“School from the Loop” è un racconto di Laura Fontanella della casa editrice indipendente Asterisco Edizioni. Ve ne ricordate? Abbiamo trattato alcuni loro prodotti in passato: Fuori dal Dungeon e Dura-Lande.
Laura, oltre ad essere editrice, è anche un’insegnante di inglese e una attivista transfemminista e LGBITQ+.
Laureata in Lingue e Culture Moderne all’Università di Pavia, ha proseguito i suoi studi magistrali in Lingue e Letterature Europee ed Extraeuropee all’Università Statale di Milano concludendoli con l’elaborato “Traduzione e Genere: approcci femministi, transfemministi queer e postcoloniali.”
Forse vi chiederete perché si trovi su queste pagine, no? È qua per tutti noi, in realtà! Ha proposto questa sua opera per farci aprire gli occhi. Spesso, per comprendere una situazione irreale come quella che stiamo vivendo, è necessario renderla ancora più parossistica. “School from the Loop” ha suscitato in me, Cercatore R., sensazioni e situazioni di vita reale, a me molto vicine, e al contempo ha richiamato alla memoria frammenti dell’opera di Black Mirror e gli scritti cyberpunk di K. W. Jeter, in particolare il suo romanzo Noir.
Ma non è questa la sede per parlare di loro. Siamo qua per “School from the Loop” di Laura quindi, senza ulteriori indugi, vi lasciamo a questo breve racconto.
School from the Loop
“Buongiorno utente angie87, sono le otto e trenta. Ieri, 7 marzo, hai ottenuto 4 nuove visualizzazioni. Il tuo saldo mensile ammonta attualmente a 4 euro e 20 centesimi.” Tendo una mano verso il comodino, prendo il telefono in mano e faccio scorrere il dito sullo schermo, facendo cessare l’odiosa litania mattutina. Riprendendo lentamente conoscenza, barcollando fino al bagno, mi submergo nei post su ProfilePad.
La piattaforma mi ricorda che è l’otto marzo e che è la festa della donna. La mia foto profilo è incorniciata, automaticamente, da fastidiose mimose 4D che danzano in cerchio. Stomachevoli. “Teecha app consiglia. Crea un nuovo video, stupisci i tuoi studenti con un nuovo upload”. Mi dirigo in cucina per bermi il mio caffè della razione K, fornitura di base distribuita alla popolazione, quando, accedendo alla sezione notifiche, mi ricordo che oggi è anche l’anniversario del primo giorno di quarantena. Minchia. Sono passati già dieci anni.
I grafici sul virus hanno disegnato il profilo di inedite colline montuose; nuovi Everest e nuove Fosse delle Marianne hanno costituito il panorama della nostra geografia quotidiana. La vita è andata avanti a intermittenza. “Mancano cinque minuti alle ore nove. Visualizza il tuo ultimo video, sviluppa le tue potenzialità, migliora la tua performance”. La voce dell’applicazione mi riporta nel mio cubo-locale (studio-compresso-in-cucina-compresso-in-cameradaletto).
Mi lavo e mi vesto. Me la ricordo bene quella settimana di marzo del 2020. Quando ci dissero che avremmo dovuto fare lezione online non ci volevo credere. Da oggi, ogni insegnante che si rispetti farà lezione in streaming, farà video-lezioni e tutto quanto sia in suo potere per fare e per non perdere il proprio lavoro. Che incazzatura: era tutto sbagliato.
Non volevo, con tutte le mie forze. Senza scuola, senza tutele, semplicemente sola: una stronza qualsiasi dall’altra parte. All’epoca nessun insegnante avrebbe mai pensato che si sarebbe arrivati a ben altro, a riscrivere la stessa definizione di lezione. Nessun insegnante, inoltre, immaginava allora che saremmo stati proprio noi, docenti colpevoli e inconsapevoli, a nutrire il Leviatano.
Controllo l’orologio: è vero, è quasi ora di lezione. Allo scoccare delle nove, appaiono online diverse icone: mi fluttuano attorno olografiche foto delle vacanze, personaggi memetici, anonime sagome nere su sfondo blu, foto di abbracci quando ancora non si aveva così paura del contatto fisico. Ora, invece, si fanno CPO a tutto spiano a chiunque sbrocchi per strada e se ti va male ti portano all’Istituto Nazionale di Psicastenia. Pauline direbbe “au revoir”.
Qualche secondo dopo, la lezione comincia. Sono io ma sono in loop.
“Controlla e incrementa le tue visualizzazioni. Segui i nostri tutorial per creare video di approfondimento. Il tuo saldo mensile ammonta per ora a 4 euro e 20 centesimi.” Per quanto mi scocci ammetterlo, è vero, dovrei rinnovare il video, farne un altro: uno in cui dico cose diverse o in modo diverso, uno più vivace per avere nuove visualizzazioni, per alzare il rating, per qualche voto migliore. Il punto è che non me ne frega più un cazzo. Getto un’occhiata agli insight, alle e-mail, al conto. Chiudo tutto.
Questa lezione di grammatica inglese in cui spiego l’uso e la costruzione del Past Perfect è stata trasmessa un numero incalcolabile di volte. Il mio lavoro originale è stato ripetuto, replicato, immesso nell’anello del loop. Ci chiamano Teecha, insegnanti del circuito chiuso.
Questo programma innovativo venne completato a Luglio ma se ne parlò sui giornali solo a Settembre; la scuola non sarebbe ricominciata, le aule non si sarebbero potute gremire di persone, nessuna relazione umana ed educativa si sarebbe ristabilita. “Il progetto pedagogico Teecha è un progetto rivoluzionario che salverà la scuola, democraticizzando la fruizione alle lezioni, facendo fare ai docenti molta meno fatica, permetterà loro di curarsi delle loro famiglie, dei loro cari.” Alcune mie colleghe ne furono entusiaste.
Pauline, che insegnava francese, due figli a carico, uscita da una storia di violenza domestica, sembrava entusiasta della proposta. La possibilità di essere trasmessa ogni tanto in loop le avrebbe permesso di dedicarsi a sé stessa, di star dietro ai suoi figli. Certo, avrebbe dovuto preparare delle lezioni perfette, esaustive, che prevedessero ogni singola domanda di ogni singolo utente ma, alla fine, fatto questo, avrebbe avuto un suo personale archivio di lezioni registrate che l’avrebbero formalmente sostituita all’occorrenza. Sembrava davvero vantaggioso: lo sforzo iniziale per lo sforzo di tutti i giorni. Capivo il suo punto di vista ma al contempo mi domandavo: “Cosa succederà quando non saremo indispensabili?”.
Quando nel 2022 venne emanata la nuova riforma della scuola e venne fuori che le lezioni in loop venivano registrate durante la cosiddetta sessione zero per poi essere continuamente trasmesse. Il primo anno, per quel lavoro di registrazione, ogni insegnante aveva diritto ad un bonus sul solito stipendio ma, terminato il momento di recording, ogni docente aveva diritto allo 0,2% su ogni visualizzazione di quello specifico prodotto contenutistico. “Questa settimana le tue visualizzazioni sono aumentate. Controlla gli insight per raggiungere il prossimo salto di fascia”. E poi sì, c’erano le fasce. A seconda del numero di commenti, feedback positivi e voti al video si poteva ambire al salto di fascia guadagnando fino allo 0,6%.
C’era chi lo faceva. C’era chi, forse non dovendosi preoccupare di mangiare o roba simile, seguiva tutti i tutorial ottenendo poi il badge di Contents Leader.
Alla fine, avevo optato per altri lavori. Il più ragionevole ce l’ho in questo posto: Panivorous, una panetteria quasi solo via app. Ordini il tipo di panificato che desideri, lo produciamo e te lo facciamo portare a casa da uno dei fattorini della Delivrah. “Teecha consiglia. Questo otto marzo, prepara una lezione a tema donne. Regine, donne in politica, donne che hanno fatto la storia. Crea tu stessa la cultura che vuoi vivere.”
Sto camminando lungo la strada del laboratorio quando finalmente mi decido a togliere le notifiche a Teecha, borbottando un vaffanculo. Quando arrivo ci sono tre persone in fila all’ingresso, ben distanti le une dalle altre. Tre metri. La prima tra queste è una ragazza, un caschetto di capelli turchesi. Déjà-vu. Passando dal retro, entro in bottega e dò il cambio a Luca che è lì dalle sei.
“Bentornata su Panivorous, rosetta1987. Gli ordini da evadere entro le ore 12 sono i seguenti: 8 baguettes, 10 francesini, 4 bagel, 6 bretzeln, …”
E’ il turno del Déjà-vu. L’app di riconoscimento facciale mi trasmette una lieve vibrazione. Si chiama Margherita Zhang Liu, ha preso la maturità lo scorso giugno. L’ho vista su Teecha. Una mia studente-utente-StUtente.
Dall’altra parte del bancone, dietro alla vetrina alta e spessa che divide me e i panificati da lei, oltre a questa specie di ruota degli esposti, unico anello di congiunzione, Margherita Zhang Liu mi guarda, interrogativa.
“Rosetta 1987, estrai le brioches dal forno fra 2 minuti per una friabilità perfetta.”
Ti conosco?
Uhm, non credo.
Ah, niente, errore mio.
Margherita Zhang Liu, follower dei miei corsi, account fidelizzato, bei voti garanti, testa probabilmente brillante che non riconosce un volto se dieci anni più vecchio. Le consegno il suo pre-order attraverso la ruota.
Arrivederci e grazie.
Arrivederci-e-grazie-a-lei.
Conclusioni
Siamo molto curiosi riguardo ad un vostro pensiero sul lavoro di Laura. Noi ne siamo rimasti affascinati, come potete ben immaginare, dato che ha rimesso in moto ingranaggi che credevamo bloccati per sempre. Vi preghiamo quindi, qua o sui nostri profili social, di esprimere un parere. Ve ne saremmo davvero grati!
2 Commento
maria
mi piace molto lo leggerei lavoro nel campo della didattica
Francesco
Da persona che vuole iniziare ora la “carriera” da insegnante, sono preoccupato perché mi sembra 1) credibile 2) vicino
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