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Star Citizen: Emergono Nuove Critiche

Per la maggioranza dei giocatori PC il nome “Star Citizen” non è di certo nuovo: l’ambizioso progetto della Cloud Imperium Games Corporation di Chris Roberts ha infatti catturato l’attenzione del pubblico sin dal 2011, anno di inizio sviluppo, per via della scala dimensionale del titolo e della combinazione di gameplay che il progetto promette, ma anche per il suo essere quasi completamente finanziato tramite crowdfounding (iniziato a fine 2012) fino a 288 milioni di dollari raccolti con, al 2019, nessuna traccia di una versione finale all’orizzonte né l’ombra dell’uscita dalla fase alpha.

Le critiche di Forbes

Questa volta è Forbes a riportare l’attenzione su Star Citizen che, in concomitanza con l’inizio della settimana di prova gratuita della build Alpha 3.5 del titolo, ha pubblicato un report per analizzare la situazione di CIG e del perché, dopo tutti questi anni, i fondi sono agli sgoccioli ed il gioco sembra essere ancora poco più che una bozza.

Come spesso accade in lavori di questo calibro, è impossibile identificare una causa unica che possa spiegare tutti i problemi e gli ostacoli che fanno parte del processo creativo ma Forbes sembra aver individuato un problema critico nella cattiva gestione, inefficienza e generale incompetenza da parte di Chris Roberts.

Le critiche al CEO

Il CEO viene infatti dipinto come poco capace nel gestire le risorse e nel coordinare l’ambiente lavorativo, focalizzando tempi eccessivi su dettagli di poco conto ignorando aree prioritarie ed improvvisando aggiunte all’ultimo minuto portando gli impiegati a trascorrere molto del proprio tempo a modificare più volte elementi già ultimati.

A supportare le dichiarazioni Forbes riporta le testimonianze di due ex-dipendenti Cloud Imperium, che consistentemente ad altre interviste di persone precedentemente coinvolte nel progetto confermano il micromanagement ossessivo e caotico di Roberts e gli intoppi che esso porta all’intero sviluppo.

Le critiche al sistema Crowdfunding

Il report di Forbes ha generato, prevedibilmente, controversie tra il pubblico di lettori: da una parte le persone che ritengono l’intero progetto una grossa truffa di vuote promesse, dall’altra una community fedele, forse idealista, che vede nell’articolo un attacco voluto e deliberato che mal rappresenta la realtà effettiva.

Il tono dell’articolo è, questo va detto, particolarmente spinto verso il voler dipingere un quadro negativo e sembra voler portare all’associazione del caso Star Citizen al crowdfounding in generale, implicandone il fato fallimentare a prescindere dal progetto e criticando più il formato di finanziamento che lo sviluppo vero e proprio, tanto che molti argomenti trattati fanno più parte della vita personale ed extra-lavorativa di Roberts che del suo effettivo ruolo di developer.

L’articolo prova a far passare la propria posizione come particolarmente ragionata ma molte volte riduce il succo del discorso ad un’implicita stupidità ed ignoranza del pubblico nel finanziare progetti indipendenti dal destino ignoto o a normali alti e bassi d’azienda: un progetto di questa portata era destinato ad avere un ciclo di sviluppo particolarmente lungo e certe problematiche di gestione finaziaria, di promozione di acquisti digitali fini a sé stessi e di mancata organizzazione coinvolgono anche progetti tripla A, benché spesso vengano tenute dietro le quinte, lontane dai riflettori e dagli occhi critici del pubblico videoludico specialmente in questo genere.

star citizen

Non tutte le critiche sono sensate

Va detto che l’Alpha di Star Citizen è, effettivamente, giocabile e che l’ultimo periodo di sviluppo sia stato quello connotato dai progressi più stabili nel corso del tempo, e la presenza di finanziamenti privati e di termini effettivamente rispettati con un flusso costante di contenuto tangibile: se il progetto dunque è certamente imperfetto nella sua gestione, non è pienamente corretto definirlo come il disastro che si sta cercando di far figurare.

Un Alpha effettivamente giocabile, con un suo netcode ed i contenuti attualmente presenti (pianeti abitati, meccaniche, lune, armi, navi e città) non è un traguardo trascurabile per un MMO che propone un universo multiplanetario persistente con una veste grafica di alto livello, specialmente considerando che CIG si sta impegnando a realizzare parallelamente Squadron 42, una campagna militare single player che potrebbe effettivamente uscire prima silenziando molti dubbi sul progetto.

Impossibile prendere posizione

La verità sembra quindi stare, come spesso accade, nel mezzo: che Roberts sia un visionario esageratamente ambizioso è un dato di fatto facilmente verificabile visto che Star Citizen è effettivamente qualcosa di “troppo grosso per essere vero”, un’immagine che inevitabilmente rende una fetta del pubblico scettica nei confronti di tutto il progetto perché difficilmente si riesce ad immaginare che un titolo di questo tipo possa effettivamente uscire.
D’altra parte la lentezza dello sviluppo non può essere attribuita in maniera così decisa alle idee in continua mutazione del CEO quando la difficoltà intrinseca  al tipo di progetto proposto è innegabile considerato il livello di tecnologie e la portata che Star Citizen coinvolge, cosa che richiede molto tempo e molte risorse, specialmente se non ci si vuole ridurre al crunch fin troppo comune per l’industry e si punti a rilasciare un prodotto concluso di cui si sia pienamente soddisfatti senza presentare falle critiche.

A prescindere dalle proprie aspettative e dal risultato finale Star Citizen sarà comunque un punto critico per il panorama videoludico: se andrà in fumo, esso avrà insegnato al pubblico a fare estrema attenzione e avvicinarsi con cautela a titoli in crowdfounding, diffondendo una diffidenza generale nei confronti degli sviluppi indipendenti più ambiziosi e ad alta portata.

Se andrà bene, Star Citizen rappresenterà un duro colpo per gli ambienti di sviluppo frenetici e frettolosi che caratterizzano il panorama tripla A, dimostrando che il giusto tempo e la giusta cura potrebbero, effettivamente, portare alla release di un prodotto di qualità.

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