Kirito è nuovamente intrappolato in un mondovirtuale, questa volta confuso e spaesato: Underworld non è un gioco e le sueregole sono assai differenti dalle sue esperienze precedenti.
L’unica certezza è che le sue abilità di spadaccino saranno essenziali perprocedere nelle sue avventure.
Prima di cominciare, avete visto il primo episodio?
Sinossi
A fronte del precedente episodio, lasciato in sospeso al termine
del confronto tra Kazuto e Johnny Black, questo seguito non ci lascia intendere
quanto accaduto al ragazzo, che si risveglia dopo un tempo indeterminato in una
foresta del mondo virtuale di Underworld con pochi e confusi ricordi riguardo a
quanto accaduto nelle fasi finali dello scorso episodio.
Aiutato dall’abbigliamento palesemente fantasy Kirito realizza quasi
immediatamente di trovarsi in una simulazione, e al tempo stesso riesce a
concludere di trovarsi in Underworld, di cui come spiegato in precedenza non ha
alcun ricordo.
In poco tempo ci viene fatto capire come questa simulazione,
differentemente dalle altre, non sia un gioco, in quanto Kirito non riesce a distinguere ciò che vede
dalla realtà. Questo commento potrebbe
spaesare chi non ha letto le Light Novel in quanto la presentazione animata non
rende particolarmente bene l’idea: la narrazione generale spiega infatti come
all’interno delle sessioni FullDive di un VRMMORPG, nonostante le sensazioni
siano realmente trasmesse al giocatore, gli oggetti osservati sono molto
convincenti ma palesemente generati in grafica 3D computerizzata, qualcosa in
cui Underworld, che sappiamo trasmettere la simulazione attraverso un sistema
completamente diverso, si distingue rendendo l’esperienza molto più “aliena”.
É infatti solo quando Kirito vede aprirsi un’interfaccia di sistema che riesce
a convincersi del tutto di trovarsi in un ambiente virtuale, laddove la sua
incapacità di aprire menù attraverso il metodo convenzionale a cui è abituato e
di effettuare il logout dalla sessione hanno lasciato inizialmente il dubbio
sul suo trovarsi in un vero e proprio mondo parallelo.
Dopo una breve esplorazione dell’area circostante, Kirito ha il suo primo
contatto, questa volta con una vecchia conoscenza: Eugeo.
Sfortunatamente, le memorie precedenti di Kirito sulla sua esperienza in Underworld sono state cancellate e gli è impossibile riconoscere l’amico con cui ha condiviso la sua infanzia simulata ma, sorprendentemente, ciò non diventa un problema in quanto, per qualche ragione, anche Eugeo (e, scopriremo in seguito, tutti gli abitanti del villaggio), ora cresciuto, non sembra avere memoria di Kirito.
L’episodio occupa il suo tempo stabilendo i personaggi, l’ambientazione ed alcuni dettagli di questo nuovo mondo: sappiamo che Underworld ha una sua storia, una sua mitologia e una sua religione che vengono esposte al pubblico attraverso Eugeo, che sembra ricoprire il ruolo di guida per un Kirito che, dopo essersi assicurato che la sua nuova conoscenza non fosse un giocatore o che non avesse ricordo del suo essere in una simulazione, finge un’amnesia per darci modo di scoprire insieme a lui nuovi dettagli ed informazioni.
Eugeo decide di aiutare Kirito dopo aver finito la sua “Chiamata”, un compito che viene affidato ad ogni abitante del villaggio e che, nel suo caso, sappiamo essere l’abbattimento del gigantesco cedro, operazione in corso da almeno 300 anni.
Scopriamo tuttavia che sottrarsi alla Chiamata è una violazione dell’Indice dei Tabù e che l’abbattimento del gargantuesco albero è essenziale per l’espansione delle coltivazioni del villaggio in quanto date le dimensioni la quantità di nutrimento che assorbe dalla terra limita l’area a disposizione degli abitanti locali, motivo per cui è stato soprannominato Albero Demoniaco.
Kirito decide di dare una mano all’amico, mostrandosi impacciato e poco avvezzo all’attività in questione, una novità benvenuta nel mostrare che Kirito non sempre è immediatamente competente in ogni cosa che fa quando esterna al contesto videoludico.
Sulla via per il villaggio i due incontrano un terzo abitante che, prendendosi gioco di Eugeo per la sua Chiamata, provoca Kirito spingendolo a dirsi uno spadaccino, fingendo di ricordare solo quell’aspetto della sua Chiamata ed invitato a dimostrare la veridicità di quest’affermazione.
Grazie a ciò, insieme a Kirito scopriamo che nonostante Underworld non sia un gioco né ne possieda i sistemi, la sua costruzione sul Seed alla base di tutte le simulazioni virtuali mostrate finora permette l’esistenza delle Sword Skills che contraddistinguevano il sistema di gioco in Aincrad.
Al termine di questa breve parentesi, Eugeo lascia Kirito presso la chiesa locale, dove verrà ospitato momentaneamente.
Qui Kirito ragiona sulla natura degli abitanti del villaggio, escludendo a priori che siano NPC in quanto non agiscono in maniera pre-programmata ma ritenendo impossibile siano persone vere in quanto troppo numerosi rispetto ai Soul Translator disponibili, concludendo come unica possibilità che Eugeo e gli altri abitanti del villaggio possano essere dei Fluctlight artificiali, copie digitalizzate delle anime di neonati inseriti all’interno della simulazione per un tempo indefinito.
Incapace di contattare il mondo esterno e privo di denaro, Kirito ritiene che raggiungere la capitale dell’Impero possa dargli più possibilità di avere un contatto e stabilisce di aver bisogno di qualcuno che lo guidi in quel nuovo mondo per poterci riuscire.
Considerazioni
Di questo episodio 2 non c’è molto da dire che non si sia già detto per quanto riguarda il suo predecessore, prendendosi il tempo necessario per permettere allo spettatore di familiarizzare con il mondo piuttosto che risucchiarlo immediatamente come fatto in precedenza, qualcosa di possibile grazie alla quantità di episodi preventivati.
Alcune domande sono lasciate in sospeso: Kirito sta morendo? É morto? Perché è stato inserito nella simulazione? Qual’è la vera natura degli abitanti di Underworld? E quella dell’intera simulazione e dell’esperimento di cui fa parte?
Queste domande hanno però ampio spazio per ottenere una risposta, e l’introduzione di nuovi personaggi al di fuori del classico gruppo di Kirito, persone come Eugeo e, possibilmente, altri abitanti di Underworld che si distinguano per personalità e caratterizzazione in modo certamente più interessante rispetto alle precedenti iterazioni della serie promettono di sviluppare questo arco narrativo in modo accattivante.
Dal punto di vista tecnico Sword Art Online: Alicization resta consistente con il suo primo episodio, con una colonna sonora calma e pacifica a fare da sottofondo e ad immergere lo spettatore nel nuovo mondo fantasy.
L’andazzo calmo ma non eccessivamente lento da allo spettatore sufficiente tempo per sviluppare un interesse ed un’attenzione in più sui dettagli della serie senza annoiarlo e non mancano momenti divertenti come Kirito taglialegna.
Per il momento la serie non presenta gravi pecche strutturali e da l’impressione di star guardando una versione isekai di Sword Art Online, dando alla serie una rinfrescata ed un senso di novità pur trattando, in essenza, gli stessi temi di realtà virtuale su cui si fonda l’intero progetto.
Qui di seguito troverete il riassunto del terzo episodio.