In questo articolo a proposito di Anne Rice, abbiamo avuto modo di parlare brevemente di Intervista col vampiro. In particolar modo abbiamo analizzato i primi episodi della nuova Serie AMC+ Interview with the Vampire. Sappiate che il quinto episodio di domenica 23 ottobre scorso (A Vile Hunger for Your Hammering Heart), ha quasi distrutto l’Internet.
Perché?
Semplice. Un singolo episodio ha ottenuto ciò che molti showrunner non riescono a fare nell’arco di un’intera carriera. Distruggere un prodotto che aveva mostrato un arco ascendente di miglioramento fin dal primo episodio.
Che cosa è successo?
La risposta più semplice sarebbe: “di tutto!“. Le rispose semplici, però, non piacciono a nessuno e dunque cerchiamo di capire nel dettaglio la magnitudine di ciò che è successo.
Trigger warnings. Perché non usarli se funzionano?
La prima cosa che salta all’occhio in apertura di episodio è la mancanza di un preciso trigger warning. Era invece presente in apertura del sesto episodio (Like Angels put in Hell by God) dove non succede niente che lo possa giustificare (NdR). Se da una parte è facile capire come un avviso troppo dettagliato possa portare allo spoiler, quello che non si comprende è come, in un momento storico come quello che stiamo vivendo, in cui tutto può essere frainteso e visto come una minaccia anche quando è innocuo, si possa pensare di dare in pasto allo spettatore un episodio così colmo di eventi senza metterlo in guardia.
È uno scontro generazionale. Da una parte i millenials e tutti coloro che sono cresciuti guardando film e serie senza troppe preoccupazioni, dall’altra la GenZ e tutti quegli spettatori che invece sono cresciuti di pari passo con l’aumentare dell’attenzione nei confronti dei prodotti audiovisivi e di come questi possano essere recepiti dalle menti più giovani e qualche volta più fragili.
Ciò non toglie che nell’episodio di domenica le tematiche trattate avrebbero meritato almeno una dritta.
Non aiuta che nei commenti alla fine dell’episodio in questione il creatore Rolin Jones abbia spiegato la scena con Claudia usando queste parole:
Quello che succede a Claudia è brutto, ma la rende più forte.
Non molto distante dalle esternazioni fatte alla fine del primo episodio.
Abbiamo la possibilità di divertirci con la razza e la sessualità.
Parole che lasciano perplessi vista la delicatezza di tali argomenti.
Qual è allora il messaggio?
Mentre tutti sanno, purtroppo, che il suicidio non fa distinzione di genere, sesso, età ed estrazione sociale, ed è quindi tristemente logico che possa risultare per tutti un argomento delicato quando non addirittura nocivo, quello che traspare è che la violenza domestica e lo stupro siano ad unico appannaggio di donne e membri della comunità LGBT+ e dunque dati quasi per scontato come qualcosa che è impossibile da evitare?
Sembra terribile una volta scritto nero su bianco, eppure lo spetattore non può scuotersi di dosso il dubbio che sia proprio questo il motivo per il diverso approccio mostrato.
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Una narrativa obsoleta che mostra alcuni limiti di scrittura. Povero Intervista col vampiro!
Un ulteriore problema che si riscontra in questo episodio è appunto quello di una narrativa obsoleta che vuole che la donna che sopravvive ad un’aggressione così orribile, ne esca più forte.
Partendo dal presupposto che tutte le donne sono diverse, si deve anche arrivare a comprendere che non tutte reagiscono allo stesso modo. Non solo, il modo in cui una donna si riprende da qualcosa di così tragico e traumatico non dipende solo da lei, ma anche da ciò che ha intorno. L’ambiente non può essere ignorato. Una donna violentata è soprattutto una donna cambiata e mai, si dovrebbe misurare la forza di una donna in base ai traumi subiti.
Quello che lascia ancora più perplessi è l’uso dello stupro come unico plot device per definire un personaggio femminile e renderlo più simpatetico. Una pratica solo apparentemente abbandonata, ma che in questo episodio torna prepotente, come se non ci fosse altro modo per Claudia di evolvere.
Claudia, fin dalla sua prima apparizione è l’archetipo perfetto dell’eroina tragica inscritta nel genere gotico.
Non c’è infatti personaggio più tragico di lei nelle intere cronache. Una mente che evolve e impara, imprigionata nel corpo di una ragazzina (almeno nella serie. In origine, Claudia ha sei anni NDR) che si chiede, disperata, che potrà mai amarla davvero.
Claudia evolve mentre il tempo scorre intorno a lei, lasciandola immutata. Diventa una donna senza mai esserlo davvero. Prova desideri che il suo corpo non le permetterà mai di appagare e se da prima non se ne rende conto, non può ignorarlo per sempre, non avendo sotto gli occhi Louis e Lestat che nella seria hanno un’esplicita relazione sessuale. E sì, Claudia matura il suo odio per Lestat, in misura in cui si innamora di Louis. Non era già questo abbastanza per rendere raccapricciante il suo arco narrativo?
Perché allora costringere un personaggio imprigionato nel corpo sbagliato a dover anche sopportare l’umiliazione ed il trauma dello stupro? Si è voluto aggiungere orrore all’orrore ed il risultato è disturbante, ma nel modo sbagliato.
Tristemente questo dimostra come gli sceneggiatori che hanno lavorato al progetto non abbiano chiari in mente i canoni del genere Gothic Romance. E qui mi permetto di aprire una piccola parentesi prima di tornare al cuore del problema.
Un sottogenere con i suoi specifici canoni
Il genere gotico romantico, che è quello a cui appartiene Intervista col vampiro e gli altri romanzi delle Cronache di Vampiri, nasce come sottogenere dell’horror, questo è vero, ma non ne condivide i canoni, anzi con il tempo si evolve così tanto da generarne di nuovi.
È bene specificare che né il Gothic Romance né l’Horror Romance garantiscono un lieto fine, che è il punto focale del genere Romance. Mentre però nel genere horror il lieto fine non esiste proprio per sua natura, nel Gothic aleggia ancora qualche possibilità. Questo punto è da tenere presente per la fine del nostro articolo.
Il canone da seguire se si parla di Gothic Romance è semplice: un personaggio, generalmente quello femminile, ma non in questo caso, che realizza quello che vuole contro quelle che sono le aspettative della società.
Questo è il motivo per cui la storia d’amore alla base di Intervista col vampiro, ma un po’ in tutte le Cronache dei vampiri, appartiene al genere gotico e non a quello horror perché sia Louis che Lestat stanno scoprendo ciò che vogliono in contrasto con ciò che la società e la loro diversa cultura dicono loro di volere.
Le cose si complicano quando Lestat diventa l’emblema della società vampirica per Louis. È tutto ciò che conosce e ne deve seguire le regole, ma si rende conto presto che non vuole vivere secondo le regole che Lestat (la società) impone. Questo crea tensione tra di loro, una tensione che Lestat cerca di riparare usando Claudia. Decisione che condurrà alla presunta morte di Lestat (crollo della società in una prima parvenza di libertà). Claudia e Louis partono per l’Europa e questo rappresenta un altro cardine del canone gotico: l’apertura della porta proibita dietro la quale sono celati indicibili segreti.
Quando Lestat ritorna, diviene il fantasma che si oppone all’apertura di tale porta. Una figura che può essere intesa come antagonista, o come protettore. Può voler impedire agli eroi di scoprire la verità per un piano nefasto, o per proteggerli. Quando si spalanca la porta, i due vampiri si accorgono di non essere pronti per ciò da cui Lestat li aveva messi in guardia.
I vampiri europei sono più pericolosi, non ci si può fidare di loro. Vivono in una società segreta e parallela le cui regole portano alla morte di Claudia. Armand ed il suo “Teatro” sono una nuova forza esterna che tenta di imporre a Louis, che ancora non sa che cosa vuole davvero, le proprie regole ed il proprio modo di vivere.
Alla fine del libro, che è il viaggio di Louis, questi ha finalmente capito cosa vuole e chi è. Ha formato delle idee proprie su ciò che vuole e come ottenerlo e ciò che vuole è Lestat.
Torniamo all’analisi della serie Intervista col vampiro
Quello che si presenta agli occhi dello spettatore negli ultimi cinque minuti dell’episodio non è solo in aperta opposizione con ciò che succede nei libri, ma fa anche parte di un diverso canone di genere.
La gratuita violenza mostrata da Lestat si addice di più ad un horror che al genere gotico.
Se è pur vero che almeno nella prima parte di Intervista col vampiro Lestat è un personaggio tossico e con pochi lati positivi, l’arco narrativo delle Cronache è fatto di redenzione non solo ma anche tramite la relazione tra Lestat e Louis che si dipana per tutti e tredici i libri.
Lestat schiaffeggia Louis due volte: una per impedirgli di bere sangue già contaminato dalla morte, ed una durante una lite che viene esasperata dalla presenza di Claudia e dalla tensione che si è già formata in seno a questa tragica famiglia che non avrebbe mai dovuto nascere.
Eppure dopo decenni, i due si avvicinano gradualmente. Trovano punti in comune che prima non credevano esistere. Comprendono di non poter passare ogni momento della loro eternità insieme, ma sanno che sono destinati l’uno all’altro.
Questo tipo di redenzione può avvenire solo quando due personaggi, per quanto volatili e negativi, non attraversano però determinate soglie che segnano il punto di non ritorno. Punto abbondantemente superato sullo schermo.
Quella che vediamo non è una lite tra due persone sullo stesso piano. Non è uno scontro alla pari. Non è un conflitto. È pura tortura. Un uomo, evidentemente più forte che si accanisce senza nessuna esitazione su qualcuno che proclama di amare. Lestat non si ferma mentre dà sfogo ad un sadismo che difficilmente viene rappresentato in televisione.
Questo non è il Lestat che i lettori hanno imparato a conoscere. Non è un personaggio che possa essere in alcun modo giustificato, ma soprattutto non è un personaggio che possa essere redento. Come questo possa sposarsi con il loro essere Endgame nei libri, e probabilmente anche nella serie, è un mistero che non verrà risolto nel finale di stagione (The Thing Lay Still) in programmazione lo scorso 6 novembre.
Se questo non bastasse a lasciare l’amaro in bocca e a far sorgere delle domande su che tipo di personaggio sia questo nuovo Lestat, si aggiunge anche il fatto che le due vittime siano i due più importanti personaggi di colore.
Ed ancora il fatto che anche il personaggio di Louis sia in qualche modo colpevole di quello che gli succede. Per quattro episodi Louis nega con decisione e rabbia di essere mai stato una vittima di Lestat.
- Fammi indovinare. Il giovane uomo di colore che si innamora del più anziano e più ricco uomo bianco. L’ho già sentita questa storia.
- Non eravate partner. Tu non avevi alcun potere.
- Non ero una vittima.
Solo per poi scoprire che sì, Louis era una vittima. Ma è davvero possibile che un uomo che viene definito un Dio nel primo episodio, certo da parte di un personaggio di cui ancora non sappiamo niente e sul quale sono state fatte decine di speculazioni, possa essere vittima così inconsapevole da non accorgersi di esserlo? Qui si va ben oltre il semplice negare anche l’evidenza.
Il Louis del quinto episodio nega il suo stesso personaggio e per completare un quadro che non è dei migliori Daniel, che fino a questo momento ha così insistito a definirlo una vittima ad ogni occasione utile, reagisce ad un evidente abuso di Louis, con ulteriore violenza.
Troneggia su di lui, ancora seduto e lo schiaffeggia, esattamente come aveva fatto Lestat nel libro. Una reazione comprensibile per la mancanza appena commessa da Louis che approfitta del suo potere per accentuare il tremore delle mani di Daniel, causato dal Parkinson, ma che rende Louis vittima ancora una volta, di qualcuno che si era finora mostrato come se non un amico, almeno un professionista pronto ad accogliere le sue confessioni.
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In conclusione
L’episodio è stato gestito male, sia nelle tempistiche che nelle tematiche. Allontana i personaggi dal canone di Intervista col vampiro (qui potrete trovare il romanzo) degli altri romanzi e confonde i canoni di genere forse sperando che nessuno tra gli spettatori, o almeno nessuno con la voglia di mettere in evidenza tali anomalie, se ne rendesse conto.
È un episodio che marca un limite. Non è difficile credere che molti appassionati dell’opera della Rice non abbiano apprezzato e non guarderanno gli ultimi due episodi della stagione. Per una stagione che intende essere solo la prima di una lunga serie che esplorerà le intere Cronache, sembra ad oggi difficile che Lestat e Louis possano davvero essere la stessa coppia di amanti che sono stati negli ultimi cinquant’anni.
Se ne avete voglia e volete sapere che cosa succede, la sola cosa da fare è continuare a guardare, ma se accettate un consiglio non fatelo con troppe speranze per una riparazione futura che sembra non solo lontana, ma soprattutto di difficile realizzazione.
Per redimere Lestat ancora una volta, sarebbe necessario un plot twist che metterà fine a tutti i plot twists della storia! Obiettivo difficile da raggiungere, anche alla luce di quanto scritto e diretto.