Vediamo perché questa discussione sul colore della pelle di Elfi e Nani nella Terra di Mezzo della serie Amazon The Rings of Power è sterile e spesso veicoli idee razziste e antitetiche al pensiero di Tolkien.
L’uscita delle prime immagini promozionali di The Rings of Power e del relativo teaser trailer ha suscitato una ridda mondiale di commenti, com’era prevedibile.
In particolare ha creato una vera spaccatura nel mondo Tolkieniano. Infatti, la presenza dell’Elfo Arondir interpretato dall’attore portoricano Ismael Cruz Cordova e di una principessa dei Nani, Disa, nei cui regali panni troviamo l’attrice britannica di origine africana Sophia Nomvete, ha fatto sorgere una querelle infinita. In essa, Tolkien viene tirato da una parte e dall’altra, nel tentativo di cercare appigli testuali che dimostrino, una volta per tutte, o che Tolkien abbia parlato di “Elfi neri e Nane nere” o che, al contrario, abbia esplicitamente detto che Nani ed Elfi non possono essere neri.
Dibattito, dal mio punto di vista, abbastanza sconfortante, per una serie di ragioni di cui parlerò in questo articolo. Ma soprattutto, questa è una discussione vana, perché non si troverà niente in Tolkien che dia una parola definitiva su questo argomento.
E non perché il Professore non sapeva decidersi in questo senso, ma per una ragione molto semplice.
Perché a Tolkien non interessava il tema del colore della pelle?
A Tolkien la questione della pelle interessava pochissimo. Vediamo qui perché.
Lasciamo da parte la descrizione della “pelle scura” dell’Elfo traditore Maeglin, inserita nella primissima versione della Caduta di Gondolin, fortemente influenzata dal clima della Grande Guerra (il testo è del 1917). Infatti, su di essa molto presto Tolkien ebbe un ripensamento: nel Silmarillion Maeglin viene descritto di pelle bianca, con il conseguente allontanamento dal binomio pelle scura-cattivo.
Per il resto, gli unici accenni alla pelle, nelle opere di Tolkien, si riferiscono a stirpi di vari popoli la cui pelle di vario colore serve a sottolineare o la loro provenienza geografica, com’è il caso dei Sudron che vengono dalle zone oltre Mordor, o certi eventi della loro storia. Per esempio, la pelle bianca di due stirpi Elfiche, i Noldor e i Vanyar, deriva dai lunghissimi anni passati a Valinor, assieme ai Valar. In questo caso, la pelle bianca dimostra semplicemente il contatto con quegli esseri santi e la loro terra benedetta.
La vera, definitiva, distinzione che pone Tolkien per diversificare un popolo da un altro, da buon filologo, era la lingua. Infatti, ogni popolo ha la sua lingua, persino gli Orchi.
Per lui, che nel discorso di commiato all’Università di Oxford, nel 1959, dichiara apertamente di avere “l’odio per l’apartheid nelle mie ossa”, non c’era alcun interesse a sottolineare il colore della pelle di qualsivoglia “razza” come elemento differenziante un popolo da un altro dal punto di vista morale.
Lo dimostra la descrizione della caduta di Nùmenor, o la narrazione degli errori e delle colpe degli Elfi Noldor. Entrambe queste popolazioni, descritte con la pelle bianca, si sono macchiate di crimini, arroganza, superbia e titanismo, e hanno causato loro stesse la loro Caduta.
Perché la discussione sul colore della pelle di Elfi e Nani ha dei sottintesi problematici?
Quindi, in sé, la discussione che ha infiammato il Web è vana. Ma è pure sconfortante, perché ci sono almeno tre punti da sottolineare che dimostrano come l’accusa rivolta alla produzione di The Rings of Power di voler “inserire il politically correct nella Terra di Mezzo” sia sconfortante, per i sottointesi che apre quest’accusa.
Quindi nella Terra di Mezzo le persone non bianche sono solo schiavi o antagonisti?
Innanzitutto, voler sottolineare continuamente che nella Terra di Mezzo non ci “devono” essere Elfi “neri” porta a pensare che non li si voglia così, perché un Elfo nero stonerebbe con la visione che si ha degli Elfi. Bellissimi, biondi e dalla pelle bianca… che è esattamente il perfetto stereotipo razzista. Un Elfo è bello, si dice. Quindi un Elfo che non abbia la pelle bianca è brutto.
Credo che molte delle persone che, in buona fede, sostengano che in Tolkien gli Elfi siano rappresentativi dell’Europa Nordica, prestino il fianco a chi parla apertamente con toni razzisti e non si rendano pienamente conto dell’implicazione che questa teoria porta con sé.
Anche l’opinione che sostiene che non c’è bisogno di inserire Elfi “neri” per dimostrare la diversità nella Terra di Mezzo perché “ci sono gli Haradrim e i Sudron” ricade in questo pericoloso ambito. Sta sempre a significare che i neri sono da inserire tra i cattivi o, come premio di consolazione, tra gli schiavi di Sauron: non possono essere altro.
Associare la Terra di Mezzo all’Europa Nordica è errato
Ma, come sappiamo da Tolkien stesso, non c’è scritto da nessuna parte che gli Elfi rappresentino l’Europa nordica. Per il Professore, come si può leggere nella lettera a Milton Waldman, dell’anno 1951:
i miei elfi sono solo una rappresentazione o un concetto di una parte della natura umana.
Nessuna associazione tra gli Elfi e la “razza bianca”, quindi.
Così come non c’è nessuna associazione tra la Terra di Mezzo e un presunto “spirito nordico”. Il Professore, infatti, nella lettera a Charlotte Plimmer dell’8 febbraio 1967, afferma con convinzione:
Non nordica, per favore! È una parola che personalmente non sopporto: è associata, anche se ha origini francesi, alle teorie razziste. Geograficamente, settentrionale va di solito meglio. Tuttavia, un’analisi dimostrerà che anche questa è inapplicabile, geograficamente e spiritualmente, alla Terra di Mezzo. Questa è una parola antica, non inventata da me, come si può vedere consultando un dizionario come il Piccolo Oxford. Denotava le terre abitabili del nostro mondo, posto in mezzo all’Oceano circostante.
L’azione della storia si svolge al nordovest della “Terra di Mezzo”, equivalente in latitudine alle terre costiere dell’Europa e alla costa settentrionale del Mediterraneo. Ma questa non è un’area “nordica” in nessun senso. Se Hobbiville e Gran Burrone sono pensati ( come voluto) alla latitudine di Oxford, allora Minas Tirith, 600 miglia più a sud, è più o meno alla latitudine di Firenze. Le foci dell’Anduin e l’antica città di Pelargir sono più o meno alla latitudine dell’antica Troia”.
Confusione tra Mondo Primario e Mondo secondario
Veniamo adesso al secondo punto.
Penso infatti che la riconosciuta verosimiglianza, a livello narrativo, della Terra di Mezzo, porti troppo spesso a confondere i piani tra Mondo Primario e Mondo Secondario, come li chiamava Tolkien. Il nostro mondo è una cosa, e il mondo della fantasia e dell’invenzione è un altro. I due piani non possono e non devono essere confusi. Le varie caratteristiche del nostro mondo non devono essere trasferite in automatico nel Mondo Secondario.
Tolkien stesso, nella lettera a Amy Ronald del 2 Gennaio 1969, alla richiesta di dire il corrispettivo elfico del suo nome, mostra chiaramente che per lui i due piani erano da non confondere:
Riguardo a un nome ‘elfico’: ovviamente potrei inventarne uno. Ma io non appartengo alla storia che ho inventato: e non desidero farlo!
Quindi, per un’Elfa come Galadriel, appartenente ai Noldor, sappiamo che c’è una precisa descrizione del colore della sua pelle, per i motivi di cui abbiamo detto sopra. Tuttavia, ci sono altre stirpi elfiche, come gli Avari, i quali non sono mai andati a Valinor, delle quali abbiano vaghissimi accenni e nessuna descrizione. Il mondo della fantasia e dell’invenzione è un mondo libero, e certe categorie, più o meno condivisibili, del mondo reale, non devono valere come una regola assoluta.
Detto questo, continuare a battere sul colore della pelle è un continuo ricadere su considerazioni che rischiano di portare a valutazioni morali per nulla condivisibili sul colore della pelle. Per quanto mi riguarda, in Arondir io vedo semplicemente un Elfo interpretato da un eccellente attore, Ismael Cruz-Cordova.
La Terra di Mezzo come fenomeno globale, che ormai appartiene a tutti
Infine, arriviamo al terzo punto.
La Terra di Mezzo è ormai un fenomeno globale. Appartiene davvero a tutti, e ogni persona di questo mondo ha il diritto di potersi identificare in coloro che lottano contro l’Ombra che vuole distruggere e sopraffare tutte le terre.
Perché dei bambini o dei ragazzi africani, asiatici, latini, quando vanno al cinema, guardano in TV o giocano con gli amici, dovrebbero sentirsi dire: “Tu non puoi essere un Elfo, devi fare il Sudron” o “ voi non potete essere Elfi, dovete identificarvi e tifare per i cattivi“?
Tutti noi abbiamo sognato di essere come Legolas, Aragorn e Gandalf, Sam. Per questo credo che Arondir, al di là di tutte le considerazioni filologiche o meno tali, possa essere un bellissimo segnale che dica “ecco questa è la Terra di Mezzo, e tutti possono avere i loro eroi pronti a lottare contro Sauron”.
Alcune parole conclusive
Altri potranno vedere la questione diversamente. Ma questa è l’idea che la lettura di Tolkien mi ha sempre trasmesso. E in Arondir e Disa non ci vedo nulla di innaturale.
La serie The Rings of Power dovrà essere giudicata per la sua sceneggiatura e la sua coerenza con la Seconda Era descritta da Tolkien, e per nessun altro motivo.
1 Commento
Norbert
Bravo Pierluigi, gran bell’articolo.
Su alcuni punti mi sa che non son d’accordo e su altri dovrò rifletterci.
Però, secondo me, ti sei perso un aspetto fondamentale. Non ci saranno personaggi “dalla pelle scura” per i nobili motivi di inclusione che hai descritto (ma per me “latino” rimane una lingua) ma perché così il loro prodotto avrà maggiore “appeal” e venderà di più.
Se fossero stati convinti che fare tutti (elfi, uomini, hobbit, orchi,…), alti, bianchi, biondi, con la barba rossa avremmo avuto elfi, hobbit, haradrim, Dunladings, Drû etc etc tutti alti, bianchi, biondi e con la barba rossa. ;-)
Fateci pace: la Terra di Mezzo di Tolkien è solo nei suoi libri – e anche lì non è scevra da ripensamenti e contraddizioni.
Dato il successo di Tolkien sono seguite tante altre Terre di Mezzo più o meno fedeli all’originale.
Quella di Amazon sarà un’altra. Per dire se la trovo palatabile o irricevibile aspetterò di vederla. Non temo tanto le novità, quanto le novità malfatte, le sceneggiature lacunose, i dialoghi di qualità inaccettabile in una telenovela di terz’ordine.
In una parola, “Lo Hobbit” di Jackson
:-)
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