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Saint Seiya – La serie Netflix: La Recensione

Saint Seiya è un anime originale, prodotto e distribuito da Netflix, che ripercorre l’inizio della storia dei Cavalieri dello Zodiaco. Facendo il suo debutto il 19 Luglio sulla piattaforma di streaming più famosa al mondo, l’opera è destinata a dividere il pubblico tra coloro che rideranno e coloro che piangeranno. In totale sono stati rilasciati sei episodi, della durata di circa venti minuti l’uno, che coprono un arco temporale molto vasto per un anime. Procediamo dunque con ordine e scopriamo tutti gli elementi che possono far sollevare più di un sopracciglio.

La sigla di Saint Seiya

Le puntate si aprono con l’immancabile sigla, degna di ogni anime, che strizza l’occhio ai fan. Si tratta della storica “Pegasus Fantasy”, con un testo in inglese che ha comportato un cambio di titolo, assolutamente superfluo. Uno sforzo apprezzabile, anche se non c’era bisogno di un tale spreco di budget quando il franchise contava già sigle meravigliose.

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Un primo episodio… particolare

Ammetto che quando ho visto comparire delle armi da fuoco, dei soldati delle forze speciali, ho pensato onestamente di aver sbagliato serie. Saint Seiya ha sempre trattato il mondo degli uomini come qualcosa di lontano, da accennare e far vedere di sfuggita in seguito a potenti cataclismi. Il mondo dei Saint era un mondo nascosto, dove dei e pantheon interi si davano battaglia lontani dallo sguardo del mondo.

Questa serie si discosta in parte da questo concetto, regalandoci battaglie contro squadroni di soldati, elicotteri, missili e carri armati. In che modo il cattivo della serie pensi che tutto ciò possa essere efficace contro delle armature forgiate da esseri mitologici rimane un mistero.

Seiya, in particolare, riesce senza nessun addestramento a lanciare un colpo di arti marziali incanalando il cosmo. Non capisco come gli sceneggiatori abbiano pensato potesse essere una buona idea.

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La serie torna presto sui binari

Dopo le fantasie della prima puntata, gli sceneggiatori sono tornati sui loro passi e ci hanno presentato il classico allenamento di Seiya per ottenere l’armatura di Pegasus. Notiamo subito quanto i combattimenti siano frettolosi, arrivando a condensare l’equivalente di ore di anime originale in cinque o sei minuti per scontro. Essendo ovviamente un franchise che sugli scontri ha costruito la sua fama, riesce difficile godersi il nuovo adattamento. Gli elementi sono tutti lì dove devono essere ma sono presentati nel modo più frettoloso possibile. Non si può che sconsigliare, a chi non conosca la storia, di avvicinarsi a questo mondo partendo da questo adattamento.

La questione dei Saint donna e delle maschere

Chiunque conosca le prime serie di Saint Seiya ben saprà che le donne, oltre a non avere armature particolarmente complesse, sono costrette ad indossare delle maschere. Su questo si basa il fatto che Seiya venga addestrato dalla sua sorella perduta, colei che cerca da anni, senza riconoscerla. Visto che tutte le donne hanno questa imposizione, non risulta strano che Castalia abbia una maschera indosso.

Dopo gli anni 2000, tuttavia, con l’arrivo di nuove serie e diversi progetti legati al mondo di Saint Seiya, questa regola è venuta meno. Il risultato finale è ovviamente un buco di trama grosso quanto una casa, poiché ci ritroviamo Tisifone e Shaun (la nuova Andromeda) che combattono senza maschera e Castalia che, imperterrita, insiste nel metterla. Ovviamente la cosa non genera domande di sorta. Per lo stesso motivo, sono stati costretti a rimuovere anche la scena della distruzione della maschera di Tisifone, particolarmente importante per il personaggio. Non si spiega poi perché l’armatura di Andromeda sia così ricca di dettagli e pezzi, mentre quella di Tisifone e Castalia non lo sia.

Il problema di Andromeda donna

Tralasciando il fatto che abbiano preso proprio il più sensibile, fragile emotivamente e pacifista dei cavalieri per farne una donna (perché non sono sessisti, ci mancherebbe) la serie dimostra di non essere lungimirante. Come coloro che hanno visto la serie di Ade ben sanno, infatti, Andromeda altri non è che l’incarnazione del dio dell’oltretomba. Non riesco a capire in che modo giustificheranno un dio maschile, così preso da se stesso, in un corpo femminile.

Adattamento italiano altalenante

Benché l’adattamento italiano voglia richiamare con forza quello della serie originale, che tanto ha aggiunto rispetto alle altre versioni, ci sono delle scelte che stupiscono. Alcuni nomi sono stati tradotti, mentre altri no, e nel corso della serie questi ultimi cambiano a loro volta. Seiya ad un certo punto diventa Pegasus, Phoenix subisce lo stesso trattamento. Vorrei che fossero sviste ma, arrivati a questo punto, non so neanche io in cosa credere. Gli adattamenti italiani commissionati da Netflix stanno aprendo una crisi nel settore, o almeno dovrebbero aprirla se ci fosse un qualche tipo di ricezione delle critiche.

Un antagonista debole

L’antagonista della serie, introdotto grazie ad un flashback, è uno dei personaggi meno credibili di sempre. Dopo tutto, avendo trovato su un monte un cavaliere in armatura dorata, con una bambina in braccio, che parla di dei e guerre sante, la cosa alla quale non “riesci” a credere è che Atena possa salvarvi. Ovviamente. Sono contento che abbiano voluto approfondire un pochino la storia dietro ai Cavalieri Neri, ma questo è sciocco ed esagerato. Mandare un esercito armato di fucili ed elicotteri contro dei Cavalieri di Bronzo, che riescono a distruggerli con facilità, in che modo dovrebbe dimostrare che tu sia in grado di sconfiggere Poseidone e Ade?

La nuova “profezia” di Atena è veramente ridicola

Nella storia originale, Atena viene inizialmente ritenuta un’impostora dal Grande Tempio, che ha una sua ragazza ad impersonare la dea. Ovviamente noi sappiamo che non sia vero ma, se non altro, si spiega come mai i Cavalieri d’Oro credano di star combattendo negli interessi del bene. In questo nuovo adattamento, invece, viene spiegato che una profezia abbia annunciato la sconfitta di Atena da parte di Poseidone o Ade, dunque il Grande Tempio vuole la testa della dea. Riflettendoci un attimo, trovo veramente sciocco che i Cavalieri d’Oro vedano una profezia che annuncia la LORO sconfitta come colpa di una divinità.

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Se non altro c’è il tombino

Il personaggio meglio riuscito della serie, fino a questo momento, è un tombino parlante. Credo che la produzione debba correre ai ripari e mi auguro che, in vista della lavorazione delle altre puntate, si mettano seriamente al lavoro. Questo adattamento ha il sapore di un compitino, fatto per dovere, ma nel quale non batte nessun cuore. La CGI è imbarazzante, le scelte di trama discutibili e i combattimenti sono fatti di corsa. A che pro rilasciare un prodotto di questo tipo?
Volete leggere la recensione della seconda parte? Ecco qui.

1 Commento

  • Conte Gracula
    Posted 22 Febbraio 2020 at 13:19

    Non ho ancora visto questo adattamento e non so se e quando lo vedrò (devo dire che il tombino mi tenta) ma ho un paio di osservazioni.

    All’inizio della storia, i saint non erano tanto defilati: i bronzini partecipavano addirittura a un torneo in mondovisione, praticamente! Lì è stato un errore di Kurumada non inserire ingerenze umane in seguito: Ikki si frega il gold cloth (teoricamente, un tesoro archeologico, per le persone comuni) e non c’è un’autorità che sia una a indagare? Nessuno ne parla?
    Come minimo, avrebbero dovuto inserire una scena in cui la Fondazione metteva in campo il controllo delle autorità, per rendere la cosa più credibile – ma tanto c’è anche il cliché del “ho trovato una bambina, me la tengo (come se fosse un gatto)”, probabilmente l’autore non ci ha nemmeno pensato.

    Riguardo Castalia sorella di Pegasus, era un’idea poco plausibile in partenza: la pigli per farla addestrare in un posto dove già il fratello, in quanto giapponese, sarà ostracizzato (Tisifone usava il razzismo come scusa per vendicare il suo allievo sconfitto, in pratica) quindi, dopo circa quattro anni di prive di rara crudeltà (cit.) le dai direttamente un silver cloth e tre secondi dopo le tocca addestrare il fratello? Implausibile, e infatti nella saga di Ade salta fuori la vera sorella, che ha perso la memoria perché, come Pegasus e i Mishima di Tekken, aveva i burroni nel sangue, se ricordo bene.

    Riguardo alla falsa Atena-ragazza immagine del Santuario, mi pare che ci sia solo nel film d’animazione in computer grafica di alcuni anni fa, quello giapponese con la discoteca nella quarta Casa: nel fumetto, la piccola Atena mi pare fosse data per morta per mano del Sagittario e nel cartone storico, pure.

    Detto ciò, è sicuramente da auspicare che chiunque voglia fare un remake di qualcosa non si metta a cambiare cose a caso: già non riesce sempre bene nemmeno ai titolari!

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