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I Dadini – Considerazioni da Atlantide

I dadini. Siamo all’atto finale della nostra serie di articoli che prendeva in esame, ed in considerazione questi strumenti del male (scherzo!!!).

Sul nostro sito potete trovare il pensiero di molti autorevoli creatori di giochi e informatori del mondo del gioco di ruolo, rispettivamente qua e qui (lo sappiamo manca quo). In quest’altro articolo invece trovate le mie prime considerazioni sul dado.

Ora, senza indugio alcuno lascio la parola ai miei colleghi ed amici direttamente da Atlantide.

Il Cercatore Y. ci parla dei dadini

Yari e il suo doggo, senza dadini

Yari Montorsi, cosa è il dado per te?

Il Dado è un mezzo per ricordare il gioco di ruolo. Ho avuto miriadi 
di giocatori che si sono ricordati di un determinato gioco solo grazie 
al dado che si utilizzava in questi, in primis *il gioco più famoso al 
mondo*. È, inoltre, un modo molto semplice per decretare chi ha vinto 
al tavolo a fine serata, senza che ci vada di mezzo il Narratore.

Per te il dado è un mezzo o un fine? Come si evolverà secondo te la sua figura?

Il dado è sicuramente un mezzo, e tra l’altro un mezzo non troppo 
importante. Metà dei giochi che conosco si basano su questo perché, 
penso scientificamente, tirare un dado fornisce al corpo quella 
sensazione di stare rischiando, di mettere in gioco qualcosa senza 
poter venir colpevolizzato del suo eventuale fallimento. È la scarica 
che ci porterà, inevitabilmente, a giocare alle slot alla soglia della 
pensione.

Ed è proprio a causa di tutto ciò che non si evolverà. Magari 
aggiungerà più facce, magari ne sostituirà altre, ma è un mezzo quasi 
perfetto per il suo fine. Ci stiamo provando con le carte, con la 
lunghezza della barba e con le frasi/simbolo, ma il dado rimarrà il 
mezzo principale. Soprattutto il d4. Non riesco ad immaginare un mondo 
senza d4.

Cediamo la parola al Cercatore S.

Parliamo ora con Simone Maccapani. Cosa è il dado per te?

Per me il Dado è il brivido di sapere che le cose potrebbero andar male. È il preoccuparmi prima di fare qualunque cosa perché, dopo tutto, anche il più bravo dei fabbri può tirarsi una martellata sul dito. Il Dado è l’imprevisto che può esserci o non esserci, così come la condizione favorevole che ti può rendere più chiara la situazione. È il colpo di fortuna e la sfortuna che ti perseguita. Non deve essere per forza un dado. Mi trovo molto bene anche con le carte o con qualsiasi cosa che metta probabilità e incertezza all’interno del gioco.

Per te il dado è un mezzo o un fine? Come si evolverà secondo te la figura del dado?

La figura del dado è destinata ad essere letta in maniera molto diversa. Come stiamo vedendo con i PBTA, esiste un problema nel “fallire” il tiro di dado perché la narrazione si ferma. I giochi del futuro faranno in modo che fallire un tiro non blocchi il gioco con un semplice “la cosa non ti riesce” ma portino avanti la giocata attraverso le sue meccaniche. Noto con piacere che nel tempo la figura del dado si stia semplificando, con meccaniche volte ad evitare il suo utilizzo o a semplificarlo.

Concludiamo questa avventura sui dadini cedendo la parola alla Cercatrice G.

Dopo gli interventi dei nostri intervistati, non mi pare che sia rimasto molto da dire. E non ci si dovrebbe nemmeno stupire, visto che stiamo parlando di dadini. Sono cosine piccole, dei gingilli. Non ci sarebbe granché di cui discutere, a rigor di logica. Eppure, i dadi sono diventati, per molti versi, il simbolo del gioco di ruolo. O, per meglio dire, il dado a venti facce è diventato il simbolo del gioco di ruolo, anche per distinguersi dal gioco d’azzardo, richiamato dai poveri dadi a sei facce, che in realtà sappiamo essere bravi, buoni e molto equilibrati. Non per niente, chi come me costruisce maniacalmente torri di dadi usa rigorosamente il d6 come base (e chi usa il d20 è malvagio).

Comunque, nel bene o nel male i dadini sono un simbolo del gioco di ruolo e forse li continuiamo ad usare proprio per questo: perché ci sono familiari. Alcuni set di dadi ci seguono da molti anni, hanno i numeri ormai scoloriti e li riteniamo quasi dei vecchi amici. In alcuni casi sono legati al ricordo di una campagna in particolare e quasi non osiamo riutilizzare quei set con altri personaggi.

A certi dadi attribuiamo quasi dei poteri magici, additandoli come fortunati o sfortunati in maniera del tutto arbitraria. Io, personalmente, come i miei colleghi Cercatori possono benissimo testimoniare, ho una sfiga perenne con i dadi, quindi per me ogni set è sfortunato; ciononostante, li amo tutti come se fossero i miei animaletti domestici un po’ scorbutici.

Ma tutto questo cosa ha a che fare col gioco di ruolo?Niente. Assolutamente niente. Infatti, sebbene (come hanno detto altri e altre prima di me) i dadi diano un senso di imprevedibilità, il gioco di ruolo di per sé non ha bisogno dei dadi per funzionare. Ho giocato a gdr diceless (come Undying e Dialects) divertendomi un mondo e senza sentire mai la mancanza del dado fisico. Perché alla fine il gioco di ruolo necessita di due cose: il gioco e il ruolo, e nessuno di questi elementi è legato a doppio filo con i dadi. Altrimenti, staremo giocando a vari tipi di giochi di dadi.Tuttavia, dopo un anno di giocate online con i dadi tirati su Roll20 o di sessioni e one-shot a giochi diceless o, al massimo, PBTA, sedersi ad un tavolo e ritirare fuori un intero set di dadi mi ha dato un’ondata di serotonina indicibile. Ma non è il d20 ad essere magico: è che quando si gioca molto con questi strumenti, si associano ad essi dei ricordi.

Così, quando si stringe in mano il d20, emergono tutti i ricordi delle belle sessioni vissute con lui al fianco. Ecco perché sarà molto difficile liberarsi dei dadi, in futuro: perché chiunque abbia iniziato a giocare di ruolo usandoli li investirà di ricordi (si spera) felici e utilizzandoli starà portando al tavolo non solo uno strumento, ma un preciso set di memorie e di esperienze personali. 

Conclusioni

Le nostre interviste sui dadini sono finite? Speriamo di no. Vorremmo tanto che altri in questo fantastico mondo avessero voglia di sacrificarsi e contattarci per continuare a parlare. Se volete, se siete interessati, non avete altro che da contattarci, o sul sito o sulle altre nostre pagine e divertirvi con noi parlando della vostra esperienza coi dadi

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