Kingdom: una serie lanciata su Netflix il 13 Marzo del 2019, arrivata con la seconda stagione a Marzo 2020, mi ha tremendamente stregato. Personalmente, infatti, ho sempre schifato le serie sugli zombie. Lentamente tutte si trasformavano in un mega-drama alla Beautiful andando a far scemare il sentimento di terrore/tensione originale. Kingdom è invece riuscita a tenermi interessato davanti allo schermo, e per ben due stagioni. Il come è tutt’ora un mistero, pertanto volevo condividere con voi le mie considerazioni.
Trattandosi di una recensione ci saranno alcuni soft spoiler nell’articolo. Se non avete ancora finito di guardare Kingdom siete quindi avvisati!
Trama in breve
Kingdom è ambientato nella Korea Feudale, poco dopo l’invasione del Giappone. Il paese si sta riprendendo dalla guerra ed il Clan Haewon Cho guida il paese. Il Re Fantoccio, ormai sparito alla vista di tutti da diversi giorni, è stato infettato da una piaga che lo rende una bestia vorace. Tocca al principe ereditario Lee Chang (Lu Ji-hoon) cercare di salvare il suo paese dalla piaga che inevitabilmente dilaga nel suo paese. Ad aiutarlo l’infermiera Seo-Bi (Bae Doo-na), il cacciatore Yeong-Shin (Kim Sung-kyu) e la sua guardia del corpo Mu-Yeong (Kim Sang-ho),
Ovviamente non mancano conflitti interni, villaggi completamente dati alle fiamme, fughe a cavallo sotto una pioggia di frecce e altre classiche situazioni. Strenue difese sulle mura, combattimenti tra i tetti bassi dei castelli, incrociarsi di katane e complotti non rendono sicuramente Kingdom la serie originale per eccellenza, ma nell’insieme è tutto tremendamente piacevole. Sia chiaro: non mancano colpi di genio e alcune situazioni, come la battaglia su un lago ghiacciato o un combattimento tra le porte scorrevoli ed i corridoi di un castello, ma non è per questo che mi sento di premiare questa serie.
Un insieme funzionale
Non saprei davvero dire il motivo per cui Kingdom mi abbia stregato più di altre serie riguardo gli zombie e simili; penso che ormai il mercato degli zombie sia saturo e, un po’ come l’horror, si cada spesso e volentieri nel visto e rivisto. Il fattore sorpresa, per così dire, era sfumato già nel primo quarto d’ora. Nel momento nel quale il “Re malato” fa fare una brutta fine ad un apprendista infermiere avevo già capito di cosa si trattasse. Il fatto, però, che i personaggi si muovessero in un contorno non odierno, privi di tutte quelle armi letali che abbiamo oggi, mi esaltò.
Riconosco anche che la trama non sia nulla di troppo innovativo; anche se ormai l’originalità non dovrebbe rientrare più nei canoni di giudizio. La presenza scenica degli attori, il loro ruolo, il tempismo delle scene e in generale il muoversi dei personaggi su schermo è ben fatto. Molte scene sono davvero ricche di tensione e, considerando che ogni episodio è costato quasi due milioni di dollari, non me ne stupisco. Il reparto zombie non vanta purtroppo il trucco degli esseri alla Walking Dead. Lo zombie classico viene sostituito con uno zombie folle e veloce.
Penso che sia stato il connubio tra zombie alla 28 Giorni Dopo con La Battaglia dei Tre Regni a rendermi Kingdom così piacevole. Parlando meno soggettivamente, i personaggi sono delineati in modo sapiente per non pestarsi i piedi vicendevolmente, seppur alcuni ruoli secondari siano più palesi che altri. Le musiche e l’ambiente fanno il resto. Non posso esimermi dal premiare la regia e l’enorme quantità di comparse su schermo. I dettagli, finissimi e piacevoli, elevano ogni puntata ad un piccolo capolavoro.
Timore nel futuro
Non volendo anticipare troppo, la seconda stagione si è conclusa, purtroppo, con un’altro cliffhanger. Uno di quei pessimi cliffhanger che fanno presagire il peggio, un terribile deja-vu che mi sussurra orribile cose alle orecchie. Ho davvero paura per questa serie: spesso allungando il brodo si rischia di annacquarlo a tal punto che non sappia più di gallina. Spero quindi che lo scrittore Kim Eun-hee ed il direttore Kim Seong-hun abbiano in mente solo una terza stagione, per poi mettere da parte quella che diverrebbe una piccola perla.
Perché, effettivamente, il rischio di fare un buco nell’acqua è davvero concreto. I nemici a disposizione sono stati levati di mezzo e, vista l’epoca di pace instauratosi, sarebbe davvero ridondante tornare a ricreare situazioni già viste. Esattamente come in TWD, si rischia che lo zombie diventi un segnapunti e che la trama si trasformi in un gigantesco Beautiful. Sperando nel futuro breve della serie (non avrei mai pensato di dirlo, ora che ci penso) attendo l’uscita della terza stagione, sperando in una degna fine per questo nuovo filone narrativo.
1 Comment
'@bluebabbler
Sono sempre dell’idea che molte serie, soprattutto quelle con buone idee ben realizzate, non dovrebbero durare troppo a lungo. Esaurita l’idea, esaurita la storia, stop.
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