera a San Venerando che la Capofamiglia Lurani riuscì a sopravvivere.
Una volta scoperto l’assassino, Rodrigo e l’aasimar dei Della Torre tentarono di catturarlo ma, purtroppo, il sicario preferì il suicidio alla cattura.
L’attentato aveva instillato il terrore in Ivana. Persino per la Capofamiglia degli assassini, il pensiero di dover temere una lama nell’ombra per il resto della sua vita era… destabilizzante. A quella paura viscerale, propria di chi non si sente al sicuro, si era unito il dolore quando Rodrigo era stato assassinato durante una delle Cacce.
Rodrigo aveva un rapporto cameratesco con i Terzaghi, e questo aveva aiutato a mantenere buoni i rapporti con loro, ma nel tempo la politica meneghina aveva richiesto… dei sacrifici. Il Nobile Cacciatore Lurani era diventato un bersaglio, sia per le sue abilità di combattente e la sua spregiudicatezza, sia per colpire Ivana nella sua figura di Capofamiglia, ed era solo questione di tempo prima che qualcuno provasse ad ucciderlo.
L’astuta mente dei Terzaghi sfruttò il momento propizio della Caccia per attuare il suo tradimento. I poteri curativi di Ivana e la forza in battaglia di Rodrigo avevano creato una sinergia particolare, complice l’immensa fiducia che provavano l’uno per l’altra. Quando il Nobile Cacciatore Lurani venne ucciso durante la Caccia, Ivana avrebbe potuto certamente salvarlo. Fu però “trattenuta” dai Terzaghi, il tempo sufficiente a rendere vana qualsiasi speranza. Rodrigo sarebbe stato rimembrato, questo era ovvio, ma il messaggio mandato era forte e chiaro.