Gli appassionati della saga di romanzi fantasy di Eoin Colfer lo stavano aspettando da quasi due decenni e lo scorso 12 giugno, finalmente, è sbarcato sulla piattaforma Disney+. Come avrete capito dal titolo, oggi parliamo di Artemis Fowl e del film dedicato al piccolo genio criminale.
SPOILER ALERT: in questo articolo saranno presenti spoiler di trama e, inevitabilmente, verrà fatta una comparazione con i libri. Se voleste recuperarli o affrontare la visione del film al buio, consiglio di chiudere l’articolo. E di darvi al giardinaggio, invece di guardarlo.
TRAMA
Artemis Fowl Jr. è un dodicenne irlandese con un’intelligenza fuori dal comune, che lo porta ad eccellere a scuola e ad essere strafottente nei confronti dell’autorità. Orfano di madre, vive con Domovoi Leale (la fedele guardia del corpo) e sua nipote Juliet. Il padre, collezionista e mercante d’arte spesso assente a causa dei frequenti viaggi, ha instillato in Artemis la passione per le leggende irlandesi sul mondo dei Fatati. Il ragazzo ha sempre creduto fossero miti privi di fondamento, finché il padre non viene rapito e al giovane rampollo vengono concessi tre giorni per recuperare l’Aculos, un prezioso artefatto magico da consegnare come riscatto.
Il piano di Artemis per entrare in possesso dell’oggetto comprende il rapimento di un’elfa, l’intervento di un gigantesco nano scavatore, una stasi temporale e un combattimento con un troll, a cui vanno aggiunti un tocco di teletrasporto magico e una spolverata di poteri curativi.
Se la sinossi vi sembra un po’ stringata e semplicistica, non avete ancora visto il film.
In tal caso, siete ancora in tempo a valutare l’opzione del giardinaggio e ad approfittare degli ultimi giorni adatti alla semina delle carote. Cosa state aspettando?
PRODUZIONE E DISTRIBUZIONE DI ARTEMIS FOWL
Ci troviamo certamente di fronte ad un titolo dalla storia travagliata, questo va riconosciuto sebbene non costituisca una giustificazione per uno scempio simile.
Nella libreria di casa dimora una copia della prima edizione del primo libro, datata settembre 2001.
Sulla terza di copertina si legge “La casa produttrice Miramax ne ha acquistati i diritti cinematografici e si prepara a trasformarlo in un film”. Per darvi un’idea di quanto le cose siano cambiate dal 2001 ad oggi, la Miramax ha fatto in tempo a smettere di essere una controllata Disney e uno dei suoi fondatori, Harvey Weinstein, è stato condannato a scontare 23 anni di carcere. Nel frattempo, la saga letteraria dedicata al piccolo genio criminale è giunta al termine, con la pubblicazione dell’edizione italiana de L’Ultimo Guardiano (2013).
Il completamento della sceneggiatura era stato annunciato dallo stesso Colfer nel 2003 ma non se ne ebbe più notizia per molti anni, a parte qualche rumour sulla presunta identità del regista e sulla partecipazione di Saoirse Ronan nel ruolo di Spinella Tappo.
Nel 2013 venne annunciato che il film si sarebbe basato sui primi due romanzi e sarebbe stato prodotto dalla Disney e dalla Weinstein Company. Contestualmente furono indicati Michael Goldenberg come sceneggiatore e il duo Robert De Niro/Jane Rosenthal alla produzione.
Nel 2015 Kenneth Branagh viene finalmente incaricato di curare la regia della pellicola e la sceneggiatura viene affidata al drammaturgo irlandese Conor McPherson, con Judy Hofflund come produttrice esecutiva. Le riprese sono iniziate nel 2017 e si sono svolte tra Inghilterra, Irlanda, Scozia, Italia e Vietnam.
L’uscita della pellicola era inizialmente prevista per il 9 agosto 2019 ma, a maggio dello stesso anno, viene posticipata al 29 maggio 2020. A causa della pandemia di Covid-19, la distribuzione è stata dirottata sulla piattaforma Disney+.
PERSONAGGI PRINCIPALI
Artemis Fowl Jr. (Ferdia Shaw): giovane rampollo di una facoltosa famiglia irlandese, viene descritto come geniale e molto più intelligente della media. Stando a quanto traspare dal film, dedica il suo tempo libero allo sport, alla lettura e allo studio delle leggende irlandesi che tanto interessano al padre. L’attore è al suo primo ruolo sul grande schermo e, purtroppo, sembra in difficoltà.
Spinella Tappo (Lara McDonnell): giovane elfa di 84 anni, è un intraprendente Capitano della LEP (Libera Eroica Polizia) e porta il peso della reputazione di suo padre. Belfaggio Tappo, infatti, è accusato di aver tradito il Piccolo Popolo e di aver rubato l’Aculos, perdendo la vita nell’impresa senza che l’artefatto sia poi stato ritrovato.
Domovoi Leale (Nonso Anozie): guardia del corpo della famiglia Fowl, si occupa di Artemis quando il padre è assente e si lancia con il ragazzo anche in questa bizzarra avventura. Nel film appare come premuroso ed emotivo, per quanto tenti di limitare il proprio lato tenero.
Bombarda Sterro (Josh Gad): nano gigante al servizio dei Fowl, teoricamente lavora come informatore per la LEP ma dal film questo dettaglio è difficile da inquadrare chiaramente. Di lui sappiamo solo che si senta escluso dagli altri nani a causa della sua straordinaria altezza e che sia in buoni rapporti con il Capitano Tappo e con il Comandante Tubero. In effetti, rapporti un po’ troppo buoni per essere un ladro recidivo.
PERSONAGGI SECONDARI
Comandante Tubero (Judi Dench): burbera elfa di oltre 800 anni, è a capo della LEP ed è il diretto superiore di Spinella. Nonostante la nomea di Belfaggio sporchi la reputazione della famiglia Tappo, Tubero è disposta a dare fiducia a Spinella e assegnarle incarichi di rilievo, come nel caso del troll imbucato al matrimonio in Italia.
Artemis Fowl Sr. (Colin Farrell): collezionista e mercante d’arte, si è reso responsabile del furto di reperti archeologici e preziose reliquie al fine di preservare la pace tra il mondo dei Fangosi (non magici) e quello dei Fatati. Come si evince dalla trama, questo ruolo di protezione sembra passare di padre in figlio nella famiglia Fowl, da generazioni. Nonostante sia spesso assente per lavoro, si mostra affettuoso nei confronti del figlio e non lo porta con sé per non metterlo in pericolo. Racconta al figlio le leggende irlandesi per prepararlo al giorno in cui dovrà scoprirne la veridicità e prendere il suo posto.
Juliet Leale (Tamara Smart): nipote di Domovoi, ha la stessa età di Artemis e la stessa passione dello zio per il kendo. Nei libri è la sorella minore di Dom, ha 16 anni ed è la guardia del corpo della signora Fowl, viva e vegeta.
Opal Koboi (non accreditata): antagonista della storia e rapitrice di Artemis I, vuole impadronirsi dell’Aculos per scopi personali non meglio precisati. Teoricamente sarebbe dovuta essere interpretata da Hong Chau ma le sue scene sono state tagliate, sebbene ella appaia nel primo trailer del film.
PREGI
Come d’abitudine, inizio col raccontare cosa io abbia apprezzato di un prodotto, per poi spostarmi su ciò che mi ha fatto storcere il naso. In questo caso, più che altro, spero di convincere me stessa dell’esistenza di qualcosa che valga la pena salvare o che compensi le scelte discutibili fatte dalla produzione.
Innanzitutto va riconosciuta la bellezza dei costumi e del trucco prostetico. Per quanto non siano particolarmente elaborati e mantengano una sensazione un po’ teatrale, questi elementi sono senz’altro un merito del comparto tecnico.
Poi non è così male l’impatto visivo restituito dalla ricostruzione di Cantuccio, capitale del mondo sotterraneo. A livello di fotografia, il film funziona piuttosto bene e senza grossi cedimenti. La regia non è male, fintanto che si considerano i movimenti di camera e le inquadrature, ma diventa un disastro quando si tiene contro della responsabilità per la riuscita finale del titolo.
L’adattamento dei nomi è accurato e rispetta quello della traduzione italiana dei romanzi, senza particolari stravolgimenti. Eccezion fatta, chiaramente, per Belfaggio Tappo: nei libri, semplicemente, non ha un nome e non partecipa alla trama.
Inoltre è impossibile non apprezzare la scelta di distribuire la pellicola unicamente sulla piattaforma Disney+, evitando agli spettatori di dover pagare il biglietto del cinema per un tale obbrobrio. Con un budget che ammonta a 125 milioni di dollari, ci si sarebbe aspettato qualcosa di più.
Infine, nota di merito va alla colonna sonora. Mi sono scervellata per ore nel tentativo di trovare un dettaglio virtuoso, senza se e senza ma. A salvarmi è arrivato Patrick Doyle, compositore scozzese che lavora spesso a braccetto con Branagh e che il grande pubblico ha potuto apprezzare grazie alle musiche di Harry Potter e il Calice di Fuoco. In un delicato equilibrio tra tradizione irlandese, sonorità tipicamente fantasy e un tocco epico, Pat è riuscito a fare il miracolo. L’unico, purtroppo.
DIFETTI
Parto piano, dai problemi “minori”, per evitare di sovraccaricare le mie coronarie e iniziare a sparare fumo dalle orecchie dopo le prime due righe. Ciononostante, preparatevi ad un lungo rant, ehm… ad un’attenta disamina delle pecche di Artemis Fowl.
COMPUTER GRAFICA
Innanzitutto la CGI è un po’ ballerina: regge bene quando si tratta delle ambientazioni, traballa ogni tanto con le creature e si schianta al suolo quando deve occuparsi della mascella di Bombarda. Comprensibile la scelta di renderla in maniera innaturale ma la resa della mandibola stona davvero troppo con il resto del personaggio, soprattutto in alcune scene.
ADATTAMENTO ITALIANO
La traduzione di alcune battute, se possibile, peggiora ulteriormente la già scarsa verve dei dialoghi originali. Un esempio su tutti è la questione Leale/Butler. Non si sa bene per quale motivo ma è stato scelto di sottolineare che Leale voglia essere chiamato unicamente per nome, quindi Domovoi o Dom. In italiano viene specificato che reagisca male all’appellativo “maggiordomo” ma si perde completamente il gioco di parole con “Butler”, cognome originale che si traduce proprio come “maggiordomo”.
Da notare come, nei libri, sia espressamente vietato dall’Accademia di rendere noto il proprio nome ai datori di lavoro. Leale, infatti, lo rivela ad Artemis soltanto in punto di morte, in un momento intenso e toccante che lega i due in modo indissolubile. Ma no, aveva più senso parlare di arti marziali.
Un’altra cosa che stona sono due invitati al matrimonio che, in lingua originale, parlano italiano con un marcatissimo accento inglese. Si è reso necessario doppiarli, per evitare il problema.
CAMBIAMENTI RISPETTO AL TRAILER
Come se non bastassero le incongruenze dovute alla traduzione, tocca accollarsi anche le discrepanze tra il trailer e il film effettivo. Alcuni personaggi sono totalmente spariti, nonostante fossero stati ufficialmente inclusi nel cast: ad esempio, ben due attrici hanno girato scene nel ruolo di Angelique Fowl (madre di Artemis) prima che questa venisse eliminata nella versione definitiva della pellicola. Parrebbe aver fatto parte del cast anche un attore nel ruolo di Belfaggio Tappo.
Ad essere stravolto rispetto al primo teaser trailer è anche il mood generale dell’opera, che passa da oscuro ad un’allegra spy story per ragazzi sia nei temi che nella resa visiva. L’abbandono dell’atmosfera dark è stato progressivo con il cambiare della produzione e ha coinvolto anche la colonna sonora. Nel primo teaser trailer del 2018 si poteva sentire in sottofondo la splendida ma cupa Decks Dark dei Radiohead. Nel trailer ufficiale dello scorso marzo, invece, è stata scelta la ben più leggera Start It Up dei Campfire. A nulla sono servite le numerose lamentele del fandom sotto al primo trailer, visti i risultati del prodotto finito in termini di trama.
ASPETTO NARRATIVO
Il film è estremamente didascalico, inutile girarci intorno. Artemis è geniale perché viene descritto come tale ma non perché compia imprese particolarmente brillanti. Sostanzialmente, sappiamo dei suoi trascorsi familiari e delle sue presunte difficoltà emotive solo perché ci vengono esplicitamente raccontate dallo psicologo della scuola. Ed è così che lo spettatore passa i primi 5/6 minuti ad ascoltare Bombarda che presenta i personaggi e le vicende. Purtroppo va ammesso che Artemis Fowl sia così inconsistente da necessitare una sovrastruttura del genere ma la voce narrante appesantisce ulteriormente una situazione già tragica. Insomma, una noia mortale.
Allo stesso modo, non si capisce perché la pace del Popolo sia minacciata dalla scomparsa dell’Aculos ed è necessario superare la metà del film per capire che esso sia in grado di aprire dei portali. Lo scopriamo solo grazie ad una conversazione tra Artemis e Spinella, in cui lei accenna alla cosa in volata.
A palesare ulteriormente il problema è il fatto che Artemis annunci quello che sta per fare, da “Mi servirà l’abito” a “Devo fare una telefonata”. Dulcis in fundo, “Sono Artemis Fowl, un genio criminale”. Tremendo.
RITMO E TRAMA
Su questo punto mi sembra quasi di sparare sulla Croce Rossa ma c’è un evidente problema di pacing. A causa del “taglia e cuci” effettuato dal reparto montaggio, infatti, il risultato è una rapidissima cascata di eventi confusionari e di dettagli di cui non si comprende il senso, incastonati in una trama di per sé già inconsistente. Se io non avessi letto i libri, avrei faticato molto a seguire alcuni salti logici o a spiegarmi elementi come il Fascino (sguardo magico che causa una sorta di ipnosi). La stessa cosa vale per l’Invito: invece di essere necessario per entrare in casa di un Fangoso senza perdere i poteri, diventa un obbligo di obbedienza e una condanna alla prigionia. Perché? Non si sa.
Pensando che potesse essere un mio pregiudizio, ho chiesto a mia sorella di prestarsi come cavia e guardare il film insieme a me, pur non avendo mai sfogliato mezza pagina dei romanzi. Esatto, mi sono autoinflitta una seconda visione per il bene della recensione. Il suo commento è stato: “Ma per forza che c’è il finale aperto! In un’ora non hanno fatto niente e non si è capita una mazza.”
A tutto ciò si aggiunge una trama che definire banale meriterebbe un premio per l’eufemismo dell’anno. Già dopo i primi 10 minuti è chiaro che la storia sia inevitabilmente destinata a risolversi nel migliore dei modi ma questo è, forse, il minore dei mali; anche i piccoli gesti sono prevedibili al millimetro, al punto che mia sorella abbia iniziato a dire “Non far cadere il latte, non far cadere il latte!” non appena Artemis ha varcato la soglia della stanza mentre in TV passava la notizia della scomparsa del padre.
MI6 DI DILETTANTI
Quando Bombarda viene fatto evadere, si trova in custodia sull’Unità Interrogatori dell’MI6, sulla foce del Tamigi. Non solo la piattaforma viene aperta come fosse una scatoletta di tonno senza che nessuno spari o intervenga, ma non c’è manco mezzo agente che si sogni, che so… di inseguirli! Non sia mai.
E sorvoliamo su Spinella che vola accanto all’elicottero dei Fowl senza aver attivato lo schermo, dunque rendendosi visibile a qualunque Fangoso guardi verso l’alto mentre vola. Fantastico.
Il grosso dei problemi della pellicola, però, si riscontra nell’adattamento della storia originale, a cui non è stata resa giustizia. Fosse stato pubblicizzato fin da subito come prodotto ispirato alla saga, avrebbe avuto un impatto diverso. Qui, invece, ci viene presentata quella che vorrebbe essere una trasposizione cinematografica e finisce in un bagno d’inchiostro, massacrando i romanzi senza pietà. Vediamoli uno alla volta.
ARTEMIS NON È ARTEMIS
L’Artemis che abbiamo conosciuto nei primi libri è affascinante, cinico e geniale, disposto a scavalcare tutto e tutti pur di arrivare ai propri obiettivi. Qui ci troviamo di fronte ad una pallida imitazione di quel personaggio, ridimensionato a ragazzino ricco e viziato che gira in jeans e maglietta. A mio parere, è davvero un peccato averlo snaturato fino ad appiattirlo e banalizzarlo fino a renderlo, di fatto, un adolescente spaventato ed emotivo, in balia degli eventi.
Visto che la pronuncia inglese rimane la stessa, sarebbe stato più onesto cambiare il cognome del protagonista in Foul (= fallo) ed estrarre un bel cartellino rosso, con espulsione diretta nella stratosfera.
Per non parlare, inoltre, del rapporto di Artemis con il padre: la scelta di fare una sorta di mash-up tra i primi due romanzi fa sì che si perda completamente la dimensione della storia e l’evoluzione delle dinamiche tra i due. Artemis Sr. dovrebbe essere egoista, privo di scrupoli e avido, al punto da aver tramandato al figlio il motto di famiglia: “Aurum potestas est”, ossia “L’oro è potere”. Altro che recitare la Benedizione Irlandese come buonanotte prima di partire!
Artemis Fowl Sr. non ci sarebbe dovuto essere. Scomparso in Russia in circostanze misteriose, lascia dietro di sé un figlio che ne segue le orme e una moglie profondamente depressa, distrutta dal dolore. La battaglia che il giovane rampollo intraprende contro il Popolo è del tutto personale e utilitaristica: rapire una fata per chiedere oro in cambio e rimpinguare le casse della famiglia, in modo da poter poi cercare il padre. Invece no, qui Artemis è sostanzialmente un cucciolo di golden retriever che resta a casa da solo mentre papino va al lavoro.
SPINELLA NON È SPINELLA
Spinella Tappo non è più la prima donna ad essere entrata nella LEP.
“E quindi?”, direte voi. Quindi cambia tutto. Una fetta importante della caratterizzazione del Capitano Tappo, infatti, risiede proprio nelle difficoltà che ha dovuto affrontare per fare carriera in un ambiente a prevalenza maschile come quello della Polizia. Tematica tutt’ora molto attuale, quella dei lavori considerati “da uomo” o “da donna” e si è persa l’occasione di dare valore all’argomento.
Aggiungiamoci anche che Spinella sia decisamente troppo bianca (vedere paragrafo sui cambi di etnia) e troppo alta rispetto ai 99cm previsti dai romanzi.
Come se non bastasse, il rapporto tra Spinella e Artemis è talmente accelerato da essere quasi ridicolo. I due si conoscono da un giorno e non solo si fidano l’uno dell’altra, ma si dichiarano “amici per sempre” con tanto di stretta di mano. Incommentabile.
Ma arriviamo ai cambiamenti più drastici, che hanno scatenato le perplessità dei fan fin dall’uscita del primo trailer.
QUOTE ROSA DELETERIE
Il Comandante Julius Tubero è interpretato da Judi Dench. Ora, senza nulla togliere allo straordinario talento di un’attrice del suo calibro, la scelta di cambiare genere al Comandante è proprio ciò che annulla in uno schiocco di dita la storia di Spinella. Era necessario? A mio parere no. Risulta interessante? Per nulla.
Pare che la produzione abbia chiesto direttamente a Eoin Colfer di poter effettuare tale cambiamento e che lui abbia risposto “Facciamolo!”, a quanto racconta il regista stesso. Per quanto incomprensibile possa essere la scelta, se non altro sembra essere stata consensuale ed entusiasta.
A questo si aggiungono anche le numerose agenti donne in forza alla LEP, che confermano come sia perfettamente normale (intesa come norma statistica) la loro presenza nei corpi di Polizia. E tanti cari saluti alle discriminazioni subite da Spinella.
CAMBI DI ETNIA
Domovoi Leale è nero. “Un eurasiatico che sfiora i due metri”, così viene descritto a più riprese nei romanzi, diventa un afroamericano dai capelli bianchi e gli occhi color ghiaccio. Perché? Non si sa ma puzza di ipocrisia lontano un chilometro.
Non è facile esprimere un parere del genere in un momento delicato come quello attuale, eppure non credo sia il modo migliore per promuovere l’inclusività. Se si vogliono dare dignità e spazio alla rappresentazione etnica o a quella queer, penso sia giusto creare dei personaggi ad hoc, invece di prenderne alcuni già noti e stravolgerli. Questo non tanto per non turbare i fan della saga originale, quanto per smettere di “nutrire” le minoranze con gli avanzi di produzioni precedenti.
Perché accontentarsi di una principessa Ariel nera o un coming out postumo di Silente? Perché non sfornare personaggi nuovi, freschi e scritti appositamente per il film? Che sia mancanza di creatività o pigrizia, poco importa: il rischio è di passare il messaggio che una parte della società non sia meritevole di impegno e di riconoscimento da parte degli autori. Volete inserire un personaggio queer o nero? Benissimo, scrivetelo.
Oltretutto Spinella, nei romanzi, viene descritta con “la pelle color noce”.
Ora, voi l’avete mai visto il color noce? Spoiler: decisamente non è bianco.
Allora perché fare whitewashing alla protagonista femminile e relegare le “people of color” a personaggi secondari, alle dipendenze dei Fowl? Possiamo davvero parlare di rappresentazione quando il ruolo passa da comprimario a subordinato? Come se non bastasse, Juliet Leale viene presentata dallo zio come spalla di Artemis per poi svanire quasi completamente: il suo massimo contributo è preparargli un panino mentre lui elabora un piano. Però hanno provvisto l’attrice di una folta chioma bionda, per rispettare la descrizione del libro, quella sì. Paradossale.
CURIOSITÀ/EASTER EGG IN ARTEMIS FOWL
Pare che Kenneth Branagh abbia personalmente accompagnato Ferdia Shaw nella stanza di Artemis per mostrare al giovane attore i libri sulle mensole. Durante la preparazione del set, infatti, tutti i libri che Shaw aveva menzionato sono stati posizionati negli scaffali. Allo stesso modo, c’è chi giura di aver intravisto una Morte Nera di LEGO nella stanza del giovane Fowl, proprio per seguire la passione di Shaw per la saga di Star Wars.
Si tratta di dettagli apprezzabili, piccole accortezze del regista che non compensano minimamente la lunga serie di scelte discutibili e le voragini della sceneggiatura, ma che spero risollevino il morale.
Se persino Kenneth Branagh, famoso per interpretare dei cameo nei film che dirige, non ci ha voluto mettere la faccia… qualcosa vorrà dire.
CONCLUSIONI
Artemis Fowl è la trasposizione ancor meno che mediocre di un’interessante e poco valorizzata saga letteraria per ragazzi . Per chi non ha letto i libri, la pellicola risulta confusionaria e, a tratti, incomprensibile. Chi li ha letti, invece, si trova di fronte ad un’ora e mezza di cocenti delusioni.
Insomma, c’è da chiedersi quale fosse il target di riferimento previsto per questo film, soprattutto considerando che abbia una restrizione 12+. Il risultato è una sorta di figlio malriuscito di Spy Kids e Men in Black, con Percy Jackson ed Eragon a fare da fate madrine e un troll ubriaco ad occuparsi del montaggio.
In un’intervista del 2001, Eoin Colfer l’aveva definito “Die Hard ma con le fate”.
Per quanto sembri trash come idea, sarebbe stata una trasposizione cinematografica di gran lunga preferibile.