L’articolo di oggi parla del Lupo Cattivo come simbolo nelle fiabe, nei giochi e nei racconti
Fin dai tempi più antichi l’essere umano ha sempre ricercato, all’interno del mondo naturale, figure che potessero rappresentare, in maniera simbolica, vizi e virtù della specie umana. Da sempre l’unico animale che non si è mai sentito a suo posto all’interno dello spietato mondo delle leggi naturali è il Lupo. È quindi toccato a lui fare la parte del cattivo, anzi del Lupo Cattivo.
Il Lupo Cattivo e la natura
La natura è infatti lo scenario migliore per rappresentare tutte le caratteristiche di una specie come la nostra senza però i compromessi che la vita all’interno della società, per citare Freud ne “Il Disagio della Civiltà”, ci impone, e così, nei miti e nelle fiabe, possiamo assistere a volpi truffaldine e maliziose, scorpioni che si lasciano affogare pur di seguire la propria più intima essenza e così via, in un serraglio di storie dove i vizi privati e le pubbliche virtù si possono esprimere al meglio senza nessuna necessità di moderazione.
In tutto questo però una figura svetta avvolta in un mantello di pericolo e mistero, indiscusso avversario di alcune tre la più famose fiabe e sempre visto come minaccia non tanto da contrastare quanto da temere: Il Grande Lupo Cattivo.
Il Grande Lupo Cattivo ha però le sue radici in una storia ben più antica e, molto probabilmente, le origini di questa figura affondano nel passato più remoto della specie umana, un passato dove il fascino di questo predatore, che si muoveva in branchi, ricordava ai nostri antenati una tribù di esseri simili a loro ma allo stesso tempo molto più in contatto con la natura madre e matrigna da cui dovevano difendersi.
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Chi è il Grande Lupo Cattivo?
E infatti il Grande Lupo Cattivo non è un individuo singolo e solitario al pari delle più antiche divinità umane, è invece la forma più archetipica di tutto quello che si rispettava e temeva in quelli che, probabilmente, reputavamo nostri pari e che, in maniera speculare alla nostra, pur avendo una società, vivevano all’interno di un mondo che per noi era totalmente ostile.
Il Grande Lupo divenne così, nelle antiche tradizioni, un essere a cui aspirare, l’incarnazione di una forza della natura selvaggia e indomabile, il custode che difendeva i confini tra il nostro mondo e il mondo al di fuori di noi, un guardiano che predava i deboli e gli stolti e la cui potenza era una qualità non umana da ammirare.
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Il Grande Lupo non punisce regole infrante e non giudica i peccati. Egli è semplicemente la natura che viene a strapparti via tutto quello che hai perché non sei stato in grado di proteggerlo. Non è una sentenza di morte per delle colpe decise dalle leggi umane, è la conseguenza della tua mancanza di attenzione rispetto a forze antiche e primordiali a cui hai deciso di non portare rispetto.
Il Grande Lupo è la tempesta che soffia e spazza via la casa di paglia e quella di legno di due dei Tre Porcellini, ma capitola contro i solidi mattoni del terzo. Egli è il mutaforma che Cappuccetto Rosso indirizza a casa della Nonnina perché ha preferito non seguire i consigli della Mamma; è il predatore che divora Pierino quando nessuno crede più alle sue parole perché invece di rispettare il suo ruolo di vedetta ha preferito per più notti le burle.
Nessuna punizione, nessuna inutile crudeltà umana, solo il freddo e spietato intervento di una forza della natura verso cui non si è portato il dovuto timore reverenziale.
Quale è la reale natura di tale figura simbolica?
La reale natura del Grande Lupo, a cui abbiamo con gli anni aggiunto il titolo di Cattivo, si può evincere proprio dalle caratteristiche che dimostra in queste fiabe e che ben poco hanno a che a vedere con l’animale da cui deriva. Capacità di mutare forma, soffio intenso come quello di una tempesta, silenzioso come un’ombra e spesso incapace di essere fermato se non seguendo regole particolari, come farà, ad esempio, il Boscaiolo di Cappuccetto Rosso che lo potrà solo intrappolare in fondo al fiume dopo aver svuotato il suo stomaco dalle sue prede e averlo riempito di sassi.
Il Grande Lupo, come ci insegna la famosa favola di Esopo, non è domabile o addomesticabile. Non si piega alla catena del padrone come il cane per avere un pasto caldo, non si preoccupa della nostra superba convinzione di essere i padroni del creato ma si muove nel limen tra la civiltà e la selva apparendo per ricordarci che la nostra spocchia e tracotanza hanno sempre un dazio da pagare.
Perchè una sola regola esiste nella natura da cui proveniamo e di cui ci piace pensare di non farne parte, una regola ben chiara a cui ci piace non pensare perché andrebbe a demolire qualsiasi forma di etica a cui ci aggrappiamo per vivere insieme agli altri: o mangi o muori.
Una regola che nel mondo naturale fa sì che chiunque, che sia preda o predatore, affini le proprie qualità, sviluppi al meglio i propri talenti e sia sempre pronto ad ogni evenienza, perché gli occhi e le orecchie del Grande Lupo sono per vedere e sentire meglio e la sua bocca, irta di zanne, è fatta per mangiare meglio.
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Conclusioni
E così quando il Grande Lupo arriva solo chi è pronto sopravvive, mentre paglia e legno mostrano la loro effimera forza, mentre la nostra leggerezza fa sì che invitiamo in una casetta nel bosco, sempre stata sicura fino a quel momento, la morte stessa. Anche la nostra famiglia ci lascia soli non credendo più alle nostre parole perché abbiamo abusato della fiducia che ci era stata concessa. Solo un possente Boscaiolo, un umano che vive a sua volta nel confine tra selva e civiltà e ne conosce le regole, o un previdente Porcellino, che addirittura arriva a fare morire il Grande Lupo cuocendolo in una zuppa e quindi uccidendolo secondo la regola del “o mangi o muori”, riescono a tenere testa a questa forza poiché, a modo loro, le portano rispetto.
Non è quindi un caso se in progetti come il comic americano della Vertigo Fables, dove le fiabe esuli dai loro mondi vivono sotto copertura in una quartiere di New York soprannominato Fabletown, sia proprio Bigby, il Big Bad Wolf, a fungere da forza di polizia e controllo o se nel più recente film “Il Gatto con gli Stivali 2 – L’ultimo Desiderio” di joel Crawford a fungere da incarnazione stessa della morte che vuole prendere il protagonista, sia sempre il Grande Lupo Cattivo.
E se l’essere umano può sembrare spesso solo una potenziale preda in queste storie, un destino ben diverso aspetta a coloro che, per i più svariati motivi, riescono a vivere a propria volta in quel limen misterioso tra i due mondi, attingendo al potere primitivo di questo sacro e possente animale. Ma questa è una storia che richiede il tempo di attesa di una Luna Nuova.
O forse di una Luna Piena…