All’80ª Mostra internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia quest’anno è sbarcato Yorgos Lanthimos (The Lobster, The Favourite, The Killing of the Sacred Deer) con la sua ultima fatica: Poor Things (Povere Creature!). L’opera si è poi aggiudicata il Leone d’Oro per il miglior film (il premio per la Migliore Regia invece è andato a Matteo Garrone per “Io capitano“)!
Il titolo, quasi pietoso, non deve indurre in errore. Non si prova pena per le creature di Lanthimos. Si fa il tifo per loro, si rimane stupefatti, sì, e anche un po’ perplessi. Ma alla fine, ci si fa accompagnare in un viaggio surreale, un racconto Steampunk e retrofuturista. Lanthimos prende lo spettatore per mano e lo fa saltare dalla Londra Vittoriana al Portogallo, dall’Egitto a Parigi, in nave ovviamente. Per poi, infine, tornare a Londra.
Che cast! Purtroppo assente a Venezia
Il cast è di eccezione! Purtroppo non è stato presente al Lido a causa dello sciopero dei membri del SAG-AFTRA. Tra i protagonisti svetta Emma Stone (La La Land, Cruella, The Amazing Spider-Man), nei panni di Bella Baxter.
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Un po’ di trama di Poor Things
Bella è una sposa di Frankenstein al contrario. Non viene creata per un altro (il cosiddetto mostro). Bella viene salvata dalla società e da se stessa, per avere una seconda possibilità. La vediamo muoversi come una bambola all’inizio, priva di parola e di controllo sulla vescica. Picchia sui tasti di un pianoforte, come farebbe un infante. Si muove senza coordinazione alcuna. Eppure è al sicuro e protetta nella casa del Dottor Godwin Baxter, interpretato dal sempre ottimo Willem Dafoe (L’ultima tentazione di Cristo, Spider-Man, Platoon, The Lighthouse, The Northman).
God, come si fa chiamare, è un medico, un genetista, uno scienziato. Deforme a causa degli insani esperimenti del padre, diventa padre delle sue creature. Bella è stata trovata nel Tamigi, dopo essersi gettata da un ponte, incinta.
Bella è figlia e madre. Figlia di God e di sè stessa. Madre della figlia mai nata, e di altri che ancora non ci sono ma che ci saranno.
Poor Things: Stile e Temi
Girato almeno all’inizio in bianco e nero, la pellicola ci mostra la crescita di Bella. La scoperta del linguaggio, della coordinazione. Del mondo al di fuori della casa di Baxter che all’inizio non la accetta, ma che soprattutto non accetta la deformità del suo eccentrico “padre”. Della masturbazione, e in ultima analisi la scoperta di sè stessi.
Da giovane donna con la mente di un bambino, Bella diventa una giovane donna e basta. Il film diventa a colori solo quando Bella lascia la casa di Baxter. E lo fa per accompagnare Duncan Wedderburn, Mark Ruffalo (Spotlight, Avengers, Thor, Dark Waters) in un debosciato giro per l’Europa.
Con omaggi a film come Metropolis, nella scena in cui Bella apre gli occhi per la prima volta sulla sua nuova vita. Prima uno e poi l’altro. Proprio come Brigitte Helm nel film di Fritz Lang, e Elephant Man nelle fattezze di Godwin, il viaggio di Bella diventa un viaggio universale di scoperta e presa di coscienza che tutti fanno, in special modo le donne.
Poor Things non è un film femminista, ma un film al femminile. Diretto alle giovani donne che si affacciano per la prima volta al mondo, ma anche alle donne mature che hanno vissuto la propria vita come hanno voluto e potuto e che adesso guardano alle nuove generazioni con un po’ di critica ma anche tanto incoraggiamento.
Sullo schermo, mentre Bella cresce e sviluppa una propria personalità, cosa che spaventa e allontana Duncan che non può permettere alla donna/bambina che ha portato via verso un’avventura sessuale, di diventare donna in grado di scegliere, appare Hanna Schygulla (Lili Marleen, The Marriage of Maria Braun, The Edge of Heaven) che le insegna la filosofia e le consiglia di leggere Goethe.
Durante il viaggio Bella scopre che il mondo non è tutto bello come Duncan vorrebbe farle credere. O così piccolo come lei aveva creduto a casa di Godwin…
Ci sono malattie e povertà, ingiustizie e prevaricazioni e Bella decide di voler rendere il mondo un posto migliore!
Come Godwin prima di lei, decide di diventare medico, quando torna a casa per salutare per l’ultima volta l’uomo che l’ha salvata, creata e che le ha concesso una seconda possibilità.
Ma Lanthimos osa di più, si spinge oltre: Dio muore. Letteralmente! La morte di Godwin Baxter dietro di sé lascia una nuova generazione di uomini e donne forse un po’ migliori.
Considerazioni
Un film tutto sommato ottimista che strizza l’occhio ad un futuro che nessuno conosce, ma che forse, con un po’ di fortuna, non sarà poi così male.
Da vedere in sala, se possibile. Da apprezzare per la bellezza e creatività della scenografia e dei costumi. Su cui riflettere seguendo la strada tracciata dal regista che però lascia libero ogni spettatore di sviluppare un pensiero critico proprio. Cosa chiedere di più?