“A Pezzi” è l’ottavo episodio della serie, “Picard”, marcata CBS e Amazon Prime, ambientata nell’universo di Star Trek.
“A pezzi”, come mi sento io dopo otto episodi. No, scherzo, ma nemmeno così tanto. Avevo iniziato la serie con speranze e paure, che si erano dissipate durante il tempo, ma con l’arrivo di questi ultimi due episodi sento crescere in me un qualcosa di spaventoso.
Il terrore che le trame possano venir chiuse troppo velocemente, e che il prodotto non resti sugli standard iniziali. È dal sesto episodio che sento che qualcosa non quadra e la paura aumenta.
Avete avuto modo di leggere i nostri articoli precedenti? Vi rimando ai riassunti degli episodi: Breve guida introduttiva, Puntata Uno, Puntata Due, Puntata Tre, Puntata Quattro, Puntata Cinque, Puntata Sei, Puntata Sette.
Che ne dite se andiamo direttamente ad analizzare l’episodio?
Otto stelle all’orizzonte e un Cubo per domarli tutti
L’episodio, pensate un po’ che novità, si apre con un flashback. Vediamo le Zhat Vash riunite attorno a un dispositivo che loro chiamano l’Ammonimento. Un sistema che immagazzina i ricordi, le esperienze, gli eventi che sono accaduti, in una sorta di pozza di conoscenza.
La scelta del nome del pianeta è funzionale a questa fonte d’acqua e di conoscenza: Aia, il pianeta, è anche una delle naiadi, una divinità minore greca, legata ai corsi d’acqua, ai pozzi artesiani e alle fontane.
Le immagini che ci erano state condivise con la fusione mentale durante l’episodio scorso, vengono riproposte in toto durante il rito di iniziazione delle Zhat Vash, che comprendiamo essere un gruppo prevalentemente femminile, esattamente come le Qowat Milat loro oppositrici. Che la società romulana sia una società matriarcale? Sarebbe un risvolto molto interessante.
Durante la visione indotta possiamo riconoscere il tenente comandante Airiam che abbiamo incontrato in “Star Trek: Discovery” e l’inconfondibile volto di Data. Oltre a questo vediamo quello che doveva essere uno dei mondi di coloro che vennero distrutti dai sintetici o dalle macchine. Qui si viaggia di speculazioni. La mia, è che la razza ormai estinta altro non sia che quella Iconiana, una razza dipinta come dominatrice dell’universo, prima dell’avvento di altre specie e che aveva il potere di viaggiare tra i pianeti senza usare navi.
Dopo questa scena scopriamo anche che Narissa, la sorella di Narek, è imparentata con la ex-Borg Rahmda e che siano state proprio le conoscenze di quest’ultima ad aver mandato in corto i Borg subito dopo essere stata assimilata. È accaduto spesso, nel passato di Star Trek, che un Cubo sia stato sconnesso dalla Collettività a causa di un evento simile. La prima volta fu quando Hugh/Thug venne riportato “all’ovile” e la sua coscienza di singolo individuo si espanse tra i Borg portando quasi alla distruzione di tutto. Forse le conoscenze di Rahmda hanno scatenato la stessa catena di eventi.
La scena sull’Artefatto si chiude con Sette di Nove che riesce a salvare Elnor dall’attacco romulano, dopo che questi aveva attivato, nell’episodio precedente, il dispositivo S.O.S. Fenris. Nell’abbraccio in cui si rifugia il giovane Elnor traspare, in tutto e per tutto, la sua giovane età e la sua inesperienza nel vivere nell’universo.
Tutti “a pezzi” su “La Sirena”
Finalmente sono tornati tutti sulla nave, ma Rios non sembra per nulla felice. Nel momento stesso in cui vede Soji qualcosa in lui si rompe e a sua volta finisce “a pezzi”. Indubbiamente la ragazza ha fatto colpo sul capitano.
Subito dopo lo shock, il capitano ci regala un riferimento alla serie “Star Trek: Deep Space 9” citando la base stellare Deep Space 12. Le Deep Space sono le cosiddette stazioni di “frontiera“: nella serie originale arrivavamo a Deep Space 5, in “Star Trek: The Next Generation” Deep Space 7 e ora siamo alla dozzina.
Dopo questa scena, viene il momento di Raffi che ci dimostra quanto vale e lo fa minacciando con un phaser Jean-Luc e Soji, rivelando la sua totale incapacità a non concepire un universo senza complotti. Ah, avete fatto caso al phaser che impugna? È lo stesso che avevano gli sgherri di Bjazl su Freecloud. Dopo questo scontro la storia si sposta nell’infermeria.
Qui vediamo Jean-Luc e Raffi parlare con il Medico Olografico d’Emergenza riguardo al fatto che la dottoressa Jurati si sia iniettata un composto per disattivare il tracciatore al viridio che aveva ingerito all’inizio della stagione. Ve lo ricordate quando era stato usato un altro tracciatore di questo tipo? Nel film “Rotta Verso l’Ignoto”, Spock “sporca” la divisa di Kirk con un composto a base di viridio per poterlo tracciare fino a due settori di distanza.
Ritornando all’essere a pezzi: il campione assoluto è Rios. Ogni parte della sua personalità o memoria è frammentata in tanti vari ologrammi. In questo episodio ne abbiamo conosciuti due nuovi: il Navigatore Olografico di Emergenza (NOE) e l’Ingegnere Olografico di Emergenza che, tra l’altro, in lingua originale ho un fantastico accento scozzese. Un’omaggio all’ingegnere Montgomery Scott?
NOE ci lancia un aggancio all’universo in cui viviamo. Mentre, ragionando con Raffi, parlando di sistemi stellari ottonari, “ovvio” riferimento al “Conclave degli Otto”, il navigatore dice di come questo genere di sistemi sia molto raro e l’unico settenario conosciuto è Nu Scorpii. Questo sistema stellare esiste, realmente visibile nella costellazione dello Scorpione. Alzate gli occhi al cielo e scrutate le stelle!
La sagra delle cattive idee. Riattiviamo un Cubo Borg
L’arrivo di Sette di Nove non è passato inosservato e le pessime scelte si susseguono in questo episodio. Quella di Sette di Nove è quanto mai creativa, riattivare il Cubo per toglierne il controllo ai Romulani. La manovra ha più o meno successo e i naniti iniziano a rigenerare il cubo senza perdere neppure un attimo.
Abbiamo visto tante volte un Cubo rigenerarsi, ma mai da così vicino. La scelta che i naniti sciamino come degli insetti è graficamente potente, nulla a che vedere come le vecchie rigenerazioni dei cubi.
A seguito della riattivazione, Narissa chiede come liberarsi rapidamente dei Borg. Dopo l’idea di folgorarli o gassarli, infine la scelta ricade sull’espulsione dei Droni nel vuoto dello spazio. Questa brillante idea non è sua! È stata usata almeno altre due volte, la prima volta durante l’episodio “Rigenerazione”, tratto dalla serie televisiva “Enterprise”, e la seconda volta durante il film “Primo Contatto”.
L’importanza di essere Data
Tornando su “La Sirena”, Jean-Luc e Soji stanno consumando un pasto nella sala mensa. Qui la ragazza, piena di dubbi sulle sue memorie, non riesce a comprendere se quello che sta provando è qualcosa di reale o le è stato impiantato, e Picard, che a sua volta ha “subito” qualcosa di simile, riesce a capirla.
Ma come mai la può comprendere così bene? Nel più bel episodio, a mio avviso, di “Star Trek: The Next Generation” dal nome “Una vita per ricordare” Jean-Luc, colpito dal raggio di una sonda spaziale, vive una vita intera nel corpo di Kamen, sul mondo ormai distrutto di Kataan, spazzato via, anche questo da una supernova, vivendo diviso nei ricordi dell’uomo e quello del capitano. Per molto tempo Picard rimarrà turbato dall’esperienza vissuta e come ricordo del tutto terrà solo il flauto trovato nella sonda.
Ma noi conoscevamo già questa storia, vero? La sigla iniziale infatti si basa sulle note che Jean-Luc aveva imparato durante la sua “vita” come Kamen.
La conversazione si sposta poi su Data e sul suo imbarazzante senso dell’umorismo. Picard confessa a Soji che Data non sia mai stato capace di fare neanche una battuta di spirito. Il primo approccio di Data all’ironia, infatti, lo possiamo riscontrare nell’episodio “Okona, l’immorale” nella seconda stagione di “Star Trek: The Next Generation”. Il provare emozioni, il poter far ridere, è sempre stato quello a cui Data anelava e, con l’introduzione del chip emozionale appartenente in origine al “fratello” Lore, molto di quello che Data non riusciva a percepire, infine divenne a portata di mano.
Purtroppo, però, non sempre i suoi circuiti positronici e le emozioni riuscivano ad andare d’accordo e, più di una volta, il chip causò più danni che benefici, come accade nell’episodio “Uniti, parte 1 e 2”, in “Generazioni” e in “Primo Contatto”.
Il sentimento tragico dell’essere un Rios
In questa scena vediamo un povero Rios a pezzi nella sua cabina. Una bottiglia di Pisco vuota e la sua collezione di libri. Testi alquanto provanti emotivamente quali: “Lo Straniero” e “Il Ribelle” di Camus, “Morte nel Pomeriggio” di Hemingway, “A Casebook on Existentialism” di Spanos, “Il concetto di angoscia”, “Timore e Tremore / La malattia mortale” di Kierkgaard, “Del sentimento tragico della vita” di Unamuno e infine la chicca delle chicche “Surak e l’esistenzialismo” di Nicolaus Notabene. Ovviamente quest’ultimo non esiste ancora, purtroppo. Per chi non lo conoscesse, Surak, è il padre della logica Vulcaniana che permise al suo popolo di superare l’odio, la guerra e soprattutto le emozioni. Costui appare più volte in “Star Trek” sia nella serie originale che in “Enterprise”.
Infine, tra i fumi dell’alcool, percepiamo qualcosa. Mentre Rios ripercorre il viale dei ricordi rimette mano al passato sigillato dentro una valigetta che contiene la sua vita precedente. Possiamo vedere una foto, photoshoppata malissimo, di Rios e il suo ex capitano Vandermeer. Possibile che il nome del capitano sia un rimando allo scrittore di fantascienza VanDermeer autore della saga “Annientamento”?
La scena si completa con uno dei momenti più alti dell’episodio. Tutti i “Rios olografici” riuniti in un unico posto. Dovete assolutamente sentire la scena in lingua originale, l’attore cambia almeno tre o quattro accenti e quando tutti gli ologrammi si toccano la testa contemporaneamente, un sorriso mi è sfuggito.
In questa scena ci sono almeno due easter egg. Il primo riguarda il tea Yridiano. Gli Yridiani sono una razza di spie vista più volte in “Star Trek: Deep Space Nine” e incontrata, per la prima volta, nell’episodio “La Voce del Sangue, parte 1” della serie “Star Trek: The Next Generation”.
La seconda citazione invece riguarda le “conoscenze di astronavigazione medusiana”, un chiaro rimando alla serie originale di “Star Trek” nel suo episodio “La Bellezza è Verità?”.
Jurati e Rios sempre più a pezzi
il leitmotiv dell’episodio ormai lo conosciamo, no?
Nelle due scene successive, vediamo una dottoressa Jurati distrutta per aver ucciso Maddox a causa dell’ “avvelenamento psichico” riversatole dentro la mente tramite la fusione mentale vulcano-romulana, con conseguente blocco per evitare di poter tradirsi raccontando tutto.
Tutto il suo dolore sembra sciogliersi quando Soji si palesa innanzi a lei. Da quel momento tutto sembra diventare più facile e bello, un cambiamento troppo repentino per i miei gusti. Le chiede della sua creazione e delle sue imperfezioni, imperfezioni che la rendono bellissima, una vera e propria opera d’arte.
Per fortuna la parte successiva con Rios è più interessante.
La voce di Ella Fitzgerald avvolge la cabina di Rios con la canzone “In My Solitude”. Una collezione di sirene, un teschio di un giovane Targ (i cani da compagnia dei Klingon), un lettore di vinili. Un uomo ancorato al passato, in piena sindrome post-traumatica da stress. Ma da cosa è stato causato questo crollo?
Tutto è da ricercarsi nella morte del proprio capitano, dopo che questi venne obbligato a mettere in atto il comando “Bandiera Nera” e di uccidere i primi sintetici usciti dai laboratori di Maddox: Bellissimo Fiore e Jana.
Cosa è un comando “Bandiera Nera”? Tale ordine è un qualcosa che non deve apparire negli archivi e nei rapporti ufficiali, il cui risultato porti all’uccisione di qualche forma di vita, o alla distruzione di qualche nave, in ogni caso un comando basato sulla violenza. A mio modesto parare, assomiglia lontanamente alla “Direttiva Omega“, durante la quale la Prima Direttiva viene sospesa per distruggere la particella Omega. Ne volete sapere di più? “Star Trek: Voyager” episodio “Direttiva Omega” quarta stagione, tutte le risposte sono là fuori.
Regina per una notte
È il momento della verità. Sette di Nove, innanzi alla morte indiscriminata degli ex-Borg e dei Droni non ancora riattivati, decide di fondersi al cubo. Gli occhi si chiudono e si riaprono. Oscuri, con una luce verde, che fissano lo spettatore e le parole “Noi siamo Borg” sulle labbra.
Tuttavia, questa scelta, altro non fa che provocare ulteriormente Narissa, che decide di espellere tutti i Droni nello spazio aumentando così la frustrazione della “nuova regina”. Orde di ex-Borg attaccano la romulana, come uno sciame di ratti e, mentre quest’ultima si teletrasporta sulla sua nave, è possibile vedere una Sfera Borg che sporge dal Cubo. Questa scialuppa di salvataggio era già stata intravista in “Primo Contatto” quando questa esce dal Cubo che sta per venire distrutto e si lancia a conquistare il passato della razza umana.
Alla fine della scena, per non si sa quale ragione, Sette di Nove viene rilasciata dai cavi che la controllavano perché “Annika Hansen ha altri compiti da svolgere”. Senza senso, ma stacce!
Tutti a pezzi, ma nessuno è più basito
Le trame si devono chiudere e quindi tutti sanno tutto, nessuno è più basito, tutto è chiaro, tutto è lampante. No, è veramente assurdo. Questa abitudine di spiegare tutti assieme le cose era già stata vista in “Star Trek: Beyond” ed era insopportabile. Figuriamoci qua.
Ma veniamo un attimo alla Zhat Vash e Data. Ricordate l’episodio “Una giornata di Data” della serie “Star Trek: The Next Generation”? Una “vulcaniana” pare molto interessata alla figura del tenente Data e al tempo stesso sembra che ne abbia paura. Che quell’ambasciatrice, rivelatasi poi una spia romulana, fosse un membro della Zhat Vash? Voglio credere di sì. Vorrei che qualcosa avesse un senso in questo episodio. Non vorrei che tutto fosse solo autoreferenziale e fine a se stesso.
Dopo tali rivelazioni, Soji prende il controllo de “La Sirena” e la lancia verso un condotto a Trans-curvatura. Questi condotti, creati dai Borg, furono ampiamente utilizzati dalla Voyager durante i suoi viaggi nel Quadrante Delta.
Per recuperare il controllo della nave, Rios canta una ninna nanna così, perché ci stava. Non so se è un paragone azzardato, ma a me, quando il capitano parla della madre, mi è tornato in mente il racconto di George R. R. Martin, “Nightflyers”.
Prima della fine dell’episodio viene rammentata una vecchia conoscenza di Jean-Luc Picard, il capitano Martha Batadines, uno dei due migliori amici dell’ammiraglio durante i tempi all’Accademia della Flotta. Oltre ad essere stata un interesse amoroso per Jean-Luc fu anche presente al suo accoltellamento ad opera di alcuni attaccabrighe Nausicani, col la conseguente sostituzione del suo miocardio con un cuore in duritanio. Ne avevamo parlato nello scorso articolo, ricordate?
La nave di Rios è ormai quasi arrivata a destinazione, ma Narek, con la sua nave “serpe”, li segue da breve distanza. Che la morte sia arrivata, o stia per arrivare, in Arcadia come dice quel memento mori raffigurato in un quadro del Guercino?
Conclusioni su “A pezzi”
Sono profondamente dubbioso riguardo a questo episodio, proprio come dicevo all’inizio dell’articolo. Sembra quasi che in alcuni punti gli sceneggiatori de “Gli Occhi del Cuore” abbiano preso le redini dell’episodio (in maniera democratica ovviamente n.d.r.) e abbiano voluto chiudere tutte le storie in sospeso.
Con troppa fretta, aggiungerei.
Mi è sorto anche un dubbio, ma quando i cavi si sono uniti alla spina dorsale di Sette di Nove, come mai non hanno bucato il suo giubbotto di pelle? Dubbi profondi che mi terranno sveglio la notte.
Speriamo che i prossimi episodi siano memorabili, perché questi ultimi due sono stati un duro colpo per me.
1 Comment
The_Mando
Questo episodio non mi è dispiaciuto, a parte per quel genere di scelte frettolose che hai sottolineato, come lo spiegone di tutto l’intreccio della trama avvenuta sotto forma di illuminazione mistica. “Ah! Ci sono, è successo questo, questo e quest’altro” e come ci sei arrivato?
Il vero devasto avviene per me alla puntata dopo, lì per me la fretta è assolutamente esagerata, della serie “presto mancano due puntate, dobbiamo chiudere la serie”
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