Ci sono due personaggi presenti nella narrativa pop che, in questo periodo di grosse riflessioni, credo possano risultare molto interessanti come esempi di due visioni del mondo radicalmente opposte: il lacerato e il divorato.
Il lacerato e il divorato
Il Maestro Jeong Jeong di Avatar, the Last Airbender è un esempio di uno dell’archetipo lacerato. Jeong Jeong è un maestro dell’Arte del Fuoco. Tra tutti i maestri elementali è in grado di generare la sostanza che usa e vive il suo dono come un peso e una maledizione. Il fuoco brucia, consuma e distrugge, ma allo stesso tempo è pure fonte di luce, di calore e di civiltà.
Di tutti gli elementi, il Fuoco, è quello di cui è più facile perdere il controllo. Allo stesso tempo, però, ci mette un nonnulla a spegnersi se non adeguatamente alimentato. Jeong Jeong sa bene questa cosa. Ma forse in fondo non la comprende davvero, poiché nel suo primo incontro scopriremo che egli detesta il suo dono.
Scritto sullo stereotipo del maestro di arti marziali duro e burbero, Jeong Jeong dimostra una competenza nella sua arte che spesso vedremo ridotta da altri al mero sparare dardi di fiamma. Invidiabile.
Egli genera solo muri di fiamma e il suo controllo della temperatura è magistrale. Infatti neppure le foglie delle piante vicino ad essi ne vengono toccate. Un uomo saggio che decide di isolarsi da tutto e da tutti per paura di ciò che quelli come lui sono in grado di fare. Ma soprattutto per il terrore di perdere il controllo di se stesso e del suo dono, distruggendo così il mondo intorno a sé. Al tempo stesso, però, è dotato di un’attenzione tale da saper padroneggiare il proprio potere, andando ben oltre le paure di cui continua a parlare.
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Solitamente, nella narrativa, queste figure finiscono in tre modi quando si trovano davanti al bivio di osare o meno. Si possono bloccare in un’eterna stasi mentre il mondo scorre intorno a loro. Oppure vengono divorati da quello che hanno sempre temuto, poiché incapaci di gestire davvero i loro demoni. O, ancora, accettano che non possono negare al mondo il loro dono e allo stesso tempo negare se stessi ad esso. Dopotutto gli anni dedicati a gestire le proprie paure prima o poi devono dare i loro frutti! Altrimenti è solo tempo perso.
Tutti abbiamo un nemico dentro di noi, in alcuni casi è subdolo, in altri è molto debole, in altri ancora è forte e intenso. Devastante proprio come un incendio che rischia di ridurre in cenere il mondo che ci circonda.
Jeong Jeong può insegnarci però una grande lezione di vita, a parere mio. Anche nel momento in cui ci renderemo conto che possiamo gestire questo nemico, e che il rischio di perdere il controllo non ci sarà mai perché siamo consapevoli del nostro potere, l’unica vera grande minaccia rimane di dipendere proprio da quella paura che ci ha permesso di controllarlo al punto tale da non volerla più abbandonare.
E se è il dubbio il cardine che divora i lacerati quando esso è assente che succede?
Il divorato e il lacertato
Prendiamo Andrew Ryan di BioShock.
Un uomo che ha tutto, soldi, potere e rispetto, ma ossessionato dal bisogno di riempire un enorme vuoto. Andrew sogna un mondo dove la libertà sia sopra ogni altra cosa e dove il genio emerga, libero da qualsiasi catena forgiata dalla mediocrità della massa che, a detta sua, è un peso morto che trascina verso il fondo la società poiché incapace di rendersi conto che il Genio è il motore della razza umana e che il Mediocre comunque riceve a cascata i benefici di un mondo dove la libertà permette alla genialità di esprimersi.
Povero Ryan!
Vedete, quando noi pensiamo all’intelligenza e a quello spirito di impresa che magari invidiamo, dimentichiamo (volutamente?) qualcosa. Non ci ricordiamo mai che l’etica e la morale sono convenzioni. Sono regole sociali non diverse dalle tasse o dai limiti di velocità e che il genio ha diverse forme.
Si può essere artisti, scienziati o anche ottimi serial killer o mafiosi. La libertà, per tutti ha un valore molto diverso!
E così, mentre sotto le pressioni di Fontaine e dei “mediocri” tanto necessari a tenere in piedi la sua utopia, Rapture collassa! Andrew lentamente inizia a imporre leggi sempre più ferree, fino al punto di, vero orrore per un liberista (!), nazionalizzare le aziende. Diventa così, ad un certo punto, ciò che ha sempre disprezzato: un tiranno folle che si nutre di libertà!
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Andrew Ryan, oltre a essere una feroce critica al liberismo, è quello che possiamo definire “un divorato”. È una persona che ha dedicato tutta la sua vita a un’idea, a tal punto da non riuscire ad ammettere che non esiste nulla di perfetto al 100% in questo mondo. Quindi, quando il castello di carte comincia a tremare, anche lui…
Idealisti, autocommiseratori e inquisitori. Vittime che si crogiolano nel loro ruolo. Ottimisti, fatalisti e tutto il carrozzone di chi non vuole mai ammettere il “forse” per paura di aver sbagliato. Schiavi di catene che scambiano per bracciali eleganti e che sono disposti a mantenere ancorate ai loro polsi a qualsiasi costo. Tutti coloro che toccano così i più profondi abissi nel nome di un qualcosa di più alto, fanno parte di questo archetipo. Sono forse tra le più pericolose creature esistenti, poiché immuni a qualsiasi forma di ragionamento critico bollato come “distruttivo”.
Conclusioni sul lacerato e il divorato
Se siete prigionieri di un’idea, sottomessi a tal punto che quando vi provano a fare notare che la vostra gabbia tanto dorata non è sentite il bisogno di aggredire l’altro e di annichilirlo senza neanche ascoltarlo perchè ogni piccola imperfezione farebbe crollare la vostra giostra di cristallo, allora siete dei divorati. E, prima o poi, fidatevi, ve ne renderete conto e sarà una delle realizzazioni più terribili del vostro esistere. Questo perché, per citare Andrew Ryan
Un uomo sceglie, uno schiavo obbedisce.
Ma lasciate che aggiunga una cosa
Ma non sta a lui decidere il suo padrone!