The Green Knight (Sir Gawain e il Cavaliere Verde) è un film del 2021 diretto da David Lowery. Il regista ne ha inoltre curato il montaggio, la produzione e la sceneggiatura.
Noto al grande pubblico per il suo live action Il drago invisibile, distribuito dalla Disney nel 2016, Lowery, con questo film, continua il suo sodalizio con la casa distributrice A24 con la quale, in passato, aveva firmato Storia di un fantasma (2017), che tra le altre cose vi consiglio di vedere.
Ma torniamo a The Green Knight. La storia prende ispirazione e ricalca il racconto Sir Gawain e il Cavaliere Verde, un poema allitterativo, scritto intorno al XIV secolo, che recupera i temi della Materia di Bretagna altresì nota come ciclo arturiano.
Sir Gawain è il figlio di Morgause, una delle due sorelle di Re Artù, da non confondere con la più nota sorella Morgana. Trovo necessario sottolineare la seguente informazione vista la gran confusione che c’è attorno alla famiglia dei Pendragon, i loro legami con i vari re sparsi per la Britannia e la pletora di figli e figliastri che vengono presentati nei vari racconti.
L’analisi del film prenderà in esame alcuni punti del film, quindi sono presenti degli SPOILER. Se non avete ancora visto la pellicola, vi invitiamo a visionarla e poi, solo successivamente a leggere l’analisi.
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Il Viaggio dell’Eroe nel film di The Green Knight
Sir Gawain, interpretato da Dav Patel, è il nipote del Re, un giovanotto dissoluto che alla gloria delle armi ha sempre preferito i piaceri della vita terrena. Il giorno di Natale, durante le celebrazioni, attorno ad una tavola rotonda imbandita, il Cavaliere Verde fa la sua comparsa a corte e offre un gioco (gomen nel racconto scritto). Per chi non lo sapesse, tra i capisaldi della cultura e della letteratura germanica il concetto di gioco e scambio di doni, sono considerati infatti vere e proprie prove di merito e di coraggio.
Il gioco in questione è ben noto per chi conosce la storia. Il Cavaliere Verde avrebbe donato la stessa cosa che gli fosse stata data da colui che avesse accettato il gioco. Ad un anno dal “dono”, Sir Gawain si mette in cammino per andare ad affrontare il suo destino e la conferma della gloria guadagnata.
Il viaggio in questione mostra una terra conquistata e devasta dalla guerra. Ogni forma di ideale cavalleresco è dimenticata. Non ci sono armature scintillanti né spade lucenti. Non c’è il positivismo di una Camelot costruita come esempio per l’umanità, basti vedere come sono rappresentati Artù e Ginevra! Qui Camelot altro non è che l’ennesimo forte regno che muove guerra ad un altro per accrescere il suo potere.
Troviamo boschi sradicati per far spazio a terreni coltivabili. La popolazione locale è obbligata al trasferimento, esattamente come accade nella nostra realtà di oggi durante gli scontri delle nostre guerre intelligenti.
E in tutto questo mondo reale, che ha perso ogni sua patina di epicità, abbiamo un uomo, non realizzato, che intraprende il suo viaggio.
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Il concetto di cavaliere e quello di uomo
Sir Gawain, o Galvano, o Gwalchmei è uno dei cavalieri più fidati di Artù e, nel racconto a lui dedicato, viene considerato il più nobile tra tutti coloro che siedono alla Tavola Rotonda. Ma se il cavaliere Galvano riassume tutte le virtù cavalleresche, l’uomo Galvano di David Lowery non ne ha alcuna. Ricorda il Codice:
Un cavaliere è votato al coraggio.
Dragonheart, 1996
Il suo cuore conosce solo la virtù.
La sua spada difende gli inermi.
La sua forza sostiene i deboli.
Le sue parole dicono solo la verità.
La sua ira abbatte i malvagi.
Ogni incontro e ogni prova in cui si imbatte, e che rappresentano una delle qualità che il cavaliere dovrebbe possedere, l’uomo le fallisce. Eppure a differenza del cavaliere Galvano, Sir Gawain non fallisce l’ultimo incontro con il Cavaliere Verde. L’unico che conta.
Per chi conosce il racconto, Galvano supera il taglio della testa perché tiene attorno alla vita una fascia verde che lo rende immune alle ferite. Il Sir Gawain invece, nel film, capisce quanto la sua visione del mondo e della vita possa essere semplicistica e chiusa e per questo riesce a mettere la testa al posto giusto. Decide quindi di togliere l’artefatto che lo protegge. Questo genere di oggetto magico, o espediente narrativo che dir si voglia, è molto simile ad uno dei quattro oggetti magici posseduti da Artù. Per il cavaliere è la fascia, per Re Artù invece è il fodero di Excalibur a renderlo impervio alle armi e alle ferite.
Perderà effettivamente la testa Sir Gawain? Non ci è dato saperlo, ma io ipotizzo di no. Forse è proprio l’atto di accettare il sacrificio che alla fine allargherà gli orizzonti del suo cuore e della sua mente portando, così, Camelot al suo destino.
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Simbolismo nel film
Ad uno sguardo attento, il film The Green Knight, è un film carico di simbolismo, pagano, cristiano e cavalleresco. Come il racconto doveva fungere da crasi dei due mondi, quello pagano e quello cristiano, anche questo film tratta esattamente tutte le tematiche del genere cavalleresco.
Abbiamo la stella a cinque punte che identifica, in ogni suo apice, uno dei valori cavallereschi, abbiamo la morte e la resurrezione del Cristo nel Cavaliere Verde che muore il giorno di Natale. C’è la magia occulta e druidica della madre di Gawain Morgause, la volpe simbolo di astuzia, il cervo simbolo di rigenerazione e vitalità, il cinghiale simbolo di coraggio ed energia. L’ascia, che donata a Gawain dal Cavaliere, rappresenta la “croce” (obblighi/destino/vita/decisioni/vedeteci quello che volete vederci, insomma!) che l’Umanità è destinata a portare. O più che per destino abbiamo scelto di portare.
E infine la cintura verde che, se nel racconto sarebbe diventato il simbolo di disonore, qui invece è una sorta di maledizione, la codardia incarnata e l’eccessivo attaccamento alla vita, alle cose materiali. L’atto di spogliarsi di questa è il rendersi pronti a sacrificarsi porta tutto nella giusta dimensione e mette “la testa al posto giusto”.
Conclusioni su The Green Knight
Questo film, per essere esaminato con attenzione, dovrebbe essere guardato più e più volte. Ad una prima analisi non riusciamo neppure a scalfire la superficie dell’opera. È questo il motivo per cui ho impegnato tanto tempo per scrivere le mie considerazioni personali.
The Green Knight è quel genere di film che non ti aspetti. Sono sempre più stupito, con il passare degli anni, di quanto i registi di oggi osino nella loro cinematografia. Quest’anno ero rimasto colpito da The Lighthouse di Roger Eggers e ora sono rimasto estasiato da The Green Knight, dai suoi colori che virano all’acido, figli di un David Lynch mai dimenticato (di cui vi invitiamo a vedere nuovamente al cinema Mulholland Drive che sta tornando in questi giorni).
È un film complicato, in cui se non si presta attenzione ad ogni minimo particolare ci si perde. Ci si perde e ci si scoraggia, un po’ come quando, tanti anni fa vedevi l’anime Alexander.
Quindi, armatevi di pazienza e affrontate anche voi il vostro The Green Knight!