Barbari è la nuova serie (quasi) storica a tinte action prodotta da Netflix Germania.
Sono sempre molto restio a seguire determinate serie di ambientazione storica.
Dopo Vikings ho provato, invano, ad approcciarmi a Knightfall. Oggi, però, parleremo di Barbari, una serie, al momento composta di una stagione, di sei episodi che vuole raccontare, sotto una diversa ottica, la Battaglia di Teutoburgo (9 d.C.).
Ma andiamo ad analizzare, un po’ più nel dettaglio, gli aspetti di questa serie.
Trama senza spoiler di Barbari
Sappiamo tutti come è finita la Battaglia di Teutoburgo, giusto? Chiedo perché non vorrei spoilerare nulla dopo più di duemila (2011 pewr l’esattezza) anni dagli eventi accaduti!
Iniziamo con un po’ di storia di contorno.
Momento Superquark storico
Siamo nel 762 ab Urbe condita (9 d.C.) e Augusto è l’Imperātor di Roma. Viene inviato, nelle province germaniche, un nuovo governatore, Publio Quintilio Varo. Costui, scelto più per le sue doti in campo burocratico, che per la sua arguzia militare, ha (avrebbe) il compito di romanizzare una regione conquistata ormai vent’anni prima.
Il suo arrivo, invece, non fa che acuire l’odio tra i popoli di quella regione nei confronti di Roma, poiché anziché verso una accettazione del dominio di Roma, integrando gradualmente le tribù, Varo decide di continuare a considerare gli abitanti come dei sudditi, vessandoli di tributi e richiedendo schiavi e ostaggi a garanzia della loro lealtà.
Torniamo alla serie Netflix
Barbari si articola lungo sei episodi di circa cinquanta minuti ciascuno. La serie prende in esame i mesi precedenti la Battaglia di Teutoburgo, raccontando le vicende della tribù dei Cherusci, il ritorno in patria di Arminio e tutti gli avvenimenti che portarono al fatidico scontro.
Accanto alla Storia ufficiale, gli sceneggiatori hanno ideato storie complementari alla narrazione: alleanze che vengono forgiate e si infrangono, scontri tra tribù rivali, tentativi di comprensione di costumi e usanze diverse. Se questo tentativo sia completamente riuscito, starà allo spettatore e al suo gusto deciderlo.
Tutti questi tentativi di presentare un racconto sfaccettato, però, cadono un po’ nel vuoto perché, sempre a mio avviso, non vi è una vera e propria crescita dei personaggi o meglio, i cambiamenti ci sono, ma sono troppo repentini a volte.
Il personaggio di Varo è dipinto come una figura fatua, proprio come le testimonianze storiche, di entrambe le parti, ci hanno riportato. Arminio vorrebbe essere l’epitome del “perfetto romano”, ma rifiutato, una volta tornato sul suolo germanico segue il richiamo di quelle terre. Thusnelda è forse l’unico personaggio onesto nella propria crescita: una donna forte che tenta di portare alla lotta le tribù germaniche cavalcando l’onda emotiva di un’azione compiuta da lei e Folkwin.
Il personaggio di Segeste è quello più storicamente realistico. Fin dall’inizio mostra le sue simpatie per Roma proprio come la storia lo ricorda, ed è a tutti gli effetti l’archetipo della ricerca del potere personale.
Gli eventi vanno, ogni tanto saltavo dieci secondi nei tempi morti, verso la storica conclusione senza enormi colpi di scena e senza affezionarsi mai ai personaggi della serie televisiva. Peccato.
Conclusioni
Fin da subito vorrei dirvi che Barbari non mi ha fatto gridare al miracolo. È una serie di menare che ci prova, ma anche lì non ha il coraggio di andare fino in fondo.
A parte qualche inesattezza storica sull’uso di determinate armi romane, tipo veder decapitare una persona con un gladio, avrei davvero sperato che la produzione impegnasse più risorse sul mostrare la Battaglia di Teutoburgo.
Ho sempre immaginato quello scontro come un punto di svolta. Legioni romane che vengono annientate dai popoli germanici che erano sì in superiorità numerica, ma non avevano né l’organizzazione, né la volontà di collaborare come un esercito unitario. Ho sempre pensato che, se non fosse stata preparata la giusta trappola da parte di Arminio, le cose sarebbero andate in maniera profondamente diversa.
Ecco, forse questo è un punto non trattato a sufficienza nella serie. Nella battaglia viene fatto percepire allo spettatore che i popoli germanici possano essere in inferiorità numerica, ma non è così ed è bene ricordarlo.
Certo non ci sono solo aspetti negativi. Ho trovato apprezzabile che i personaggi della serie televisiva che interpretavano i romani recitassero in latino e che fosse molto sentito il problema culturale dell’incomunicabilità tra le varie parti.
Ripeto, senza alcuna infamia e senza lode. Ho gradito il punto di vista tedesco riguardo lo scontro. Ricordate che noi studiamo la storia sui nostri libri e quello che noi abbiamo disegnato come una disfatta, per loro è l’inizio del movimento di liberazione dei popoli germanici che porterà, successivamente, al “movimento dei popoli” verso il sud dell’Europa.
Non so se avremo mai una seconda stagione ma sarebbe giusto, che noi italiani, per una volta, studiassimo la storia non solo sui nostri libri, ma anche tramite un confronto con gli altri paesi che compongono l’Europa.
2 Commento
Giuseppe
Ma Varo ha realmente adottato Arminio come suo figlio? A sembra una cosa inventata per il film, non l’ho mai sentita!
Riccardo Gallori
Ma guarda, sicuramente avranno romanzato la storia. Per questo ho scritto, nella recensione, semi-storica.
Comunque hanno confermato una seconda stagione! Sei contento te?
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