Erano gli anni Novanta quando per la prima volta si cominciò a parlare di un film su The Sandman di Neil Gaiman.
A quei tempi Gaiman stava ancora lavorando sui fumetti e sentiva che il momento non fosse quello giusto. Sapeva che un film sarebbe stato una distrazione e così fece una delle cose più rare che possano avvenire ad Hollywood.
Nell’ufficio di Lisa Henson, allora produttore esecutivo della Warner Bros, chiese esplicitamente che l’idea venisse abbandonata, almeno per il momento. La reazione fu, come è facile immaginare, di pura sorpresa.
L.H.: «Prima d’ora nessuno è mai venuto nel mio ufficio per chiedermi di non fare un film.»
N.G.: «Beh, io sì. Per favore non lo faccia. Sto ancora lavorando ai fumetti ed un film sarebbe solo una distrazione e porterebbe confusione. Mi faccia fare a modo mio.»
Questo lo scambio di battute. Evidentemente qualcuno ascoltò, e comprese, le parole di Gaiman ed il progetto fu accantonato.
Passò quasi un ventennio prima che Gaiman parlasse nuovamente di una possibile trasposizione dal fumetto al grande schermo di The Sandman. Lo fece al San Diego Comicon del 2007. In quella sede ammise di non voler compromettere la propria visione solo per l’opportunità di vedere un film basato sulla sua opera.
Preferisco non vedere mai un film su Sandman piuttosto che vedere un brutto film su Sandman. Sento che il momento è vicino. Abbiamo bisogno di qualcuno che abbia la stessa ossessione con l’opera originale che Peter Jackson ha con Il signore degli Anelli o Sam Raimi con Spiderman.
Neil Gaiman a Mania Entertainment
Nei quindici anni che separano questo momento dalla serie di Netflix, WB non ha mai abbandonato la volontà di realizzare un qualcosa basato sull’opera di Gaiman. Molti nomi si sono avvicendati, tipo Eric Kripke (Supernatural). James Mangold (Logan) addirittura realizzò un pitch per HBO, ma che non portò alcun frutto…
Il progetto di Goyer e Gaiman comincia a comporsi nel 2014. Alla fine di un così lungo percorso è Netflix che si aggiudica la possibilità di mostrare al mondo The Sandman sulla sua piattaforma. La serie debutta ad agosto 2022.
Dal fumetto alla serie TV
Dopo un’attesa così lunga e con un enorme stuolo di fan esigentissimi alle spalle, l’adattamento di The Sandman non poteva essere lasciato al caso. Neil Gaiman è stato coinvolto come produttore esecutivo e scrittore solo del primo episodio. Ha così potuto supervisionare ogni singola parte della realizzazione. La sua esperienza, le sue conoscenze e l’amore per l’opera originale sono state messe a disposizione degli altri. Ogni dettaglio è stato studiato a tavolino. Sono stati apportati cambiamenti, questo era inevitabile. Sono sorte quindi critiche prive di qualsiasi fondamento. Le armi dei critici da tastiera sono state però spuntate. La cura del lavoro svolto e la scelta del cast, hanno spuntato le armi dei critici da tastiera ancora prima di cominciare.
The Sandman: Il cast
Uno dei ruoli più difficili da attribuire è stato senza dubbio quello del corvo Matthew. Come dare voce ad un uomo morto che adesso vive nel reame dei Sogni? Come rendere interessante, da magnetizzare l’attenzione del pubblico, quel personaggio che è fondamentale per la crescita emotiva e morale di Morpheus? Semplice, grazie alla voce di Patton Oswalt (Happy in Happy!, Remy in Ratatouille, Pip il Troll in Eternals, ecc.).
Chi ha visto la serie in lingua originale sa perché questa sia stata la prima scelta di Neil Gaiman e comprende quanto l’autore avesse ragione.
Quello di Tom Sturridge è un Morpheus diverso dal personaggio conosciuto tra le pagine di The Sandman. Distante e freddo. Troppo orgoglioso per il suo stesso bene. Facile all’ira anche e soprattutto contro coloro che gli sono vicini e che hanno a cuore il benessere suo e del suo regno. Ma questo Morpheus è anche pronto ad imparare dai propri errori. Non è umano e non dovrebbe comportarsi come tale. La sua morale è distante e, a tratti, incomprensibile, ma è disposto ad apprendere.
Impara da Johanna Constantine, interpretata da Jenna Coleman (Doctor Who), che a volte mostrare pietà non è segno di debolezza ma di vero potere. L’interpretazione della Coleman le varrà, secondo voci di corridoio sempre più insistenti, uno spin off su questa nuove versione del detective dell’occulto. Con buona pace di tutti coloro che hanno criticato questo genderswap senza soffermarsi a pensare che ci potesse essere anche il problema dei diritti. Un’occasione persa di stare zitti…
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Gaiman ha voluto rendere la serie ancora più inclusiva di quanto non fosse il fumetto. Che già a sua volta è stato un precursore dei tempi.
Questa volontà ha portato alla scelta di Gwendoline Christie (Game of Thrones) nel ruolo di Lucifer Morningstar. Statuaria ed eterea allo stesso tempo, questa giunonica, e non canonica, bellezza ha reso Lucifer quello che molti volevano vedere.
In passato l’angelo più bello e sapiente. Il Portatore di Luce che osò ribellarsi a Dio, rifiutandosi di amare la razza umana più del suo stesso padre. Lucifero non ha sesso e questo rende il personaggio libero ad ogni interpretazione.
Gaiman ha osato. Ha scommesso e ha vinto!
È proprio grazie alle sue decisioni che abbiamo potuto godere appieno dell’epico scontro tra Morpheus e Lucifero.
Gli oggetti sono trappole sottili. Diventiamo dipendenti da loro, e quando non ci sono più, siamo vulnerabili, deboli e senza difese.
Questo dice Lucifer a Morpheus durante il quarto episodio (A Hope in Hell) dopo essere sceso all’Inferno pur di recuperare il secondo simbolo del suo potere. Per la prima volta, sullo schermo, lo spettatore vede Morpheus sotto una nuova luce. Non è la creatura onnipotente che Burgess crede di aver intrappolato, ma un essere spaventato, bloccato dalle azioni del suo passato ed incapace di evolvere. In questo momento crede davvero che i simboli esteriori del suo potere siano tutto quello di cui ha bisogno per essere forte di nuovo. Non si rende conto che gli oggetti sono solo una sua emanazione. Lui li ha creati, ma adesso lo controllano.
Se un primo passo verso il cambiamento viene fatto grazie ad una mortale, il secondo avviene grazie alle parole di un angelo caduto. Il terzo passo avviene con la riscoperta di un legame familiare profondo e l’incontro con un vecchio amico al quale si devono delle scuse.
Morte (Kirby Howell-Baprtiste), nelle vesti di una sorella maggiore che davvero è preoccupata per quello che è successo, gli ricorda il ruolo che tutti loro ricoprono. Per quanto potenti possano essere come manifestazioni delle proprie funzioni, per quanto spaventosi e colmi di delizie possano essere i loro regni, loro sono al servizio degli umani, non il contrario. Quando Morpheus è stagnante, bloccato dalla consapevolezza del fatto che la vendetta tanto agognata, non gli ha portato la pace che sperava, queste parole donano nuova linfa alla sua missione.
L’incontro con Hob Gadling (Ferdinand Kingsley) pone il protagonista nella posizione di dover accettare, con esitazione, che in oltre seicento anni di conoscenza, il rapporto tra il Signore dei Sogni e l’umano che non vuole morire si sia trasformato in amicizia. Morpheus deve chiedere scusa per la prima volta. Un esercizio importante visto come si comporta anche con Lucienne (Vivienne Acheampong), la bibliotecaria del regno che ha cercato di prendersi cura di tutto durante i lunghi anni della sua assenza. Queste saranno le scuse più difficili da offrire. Non vi è nulla infatti di più difficile, per qualcuno così orgoglioso, che ammettere di essere in torto e di aver bisogno di aiuto.
Sì, è vero, Lucienne nei fumetti era Lucien. Gli estimatori del fumetto non hanno nulla di cui lamentarsi per questo cambio. Lucienne è in tutto e per tutto quello che la sua controparte maschile è stato per Morpheus. Un amico, nel vero senso della parola, anche quando Morpheus non sapeva di averne bisogno. Un subalterno che ha avuto il compito di fare del suo meglio quando il Signore dei Sogni è stato intrappolato. Soprattutto non ha mai avuto paura di mettere Morpheus davanti ai suoi errori e alle sue mancanze sia come uomo che come regnante.
Per coloro che si sono approcciati a The Sandman per la prima volta il giudizio è stato unanime. Vivienne ha fatto meraviglie per il personaggio che è diventato uno dei favoriti dei fan.
Forse, ancora più difficile che scegliere la persona giusta per interpretare un corvo che parla, e giudica, è trovare qualcuno che sia in grado di portare sullo schermo la rappresentazione fisica di un luogo. Cosa fare allora?
Semplice, si offre la parte di Fiddler’s Green/Gilbert a Stephen Fry (Wilde, Alice in Wonderland, Sherlock Holmes: a game of shadows) e si lascia lo spettatore a vedere con i propri occhi come un luogo bellissimo e pacifico, una colonna portante del Mondo dei Sogni possa trasformarsi in un uomo che vuole solo scoprire cosa vuol dire essere umani dopo secoli passati ad offrire riparo a coloro che dopo morti hanno la possibilità di passare l’eternità nel regno di Morpheus.
Con un cast del genere non è una sorpresa che il prodotto finale sia di altissimo livello, ma non è tutto. Il cast copre una parte importante della riuscita di un adattamento, ma non esiste una storia senza conflitto e non esiste conflitto senza un ostacolo.
Perché la serie funziona? Gli antagonisti di The Sandman
Un uomo si giudica dai suoi nemici non meno che dai suoi amici.
Joseph Conrad
Neil Gaiman non è solo un costruttore di mondi, è anche e soprattutto uno storyteller. Sa come narrare, ha tenuto corsi su come si scrive e per scrivere si deve conoscere la struttura narrativa come il palmo della propria mano. Solo con queste caratteristiche si possono creare personaggi in grado di stregare e conquistare il lettore, anche quello più esigente.
Non sorprende, dunque, che abbia creato alcuni tra i migliori antagonisti che si sono visti di recente sul piccolo e grande schermo.
Caratteristica emblematica è che non tutti gli antagonisti sono villains. Anche se sono sempre figure (o forze esterne) che si oppongono al protagonista o si frappongono tra lui ed il suo obiettivo. In The Sandman ne incontriamo almeno quattro. No, Lucifer non è un antagonista, non ancora almeno. Tutto lascia presupporre che lo diventerà in una eventuale seconda stagione, che non è stata ancora annunciata.
John Dee – The Sandman
In questa categoria il primo posto lo merita John Dee. Lo interpreta uno straordinario David Thewlis (Professor Lupin di Harry Potter) che dona al personaggio quella devastante umanità perduta nel corso della vita. A differenza del fumetto, dove il Dottor Destino è un mostro che non ha quasi più niente di umano, neppure il corpo, qui non si abusa di CGI o trucco prostetico. La resa del personaggio è lasciata alla bravura dell’attore e il risultato spezza il cuore. Non c’è bisogno infatti del trucco per renderlo mostruoso. Che cosa c’è di più spaventoso di un uomo comune che diviene preda della follia?
Assistiamo ad un sadico assassino che gioca con le menti umane, trasformando i sogni in incubi grazie al rubino di Morpheus. Del resto ha avuto modo di manipolarlo affinché risponda ai suoi desideri e non a quelli di colui che lo ha creato. Ma ora che è ormai preda della follia, John Dee si mostra per quello che in fondo è: una vittima.
È stato oppresso dalle menzogne della madre che ha fatto di tutto per proteggerlo dal padre biologico. Ma che lo ha inevitabilmente esposto alla possibile vendetta di Morpheus. Succube di un gioiello che fa avverare i desideri, ma che non era creato per essere usato da umano. Vittima della società che lo espone, figlio mai riconosciuto di una madre single, alla presenza di patrigni di vario genere, mai gentili con lui.
Non ha mai avuto una possibilità una in questa realtà. Allora ha deciso di crearne una propria, dove essere finalmente è riconosciuto e ammirato, anche venerato come un Dio. Arriva perfino a credere di poter annientare Morpheus e il Mondo dei Sogni, così da poterne prendere il posto e regnare su un cumulo di macerie. Perché questo solo conosce, nient’altro che distruzione e miseria.
Distrugge il rubino credendo di poter uccidere Morpheus, ma ragiona come un uomo, e il suo opponente non lo è. Libera il potere di Morpheus dalla gabbia creata senza neppure accorgersene e adesso il Signore dei Sogni è più potente che mai.
Morpheus ha la possibilità di annullare il discendente di coloro che lo hanno imprigionato e derubato. Ma John ha già sofferto abbastanza, così Morpheus non fa altro che donargli qualcosa che appartiene alla razza umana ma che lui aveva perduto; il sonno.
La forza ritrovata, così come la comprensione del suo ruolo, portano Morpheus allo scontro con The Corinthian, interpretato da Boyd Holbrook (Narcos) un incubo da lui creato che per oltre cento anni ha ucciso nel mondo reale arrivando a creare attorno al suo nome un culto di serial killers che ispirati dalle sue gesta hanno creduto di poter plasmare il mondo secondo la loro visione.
Il Corinzio
Al secondo posto troviamo Il Corinzio, uno dei più grandi fallimenti di Morpheus. Un incubo creato per servire gli umani e mostrare loro la forza che troppo spesso non sanno di avere, ma che diviene strumento di distruzione perché non ha altro modo per assaporare l’umanità che uccide.
Mette il suo creatore davanti ai suoi difetti e al suo orgoglio. Gli mostra i mille modi in cui ha deluso l’umanità che dice di servire. Lo costringe a fare i conti con tutto quello che il suo orgoglio vorrebbe ignorare. Diviene l’opponente principale perché fondamentale per la crescita ed il cambiamento di Morpheus. Se continuasse a stagnare, cristallizzato sulle sue posizioni, ignorando come le cose siano inevitabilmente cambiate durante la sua prigionia, Dreaming e lui stesso andrebbero incontro alla distruzione. Rappresenta la spinta finale verso il cambiamento.
Grazie a lui Morpheus diviene un creatore che deve distruggere la sua creatura. Un regnante che deve punire un suddito infedele. Un padre che deve sacrificare il proprio figlio per il bene di tutti. Morpheus diventa finalmente se stesso in ogni sua sfaccettatura solo grazie alla brutale scossa che riceve da questo figlio ribelle che non riconosce la sua autorità. Dopo questo parallelo non sorprende che Lucifer voglia distruggerlo, viste le numerose similitudini tra lui e Dio.
Problemi di famiglia in The Sandman ma non solo
Il tradimento peggiore viene sempre da coloro che ci sono più vicini. Questo Morpheus lo comprende quando è quasi troppo tardi, quando una semplice umana sacrifica la propria vita per salvare la nipote.
The last (antagonista) but not the least è Desire, fratello minore di Morpheus. Forse la creatura che lo odia più di tutte. Interpretato da Mason Alexander Park (Cowboy Bebop) sembra strappato dalle pagine del fumetto e offerto all’adattamento televisivo come se il ruolo fosse stato creato per loro.
Desiderio è l’eminenza grigia che ha sempre tramato contro il fratello. Prima con Nada, la donna amata ma punita con l’Inferno per aver osato resistere al suo amore e alla sua richiesta di diventare la regina di Dreaming. Poi creando una figlia con Unity Kinkaid, nata per essere il Vortice della sua generazione quando Morpheus è stato catturato, forzando la mano del fratello fino al punto di portarlo ad un passo dallo spargere sangue di famiglia.
Lo spettatore non sa che cosa sarebbe successo a quel punto, ma può immaginare che non sarebbe stata una cosa buona per il protagonista.
C’è una spiegazione per tanto odio. Una che è lo stesso Desiderio a dare. Lo odia perché Morpheus si sente superiore. Perché non può accettare di essere al servizio degli umani, come sostiene il fratello. Ma alla fine dei giochi la vera ragione è che Desiderio è geloso. Gli umani passano un terzo della propria vita nel Regno dei Sogni. I sogni sono qualcosa di bello che gli umani desiderano, sono quello che dona loro la forza di andare avanti ed evolvere. Sono potenti abbastanza da sostenere anche l’esistenza dell’Inferno.
Dimmi, Lucifer Morningstar, che potere avrebbe l’inferno se quelli qui imprigionati non sognassero il Paradiso?
Per sua natura, Desiderio ha bisogno di essere desiderato e vede con orrore come gli umani, ma non solo, vogliano i sogni più dei doni che lui ha da offrire. Questa è la ragione per cui è tanto pericoloso e non ci sono dubbi che lo vedremo ancora, se la seconda stagione verrà prodotta!
Una menzione speciale se la merita senza ombra di dubbio Charles Dance (Game of Thrones) che, con la sua interpretazione del Magus Roderick Burgess, ci ricorda del perché la razza umana non ha molti estimatori tra le creature immortali e divine. Se ci fosse una categoria di premi per il padre dell’anno in ogni serie interpretata e personaggio sempre gradevolissimo, entrambi andrebbero di sicuro a lui!
Alla fine, chi dovrebbe vedere questa serie?
Tutti coloro che hanno amato The Sandman e che sono curiosi di vedere come è stato adattato. Tutti i nuovi fan che magari non erano neanche nati quando il fumetto è uscito, ma che ne hanno sentito parlare e si sono incuriositi.
Gli amanti del Fantasy e della mitologia. Del gotico e delle storie ben raccontate. Coloro che vogliono perdersi in un mondo diverso, ma che è allo stesso tempo colmo di tutte quelle tribolazioni che tutti conoscono e affrontano. Chi ha bisogno di vedere personaggi complessi riconoscere le proprie emozioni e non reprimerle. Chi vuole vedere come l’inclusione sia sempre più possibile nei prodotti moderni, ma che non è un’invenzione dell’ultimo momento. Che gli autori hanno sempre scritto di personaggi reietti e ai margini della società che possono essere non solo accettati, ma anche potenti e riscattarsi agli occhi di coloro che li hanno sempre esclusi.
The Sandman è un prodotto per tutti. Per chi ama le serie TV e pur essendo rimasto deluso troppe volte ancora ha fiducia negli showrunners e nella consapevolezza che esistono prodotti validi, anche se rari, basta saperli cercare. Per chi ama la DC e sa che si può fare giustizia ai suoi personaggi sul piccolo schermo.
Ma soprattutto, per chi ancora sogna, anche se è sempre più difficile.
Se tutto questo non vi è bastato vi segnaliamo una interessante guida non ufficiale a The Sandman che potrete trovare a questo indirizzo. Perfetta prima di coricarsi e aspettare di entrare nei reami del Sogno.
Sognate! I sogni plasmano il mondo. I sogni ricreano il mondo, ogni notte.
Morpheus