“L’ultimo Cavaliere” è il primo libro della saga della Torre Nera, scritto da Stephen King tra il 1978 e 1981 e pubblicato originariamente in sei parti sulla rivista The Magazine of Fantasy and Science Fiction.
La Torre Nera è una saga che, presto o tardi nella propria vita di lettori fantasy, è necessario affrontare. Alcuni potrebbero aver avuto i primi contatti direttamente con i romanzi, qualcun altro con la serie a fumetti pubblicata dalla Marvel nel 2007. La sua narrazione potente ha ispirato diversi scrittori, artisti e l’immaginario comune.
Un libro alla volta percorreremo il sentiero che ci porterà alla Torre Nera, cercando di analizzare ogni volume per le informazioni che offre.
Una storia editoriale non insolita
Come altre opere prima di lui, in uno stile tipico dello scorso secolo, “L’Ultimo Cavaliere” vede la luce su una rivista. In sei uscite viene spezzettata la storia di Roland di Gilead e dei suoi flashback, vero punto di interesse di tutto il primo libro, per poi essere riunita in un’unica rilegatura solo nel 1982. Tanti altri eroi sono nati grazie a concorsi o racconti su riviste. Sappiamo infatti che anche Geralt di Rivia, a migliaia di chilometri di distanza, ebbe la stessa genesi.
Nonostante King abbia ammesso di aver sempre avuto in mente, per almeno una decade, la storia della Torre Nera, appare evidente che alcune scelte lo abbiano portato a cambiare idea in corso di stesura.
Sinossi
L’incipit del libro è diventato iconico, come tanti, per via della sua semplicità e incisività.
«L’uomo in nero fuggì nel deserto e il pistolero lo seguì»
“L’Ultimo Cavaliere” ci mostra l’inseguimento, attraverso il deserto, dell’uomo in nero a opera di Roland di Gilead, in un mondo che “è andato avanti” ed è tornato a un livello tecnologico che richiama il far west. Il deserto è sconfinato, quasi mitologico, e abitato solo da mutanti e dalla luce del sole. Il pistolero, che viene più volte definito l’ultimo cavaliere, è solo tratteggiato in quest’opera ma, fin dalle prime pagine, risulta chiaro come sia disposto a tutto pur di uccidere l’uomo in nero e raggiungere la Torre.
Una storia che mette molta carne al fuoco
Nella parte finale del libro, così come nei flashback sulla giovinezza di Roland, sono contenute un sacco di informazioni facilmente perdibili, se non adeguatamente memorizzate. Tra tarocchi, nomi, teorie sulla struttura dell’universo e della Torre Nera, è molto facile passare una decade a cercare di ricordare tutto. L’uomo in nero è la chiave per un finale onirico, al termine del quale Roland si ritrova più vecchio e con molte meno risposte di quando il suo viaggio era iniziato.
Fonte di ispirazione per l’Ultimo Cavaliere
La fonte di ispirazione più ovvia per l’opera è “Childe Roland alla Torre Nera giunse” scritto da Robert Browning nel 1855. Il poema si articola in trentaquattro stanze di sei versi ciascuna con uno schema metrico A-B-B-A-A-B. I versi sono pentametri giambici, ovvero il tipo di verso tipico della poesia inglese.
La vicenda è narrata in prima persona da Childe Roland, un cavaliere che si è messo in viaggio alla ricerca di una misteriosa Torre Nera.
Roland si mette alla ricerca della Torre sotto consiglio di uno “storpio canuto”, da cui crede di essere stato ingannato. Viene così iscritto alla “Banda”, ovvero quel gruppo di cavalieri alla ricerca della Torre Nera, ma poiché il viaggio si rivelerà lungo e difficoltoso le speranze del protagonista si affievoliranno, e inizierà a chiedersi se sia in grado di compiere la missione.
Pur di non vedere la devastazione intorno a lui, Roland ripenserà a se stesso e al suo passato e si ricorderà di due suoi amici cavalieri Cuthbert e Giles, entrambi morti con gran dolore per Roland stesso. Sempre più nella disperazione, Roland attraverserà con difficoltà un fiume e si troverà in regioni sempre più malridotte. A confortare Roland arriva però un grande uccello nero, che gli ricorda l’angelo della distruzione nella bibbia ebraica, Apollion, e ciò gli dà la forza di giungere alla Torre, subito dopo delle montagne. Nei pressi della Torre, Roland incontra tutti gli avventurieri che hanno fallito nel raggiungere la Torre e si porta il corno alle labbra, gridando: “Childe Roland alla Torre Nera giunse”. Non viene chiarito cosa Roland trovi all’interno della Torre.
“L’ultimo Cavaliere” l’edizione del 2003
Nel 2003 King apportò delle sostanziali modifiche al testo. Rese la narrazione più lineare e scorrevole oltre a rendere la trama del libro più coerente con i libri finali della serie. Altre modifiche sono state fatte per risolvere errori di continuità introdotti dai volumi successivi. Il materiale aggiunto è stato di oltre 9000 parole.
Alcune delle modifiche più imponenti sono:
- Roland, freddo uccisore di Allie, viene modificato per farlo apparire più umano. In origine, quando la città di Tull attacca Roland, Allie è presa da un cittadino e usata come scudo umano. Implora Roland di non sparare prima che lui usi spietatamente le pistole sia su lei che sul suo rapitore. Nella versione riveduta, la città è impazzita per colpa di Walter o’Dim prendendola in ostaggio, e prega Roland di spararle.
- La città di Farson viene modificata in Taunton, poiché John Farson è un personaggio nei libri successivi della serie.
- I riferimenti alla Bestia sono stati modificati per fare riferimento al Re Rosso.
- Un importante cambiamento nel testo è il destino e l’identità dell’Uomo in nero. Nel testo originale, alla fine della storia, Roland non ha alcuna incertezza sulla morte di Walter o’Dim. Nella edizione riveduta, Roland specula se la sua scoperta delle ossa di Walter è un trucco o se è veramente morto. Il testo originale teneva anche Walter o’Dim e Marten Broadcloak completamente disgiunti. Anche dopo la morte di Walter o’Dim, Broadcloak doveva ancora essere trovato e ucciso. È più tardi, in La sfera del buio, che è rivelato che essi sono la stessa persona. Anche se nessun riferimento al nome Flagg viene fatto nell’edizione riveduta de L’ultimo cavaliere, tutti i riferimenti a Walter e Marten sono alterati in modo che sia plausibile che siano la stessa persona.