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The PALE BLUE EYE, Buttiamoci un occhio

The Pale Blue Eye è un film di Scott Cooper (Black Mass, Hostile), alla sua terza collaborazione con Christian Bale.

Quest’opera potrebbe essere una piccola gemma nascosta che rischia di passare inosservata a causa delle scelte di Netflix. Il film è infatti uscito a fine dicembre (2022) in poche sale selezionate, per poi essere messo sulla piattaforma a partire dal 6 gennaio (2023).
La storia è tratta dall’omonimo libro (citazione da Il cuore rivelatore) di Louis Bayard del 2003, e racconta di una serie di omicidi che avvengono all’accademia di West Point negli anni in cui Edgar Allan Poe era uno dei cadetti.  


Credo che fosse il suo occhio! Certo, era quello! Uno dei suoi occhi assomigliava a quello d’un avvoltoio – un occhio blu pallido,

Il cuore rivelatore (The Tell-Tale Heart), 1843, Edgar Allan Poe

Un po’ di trama

Il ritrovamento del cadavere del cadetto Fry richiede l’intervento discreto di un veterano delle investigazioni, Augustus Landor, interpretato da un bravissimo Christian Bale (The Dark Knight, Batman Begin, American Psycho). L’attore grazie alla sua recitazione mai sopra le righe, a volte anzi subordinata alla scenografia e alla sceneggiatura, regala il ritratto di un uomo di legge vecchio stile, stanco e disilluso. Dopo essersi ritirato quasi a vita privata, viene richiamato in servizio per fare luce su quello che apparentemente sembra un suicidio. Da subito in contrasto con la regola militare, Landor scopre che in realtà il cadetto è stato ucciso. 

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Quando il caso non disturba

Da qui si dipana un mystery dalle tinte gotiche, che strizza l’occhio all’horror senza mai varcarne davvero la soglia. West Point diviene allora teatro di altri macabri ritrovamenti. Tra corpi rinvenuti impiccati e castrati e carcasse di animali lo spettatore si chiede che cosa stia succedendo. Tra possibili riti satanici, libri perduti e ritrovati e l’orrore vero della vita, si assiste ad un film che procede tra alti e bassi. 

In The Pale Blue Eye tutto accade per un caso. Se questo potrebbe far storcere il naso ai puristi della sceneggiatura, in questo caso funziona. I personaggi vengono così introdotti in maniera fluida, in modo tale che possano prendere il proprio posto su una scacchiera che si va componendo lentamente.    

In questo modo le interazioni tra i protagonisti non risultano forzate, cosa che potrebbe accadere in un film che dura poco più di due ore. La parte iniziale del film risulta molto forte, la parte centrale mostra però delle debolezze di trama. Queste vengono sanate quando lo spettatore si trova davanti al plot twist finale che nessuno si aspettava.  

pale blue eye

I Personaggi

Sul palcoscenico si avvicenda una pletora di personaggi interpretati da un cast di tutto rispetto. Oltre a Bale, che potrebbe leggere la lista della spesa ed attanagliare comunque lo spettatore allo schermo, troviamo la rivelazione del film: Harry Melling (Harry Potter, The Tragedy of Macbeth, The Old Guard) che di strada ne ha fatta da quando interpretava i panni extra large di Dudley. Era già balzato all’attenzione del pubblico grazie a Joel Coen (La ballata di Buster Scruggs, 2018) e adesso si conferma un attore a cui prestare attenzione. La sua interpretazione quasi esasperata di Edgar Allan Poe, piena di manierismi teatrali e attenta alle mille sfaccettature dell’anima inquieta del celebre autore, lo pone nel ruolo non facile di chi ruba la scena non solo allo stesso Bale ma anche ad attori del calibro di Robert Duvall (Apocalypse Now, The Judge, The Apostle, The Rain people) e Charlotte Gainsbourg (Melancholia, Nymphomaniac, The Accusation). Tra gli altri nomi famosi non possiamo che ricordare Gillian Anderson (X-Files, Sex Education), Toby Jones (La Talpa, Il racconto dei racconti) e Timothy Spall (Harry Potter, L’ultimo samurai).

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Quando regista e direttore della fotografia fanno coppia fissa

Netflix ha pagato 55 milioni di dollari per assicurarsi i diritti sul mercato mondiale per la distribuzione del film. La produzione rimane però una di medio budget. Questo rende ancora più incredibile il fatto che Masanobu Takayanagi (Hostiles, Warrior), anche lui alla terza collaborazione con Cooper, sia riuscito a girare in loco, senza avvalersi dell’uso di esterni ricreati in studio. Obiettivo non facile da raggiungere al giorno d’oggi!

Si è preferito utilizzare le luci naturali dell’inverno plumbeo del West Pennsylvania. La tavolozza dei colori è composta prevalentemente di blu e grigi. Questi due aspetti rendono l’atmosfera cupa e nefasta, adatta al senso di inevitabile tragicità che permea tutta la storia. Il direttore della fotografia è stato veramente bravo nel mostrare come l’atmosfera di un film sia fondamentale per supportare l’intera storia!

A dimostrazione della sua maestria, vi è, in tutto il film, un’unica scena girata in toni caldi. Le le varie sfumature del rosso e dell’arancio, date dalle candele accese, riempiono un saloon di quella luce che manca al resto del film. Si tratta di una scelta voluta per creare una linea di demarcazione tra ciò che avviene fuori, ed il modo in cui i personaggi si comportano quando possono essere visti da altri, e quello che avviene all’interno, dove confessioni e relazioni si intersecano per condurre lo spettatore al colpo di scena finale che lascia senza parole e con qualche luccicone agli occhi, quasi The Pale Blue Eye.

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