Skip to content Skip to sidebar Skip to footer

Animegate – Come un tweet può precipitare nel caos!

Animegate, una storia tutta Americana.

Qualsiasi appassionato di manga, anime e, più generalmente, di intrattenimento giapponese ha avuto l’occasione, che sia da spettatore diretto che da distanti osservatori sognanti, di conoscere il mondo delle fiere ad essi dedicate. 

Questi eventi permettono ad innumerevoli persone, di tutte le età e derivazioni sociali, di aggregarsi occasionalmente, uniti solamente da una passione comune, per passare qualche giorno tra merchandise, succose novità e, talvolta, gli eroi della propria infanzia, coloro che hanno dato voce a quei personaggi tanto amati e che tanto hanno ispirato intere generazioni: qualche foto, un autografo, magari due chiacchiere, e alla fine di quel breve periodo idilliaco si ritorna alla vita di tutti i giorni con qualche ricordo in più.

Normalmente, questo scenario descriverebbe l’esperienza comune di una fiera qualunque, ma gli ultimi anni ci hanno mostrato che basta una sola persona nel posto giusto e con le parole giuste per provocare una scintilla in grado di evolvere rapidamente in un enorme incendio.

È proprio questo ad essere successo nell’arco dell’ultimo mese, attraverso il famoso social network Twitter su cui un semplice ma preciso tweet ha rapidamente ed inesorabilmente scatenato una reazione a catena culminata con quello che oggi, nell’imitare eventi di più recente memoria, ha preso il nome di AnimeGate.

Una ragazza firmata HanLeia su Twitter ha avvicinato un noto doppiatore statunitense, Vic Mignogna, richiedendo un autogafo su una fan art yaoi riguardante un personaggio a cui ha prestato la propria voce.

Il doppiatore ha, tuttavia, rifiutato, invocando la propria personale politica di autografare materiale in cui lui non è direttamente coinvolto, includendo ogni materiale fanmade e non-canonico dei lavori in cui ha avuto un ruolo di doppiaggio.

Il 16 gennaio 2019 HanLeia scrive un tweet accusando Mignogna di omofobia.

Entro la fine di febbraio sono emerse minacce di cause legali, decine di migliaia di dollari in crowdfounding destinati a spese legali, blog geek infiammati, migliaia di ore di video su YouTube, e l’Unità anti-terrorismo del Governo degli Stati Uniti al telefono per chiedere cosa stia succedendo.

Ma come siamo arrivati a questo punto?

I Protagonisti dell’Animegate

Come ogni storia che si rispetti, anche questa ha numerosi individui che giocano i loro ruoli.

Animegate

Al centro della questione, ovviamente, c’è il già citato doppiatore Vic Mignogna, noto per ruoli estremamente popolari come Edward Elric negli adattamenti animati di Fullmetal Alchemist e, motivo della recente attenzione su di sé, Broly nei film di Dragonball Z e Super.


Secondariamente abbiamo la principale causa scatenante della controversia, Kaylyn Saucedo, in arte Marzgurl, influencer nota principalmente per il suo precedente contributo nel collaborare con il network di YouTube Channel Awesome.


Animegate

Assieme a Kaylyn troviamo Monica Rial, doppiatrice sotto l’etichetta Funimation, nota per aver prestato la propria voce al personaggio di Bulma in Dragonball e, sempre da Dragonball, Sean Schemmel, collega di Monica e il doppiatore in lingua inglese di Goku più celebre.


Al di fuori del mondo del doppiaggio e dell’animazione, ma direttamente coinvolto nell’ambito delle convention a tema anime abbiamo Mike Ensley, CEO di PensaCon, intervenuto direttamente nella vicenda sempre su Twitter.


Un’altra figura di rilievo in questa vicenda è identificata in Samantha

Inoue-Harte, precedentemente membro dello staff di Funimation, interprete ed animatrice presso il suo studio di animazione, i Saiko Studios.


Un ruolo critico verrà giocato da Lynzee Loveridge, editrice nella redazione di Anime News Network, che coprirà la vicenda riguardante Vic Mignogna attraverso uno degli articoli più controversi sull’accaduto.


Per finire, tornando a Funimation, la doppiatrice Jamie Marchi merita una menzione a parte per via del suo ruolo attivo in quella che può essere definita una vera e propria guerra culturale sui social network.

Per quanto riguarda HanLeia, ironicamente la ragazza non ha avuto coinvolgimento diretto con quanto accaduto se non per aver acceso la prima fiamma del focolaio e, ad oggi, è rimasta sulle sue, continuando a vivere la sua vita quotidiana serenamente senza intervenire in nessuna questione da lei scatenata.

Dietro le quinte dell’Animegate

Come ci si potrebbe aspettare, niente succede da un giorno all’altro senza una base di supporto e l’AnimeGate non fa eccezione, con dei precedenti piuttosto malvisti nei confronti dello studio di doppiaggio di Funimation.

Al centro della polemica stava infatti l’idea che lo studio stesse politicizzando alcuni dialoghi.

La traduzione di qualsiasi lavoro da una lingua straniera ad un’altra è ben lontana dall’essere una scienza esatta, e ricade più nel campo delle arti: molte parole  e concetti, in una lingua, non hanno una traduzione diretta in quella di destinazione, perciò è naturale che possa presentarsi la necessità, per chi traduce, di doversi prendere delle licenze creative per poter far passare il messaggio.

Questo ha portato al sospetto che le compagnie che si occupano di far doppiare e sottotitolare gli anime si dilettavano nel tradurre liberamente alcuni lavori giapponesi per meglio rappresentare la propria posizione politica ed ideologica.

Una delle ragioni per cui questo sospetto ha preso una forma sempre più decisa è stata la traduzione dell’Anime “Prison School” nel 2015, dove viene fatta menzione del fenomeno GamerGate.

Il problema dietro questa traduzione è che GamerGate è stato un fenomeno strettamente ed esclusivamente occidentale, che non ha avuto seguito né nota in Giappone, rendendo l’idea della sua inclusione in un prodotto d’animazione nipponico piuttosto assurda.

Ed è infatti confermato che la sua inclusione nel prodotto in lingua inglese sia opera di Tyson Reinhard, “Kill Nazis” su Twitter, noto per essere vocalmente attivo nel dibattito politico statunitense.

Ma quello che potrebbe essere visto come un caso isolato ed eccezionale è stato, nello stesso periodo, ritrovato nel doppiaggio di “Haimete No Gal”, dove un datore di lavoro pomposo e autoritario viene trasformato in una caricatura infelice di una figura stereotipata dell’America moderna, al punto che le parole “Part Timer”, in riferimento alla posizione lavorativa del personaggio a cui l’uomo è rivolto, diventano in fase di doppiaggio “toothless cuck”, che con la professionalità del personaggio non ha nulla a che fare.

OG: https://video.twimg.com/ext_tw_video/911490247820742656/pu/vid/302×180/HOluOtlvtMXQdVPt.mp4


Funimation: https://video.twimg.com/ext_tw_video/911489371114700801/pu/vid/634×360/0zBlPZJi-e8ZTJ_g.mp4

Queste ricorrenze nei lavori di Funimation han portato ad un sospetto di fondo che ha iniziato a ribollire, gradualmente, senza mai emergere in superficie fino alle censure (di cui abbiamo parlato nei rispettivi episodi)  all’interno di alcune scene nel recente Sword Art Online Alicization (del cui ultimo episodio abbiamo parlato qui!).

Ma questo Animegate in che modo si ricollega a Vic Mignogna?

Le caratteristiche dell’uomo rappresentano il perfetto profilo da usare come soggetto per far scoppiare la pressione già accumulata da quanto sopra elencato: un discutibilmente attraente uomo caucasico con una discreta popolarità, in special modo legata ad Edward Elric, la cui somiglianza con il doppiatore gli ha garantito un fan club peculiarmente femminile noto come “Risembool Rangers”. Mignogna è, inoltre, dichiaratamente un devoto cristiano che ha sempre richiesto alle convention in cui ha presenziato uno spazio adibito all’esterno per discutere sulla Bibbia civilmente con chiunque fosse interessato.

Considerato quanto aspre ed estreme le guerre culturali a sfondo politico ed ideologico sono diventate, sarebbe naturale pensare che una corporazione multimilionaria come Funimation gestisca attriti e disaccordi interni con tatto, evitando danni all’immagine pubblica della compagnia e segni di mancata professionalità.

Se siete tra coloro che lo pensano, sfortunatamente, vi sbagliate.

La vicenda Animegate

Il primo tweet di HanLeia

Il 16 gennaio, come precedentemente menzionato, HanLeia ha pubblicato il seguente tweet:

“Vic Mignogna è uno s*****o maleducato omofobo che si comporta come un maniaco in presenza di fan femminili minorenni da dieci anni e lo sto urlando dal 2010 ma ogni anno non cambia nulla”

Il tweet in sé non dice nulla di anomalo, è abbastanza normale oggi trovare qualche fan deluso o persone particolarmente aggressive su internet che usano determinati toni o parole nei confronti di un determinato personaggio, quindi nulla di questo post sembrava indicare la tempesta incombente. Finché qualcuno non ha iniziato a notare che alcuni “pezzi grossi” del doppiaggio anime, in particolare Monica Rial, stavano appoggiando il tweet attraverso i like, iniziando a dare al tweet una certa viralità.

Il post ha poi continuato fino al suo stato corrente, con centinaia di risposte, retweet e like.

Il tweet alla Funimation di Kaylyn Saucedo

Il 17 gennaio 2019, dopo sole 24 ore dal tweet di HanLeia, Kaylyn “Marzgurl” Saucedo invia un tweet alla pagina ufficiale di Funimation per attirare la loro attenzione sulle accuse di HanLeia, fatte nel giorno di uscita di Dragonball Super: Broly.

Nello stesso thread Kaylyn tenta inoltre di dare alla vicenda un nome più strutturato che sarà poi la bandiera della futura folla che causerà il licenziamento di Mignogna, segnando la prima comparsa dell’hashtag #kickvic.

Il discutibile articolo di Lynzee Loveridge e il licenziamento di Mignogna

Due settimane dopo, il 30 gennaio, Anime News Network pubblica un articolo scritto da Lynzee Loveridge, che riassume quanto già detto su Twitter, facendo affidamento su fonti anonime e foto di Mignogna mentre abbracciava fan alle fiere per dimostrare che il doppiatore fosse un molestatore seriale di minorenni.

Il più significativo degli esempi è quello seguentemente riportato:

J was approximately 14 years old when she attended New York Comic-Con in 2014 and met Mignogna. She described the encounter as “really, really uncomfortable.” She discussed how the voice actor put his hand underneath her zip-up sweatshirt and on her waist for the initial photo. Then, thinking that the photo-taking portion was done, she was surprised when he asked her to look toward the camera again. That’s when he put his face close to hers and then kissed her.

“J aveva circa 14 anni quando ha visitato il New York Comic-Con nel 2014 e incontrato Mignogna. Ha descritto l’incontro come “molto, molto spiacevole.” Ha descritto come il doppiatore abbia mosso la propria mano sotto la sua felpa e sul la su vita per la foto. Poi, pensando che lo scatto della foto fosse concluso, è rimasta sorpresa quando le ha chiesto di guardare in macchina di nuovo. È stato allora che si è avvicinato al suo voto e l’ha baciata.”

Allegata alla testimonianza, l’articolo riporta anche una foto dell’accaduto.

In risposta alle accuse su Anime News Network e Twitter, Rooster Teeth ha cessato ogni rapporto di collaborazione con Mignogna e Funimation (proprietà di Sony) ha, attraverso una dichiarazione ufficiale in pagina, licenziato Mignogna una settimana dopo, il 5 febbraio.

La risposta delle Risembool Rangers

Questo tipo di storia, a questo punto, sarebbe finita. Come ogni guerra di internet, però, il tema ricorrente di questo genere di situazione è che le persone coinvolte commettano un errore critico sin dal principio e che, una volta scoperti, tendono a peggiorare la situazione.

Il primo errore è stato pensare che il resto del mondo funzionasse come Twitter e che l’uso dell’hashtag #believeallwomen fosse sufficiente a scoraggiare chiunque dal fare altre domande.

Questo è stato un errore per il già citato gruppo “Risembool Rangers”, il fan club femminile di Vic Mignogna. Era infatti inevitabile che, a fronte di quanto successo, le ragazze del gruppo si mobilitassero per difendere il loro paladino, il che rende difficile accettare il “#believeallwomen” quando esse iniziano ad essere in disaccordo tra di loro e bisogna scegliere a quali credere.

Le risposte delle fan di Mignogna
Le risposte delle fan di Mignogna

Gli ex-colleghi di Mignogna attaccano le sue fan e muovono nuove accuse

A peggiorare la situazione, gli ora ex-colleghi di Mignogna, invece di rispondere all’indignazione generale con tatto o, come ci si aspetterebbe da una figura pubblica, silenzio o affermazioni pubbliche di natura pacificatrice, hanno deciso di aggredire attivamente i fan per aver osato mettere in discussione quanto riportato riguardo alle molestie ai danni di innumerevoli ragazze giovani ed indifese.

A guidare la carica troviamo Monica Rial, che non solo ha confermato la veridicità delle accuse, ma ha affermato di essere lei stessa una vittima delle molestie di Mignogna.

La scoperta delle “prove” false

Questo maremoto di discussione ha portato al secondo errore: la mancanza di prove che supportino quanto dichiarato o la sicurezza che quanto presentato possa essere verosimilmente utilizzato come prova.

La foto precedentemente mostrata, presentata dall’articolo di Anime News Network, è stata infatti denunciata pubblicamente dalla ragazza coinvolta e ritratta nella foto. Questa non solo ha dichiarato di non essere stata, al tempo, minorenne, come l’articolo ha dichiarato attribuendole l’età di 14 anni, ma ha inoltre specificato il luogo e l’occasione in cui tale foto è stata scattata, confermando non solo il proprio consenso a qualsiasi contatto con Mignogna, ma anche la presenza e consenso di entrambi i suoi genitori.

Riguardo la dichiarazione di Rial riguardo al suo stupro da parte di Mignogna, i fan di quest’ultimo hanno chiesto qualche forma di prova che dimostri la veridicità della dichiarazione, che siano testimonianze, rapporti di polizia, indagini  qualsiasi dato pubblicamente reperibile riguardo il suo caso.

Questa richiesta ha provocato una vera e propria esplosione, scatenando le ire di Monica Rial. La risposta impulsiva della donna, in pochi giorni, è diventata un meme su internet, diventando la risposta predefinita e sarcasticamente presentata a qualsiasi forma di critica o congettura potesse minimamente mettere in dubbio la colpevolezza di Mignogna.

Il meme in questione
Il meme in questione

Il tweet aggressivo e diffamatorio di Jamie Marchi

Al coro di aggressività si è aggiunta dunque Jamie Marchi, che in risposta all’idea che il licenziamento fosse stata una punizione sufficiente (vista la mancata denuncia a qualsiasi forma di autorità pubblica, con il tutto rimasto confinato ai social network), si è augurata una serie di punizioni corporali su Mignogna in questo tweet.

Questo tweet diventerà, in seguito, un fattore molto più importante. In una causa legale per diffamazione.

Nella legislatura statunitense per una causa per diffamazione, soprattutto con un personaggio pubblico come Mignogna, una delle cose che è necessario dimostrare è la premeditazione e faziosità della diffamazione, e che essa non sia avvenuta semplicemente per incompetenza di chi ha fatto l’affermazione.

Questo specifico tweet si rivelerà essere particolarmente emblematico di quanto avvenuto dietro le quinte in Funimation. L’aggressività della mossa di Marchi contro Twitter è inoltre stata la conferma definitiva nella mente del pubblico degli anime che qualcosa non tornasse.

Jamie Marchi: una figura poco chiara

Già in precedenza, infatti, Jamie Marchi era stata inquadrata per una traduzione particolarmente politicizzata e ricevuta negativamente all’interno di “Kobayashi-san Chi no Meidoragon” (noto anche come Miss Kobayashi’s Dragon Maid).

Marchi ha poi continuato accusando pubblicamente Mignogna di abuso sessuale.

E anche nel suo caso, esattamente come con Monica Rial, ogni domanda di prova o conferma tangibile è stata evitata e incontrata con aggressività, come si vede da questi tweet.

Cosa che il fandom non ha mancato di tenere a mente è la posizione altolocata di Marchi all’interno di Funimation, con il suo fortemente probabile coinvolgimento nell’indagine che ha condotto al licenziamento di Mignogna. È a questo punto che la donna ha dichiarato che è sufficiente un accusa per ritenere qualcuno colpevole fino a prova contraria, perché fare il contrario sarebbe una forma di supporto alla cultura dello stupro.

Il dibattito esce da Twitter e si fa più ampio

In risposta a quanto stava accadendo e agli attacchi dei suoi colleghi in Funimation, Vic si è pubblicamente scusato durante una fiera attraverso un discorso che è stato prontamente registrato  pubblicato in rete.

Considerato il caos causato dallo staff di Funimation in concomitanza alla folla dietro al #kickvic, era inevitabile che la vicenda iniziasse a trasparire anche al di fuori di Twitter, raggiungendo rapidamente YouTube e, in particolare, le persone dietro al recente ComicsGate.

Il 13 febbraio YellowFlash pubblica un report sulla situazione, ora soprannominata AnimeGate. La storia è stata coperta rapidamente da altri personaggi della scena geek di YouTube, in particolare Jeremy Hambly (TheQuartering), Jeremy Griggs (Geeks and Gamers) e Ethan Van Sciver (ComicArtistPro secrets). Ciò che ha attirato l’attenzione degli ultimi due citati è stata la posizione di PensaCon nei confronti della situazione #kickvic.

Le minacce del PensaCon ai fan di Mignogna, anche questo è Animegate!

Parte del crollo lavorativo di Vic Mignogna è stata infatti la cancellazione di numerose comparse programmate in varie convention. PensaCon non è stata da meno, ma ciò che ha reso pittoresca questa convention al di sopra delle altre è stato quanto i loro organizzatori fossero aggressivi nei confronti della situazione, con l’interazione nei confronti dei fan particolarmente combattiva. Benché sia impossibile confermarlo con certezza, il sospetto è che le risposte provenienti dalla pagina Twitter di PensaCon siano ad opera del CEO della convention stesso, Mike Ensley.

Quanto ne consegue è una battaglia verbale condotta sul Twitter ufficiale della convention. L’account ha minacciato l’arresto di chiunque fosse stato scoperto all’interno della convention a supportare Mignogna, inviando minacce persino a coloro che hanno domandato perché fossero diventati un obiettivo pur non essendo stati taggati nella conversazione, rispondendo con un secco “We have eyes everywhere”, una brutta svolta dell’Animegate.

I fan di Mignogna attaccano i suoi accusatori nell’Animagete? Il falso swatting in casa di Inoue-Harte

A questo punto la bolla del #kickvic ha iniziato a mostrare le prime falle e le cose hanno iniziato a diventare particolarmente ambigue, con la situazione in costante precipitazione.

Samantha Inoue-Harte, coinvolta nell’indagine di Funimation contro Mignogna ha dichiarato che i fan a supporto del doppiatore avessero causato uno Swatting alla propria abitazione. A dimostrazione della dichiarazione, ha allegato le foto che mostrano i danni alla propria porta di casa.

Le "prove" dello swatting
Le “prove” dello swatting

In tempi brevi, però, internet non ha esitato a dimostrare che quella stessa foto era stata pubblicata nel 2016, in cui i danni erano stati causati da una rapina. I sostenitori dell’hashtag #Istandwithvic hanno immediatamente riportato e diffuso la notizia attraverso svariati video e, in risposta all’improvvisa rivelazione, Samantha è stata chiamata da Anime News Network per mettere in chiaro la situazione, risultando nella dubbiosa dichiarazione che la foto fosse stata riutilizzata per tenere nascosto il numero civico dell’abitazione.

Inoue-Harte viene dunque smentita definitivamente dai documenti della polizia che confermano, effettivamente, l’inesistenza dell’ipotetico swatting avvenuto ai suoi danni.

Fonte
Fonte

Ancora scuse: per Inoue-Harte non servono prove

Scavando nei meandri di internet, inoltre, è stato riportato alla luce questo post su Facebook, che ha contribuito a far crollare una già imbarazzante situazione.

Ad esso si è poi aggiunta una lunga spiegazione da parte della donna su come sia crudele richiedere agli accusatori di dimostrare attraverso delle prove che supportino l’accusa.

Quindi, letteralmente un giorno dopo il licenziamento di Mignogna, uno degli individui coinvolti nell’indagine contro di lui ha pubblicamente dichiarato quando avesse in antipatia il soggetto e avesse la convinzione che nessuna accusa avesse bisogno di prove per essere ritenuta vera. Poi, questa persona si è finta vittima di swatting ad opera dei sostenitori di Mignogna una settimana dopo.

Inutile dire che ciò ha inevitabilmente portato a risultati molto negativi al #kickvic e a Funimation e, a seguito del tumulto scatenato in conseguenza dalle sue azioni, Samantha Inoue-Harte ha deciso di eliminare tutti i suoi social media.

Prima di far ciò, però, Inoue-Harte è riuscita a coinvolgere Sean Schemmel, voce di Goku, che ha pubblicamente dichiarato il suo supporto nei confronti della collega davanti alla situazione e alle persone che le erano ostili. Ovviamente il pessimo tempismo di Schemmel ha portato il doppiatore a venire trascinato nella tempesta, una volta dimostrato quanto riportato sopra.

Gli screenshot incriminanti: si voleva licenziare Mignogna

Per quanto riguarda Inoue-Harte, la speranza che aveva era che eliminando tutti i suoi account i post andassero perduti per sempre. Sfortunatamente per lei, ciò che finisce su internet non sparisce mai davvero del tutto..

Con l’interesse di massa sulla vicenda (testimoniato da Google Trends), finita sotto le lenti di sempre più persone esterne al mondo anime, la credibilità dei sostenitori di #kickvic viene annientata definitivamente dagli screenshot  catturati  in un gruppo privato di Facebook dedicato al portare Mignogna al licenziamento.

Ecco uno degli screenshot incriminati, in cui si parla di manipolare le prove
Ecco uno degli screenshot incriminati, in cui si parla di manipolare le prove

Con le prove insindacabili che #kickvic stesse realmente considerando la produzione di false prove pur di screditare Mignogna, la situazione è degenerata ulteriormente ed il clima si è fatto sempre più rovente tra i due lati della discussione.

Jeremy Griggs scrive un reportage e riceve minacce da Mike Ensley

È a questo punto che Mike Ensley ha deciso di accendere la scintilla che ha fatto esplodere completamente le tensioni in eccesso. Dopo un reportage sulla situazione ad opera di Jeremy Griggs (Geeks and Gamers), i suoi pass stampa per il PensaCon sono stati revocati. Oltre al danno, PensaCon ha deciso di giocare la carta “Toxic Fandom” per infierire ulteriormente sulla vicenda.

Questo avvenimento ha portato un amico di Jeremy, Ethan Van Sciver, a pubblicare un report della situazione a partire addirittura dai post antecedenti in cui la pagina di PensaCon minacciava di arresto i presenti. Come risposta, Ensley ha inviato una mail a Van Sciver minacciandolo di denunciarlo per diffamazione.

Mike Ensley alza la posta: arrivano le minacce terroristiche!

Come parte del contrattacco a Van Sciver, Ensley ha incluso nella sua mail un commento su come abbia ricevuto minacce terroristiche di attacchi con ordigni esplosivi come conseguenza dei reportage di Ethan e Jeremy.

In risposta a questa notizia, Van Sciver ha chiesto di poter vedere le lettere minatorie così da poterle mostrare al pubblico spiegando dettagliatamente la situazione. In risposta alla proposta, Ethan ottiene una copia delle suddette lettere con la raccomandazione di non mostrarle a terzi poiché esse sono prove criminose in mano alle forze dell’ordine. Van Sciver decide tuttavia di pubblicarle comunque, portando diversi utenti su Tweeter a condividere il reportage e taggando la pagina @fbi per chiarezza sulla situazione.

Il mattino seguente, Ethan viene contattato da un agente speciale della FBI membro della task force anti-terrorismo (corpo coordinato tra il Dipartimento della sicurezza interna, il Dipartimento della Difesa e la FBI) chiedendo informazioni sulla vicenda. Pare infatti che il corpo speciale non avesse ricevuto alcuna informazione su possibili minacce di attacchi terroristici al PensaCon, motivo per cui si sono immediatamente mobilitati una volta saputo di quanto postato da Van Sciver in virtù del fatto che la struttura che avrebbe ospitato la convention è proprietà del Governo statunitense.

That escalated quickly! Dal tweet all’intervento di FBI: ricapitoliamo

Una fan delusa a metà gennaio accusa Vic Mignogna di essere un stupratore omofobo su Twitter.

Entro fine gennaio, Mignogna viene assalito dai suoi colleghi, che a quanto pare lo odiavano ad un livello personale al punto da fingere un incidente di Swatting pur di screditarlo e, per la metà di febbraio, con un’orda di fan furiosi i loro sostenitori hanno iniziato a minacciare arresti a destra e a manca fino a fingere minacce di attacchi terroristici attirando l’attenzione dei federali.

Finalmente Animegate approda in tribunale

Ecco quindi entrare in gioco Nick Rekieta, avvocato difensore. Sotto suo consiglio, Vic Mignogna si è affidato ai servizi di Beard-Harris, studio legale nello stato del Texas che, tra le sue fila, conta il Senatore di Stato del primo distretto del Texas. Fino a questo momento, una delle principali argomentazioni che i sostenitori del #kickvic sbandieravano era che “innocente fino a prova contraria” è applicabile solo in un tribunale.

Questa pericolosa idea ha spinto Rekieta a spiegare le varie possibilità di come questa situazione si potrebbe svolgere in un tribunale, spiegando estensivamente le dinamiche ed i possibili capi di imputazione in questa vicenda sul proprio canale YouTube.

Per farla breve, grazie agli svariati post delle persone coinvolte c’è della manifesta premeditazione, malizia, diffamazione, interferenza in rapporti lavorativi, oltre ai danni di immagine delle innumerevoli persone coinvolte che si sono screditate con le loro stesse mani nel corso del mese.

Tutto ciò è peggiorato dal fatto che una volta avvenuto il licenziamento di Mignogna molte delle persone che hanno fatto la loro comparsa in questa vicenda hanno beneficiato professionalmente ed economicamente dalla sua assenza, ricevendo i suoi ruoli e le sue posizioni nella società.

Rekieta ha inoltre aperto un GoFundMe che nel giro di 48 ore ha raccolto oltre 50.000$, provocando lo sdegno dei sostenitori del #kickvic.

Ad aumentare il nervosismo del gruppo è la scoperta che la giurisdizione sotto cui la causa verrà gestita è quella del Texas, dove si trova la sede centrale di Funimation, poiché in questo Stato l’interferenza in rapporti lavorativi non è difendibile nemmeno se ciò che viene riferito alla società è la verità. Questo significa che Marzgurl in questa causa è indifendibile, perché è stata lei a sottoporre il caso Mignogna a Funimation, e l’ha fatto pubblicamente ed in modo manifesto, causando di fatto il licenziamento di Mignogna.

Naturalmente nessuno crede che le cose si fermeranno con Kaylyn, e quando il processo verrà messo in atto starà a tutte le persone menzionate finora e a Funimation spiegare questa situazione ad una giuria del Texas.

Ma nemmeno questo va bene: si cerca di screditare Rekieta

Nel tentativo di  fermare lo sviluppo di questi eventi, i sostenitori del #kickvic hanno iniziato a cercare di screditare Rekieta, inizialmente presentandolo come un truffatore.

In risposta Vic Mignogna ha fatto la sua prima dichiarazione ufficiale dal suo discorso di scuse, affermando che il GoFundMe è legittimo, reale, smentendo l’ipotesi di frode.

Dopo la caduta della storia del finto avvocato, #kickvic ha quindi tentato di screditare Rekieta con la carta del razzismo utilizzando una foto che, a quanto pare, risale ad oltre dieci anni fa.

A questo punto il gruppo di sostenitori dell’hashtag decidono di provare a far radiare dall’albo Rekieta, senza nessuna ragione solida su cui basare tale richiesta, e rivolgendosi all’agenzia sbagliata.

Ancora non contenti, un sostenitore del #kickvic autodichiaratosi un pezzo grosso dell’organizzazione di convention ha messo in discussione le conoscenze legali di Rekieta, provocandolo ad invitarlo in un suo livestream per un dibattito. Contrariamente alle sue aspettative, l’avvocato ha accettato e ciò che ne è risultato è una discussione di circa un’ora e mezza difficilmente definibile diversamente da imbarazzante.

Che dire su questo Animagate?

È difficile trovare le parole giuste da dire riguardo a quanto successo nell’ultimo mese nel mondo del doppiaggio di animazione statunitense, ma una cosa è certa: questa vicenda ha tirato fuori il peggio da una community ora estremamente divisa. Che sia #kickvic o #Istandwithvic, sono state dette cose e compiute azioni che nessuna persona, in rispetto del prossimo, dovrebbe mai dire o compiere.

Quanto accaduto con questo “AnimeGate” dice molto su come l’intrattenimento viene oggi vissuto dal mondo occidentale, ed in qualche modo vedere un autografo rifiutato trasformarsi in un processo in tribunale ci dimostra come sia necessario controllare le proprie azioni e parole per impedire che un post qualsiasi degeneri in qualcosa di fuori controllo.

Per quanto riguarda Vic Mignogna e le persone che hanno fatto parte di quanto gli è accaduto, non spetta a noi decidere se è davvero colpevole delle sue azioni o se è semplicemente stata una persona trovatasi nell’occhio del ciclone che già da tempo stava trovando modi per sfogarsi, facendo solo da pretesto per delle tensioni pregresse, così come non spetta al popolo del #kickvic, o al popolo del #Istandwithvic deciderne le sorti.

Sarà il tribunale del Texas a decidere delle sorti delle persone coinvolte con un legittimo processo, qualcosa che forse avrebbe dovuto svolgersi sin dal principio invece di finire per essere il risultato di un’infantile litigio ideologico.

Lascia un commento

Iscriviti alla newsletter dei cercatori

Per non perderti mai i nostri articoli, gli episodi dei podcast, e le live su twitch