Gestire la guerra è la nostra terza “Atlantis, wanna be, Guide for Dummies“. Dopo il nostro primo articolo, che ha trattato le tematiche legate alla gestione di una epidemia, e il nostro secondo che ha illustrato le differenze tra proattività e reattività, questa volta ci lanciamo su un altro argomento ostico: gestire la guerra nei vostri giochi o racconti.
Che cosa è la guerra? Guerra è una parola, pare derivata dall’antico tedesco “werran“, che identifica un conflitto armato tra gruppi più o meno organizzati.
Fin dagli inizi della storia dell’uomo lui, che fosse cacciatore e nomade o raccoglitore, ha sempre convissuto con essa. Si può tranquillamente dire che, su questo pianeta, la guerra è sempre stata presente, quasi endemica. L’ultimo anno senza conflitti, pare, sia stato il 2925 a. C. e questo dovrebbe far un attimo pensare. Ora, sembra scontato dirlo, ma questo articolo non vuole, in alcuna maniera, rendere gloria, o giustificare, questo stato semi-permanente di massacro da parte della razza umana.
Dopo questa doverosa premessa incominciamo a trattare la guerra.
Perché inserire la guerra e come gestire questo evento
Quando siamo davanti alla scelta dei temi trattati in un racconto, in un libro o in una campagna di gioco, spesso ci chiediamo quale possa essere la causa scatenante di determinati eventi. Una di queste possibili scelte è la guerra.
La guerra propone, in ogni sua parte, il meglio, ma soprattutto il peggio, delle persone coinvolte. Parate militari che inneggiano alla vittoria si contrappongono a marce forzate piene di disperazione, fame, malattie e violenza. Già in passato, sulle nostre pagine, abbiamo avuto modo di parlare dell’orrore e dell’inutilità della guerra, attraverso il prodotto Kaiser 1451, e oggi vorremmo estendere il pensiero su di questo evento e di come gestirlo.
Come sempre ci sono delle domande fondamentali che devono essere poste per scegliere il tono, il genere di narrazione, le motivazioni e tutto quello di cui volete parlare. Non sarà strettamente necessario che i protagonisti siano direttamente coinvolti negli scontri in prima linea. La guerra può essere trattata da diverse angolazioni: i personaggi potrebbero essere una banda criminale di borsaneristi che intendono arricchirsi sulla fame della popolazione, oppure delle spie che lavorano dietro le linee nemiche per indebolire uno stato. Diplomatici, esploratori, reporter in zona di guerra, sciacalli. Ci sono centinaia di altre possibili variabili sul tema. Sta a voi scegliere, tutti assieme mi raccomando, quale trattare in base al vostro genere di gioco. Ricordate sempre che una bella dichiarazione di intenti, sviluppata al tavolo, serve ad evitare, nel caso, determinate tematiche sensibili.
Ricordate che la prima vittima della guerra è l’innocenza
Quindi, accanto alla fanfara della guerra, cercate di trattare, nel vostro racconto, coloro che rimangono indietro o sono costretti in prima linea ad affrontare gli avversari.
La guerra toccherà ogni aspetto della vita del paese, dello stato o del pianeta, coinvolto nell’area del conflitto. Carenza di cibo e altri generi di prima necessità, ma non solo nell’area degli scontri. Anche altre città potrebbero aver subito la confisca di materiale da parte dello stato, per ovviare a determinate carenze. Dovrete tenerne sempre conto durante le vostre narrazioni
Dopo queste prime raccomandazioni andiamo ad esaminare più approfonditamente determinati passaggi importanti per la narrazione.
Mi raccomando, ricordatevi sempre, se state giocando, di coinvolgere i vostri giocatori nella creazione della storia. Non obbligateli a qualcosa dove le loro scelte sono nulle.
Il Nemico e le sue motivazioni
Una delle prime decisioni che dovete fare, nell’atto di gestire una guerra, è stabilire il nemico e il motivo dello scoppio delle ostilità. Un conflitto, solitamente, richiede almeno due fazioni opposte che si fronteggiano per il dominio o il possesso di qualcosa, per la brama di conquista o solo odio per il nemico.
Si può quindi iniziare a rispondere a delle domane come le seguenti: chi è il nemico? È stato lui a muovere guerra oppure no? Da che popolazione è composto il regno del vostro avversario? Quali sono i suoi scopi? Il vostro nemico ha alleati? Utilizza armate mercenarie? Da dove proviene?
Per ragioni quasi ovvie si dovrebbe cercare di mantenere una certa coerenza nelle scelte. Sarebbe meglio non propendere per un’orda di barbari che vuole appropriarsi di una reliquia posseduta dal vostro regno, mentre dovrebbe essere più utile, ai fini della narrazione, che siano invece venuti semplicemente per saccheggiare.
Un’altra idea da vagliare è la volontà di rendere un regno, o un pianeta, meno importante sullo scacchiere diplomatico e quindi estendere il proprio dominio tramite una guerra di umiliazione. Altre motivazioni per intraprendere un conflitto potrebbero avere matrici economiche o ideologiche, ottimi spunti per una narrazione diversa rispetto all’usuale scontro per la conquista territoriale.
Ora che avete scelto il motivo rispondete alla prima domanda. Chi è il nemico?
Un’orda di non morti evocati da un negromante? Barbari che calano su stati indifesi come l’Orda d’Oro di Genghis Khan? Un re che viene considerato un tiranno, o forse una fazione pronta ad infiammare una guerra civile?
Ricordate che anche la scelta del nemico è fondamentale per dare spessore alla narrazione. Non avrebbe infatti molto senso scatenare una guerra senza dei validi motivi o un valido avversario, non vi pare? Non è che si intraprende una guerra così perché non si ha nulla di più interessante da fare!
Gestire la guerra e i protagonisti della storia
[…] Gridate sterminio! E lasciate liberi i mastini della guerra […]Giulio Cesare, William Shakespeare
Eccoci arrivati ad uno dei nodi fondamentali per gestire la guerra all’interno della narrazione: i personaggi della vostra storia. Ecco chi sono “i mastini della guerra“!
Dopo le decisioni prese in precedenza, ci si deve porre un’altra fondamentale domanda: quale sarà il ruolo dei protagonisti nel racconto?
La prima cosa che il narratore dovrebbe proporre sono degli spunti per i propri giocatori, oppure interrogativi su come questi si rapporteranno alla guerra.
Qui di seguito riportiamo qualche opzione.
Personaggi come truppa
La Bestia Guerra vuole un apporto continuo di soldati come nutrimento. Molti, durante gli scontri, moriranno, resteranno feriti, perderanno tutto quello con cui erano partiti per il fronte, sia che fossero amici, amori o speranze. La guerra cambia i cuori e gli animi delle persone, ma non è questo il momento per parlarne. Ora dovete decidere a che tipo di truppa i personaggi appartengono.
Che siano reparti di élite o semplice fanteria, se i vostri personaggi fanno parte della truppa dovranno, obbligatoriamente, seguire degli ordini, portare a termine degli incarichi. Poi forse, tra uno scontro e l’altro, avranno anche la possibilità di perseguire qualche iniziativa personale. Fondamentale, per la narrazione, è sottolineare il concetto di vita della truppa. Alcuni momenti di mortale pericolo, inframezzati da marce forzate e grandi momenti di noia. Come mai allora la vita del soldato può essere vista così appetibile? Una paga fissa, rancio, il credere di essere importanti in qualcosa, il senso di sacrificio, cameratismo, sono cose che possono giustificare il mettere la propria vita a rischio?
Il far parte di una truppa farà sorgere molti interrogativi e a creare situazioni interessanti per i giocatori e i personaggi del vostro racconto. Essere inquadrati nella fanteria o nella cavalleria potrebbe metterli in contatto con figure più o meno importanti all’interno di questo contesto militare. Potrebbero essere selezionati come guardie del corpo di un comandante in capo o essere mandati in missione come scout, tutto ciò apre molteplici possibilità di gioco o rendere l’intreccio ancora più ingarbugliato ed entusiasmante.
Personaggi come mercenari
Non sempre la scelta di entrare in guerra è una motivazione che nasce dall’alto. A volte, soldati di ventura, senza radici o patria, hanno la possibilità di offrire i propri servigi come mercenari ad uno dei due schieramenti.
La vita del mercenario è una vita strana. La scelta di combattere per conto di qualcun altro potrebbe risultare un senza senso agli occhi dei più, ma per certe persone non esiste nessun’altra possibilità per sopravvivere. Senza una bandiera e agli ordini di condottieri, la soldataglia combatterà contro coloro i quali i loro datori di lavoro vorranno.
Il punto fondamentale da sottolineare se sceglierete questa via è che i mercenari non possono decidere se i loro avversari meriteranno o meno la loro pietà. E se fossero dalla parte del torto? Si ribelleranno a questa situazione aiutando coloro che stavano combattendo? La loro lealtà sarà verso il denaro o verso un ideale?
Questi interrogativi sono un buono spunto per approfondire psicologia ed evoluzione dei personaggi durante l’avanzamento nella storia. Ma in ogni caso ricordate che il denaro non ha odore!
Personaggi come comandanti
Gestire la guerra è una faccenda dannatamente complicata. Non bastano le truppe, servono anche comandanti, dei condottieri in grado di ordineranno alle truppe determinate azioni. Ma perché scegliere i vostri personaggi come comandanti e condottieri?
È senza ombra di dubbio palese che i protagonisti della storia debbano, per un motivo o per un altro, spiccare per le loro capacità rispetto alle persone normali. La parte fondamentale è giustificare come mai questo personaggio sia interessato alla guerra e alle tattiche militari. A meno che non abbia un’estrazione nobile, il che potrebbe giustificare il suo rango di comandante senza alcun merito, difficilmente un popolano senza il benché minimo addestramento verrebbe scelto come comandante di un manipolo di uomini, o un esercito.
Certo, sono le figure di spicco del racconto, quindi potrebbero essere molto fortunati, giustificando così la scelta di loro come comandanti e condottieri. Perché certo la tattica è fondamentale, ma anche una buona dose di fortuna non guasta per sconfiggere un nemico.
Come capi potrebbero avere sotto il loro comando un vasto manipolo di uomini, o uno sparuto numero di soldati scelti e questo concederà, alla narrazione e ai protagonisti, un certo margine di spazio per le loro iniziative e i loro interessi.
Personaggi come agenti speciali
Scegliere questa via è forse il miglior modo, per i protagonisti, di vivere la guerra. Anziché migliore, sarebbe più preciso dire che è il più comodo e semplice. Come operativi speciali il loro ruolo sarebbe dietro le linee nemiche e non necessariamente al centro degli scontri. Ricognizione, sabotaggio, spionaggio, controspionaggio, questi sono solo alcuni dei compiti possibili.
Ecco un’idea di scenario. Il figlio del re, capo dell’esercito, è stato preso prigioniero. I personaggi potrebbero essere chiamati ad una missione di salvataggio. E cosa accadrebbe se scoprissero che il rapito è in combutta con i nemici del suo regno solo per strappare il trono al padre?
Questa è solo una delle possibili situazioni in cui gli agenti speciali durante una guerra potrebbero affrontare. A voi pensare ad altre possibili circostanze, più o meno complesse, per sviluppare al meglio la storia.
Argomenti cardine sul come gestire la guerra
Dopo la carrellata sui possibili ruoli dei personaggi passiamo ora alle tematiche fondamentali da trattare su come gestire la guerra. Il conflitto toccherà ogni singola parte della vita di una popolazione. Anche coloro che non sono coinvolti direttamente negli scontri subiranno ripercussioni.
In base alle motivazioni scelte, dovrete stabilire il tipo di guerra che verrà combattuta. Gli argomenti da trattare saranno i più vari, ma ricordate che se qualche punto cardine vi sembrerà troppo importante per non essere vissuto, allora sentitevi liberi di includerlo nella vostra narrazione.
La guerra e la popolazione
I protagonisti della storia non sono persone comuni, ma sicuramente lo sono quelli attorno a loro. Per quanto una guerra possa essere distante, coloro che sono rimasti nelle città soffriranno per questo avvenimento. Basti pensare all’assedio di una città. Se le linee del fronte dovessero cadere, la popolazione chiusa nelle cinte murarie, sarebbe coinvolta direttamente negli scontri. Quindi la condizione di guerra sarà un concetto che verrà vissuto anche dalla popolazione.
Ma andiamo a prendere in esame le varie classi sociali presenti nei racconti.
Classi sociali inferiori. Proletariato e sottoproletariato
Il proletariato e il sottoproletariato sono il rango più basso della società, soprattutto in una narrazione medievaleggiante. Questi sono, solitamente, dei cittadini che si occupano della coltivazioni dei campi, propri o per conto terzi, e forniscono la manodopera non specializzata che si occupa del lavoro a cottimo. Questa classe sociale da cui, molto spesso, vengono coscritti a forza i soldati, dovrebbe avere un basso interesse nella guerra e nel suo significato.
Per loro il nemico equivale a distruzione. I raccolti vengono saccheggiati, il loro bestiame macellato per sfamare le truppe e troppo spesso le famiglie subiscono le ingiurie e la violenza dei soldati.
Alcuni di loro, tuttavia, vedono nella guerra anche una via di uscita. I figli che non vogliono coltivare la terra, potrebbero nottetempo scappare per cercare maggior fortuna col mestiere delle armi. Quindi il rapporto con la guerra è ambivalente.
Considerando che questa popolazione, spesso, è molto poco istruita, cerca una guida nel connestabile del luogo, nel governatore o in chi amministra il culto e molto spesso viene influenzata dal modo di pesare di queste figure. Il legame quindi con la tradizione, con la comunità e religione, può portare le classi sociali inferiori ad essere entusiaste di una guerra, anche se non la sentano propriamente loro. Possono anche essere i primi ad imbarcarsi in conflitti di natura ideologica, religiosa a etnica perché troppo spesso, per loro, lo straniero è anche il nemico.
Classe medio borghese
Dopo una veloce digressione su come le classi sociali “povere” si confrontano con la guerra, vorrei rubare un po’ del vostro tempo parlando della classe medio-borghese. Potrà sembrare strano ma forse, tra tutte le classi sociali, questa è quella che è più interessata alla guerra. Quindi, quando sarete chiamati a gestire la guerra, dovrete dare il giusto peso a questa parte della società.
Solitamente questa classe sociale controlla gli scambi commerciali, l’economia e i loro interessi nella guerra possono essere i più disparati. Il suo interesse infatti è, più che altro, verso le guerre per la conquista o la difesa del territorio.
Nuove zone dove espandere i propri mercati, nuove miniere da sfruttare e campi da coltivare. Se cercate i veri strenui difensori della guerra, cercateli nella classe medio borghese.
Popolazione altolocata
La nobiltà, l’alto clero e gli uomini d’affari, banchieri, impresari, sono forse i più direttamente coinvolti nell’atto della guerra. Forse, addirittura, sono stati proprio i loro interessi diretti a portare allo scontro.
Troppo spesso mossi dal loro bieco interesse economico, parte di questo ceto sociale, si arricchisce sia nella sconfitta che nella vittoria. Il prestare denaro, il vendere materie prime e cibo all’esercito, è forse una delle attività più lucrose che si possano intraprendere durante la guerra, soprattutto se, di pari passo, oltre alla vendita c’è anche la corruzione.
Non è difficile che derrate alimentari o equipaggiamenti vadano persi da compagnie di trasporto per poi essere rivendute al mercato nero.
L’economia di guerra
L’economia di guerra varia al variare dell’ambientazione di cui state parlando. In un mondo medievale, fantasy o meno, sicuramente l’economia sarà basata sull’agricoltura.
Solo nelle città sarà possibile trovare beni e servizi per una popolazione non rurale, ma nella maggior parte dei territori l’economia sarà più simile a quella di sussistenza.
Con il passare delle ere, e con lo sviluppo della tecnologia, sarà sempre diversa e varia l’economia di uno stato, di un pianeta, o addirittura, di un settore stellare.
Ma una cosa che deve restare fondamentale è che la guerra causerà una carenza di beni.
A meno che uno stato non impieghi soldati professionisti di qualsiasi genere, la coscrizione della popolazione impatterà senza dubbio sulla produzione di qualsiasi bene o servizio.
Non sarà strano notare prezzi aumentati per prodotti di prima necessità o scarsa presenza in magazzino di determinate merci. La sparizione di queste, infatti, potrebbe portare a rivolte civili e alla nascita del mercato nero.
Cosa è il mercato nero e come gestirlo
Il fenomeno del mercato nero è una presenza endemica dove c’è un conflitto. La gestione della guerra, nel vostro racconto, dovrà senza dubbio presentare questo commercio clandestino come una delle vie, da parte della popolazione, per poter sopravvivere.
Osteggiato dal potere centrale dei vari stati, questo fenomeno potrà toccare vari aspetti possibilmente da trattare. Derrate alimentari, armi, alcolici, medicinali, stupefacenti o addirittura arrivare al trasporto di persone, rifugiati e disertori.
Questo mercato irregolare, per quanto osteggiato dai poteri legislativi, spesso si trova ad essere connivente con esso, aumentando nuovamente il fenomeno della corruzione, ma al tempo stesso verrà visto dalla popolazione come unica via di salvezza contro la fame e altri disastri indotti dalla guerra.
Gestire la guerra. I disastri durante gli scontri
Di tutte le calamità umane la guerra è quella che più di tutte genera catastrofi nella popolazione e nei territori.
Carestia
Come accennato precedentemente, la carestia è uno dei primi problemi creati dalla guerra. Castelli, città, pianeti sotto assedio, sono dei perfetti candidati per la carestia. Spesso le truppe assedianti, chiudendo le vie di comunicazione, impediscono i rifornimenti alimentari agli assediati che, giorno dopo giorno, vedono le proprie scorte ridursi.
Non è difficile anche pensare che gli assedianti stessi possano spingere i profughi verso le città per aumentare così l’impatto di una popolazione affamata. Questa è una delle prime calamità che la guerra può causare. A seguito di carenza di cibo, infatti, non è strano che le popolazioni possano venir colpite da pestilenze, o addirittura ribellarsi ai propri governanti.
Pestilenza
Se cercate degli spunti per le epidemie vi consiglio di dare una lettura ad un nostro precedente articolo in merito, ma stavolta ci vorremmo soffermare sull’epidemie derivate dalla guerra.
Le condizioni igienico-sanitarie durante le guerre, più nel periodo medioevale che in quello moderno, sono delle più agghiaccianti. Le truppe e le popolazioni vengono falcidiate più dalle epidemie che dalle spade dei propri nemici. Cibo cattivo, acqua contaminata, affollamento, stanchezza, cattivo clima, queste e tante altre sono le concause dello scoppio di un’epidemia.
Non è poi sconvolgente, durante gli assedi, veder lanciate, all’interno delle mura, carcasse di uomini ed animali per poter infettare la popolazione.
Ma non limitate il vostro pensiero al medioevo, sia chiaro. A seguito e durante ogni guerra, nel corso della storia, sono susseguite forti epidemie.
Durante il periodo della Guerra di Secessione tifo e colera erano i padroni veri del campo di battaglia. Dopo la Prima Guerra Mondiale scoppiò la cosiddetta epidemia di febbre spagnola, nonostante fosse stata portata da alcuni soldati americani appena sbarcati in Europa. E questi sono soltanto alcune delle malattie che hanno colpito la popolazione civile, e non durante, le guerre.
In un film di alcuni anni fa, Impostor (Gary Fleder, 2001), tratto da un racconto di Philip K. Dick, si narra che la popolazione civile, attaccata dagli abitanti di Alpha Centauri, abbia subito un’attacco batteriologico di un’ibridazione di vaiolo e peste. Immaginatevi soltanto cosa potrete escogitare nei vostri racconti ambientati nel futuro.
Ribellione
Quando c’è carenza di pane le ribellioni sono all’ordine del giorno. Alessandro Manzoni ci parla delle “rivolta del pane” nei suoi “Promessi Sposi” (capitolo XII). Certo lì la situazione era aggravata anche da un’epidemia, ma non è strano vedere queste due situazioni strettamente collegate.
Gestire la guerra è una cosa complicata, soprattutto per i governanti. Inizialmente la popolazione può anche essere abbagliata dal trionfo, ma quando iniziano a scarseggiare i viveri le simpatie dalla popolazione iniziano a venir meno.
Simili ribellioni possono avvenire anche al fronte. Truppe private di cibo per troppo tempo, dopo aver saccheggiato i dintorni, rivolgeranno le loro attenzioni nei confronti dei propri comandanti, incapaci di aver gestito efficacemente il cibo a disposizione.
Queste ribellioni possono sfociare, al fronte, in ammutinamenti, diserzioni, o addirittura cambi di schieramento, questo soprattutto nel caso di truppe mercenarie.
Più di una ribellione sociale è nata durante o a seguito di una guerra. Pensate alla Rivoluzione Russa (marzo e novembre o febbraio e ottobre, secondo il calendario giuliano 1917) nell’età moderna. Rivolta, uscita dal teatro di guerra, deposizione dei propri governanti. Ed ecco a voi un nuovo quadro da esplorare nel vostro racconto.
Gestire la guerra e i suoi disastri futuri
Spesso le guerre non sono eventi dalla breve durata. L’arrivo al fronte può richiedere diversi mesi; le truppe possono unirsi in marce forzate per cercare di raggiungere rapidamente il nemico.
Altresì, a seguito di uno scontro, gli eserciti possono ritirarsi e raggrupparsi pronti a combattere nuovamente. Fino all’era moderna le ostilità, poi, cessavano durante i periodi invernali o autunnali perché le condizioni atmosferiche erano il primo nemico della macchina bellica.
Ma cosa accade dopo?
Le città assediate e conquistate vedono i loro governanti cadere. Nuovi padroni impongono tasse nonostante queste possano essere state versate in precedenza ai propri signori. Quasi nessun regno può accettare una simile risposta e la popolazione impoverita vede le sue tasche ancora più vuote.
Nelle città, poi, orde di soldati si riversano dopo aver dato l’addio alle armi. Il loro reinserimento in società non sarà mai così facile.
Mutilati di guerra, soldati affetti da sindrome post-traumatica da stress a seguito degli scontri non saranno così insoliti da vedere agli angoli delle strade. Veterani incattiviti dagli scontri non avranno quasi mai un supporto da parte dello stato e dal proprio governo, che sia stato vincitore nello scontro o meno.
Sottolineate questo punto nei vostri racconti se pensate possa essere interessante. La psicologia di quello che la guerra porta dopo di sé è uno degli argomenti più stimolanti da trattare.
Media consigliati per arricchire la vostra narrazione sulla gestione della guerra
Libri, fumetti, videogiochi. Tanti sono gli strumenti che il nostro mondo ci offre per comprendere le sfaccettature degli scontri e come gestire la guerra. Di seguito potrete trovare una serie di consigli per poter approfondire la vostra cultura in merito. Ovviamente non stiamo ad elencare tutto e sicuramente dimenticheremo qualcosa. Vi invitiamo così a scriverci e a consigliare a vostra volta qualcosa di fondamentale.
Ecco alcuni consigli riguardo possibili libri:
- L’arte della guerra, Sun Tsu
- Niente di nuovo sul fronte occidentale, Erick Maria Remarque
- Diario di Guerra 1914-1918, Ernst Jünger
- La guerra dei cent’anni, Philippe Contamine
- La guerra dei trent’anni, Veronica Wedgwood
- Armi, acciaio e malattie. Breve storia del mondo negli ultimi tredicimila anni, Jared Diamond
Videogiochi e giochi fondamentali da cui prendere ispirazione:
- This War of Mine
- Total War (scegliete voi quale)
- Crusader Kings III
- Stronghold
- Hearth of Iron IV
Ed ecco, infine, alcune serie televisive da cui potete trarre spunto:
- Vikings, History
- Turn: Washington Spies, AMC
- The Musketeers (terza stagione), BBC One
Qui di seguito ci sono alcuni film interessanti per arricchire il vostro carnet di personaggi e storie:
- Il mestiere delle armi, Ermanno Olmi
- Il destino di un guerriero, Arturo Perez Reverte
- Apocalypse Now, Francis Ford Coppola
- Uomini Contro, Francesco Rosi
- Starship Troopers, Paul Verhoeven
Conclusioni
Gestire la guerra, trattarne ogni sua sfumatura, può essere davvero un’impresa ardua. Quello che l’umanità riesce a scatenare durante una guerra è quanto di più aberrante e atroce. Ricordate sempre di trattare l’argomento con una certa accortezza. Sinceratevi con i vostri giocatori al tavolo sugli argomenti da trattare. Ricordate nei vostri racconti di non crogiolarvi nella violenza pura e semplice, ma provate anche a dare un taglio psicologico al tutto.
Spero che queste poche righe e i consigli finali vi possano essere utili per i vostri futuri lavori.