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I Fratelli Grimm: l’inizio di tutte le storie

Inizia la rubrica Narrabilia, in cui raccontiamo i retroscena di famose storie che tutti conosciamo. A gennaio, parliamo dei Fratelli Grimm, di come e perché abbiano scritto le loro storie, e del perché non debbano essere considerati una buona fonte per studiare il folklore tedesco dell’epoca.

Siamo in gennaio. È l’inizio di un nuovo anno, è il periodo dei buoni propositi. E per questo 2022 ne ho scelto uno che mi ripeto, anche se in forme diverse, spesso e volentieri: raccontare più storie.
Quindi, alcune settimane fa sono andata dalla brava Cercatrice G. e le ho chiesto il permesso di ammorbarvi mensilmente con il frutto delle mie ricerche. Così, è nata una nuova rubrica: Narrabilia, in cui andremo un po’ a esplorare l’origine e la natura di molte storie classiche.

Come infatti forse saprete, nel mio podcast (The name of this podcast is Dionigi) è da un po’ di tempo che mi diletto nell’attività di prendere una storia e vedere dove posso arrivare continuando ad andare a ritroso. Ed è un po’ ciò che mi propongo di fare qui con voi, un mese alla volta, un tema alla volta, per vedere dove riusciamo ad arrivare.
E quindi, quale miglior argomento per cominciare questo nuovo anno della storia di due uomini che proprio questo hanno cercato di fare (più o meno)?

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I Fratelli Grimm in un dipinto di Elisabeth Jerichau-Baumann del 1855
I Fratelli Grimm in un dipinto di Elisabeth Jerichau-Baumann del 1855

Storie e retroscena che tutti conosciamo

Jacob Ludwig e Wilhem Karl Grimm, entrambi nati allo spegnersi del XVIII secolo e morti poco oltre la metà del XIX secolo, sono due figure passate alla storia per aver raccolto e rielaborato le fiabe della tradizione popolare tedesca.
Per molto tempo, quando si parlava di racconti per l’infanzia non si è potuto fare a meno di menzionare le “fiabe dei Fratelli Grimm”. Poi è arrivato internet e ci siamo collettivamente eruditi grazie al fiorire di articoli come “Le 10 cose più oscure che non sapevi sulle fiabe dei Fratelli Grimm”. E abbiamo scoperto un mondo fatto di… mutilazioni, in gran parte. Ma tanto l’antropofagia c’era già nelle versioni edulcorate, quindi di che ci sorprendiamo?

E abbiamo scoperto che, spesso, c’è una storia dietro alla storia raccontata dai Grimm. Hansel e Gretel, per esempio, è una fiaba nata probabilmente in riferimento ai periodi di carestia. Un periodo in cui non era raro abbandonare o comunque far sparire la prole allo scopo di preservare il resto della famiglia.

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Cosa hanno scritto i Fratelli Grimm?

Ma quindi, la storia dietro alla storia dei Fratelli Grimm qual è?
I nostri Jacob e Wilhem erano due professori, linguisti e filologi tedeschi. Se così si può dire, dal momento che ai tempi la Germania intesa come nazione ancora non esisteva. E questo è un interessante concetto che ci tornerà utile tra poco.

Beh, quindi, cosa hanno fatto questi due signori? Teoricamente hanno girato in qua e là per le campagne, hanno parlato con la popolazione analfabeta e illetterata per raccogliere le così dette fiabe del focolare. Quei racconti che si sono tramandati di generazione in generazione, oralmente o giù di lì.
E non erano nemmeno i primi a tentare qualcosa del genere: in Francia, nel 1697 Charles Perrault pubblicava I racconti di Mamma Oca. Ma l’obiettivo di Perrault era raccogliere fiabe della tradizione e riscriverle elegantemente così che la Corte potesse goderne come forma di intrattenimento.

Ma era questo lo scopo dei Grimm? Ovviamente no.
Vi ricorderete che abbiamo poggiato a terra un sassolino: la Germania ai tempi dei Grimm non esisteva come nazione. E non esisterà fino alla fine della Guerra Franco-Prussiana, nel 1871. Ma qui siamo intorno al 1812, e tutto ciò che abbiamo è una regione popolata da persone che, per lo più, parlano tedesco.
E quindi, i Fratelli Grimm puntano a creare una raccolta di storie che dimostrino la purezza e soprattutto l’esistenza stessa di un folklore tedesco. Di un popolo tedesco. Una raccolta di storie che unisse il popolo tedesco e dimostrasse l’antichità delle sue radici, legate forse alle origini dell’umanità stessa. Oddio, come sono invecchiate male queste parole.
E da questa idea, da questa iniziativa prendono vita ben tre volumi, pubblicati nel 1812, 1814 e 1822.

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Immagine dalla seconda edizione del primo volume delle fiabe dei Fratelli Grimm, datata al 1819. Fonte
Immagine dalla seconda edizione del primo volume delle fiabe dei Fratelli Grimm, datata al 1819. Fonte

I Fratelli Grimm sono fonti davvero attendibili?

E quindi, possiamo guardare alle fiabe dei Fratelli Grimm per avere un assaggio della vera identità culturale folkloristica tedesca?
Beh, no. O meglio, non nel senso che loro avrebbero voluto dare a intendere.

Infatti, dopo aver mandato i loro assistenti in giro a raccogliere storie (e quindi confermandoci che possiamo datare la tradizione da parte dei professori di far fare il lavoro duro ai loro sottoposti almeno al 1812), Jacob raggruppa assieme quelle che gli sembra possano andare assieme. Wilhem, quindi, le riscrive (anche più volte, se necessario, fino a togliere ogni piccolo riferimento sessuale da Raperonzolo). Il tutto, inevitabilmente, sotto l’influenza di opere simili precedenti, come quella di Perrault e non solo.

Influenze francesi nelle fiabe tedesche: da dove vengono?

Ma le fonti, almeno: quelle erano tutte popolari, no?
Eh. Insomma. Pare infatti che una delle loro fonti principali fosse Henriette Dorothea Wild, detta Dortchen, vicina di casa dei Fratelli Grimm già dal 1805 e moglie di Wilhem dal 1825.
E infatti, se mai vi è capitato di chiedervi “Come ci sono finite queste fiabe francesi nella mia raccolta tedesca?”, è verosimilmente stata Dortchen: la sua infatti era una famiglia di origini ugonotte. E infatti, se ci vogliamo riagganciare all’esempio di prima, Hansel & Gretel stessa è una fiaba che ha non pochi punti di contatto con la francese Pollicino, riportata invece da Perrault:

  1. Il capofamiglia è un povero taglialegna;
  2. Non hanno cibo per sfamarsi;
  3. I genitori abbandonano i bambini nel bosco;
  4. Uno dei figli riesce a ritrovare la via di casa la prima volta seminando sassolini;
  5. La seconda volta, gli uccelli gli mangiano le briciole e si smarriscono del tutto;
  6. I bambini vengono “catturati” da una creatura antropofaga.

La vera differenza sta nella natura di questa creatura, che da orco diventa strega, aprendo la porta a tutta una serie di interessantissimi ragionamenti sulla figura della donna nella “Germania” del primo Ottocento e complessi sulla figura materna. Ma questa è un’altra storia.

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 Altra immagine dalla seconda edizione del primo volume delle fiabe dei Fratelli Grimm, datata al 1819. Fonte
Altra immagine dalla seconda edizione del primo volume delle fiabe dei Fratelli Grimm, datata al 1819. Fonte

Le origini dei Fratelli Grimm: un immaginario collettivo importante, ma su basi discutibili

Quindi, tirando le somme. Comprarsi un volume contenente le stesure “originali” e non ripulite delle fiabe dei Fratelli Grimm significa avere tra le mani un pezzo di autentica cultura popolare tedesca? No, decisamente no.
Certo, quelle storie vengono pure da qualche parte. Studiare come, per esempio, un orco diventi una strega e perché ci dice molto del nostro passato. Per me, forse, è addirittura un racconto più interessante della fiaba stessa.
I Grimm, come Perrault e molti altri, hanno avuto un ruolo non da poco nel tramandare novelle di origine popolare, contribuendo a costituire un immaginario collettivo che ancora oggi ci influenza. Lo abbiamo visto persino in alcuni giochi di ruolo, come Broken Tales. Ma teniamo anche presenti due cose: i loro metodi, che oggi chiameremmo “discutibili” e il loro disegno, molto più ideologico che filologico.
Ciò non di meno, io spero di avervi raccontato una bella storia.

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