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Ariel nera? E sticazzi!

Dopo le recenti polemiche sul casting di Halle Bailey come Ariel nel live action Disney de La Sirenetta, facciamo un po’ di chiarezza sulla questione: perché una Ariel nera va bene?

Questo articolo è stato scritto a quattro mani da Ester Manzini e Gloria Comandini!

E rieccoci a parlare di “race-bending”, quando finalmente le prime foto di The Witcher hanno definitivamente seppellito l’isteria sui rumor riguardo a Ciri nera. Questa volta, però, il vespaio è stato sollevato dalla Disney.

Live action de La Sirenetta: un po’ di informazioni!

Come ben saprete, è stato recentemente annunciato un film live action de La Sirenetta, che inizierà la produzione nel 2020. Al momento, siamo al nono live action targato Disney (avete letto la nostra recensione su Aladdin?) e The Little Mermaid dovrebbe essere il quindicesimo ad uscire.

Come regista, è stato annunciato Bob Marshall (Mary Poppins Returns, Chicago, Into the WoodsPirati dei Caraibi 4). Le musiche, invece, consisteranno sia nella colonna sonora originale del 1989, sia in nuove canzoni scritte da Alan Menken e Lin-Manuel Miranda. Da notare che Alan Menken, oltre ad essere il compositore della colonna sonora originale de La Sirenetta, è anche un mostro sacro che ha vinto 8 oscar.

Riguardo al cast degli attori, al momento sono stati annunciati solo pochissimi ruoli. Di certo, avremo Melissa McCarthy (Una mamma per amica, Le amiche della sposa) nel ruolo di Ursula, mentre per il pesce Flounder e il gabbiano Scuttle, avremo rispettivamente le voci di Jacob Tremblay (Room) e Awkwafina (Crazy Rich Asians).

Infine, recentemente è stata annunciata l’attrice protagonista, che interpreterà Ariel: la cantante Halle Bailey, diventata famosa negli ultimi anni insieme alla sorella Chloe. E se sulla qualità della sua voce c’è veramente poco da dire, visto che Bailey canta decisamente molto bene, molti fan del vecchio cartone animato hanno avuto un problema: Halle Bailey è nera. E quindi interpreterà una Ariel nera, laddove la Ariel animata era bianca e con i capelli rossi.

Ora, diamo velocemente un’occhiata alle maggiori critiche che questo casting ha suscitato, per poi mostrare come, in realtà, avere Ariel nera per il live action de La Sirenetta non cambi una virgola della storia.

Halle Bailey
Halle Bailey

Le maggiori critiche ad Ariel nera

Nel mondo del “non sono razzista MA” il contenuto di melanina è fonte di oltraggio da parte dei fan di vecchia data del cartone, che non hanno perso occasione per far valere le proprie opinioni.

Perché insomma, una Ariel nera non si può vedere. Non ha alcun senso.

Una carrellata di commenti esemplificativi

Commento 1

Non è questione di paura o di razzismo È questione di aderenza a quanto scritto da Andersen prima che disegnato dalla Disney

Commento 2

Ariel è bianca cadaverica perché non può fisicamente vedere la luce del sole, essendo una sirena. 
Ha i capelli rossi nell’iconografia Disney.
Punto, stop. 
Hanno fatto una vaccata stravolgendo il tutto ed è imbarazzante leggere un articolo che indica come razzisti, tutti coloro che vorrebbero un live action più aderente al cartone.

Commento 3

Ma non è questione di razzismo, maledetto il politically correct. Se un personaggio è in un certo modo, perché devi stravolgerlo per far vedere l’attenzione a certe tematiche? Porca puttana, Pocahontas allora facciamola bionda con gli occhi azzurri, e Mulan la voglio una redhead senza gli occhi a mandorla. Si è sempre in tempo a inventare nuove storie con nuovi personaggi, che posson esser neri, gialli, gay, lesbiche, etc etc… ma che cazzo di senso ha stravolgere quelli già esistenti. Ipocrisia del buonismo…

Commento 4

Chi è affezionato ad un determinato film è normale che vuole rivedere gli stessi personaggi con un aspetto fisico simile in un live action
Se fosse stato un film generico sulla fiaba della Sirenetta andava bene, ma siccome si parla di Ariel della Disney si avevano tutte altre aspettive

Una questione di conoscenza dell’opera originale e di coerenza

La Sirenetta è una storia ambientata in Danimarca, e si sa che in Danimarca sono tutti bianchi. Inoltre che ragione potrebbe mai avere, a livello evolutivo, la carnagione scura – nera, addirittura! – per una creatura che vive sott’acqua? E poi insomma, che fine ha fatto il rispetto? Ariel ha sempre avuto i capelli rossi e la pelle bianca, cos’è questa ventata di progressismo spinto a viva forza giù per la gola degli spettatori?

Di tutte le critiche che si potrebbero fare alla scelta di casting, l’unica incontrovertibile, in quanto smaccatamente personale, è “non mi piace l’attrice, Ariel me la immaginavo diversa”. Si può non essere d’accordo, si possono approfondire le ragioni dietro una simile affermazione, ma è un’opinione nuda e cruda, e quindi vale quel che vale.

Tutte le altre motivazioni sono tristemente sbagliate.

Halle Bailey come Ariel, immaginata da Alice XZ
Halle Bailey come Ariel, immaginata da Alice XZ

Ariel nera va bene perché le sirene della Disney non hanno nulla di scientificamente accurato

Non ha senso che una creatura che vive sott’acqua abbia la pelle scura: Ariel è mezza pesce. Neanche questo ha senso, eppure nessuno si è formalizzato.

Ma andando più nel dettaglio, a ben vedere una creatura marina non ha ragione neanche di avere i capelli rossi o gli occhi azzurri. Sorvoliamo sui pesci abissali e le loro fauci irte di denti, pelle trasparente e occhi ciechi, concentriamoci su qualcosa di più “mammifero”: di foche dal pelo rosso e l’occhio ceruleo non ce n’è.

Ci sono stati numerosi dibattiti su come dovrebbe essere una sirena “scientificamente accurata”, ed è inutile precisare che non solo non si è mai arrivati ad un accordo, ma nemmeno le soluzioni proposte sono simili a quelle della Disney! Molti artisti hanno immaginato varie tipologie di sirene, diversificate a seconda dell’habitat e delle condizioni di vita. Possiamo andare dalle sirene degli abissi, bioluminescenti e con bocche espandibili piene di denti, a quelle artiche, coperte di uno spesso strato di grasso per proteggersi dal freddo.

In generale, però, il design proposto dalla Disney nel 1989 non solo è uno dei meno interessanti, ma a sua volta non ha alcuna accuratezza, né è interessato ad averne! Tuttavia, si spero che con questo live action si dedichi più attenzione a rendere interessanti e variegati gli abitanti di Atlantica.

Barriere coralline e fenicotteri: so much Danimarca! Immagine di proprietà di Disney
Barriere coralline e fenicotteri: so much Danimarca! Immagine di proprietà di Disney

Ariel nera va bene perché La Sirenetta del 1989 non era ambientato in una vera Danimarca

La fiaba di Andersen è ambientata in Danimarca, ma il cartone ha poco o nulla a che vedere con il materiale d’origine.

Andando a spulciare il commento dei filmmaker al cartone del 1989, si scopre questa citazione:

“That exterior of the palace Roland Wilson designed…uh, he was a great draftsman, he designed the prince’s palace. He did a drawing that we loved that combined these sort of Mediterranean elements, uh, made it a palace unlike any other sort of Disney fairy tale palace, and uh, with the white-washed stucco, and was really going for a warm, southern Mediterranean feel that he thought would be attractive to a mermaid who had been stuck all her life in the cold ocean.” 

Questo cosa significa? Che La Sirenetta della Disney non è mai stata ambientata in una Danimarca storica, ma ha una forte ispirazione al Mediterraneo del sud, come suggerito dalla presenza di barriera corallina e pesci coloratissimi. Il Mare del Nord non è neanche remotamente così variopinto. Qui trovate anche un’interessante disamina della location de La Sirenetta sulla base dei pesci mostrati nel film animato.

In generale, c’è la forte possibilità che questo live action sia ambientato a sua volta in un mare più caldo, rispetto a quello del Nord. I Caraibi, in tal senso, sono molto quotati e quasi dati per scontati da molti commentatori.

E comunque, per Andersen il punto de La Sirenetta non era la nazionalità di Ariel, quanto il fatto che fosse una tragica metafora per la sua omosessualità
E comunque, per Andersen il punto de La Sirenetta non era la nazionalità di Ariel, quanto il fatto che fosse una tragica metafora per la sua omosessualità

Ariel nera va bene perché La Sirenetta del 1989 è lontanamente ispirato al racconto di Hans Christian Andersen

Come dicevamo qualche paragrafo più in su, La Sirenetta Disney è solo vagamente basata sulla fiaba di Andersen.

Nella storia originale, infatti, non c’è alcun lieto fine: il principe è sì attratto da Ariel, ma non se ne innamora mai, perché lei non è in grado di comunicargli i propri sentimenti. E piuttosto che seguire il consiglio della Strega del Mare e ucciderlo, rompendo così l’incantesimo che la condanna e tornando al mare, Ariel sceglie di morire, trasformandosi in spuma del mare.

La fiaba riprende, nel mutismo di Ariel, il dolore di Andersen, innamorato di un uomo a cui non potrà mai confessare il proprio amore. Una fiaba dolorosa, triste e bellissima, che non ha molto dei colori e delle canzoncine della versione Disney. I messaggi trasmessi sono diversi, e si può quindi parlare di ispirazione, non di trasposizione.

Aggiungendo ciò al fatto che il film animato prendesse spunto per lo più dal Mediterraneo per il suo setting, continuare ad opporsi al casting di una donna nera “perché Ariel è danese” non ha molto senso. Se si volesse davvero essere fedeli alla storia di Hans Christian Andersen, si dovrebbe urlare ad alta voce di riproporre il mutismo come la metafora dell’omosessualità, con tanto di finale tragico (come hanno sottolineato anche Il Signor Distruggere e Immanuel Casto). La “danesità” di Ariel o del setting, qui, c’entra relativamente poco col messaggio originale della storia.

"Ariel è danese" "ARIEL È UNA CAZZO DI SIRENA!!!"
“Ariel è danese” “ARIEL È UNA CAZZO DI SIRENA!!!”

Ariel nera va bene perché Atlantide è un luogo di fantasia ed Ariel non è legata ad una cultura reale

In quest’ottica, l’etnia di Ariel è irrilevante. Ariel è infatti principessa di Atlantica, regno immaginario a sua volta vagamente ispirato ad Atlantide. Atlantica non esiste, quindi non si può parlare di correlazione “razziale” tra personaggio e trama.

Al massimo, si può chiedere che il casting sia coerente e che Atlantica sia multietnica, con un Tritone e delle sorelle di Ariel a loro volta con la pelle scura.

La differenza con Mulan e Pocahontas

Quindi i vari commenti che tuonano “e allora facciamo Pocahontas bianca!!1UNO” cascano nel vuoto: la storia di Pocahontas è quella di una nativa americana che si scontra con l’arrivo del colonialismo europeo. Renderla bianca, o per quel che può valere anche araba o coreana, snaturerebbe la premessa stessa della storia.

Mulan? Non molto diversa come situazione: il cartone, al contrario de La Sirenetta, riprende l’ambientazione in cui si muove il personaggio originario. E considerato che il film fu in origine pensato per puntare al mercato cinese, modificarlo sarebbe stato un suicidio in termini di marketing.

La principessa e il ranocchio e le fiabe universali

Similmente, anche la storia di Tiana ne La principessa e il ranocchio è fortemente legata alla cultura nera degli Anni ’20. La sua stessa fatica nel mettere su il ristorante dei suoi sogni è fortemente ispirato alle lotte di emancipazione dei neri negli Stati Uniti. Per molti versi, la storia di Tiana mostra come si possa inserire una fiaba classica in un setting differente senza snaturarne il significato, poiché molte di queste fiabe sono universali. Ma se si può ritrasportare la storia della principessa e del ranocchio in un setting bianco, altrettanto non si può dire per tutta la black culture che fa da collante al film.

E opere come Mulan, Pocahontas, Hercules e Moana non sono favole universali; La Bella e la Bestia, Cenerentola e Biancaneve sono favole universali. Amleto, che ha ispirato Il Re Leone, è universale. E anche La Sirenetta di Hans Christian Andersen è universale, per quel che conta.

Il mito di Atlantide: una miscellanea di interpretazioni

Riguardo invece il mito di Atlantide, al massimo è legato alla cultura greca che per prima l’ha pensato. Tuttavia, nelle numerosissime opere che hanno parlato di Atlantide (tra cui noi e, addirittura, Godzilla!) ed hanno descritto gli Atlantidei, non sempre si trovano riferimenti alla cultura greca.

Atlantide, per molte opere, è una miscellanea di popoli più o meno illuminata, venendo reinterpretata innumerevoli volte per adattarsi ai woldbuilding più disparati. Non c’è motivo per cui questa volta ci dovremmo scandalizzare.

Halle Bailey con i capelli rossi. Ed è subito Ariel.
Halle Bailey con i capelli rossi. Ed è subito Ariel.

Ariel nera va bene perché sticazzi. La nostalgia è comprensibile, ma non confondiamo i gusti personali con la pretesa di fedeltà all'”originale”

Quando di sente dire che “La Disney è schiava dei SJW!”, il primo pensiero è: dozzine di principesse bianche come il latte, e poi si grida allo scandalo per una di carnagione scura. Avete presente Dudley Dursley che si lamenta di aver ricevuto solo 36 regali rispetto ai 37 dell’anno precedente? Ecco.

Che un personaggio che noi fan di vecchia data abbiamo sempre visto in un certo modo cambi aspetto in un rifacimento di un classico può stranire, ma non è la fine del mondo. Per noi fan del cartone Ariel ha i capelli rossi, per la bambina di otto anni che va a vedere il film per la prima volta al cinema sarà nera. Le due cose non si elidono a vicenda, e in un mondo più civile non sarebbe neanche ragione di contendere. Inoltre, una Ariel nera nel live action non cancella in alcun modo la Ariel bianca del film animato: la nostra infanzia non può in alcun modo essere rovinata.

Inoltre ben venga un’attrice che sa anche cantare! Ariel canta per metà delle battute a sua disposizione, e di un altro show di autotune possiamo anche farne a meno.

Ariel nera, da quel che si può vedere, dà fastidio. Dà fastidio perché non è come in molti se l’erano immaginata, e per giustificare quello che in troppi post social suona come un capriccio si ricorre a spiegazioni raffazzonate che sono ancor peggio del più neutrale “non mi piace”.

Questa tendenza si sta inasprendo anno dopo anno

Nei primi anni ’00 ci fu ben poca rabbia per la scelta di Halle Berry come Catwoman, e la decisione di rendere La principessa e il ranocchio una storia ambientata a New Orleans passò abbastanza in cavalleria, dieci anni fa.

Negli ultimi anni, invece, abbiamo visto sollevamenti popolari per la Torcia Umana, Nick Fury ed Heimdall neri. Quando c’è stato il terribile live action di Death Note, gli spettatori si sono indignati molto più per L nero, che per Light bianco, laddove entrambi i personaggi sarebbero dovuti essere giapponesi.

A sua volta, Ariel non va bene. Ariel non si tocca. Ariel deve essere bianca, altrimenti… altrimenti cosa?

I commenti carini pubblicati sul profilo delle sorelle Bailey
I commenti carini pubblicati sul profilo delle sorelle Bailey

Tiriamo le fila: siate informati, siate calmi e non fate i Dudley Dursley

Prima di gridare al complotto, al politically correct, al blackwashing o alla semplice rovina della nostra infanzia, dovremmo fare un respiro profondo, stare calmi, analizzare la situazione. E poi dovremmo anche dire un bel “e sticazzi”.

Perché non è che ci manchino le principesse bianche e con i capelli rossi, e non muore nessuno se oggi è il turno di qualcun altro nell’avere la protagonista di un film che gli assomiglia.

La Sirenetta, vagamente ispirato alla storia di Hans Christian Andersen, non è strettamente legato alla cultura danese, e persino nel film animato l’ispirazione per l’ambientazione veniva dal Mediterraneo. La storia di Andersen è una storia potenzialmente universale, e come tale può essere applicata a tanti setting, senza che la Danimarca ne sia il cuore. Peccato che la storia di Andersen non sia nemmeno il nucleo del film animato del 1989.

Non c’è motivo di contestare questa scelta di casting con la “danesità” dell’opera originale. È lecito preferire la Ariel della vostra infanzia, ma non è lecito tirare fuori complottismi o comportarsi come dei Dudley Dursley viziati.

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