“Cobra Kai” è una serie statunitense, creata per Youtube Premium da Jon Hurwitz, Hayden Schlossberg e Josh Heald, che si pone come sequel della saga di “Karate Kid”. Con la recente acquisizione, da parte di Netflix, dei diritti per la trasmissione, è giunto il momento di parlare del perché questa serie dovrebbe diventare un must watch per chiunque. L’attualità delle sue puntate potrebbe far riflettere anche sulla situazione italiana, viste alcune inquietanti similitudini.
Sinossi e Incipit
La serie mischia abilmente alcuni brevi spezzoni della trilogia cinematografica su Daniel LaRusso con la storia moderna, incentrata trentaquattro anni dopo la finale del torneo di karate di All Valley, che vede come protagonista Johnny Lawrence. Il ragazzo sconfitto da Daniel nella finale della competizione, dopo aver lasciato il Cobra Kay, ha visto la sua vita andare su tutti i binari sbagliati. Con un lavoro precario, un matrimonio fallito e un figlio che non gli parla, Johnny vive da solo in un appartamento dei sobborghi della città. Quando il suo capo lo licenzia, complice l’incontro con un ragazzino (vittima dei bulli) di nome Miguel, Johnny decide che sia il momento di dare una spolverata al suo karate.
Interpreti e Personaggi
La cosa sensazionale di questa serie è l’utilizzo degli attori del film del 1984, che dunque non devono sforzarsi di interpretare personaggi perchè li hanno costruito loro. Alcuni sguardi, alcune movenze, alcune espressioni degli attori sono rimaste le stesse e vederle di nuovo fa un certo effetto.
Cominciamo dal protagonista della serie, Johnny Lawrence, interpretato da un William Zabka assolutamente in forma smagliante. Lo sguardo stanco con cui Johnny guarda alla vita, ai ragazzi che addestra, alle problematiche che sorgono nel suo sogno di riaprire il Cobra Kay, è un modo di guardare alla vita assolutamente comprensibile. Il personaggio di Johnny è ovviamente quello con l’arco evolutivo più marcato, insieme al suo pupillo Miguel, perché comprenderà come alcuni insegnamenti aggressivi del Cobra Kay non siano solo datati ma siano anche pericolosi e vergognosi.
L’altra faccia della medaglia è ovviamente Ralph Macchio con Daniel LaRusso, il ragazzino che abbiamo visto imparare il karate, l’onore, la pazienza e il duro lavoro. Con lui la vita è stata un po’ più gentile, probabilmente perché ha saputo mettere a frutto gli insegnamenti del maestro Miyagi. Daniel ha aperto un concessionario ed è un ottimo venditore di macchine, attività che condivide con sua moglie e che gli permette di vivere negli agi. Padrino da sempre del karate ad All Valley, Daniel apprenderà con preoccupazione della riapertura del Cobra Kay.
Passando ora al lato “allievi” è impossibile non citare Xolo Maridueña con Miguel Diaz, che rappresenta con ogni suo respiro la riflessione sulla tossicità di alcuni ambienti delle arti marziali. Miguel è un giovane buono, compassionevole, che viene bullizzato a scuola e che affida al karate le sue possibilità di sopravvivenza. Comprendere come battersi e come farlo in maniera letale lo cambieranno completamente, facendogli assimilare concetti come “Strike first”, “Strike hard” e “No Mercy”. La sua vita si trasformerà radicalmente, se in meglio o in peggio è lasciato allo spettatore da decidere.
Terminiamo la nostra carrellata sui personaggi principali con Tanner Buchanan che interpreta Robby Keene, figlio di Johnny che per attirare l’attenzione del padre comincia a lavorare per Daniel LaRusso. Il giovane diventerà in seguito allievo di Daniel che gli insegnerà le vie del Karate di Miyagi. Con il tempo, la disciplina e la pazienza Robby cambierà strada, passando da una vita di piccoli crimini a una prospettiva diversa.
I personaggi femminili sono tanti ma, a mio parere, ancora troppo abbozzati per spiccare al pieno. Mi auguro che con la terza stagione i personaggi di Samantha LaRusso, figlia di Daniel, e di Aisha Robinson possano spiccare un po’ di più rispetto alla massa. La rappresentazione è ottima ma ancora superficiale per poterne parlare.
Ritmo delle puntate e tematiche in Cobra Kai
Le due stagioni, composte entrambe da dieci puntate, hanno un ritmo degli eventi molto veloce che permette di non annoiarsi mai e trattare diverse tematiche. La serie affronta il tema del karate, dell’atteggiamento da tenere nella vita, del rapporto tra figli e genitori, del matrimonio, tutto mettendo in luce più aspetti della stessa questione. Sebbene ogni tema alla fine abbia un punto di arrivo, la serie non ci mostra un lato solo della campana e questo aiuta gli spettatori a riflettere su quanto stanno vedendo, grazie a degli ottimi esempi su schermo.
Registicamente la serie è ben fatta e i continui richiami ai film aiutano a tenere il filo rosso ben presente, facendoci capire come le sfide non siano cambiate ma si siano soltanto evolute. I personaggi saranno in grado, oltre trent’anni dopo, di farcela senza la saggezza del maestro Miyagi?