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Orsogufo: chi l’ha fatto meglio?

Un altro appuntamento della serie Chi l’ha fatto meglio?: oggi parliamo dell’Orsogufo, lo storico mostro di D&D!

In questo articolo parleremo dell’Orsogufo, una delle creature originali di Dungeons & Dragons e una delle più popolari.
L’Orsogufo ha vinto un rapido sondaggio fatto sul gruppo Facebook I Naufraghi di Atlantide e dunque io assecondo con piacere la volontà popolare. 
Vediamo quindi quale delle tante edizioni di D&D e Pathfinder ha reso meglio l’Orsogufo, con anche qualche menzione speciale.
Come sempre, questo sarà un articolo semi-serio e i giudizi saranno basati unicamente sul mio gusto personale.

Il "dinosauro" di plastica che ha ispirato l'Orsogufo
Il “dinosauro” di plastica che ha ispirato l’Orsogufo

Cos’è l’Orsogufo?

Innanzitutto, l’Orsogufo è una creatura antica.
È infatti uno degli Hong Kong 3 (definizione che ho appena inventato). Gli Hong Kong 3 sono tre mostri creati dalla TSR quando Gigax portò in ufficio una busta di dinosauri di plastica made in Hong Kong. Nessuna di quelle bestie assomigliava a un dinosauro, ma fornirono ispirazione per creare tre mostri iconici del gioco di ruolo più giocato al mondo. Stiamo parlando della Bulette (che è già stata ospite di questa rubrica), il Rugginofago e l’Orsogufo.

L’Orsogufo come mostro da bestiario ricopre il ruolo della bestia massiccia di livello medio basso. Se incontrato da solo, può essere uno scontro serio ai bassi livelli. Quindi, potrebbe spingere i personaggi a cercare approcci alternativi: rabbonirlo con offerte o magia, oppure distrarlo e passarci oltre. Ai livelli medi, continua a fare la sua bella figura in branco o come cavalcatura/partner di qualche personaggio.

La mia esperienza con l’Orsogufo
ATTENZIONE: questo paragrafo contiene SPOILER sull’Adventure Path di Pathfinder, Teschi e Ceppi

Ammetto che, personalmente, ho usato poco gli Orsogufi da master. Probabilmente a causa del fatto che, quando ero un giovane giocatore, rischiammo il TPK contro uno di essi e, molti anni dopo, un master che non aveva capito benissimo come funzionassero i Gradi Sfida ce ne mise sei contro un party di poveri avventurieri di terzo livello.
Quindi, reduce da questi traumi, ne ho messi pochi nelle mie avventure.
A parte questo, ecco una piccola nota di colore. Il miglior “Momento Orsogufo” finora è stato quando la vostra Cercatrice G ne evocò uno nella battaglia con cui concludemmo l’Adventure Path Teschi e Ceppi. L’Orsogufo strinse nella sua presa mortale il malvagio pirata Harrigan, facilitando di molto il lavoro del party nell’eliminarlo.

Il fascino dell’Orsogufo

La lore dell’Orsogufo è stata sempre piuttosto consistente. È un esperimento magico volto a combinare le qualità dell’orso e del gufo, che poi è stato rilasciato in libertà e si è felicemente moltiplicato. Le percentuali di Orso e di Gufo dipendono dall’edizione, ma solitamente si tratta di applicare la notevole massa di un orso alle capacità predatorie di un gufo.
Un giudizio sintetico sulla sensatezza della cosa è stato espresso dal mago Vaarsuvius nell’episodio 322 di The Order Of The Stick
Parte del suo fascino è certamente nell’essere contemporaneamente un creatura magica, ma chiaramente bestiale e quindi con un comportamento tutto sommato comprensibile. Un animale che sappiamo come si comporta riusciamo a portarlo sullo schermo in maniera più convincente rispetto a un Ragno Etereo, un Tendriculos o altre bestie improbabili.

La nuova popolarità della quinta edizione di D&D ha fatto sì che tantissime nuove leve s’interessassero al gioco, e rapidamente l’Orsogufo è diventato una mascotte popolare. La creatura ha visto quindi un’esplosione di fan art, miniature, peluche e merchandise.
Una fama più che meritata dato che è una creatura molto versatile che oscilla benissimo tra il puccioso e il terribile.
D’altronde, l’Orsogufo è la perfetta combinazione di due creature che incarnano benissimo questo aspetto ambivalente della natura e degli animali. Infatti, l’orso e il gufo sono creature dall’aspetto piacevole e tenero, ma sanno essere pericolose o spaventose alla bisogna. Quindi, come per ogni animale: ammiriamolo, ma da distante.

L'Orsogufo della prima edizione di D&D
L’Orsogufo della prima edizione di D&D

D&D prima edizione: poco orso e poco gufo

Non ci siamo proprio. In nome delle divinità dimenticate di setting mai usciti: cos’è questa cosa?!
Nulla dell’orso, e ancor meno del gufo. Qua è stato decisamente dato il nome sbagliato a questa creatura. Potete osservare come l’artista abbia fedelmente riprodotto il pupazzetto di plastica che gli era stato probabilmente gettato sulla scrivania. Nel frattempo, qualcuno aveva elaborato la scheda della creatura e la relativa lore

La creatura ha un aspetto deforme. Ha un becco da corvo (certo non da gufo!), una testa ingobbita che assomiglia a quella di un Kappa giapponese (o forse un tengu in certe rappresentazioni antiche), delle sparute piume sulla testa e una lunga coda che né orsi né gufi possiedono.

Nel testo si accenna da subito ad esperimenti genetici fatti da un mago. Quindi il mondo fantasy della prima edizione di D&D prevede che la genetica esista, funzioni (diversamente dalla nostra) e sia studiata dai Maghi. Ok.
Nel testo attribuiscono all’Orsogufo già la classica mossa di abbraccio mortale + beccata. Mi sembra giusto: come tutte le cose in tema orso, bisogna sempre applicare la buona vecchia bearhug del wrestling.
Ovviamente il manuale, in pieno stile Old School vi ricorda che si può capitalizzare dalla morte di un Orsogufo, indicandovi quante monete d’oro potreste fare rivendendone le uova.

Voto: 1/10. Questo è quello che accade se illustratore e scrittore non si parlano!
L'Orsogufo in AD&D
L’Orsogufo in AD&D

AD&D: un Orsoaquila?

Come sempre il Monstrous Manual (anzichè il Monster Manual delle edizioni successive) regala soddisfazioni. Il team di disegnatori è molto consistente e, sebbene ognuno abbia le proprie aree di competenza, lo stile e il feeling da una creatura all’altra rimangono consistenti.
Questo bestiario espande di molto la lore sulla creatura andando ad approfondire habitat e stile di vita della creatura. Certe volte sogno una bella serie animata a mo’ di documentario sulle creature del bestiario. Sarebbe spassoso.

Questo Orsogufo tiene fede al nome, o quantomeno ci prova. Almeno la parte orso è riuscita bene. La parte gufo… beh. A me sembra un’aquila. Cioè la forma del cranio è allungata e l’occhio è laterale. Il becco è ricurvo sì, ma troppo lungo per essere quello di un gufo. Chissà in quante ore di ricreazione c’è stato il dibattito: “è un Orsogufo”, “no è un Orsoaquila!”.

Curiosità fisiche dell’Orsoaquilagufo di AD&D

La cosa che mi incuriosisce di più sono le protuberanze sulla testa. A prima vista ho pensato fossero orecchie, magari un po’ pennute. Probabilmente l’intenzione dell’autore era proprio quella, ma dopo un’attenta analisi mi sono accorto che non lo sono. Sono ali. L’orso ha le orecchie tonde, l’aquila non le ha sporgenti (nessun uccello le ha) e soprattutto quelle sporgenze si trovano troppo dietro il cranio. Sono alla base del collo, e sono ali.
Minuscole alucce da aquila sul gigantesco corpo di un orso. La cosa è comica e ci sta tantissimo se si pensa che la creatura è nata da un incidente magico. Il tentativo di un mago di fare una creatura simil-grifone, ma andata male. E dato che le conoscenze in Natura ce le ha il druido del party di solito, è assolutamente plausibile che il mago non sia stato capace di distinguere tra un gufo e un’aquila. 

Nel trafiletto dicono che la creatura è così aggressiva che si butterebbe oltre una rupe pur di attaccarvi. Ricordate che questi Orsigufi sono aggressivi e feroci, ma a detta del manuale hanno un proprio linguaggio. Ancora una volta, il detto di Qui Gon Jin si mostra vero. Probabilmente la creatura si butta così alla chetichella anche perché è convinta che le sue alucce la sosterrebbero in volo! 
Purtroppo per gli avventurieri l’inflazione colpisce anche i mondi fantasy e a rivendere le uova di Orsogufo ci fate migliaia di monete, ma d’argento in questa edizione.

Voto: 5/10. Ci stiamo avvicinando ma manca la parte “-gufo” della bestia.
Un Orsogufo di D&D 3/3.5
Un Orsogufo di D&D 3/3.5

D&D 3 e 3.5: l’Orsogufo perfetto

Ammiratelo: eretto e incazzato come un Orsogufo (null’altro reggerebbe il paragone), mentre stride e/o ruggisce e allarga le zampe per indicarvi quanto esattamente grande sarà il bujo de culo che vi farà.
Questo animale trasuda aggressività da tutti i pori, anzi da tutte le piume. Infatti il piumaggio è la prima cosa che risalta all’occhio. Ora si estende lungo le zampe anteriori, e non gli serve a granché tranne essere figo e cazzuto, ma proprio la sua impraticità aiuta a comunicare l’idea che sia un esperimento magico andato male.
Ovviamente, apprezzo molto anche il fatto che il becco sia più simile a quello di un gufo che a quello di un’aquila. Il contro-rostro sul lato inferiore del becco non ha troppo senso ma è una creatura magica, no?

Oltretutto, in questa edizione gli Orsogufi sono tutti Caotici Malvagi (e senzienti, visto che hanno Intelligenza 5), quindi gli avventurieri non dovrebbero farsi problemi a sterminarli e rivendere le loro uova (che sono tornate a valere monete d’oro). D’altronde se sono senzienti e malvagi, che scuse hanno per fare quello che fanno? Oltretutto, da questa edizione gli Orsogufi sono anche addestrabili! Quanti di voi ci hanno provato e sono finiti a ridurre la scheda in tanti straccetti come le interiora del vostro PG?

Voto: 10/10. Tutto quello che voglio da un mostro di Grado Sfida 4 in seicento chili di carne, grasso piume e aggressività.
Un Orsogufo di D&D 4e
Un Orsogufo di D&D 4e

D&D 4e: un altro Orsoaquila, ma dal piano delle fate

Perché. Non. Riescono. A. Farlo. Sembrare. Un. Gufo?
Cioè sul serio: nel 2008 internet esisteva, le reference per vedere come sono fatti i gufi ci sono. Non dovrebbe essere difficile disegnarne uno e appiccicarlo sul corpo di un orso! 
Che poi tutto il resto è fatto bene: la posa, l’espressione incazzata, i bellissimi artigli da riporre quanto prima nel corpo di qualche avventuriero Halfling. Sarebbe stato perfetto, se l’avessero chiamato “Eaglebear”!

Il processo di grifonizzazzione iniziato nella seconda edizione qui è completo: i quarti posteriori dell’animale sono chiaramente ursini, la metà anteriore è quella di un grosso rapace. Hanno sostituito gli zamponi da orso con veri e propri artigli d’aquila, anche se restano cinque le dita e… un pollice? Che questi Orsogufi bilanciati dell’edizione più bilanciata di sempre abbiano il pollice opponibile? Non che gli serva a nulla, d’altronde hanno un’intelligenza animale. Però la cosa apre infiniti scenari ecologici con Orsogufi arborei o che usano strumenti alla maniera di bonobo e scimpanzé!

La poca lore espressa nel manuale è in contraddizione con quella delle tre precedenti edizioni e suggerisce che gli Orsogufi vengano dal piano delle fate, il Feywild. Prendiamo nota dell’affermazione e la ignoriamo prontamente visto che l’ipotesi del mago pazzo è decisamente più interessante e bella.
Il manuale ha inoltre ha la grave mancanza di non tenerci aggiornati sul costo delle uova di Orsogufo e probabilmente questa è la causa delle poche vendite del gioco. Oltretutto la creatura perde la mossa dell’abbraccio per guadagnare uno stridio paralizzante. Poi ci credo che la gente passa a Pathfinder!

Voto: 4/10. Un passo in avanti e due edizioni indietro.
Un Orsogufo di Pathfinder
Un Orsogufo di Pathfinder

Pathfinder: un Orsogufo orsogufoso

Il primo bestiario di Pathfinder è stato un ottimo prodotto, presentando nuovi look per mostri a cui eravamo abituati e recuperando design del passato in maniera originale. Non si smentiscono con questa voce del bestiario.
Questo Orsogufo è massiccio e imponente, in una posa dinamica pronto a saltare addosso a qualche malcapitato. Quello che colpisce è il design molto più volatile della creatura.

Innanzitutto è finalmente, inequivocabilmente UN GUFO!
Cioè, ci voleva una casa editrice concorrente per avere un Orsogufo che a prima vista sembrasse senza ombra di dubbio un gufo? Era così difficile? 
Kudos a Ben Wootten che ha realizzato l’opera.  
Apprezzo moltissimo anche l’attenzione al piumaggio, che sfoggia sapientemente colorazioni diverse su dorso e ventre.

Se proprio vogliamo trovare una pecca al disegno (e lo vogliamo, sono qui apposta) è che la bestia ha un’espressione troppo compassata sul suo adorabile muso.
Infatti il testo insiste sul fatto che siano un esperimento magico fallito e insensato, e spende diverse righe a ricordare al lettore che queste creature sono costantemente furiose e aggressive. Non è stato fatto nemmeno il contorno occhi rosso come indicato in ogni descrizione della creatura dal 1989 a oggi.
Ovviamente, da buon prosieguo della Terza Edizione, anche qui le uova possono essere rivendute e le creature addestrate.

Voto: 9/10, salvo alcuni dettagli trascurabili, è l’Orsogufo più orsogufoso fatto finora.
Un Orsogufo di D&D 5e
Un Orsogufo di D&D 5e

D&D 5e: una bella idea, ma una resa mediocre

La Quinta Edizione deve rimediare a tutti i danni fatti dalla Quarta. Tuttavia, non può negarla e deve riconciliare le parti con il difficile compito di richiamarsi a quarant’anni di tradizione provando contemporaneamente ad innovare.
L’Orsogufo della quinta edizione è stato creato appoggiandosi a queste non facili linee guida.

Gli aspetti positivi

Ma devo dire che a livello di creature design sia un sensibile miglioramento rispetto a quello di D&D 4e. La struttura corporea è meno nettamente separata rispetto a l’antecedente, e ricorda molto quello della terza. Apprezzo moltissimo che abbiano mantenuto le penne vestigiali sulle zampe anteriori, trovo che sia stata una buona scelta.
Ha di bello che è la prima rappresentazione frontale dell’Orsogufo, qui in tutta la sua gufaggine. Trovo che rappresentarlo frontalmente sia stata una buona scelta. perché questo trasmette pienamente l’ibridità della creatura.

Apprezzo moltissimo il fatto che sia massiccio, ma forse non c’era bisogno di farlo con dei muscoli così delineati: dov’è tutta la ciccia dell’orso? Inoltre, non vorrei sbagliarmi, ma la zampa anteriore parzialmente sollevata mi sembra un po’ più corta di quella poggiata a terra. O l’autore non è riuscito a indicare bene la piega del braccio o l’alzarsi della spalla. Oppure ha effettivamente un braccio più corto e buona lì.

Gli aspetti negativi

Tuttavia, la resa lascia a desiderare. Innanzitutto la colorazione: un blando grigio-marrone in un manuale già pieno di colori blandi e toni terrosi. C’è assenza di pattern o di sfumature nel piumaggio, laddove il piumaggio dei gufi è piuttosto distintivo su quel fronte.
La seconda cosa che non apprezzo è la posa. In primo luogo perché finora nelle edizioni dispari era su due zampe e su quattro in quelle pari. Qui mi si sballa lo schema e non va bene! Bellissima l’idea di ritrarlo frontalmente, ma quanto sarebbe stato più bello se fosse stato in piedi, magari guardando il lettore dall’alto verso il basso?

La nuova lore dell’Orsogufo

Apprezzo molto del manuale che ci sia un sacco di spazio dedicato alla lore. In questa edizione, l’Orsogufo perde un po’ l’aura di berserker della foresta (d’altronde, lui indossa una pelle d’orso tutti i giorni). Infatti, più che la perenne incazzatura, si descrive come caccia e come le varie culture riescano a conviverci in una parziale domesticazione. La svolta ambientalista è netta ormai e del rivenderne le uova non se ne parla più. 
Nell’abbondante paragrafo di lore si cerca anche di riconciliare la backstory dell’esperimento magico (teoria accreditata come maggioritaria) con la provenienza dal Feywild (menzogna diffusa dagli inaffidabili Elfi). Bel tentativo apprezzabile.

Voto: 7/10. Siamo sulla buona strada ma avrebbero dovuto studiare meglio la posa e il colore.
Un Orsogufo chonky di Pathfinder Seconda Edizione
Un Orsogufo chonky di Pathfinder Seconda Edizione

Pathfinder Seconda Edizione: un Orsogufo molto chonky

Ok, questo è l’Orsogufo più chonky che abbia mai visto.
Ammiratelo mentre si gratta vigorosamente la pancia ed emette quasi sicuramente un sonoro rutto. Probabilmente dopo essersi sbafato un pasciuto Halfling.
Il bello di questo Orsogufo è che mantiene il peso e la fisicità dell’orso: un fisico greve e piazzato che sotto le forme tonde rivela possenti muscoli. Avrei onestamente voluto una posa più intimidatoria, magari con le braccia verso l’alto, ma probabilmente non sarebbe stata fattibile perché avrebbe mangiato troppo testo.

Ciononostante è una bella creatura, dal piumaggio variegato e con una texture che trasmette bene la sensazione tattile. Perderei volentieri un braccio per andare a toccare quel pancione fluffoloso. Anche la colorazione è convincente: avrebbero potuto fare qualcosa in più, ma la bicromia con questo contrasto tra bianco e marrone è pur sempre meglio del tortora di quello della 5e. 
Il muso della creatura è fatto con cura e ha un aspetto vivace, con degli occhi molto colorati. Cavalcando l’onda di apprezzamento che l’Orsogufo ha avuto negli ultimi anni, la Paizo ha cercato di bilanciare l’aspetto puccioso e quello intimidatorio della creatura.

Il nuovo Orsogufo, tra innovazione e tradizione

A livello di lore, il testo appoggia la tesi del mago pazzo (beccatevi questo stupidi elfi con il vostro stupido Feywild!) e poi si dilunga sulle abitudini territoriali e genitoriali della bestia.
In una sidebar laterale si accenna alla versione polare dell’Orsogufo (civetta delle nevi + orso polare?) che attacca furtiva da sotto i cumuli di neve e di una potenziale versione alata che vola in completo silenzio proprio come i gufi. Non vedo l’ora che escano ulteriori bestiari della Paizo con queste creature.
Oltretutto, adesso che ci penso questa creatura esiste dagli anni ‘70 e nessuno ha mai pensato di mettere l’unica vera feature per cui un orso sarebbe avvantaggiato dall’avere la testa di un gufo: la possibilità di girare la testa di 180°!
Basterebbe dargli uno schivare prodigioso o un’immunità al fiancheggiamento, sarebbe stata una passeggiata.

La Paizo è come quell’aneddoto del Budda e del Mercante. Fa andare prima gli altri, guarda, impara e se ne esce con un risultato migliore. Molto astutamente, l’Orsogufo della seconda edizione di Pathfinder ha sia il bearhug, che fa contenti i fan di vecchia data, che lo stridio terrificante per chi avesse letto la quarta edizione e provasse nostalgia per la cosa.

Voto: 9/10 per il mio chonky boy.
Le varianti di Orsogufo dell'Atlas Animalia
Le varianti di Orsogufo dell’Atlas Animalia

Menzioni Speciali

Gli Orsogufi dell’Atlas Animalia: le varianti regionali

Moltissimi autori hanno giocato sulle possibili combinazioni tra specie di orso e di gufi o strigidi.
Una persona che ci è riuscita particolarmente bene è Sarah Dahlinger.
Nel libro Atlas Animalia, gli autori esplorano variazioni dei mostri più classici e creature del tutto nuove. Il libro, dopo un Kickstarter di successo, ha ottenuto una nomination agli Ennies per le migliori illustrazioni interne. In questo libro potete trovare varianti dell’Orsogufo come il Pandawl e il Powlbear, nonché un’attenta ricostruzione della muscolatura e dell’anatomia del nostro ibrido preferito.
Ottimo se volete presentare al vostro party qualche variante della creatura in tema con l’ambiente in cui si trovano in quel momento (un GS4 sta sempre bene a tutti i livelli!).

Un cucciolo di Orsogufo di Sarah Lindstrom
Un culcino di Orsogufo di Sarah Lindstrom
I cuccioli di Orsogufo

Ovviamente. L’Orsogufo ha il potenziale per essere tremendamente puccioso, quindi perché non esplorare quel lato?
I cuccioli/pulcini di entrambe le specie parenti sono adorabili da piccoli, quindi la pucciosità di un piccolo di Orsogufo dovrebbe essere potenziata al quadrato, giusto? Giusto.
Osservate la tenera creaturina (che un giorno diventerà un bestione di 3 metri e 600kg) quanto è dolce e giocosa! Qual avventuriero non la vorrebbe scorrazzare nel proprio accampamento?
Certo, avreste potuto incassare 2000 pezzi d’oro, ma non vedete quanto è adorabile?
Il culcino (cucciolo+pulcino) è opera di Sarah Lindstrom e potete vedere altre sue opere nel suo profilo su Artstation.

Il dilemma dell'Orsogufo da The Order of the Stick
Il dilemma dell’Orsogufo da The Order of the Stick

Spunti per Avventure

La colazione dei campioni

Altor, il campione del Regno è stato avvelenato a tradimento dalla Viverna Yves nel corso dell’ultimo combattimento. Ora giace in un sonno tormentato nelle stanze del castello.
Il mago di corte dice che, presentandogli una colazione contente omelette di Orsogufo, Altor potrà finalmente risvegliarsi dal suo sonno avvelenato. Una ricca ricompensa è stata offerta a chi porterà nelle cucine del castello le uova di Orsogufo.
I personaggi accetteranno la quest o proveranno a fermare tutti i sedicenti cacciatori di orsi? Qualcuno proverà a rubare loro le uova (sperando che siano un bersaglio più facile di una coppia di Orsogufi?).

Si può fare di più

Justivan Millemani è un giovane trasmutatore tanto arrogante quanto talentuoso. Egli crede che può riuscire laddove gli altri hanno fallito: creare un Orsogufo volante e che non sia una folle macchina omicida!
Per farlo avrà ovviamente bisogno dell’aiuto degli avventurieri: dovranno rintracciare recuperare gli appunti del mago pazzo che per primo tentò la folle impresa. Poi dovranno procurarsi un esemplare di Orsogufo vivo (e già potrebbe non essere facile) ma anche un Gufo Gigante, che è una creatura senziente!
Questa avventura vuole essere poco seria, ma anche far riflettere il party su cosa sono disposti a fare per la ricompensa e, soprattutto, cosa sono disposti a fare per la causa del progresso magico e sul se si dovrebbe o no interferire a questo livello con la natura.

Kodarr Fratello Orsogufo

Piccha è un’Halfling Druida che ama gli animali. Nella vicina città ha saputo che un Orsogufo di nome Kodarr è costretto a combattere nell’arena per il sollazzo di loschi umanoidi. Piccha ha fatto voto sacro di non mettere più piede in alcun territorio urbano e dunque chiede al party se può liberarlo per conto proprio. Ovviamente in cambio di sonante moneta.
I PG dovranno infiltrarsi in città e nell’arena, uscendone con una bestia sanguinaria e feroce. Dovranno ricorrere a furtività, diversivi, rimozione fisica degli ostacoli e il tutto gestendo una bestia non particolarmente intelligente né mansueta. Ce la faranno o perderanno la pazienza (e gli arti) prima?

Immagine di copertina dal videogioco Dragon’s Crown

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