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Gli zombie di Romero: non il solito articolo pasquale

In che modo i film sugli zombie di George A. Romero sono ancora attualissimi, con i loro sottotesti su razzismo, consumismo, militarismo e collasso della civiltà umana? Lo scopriamo in un nuovo episodio di Narrabilia.

Avrei voluto regalarvi questo articolo per Pasqua, ma sono un po’ in ritardo. Ma, a differenza del pranzo domenicale, l’argomento di oggi non va mai a male. O meglio, va a male, ma non gli importa.
Perché quale momento migliore di una festa che celebra la resurrezione per parlare un po’ di zombie?

Sicuramente non vi dico niente di nuovo menzionando come George A. Romero sia un nome indissolubilmente legato alla storia cinematografica degli zombie. L’uomo, scomparso nel 2017, che dall’alto del suo metro e novantaquattro di altezza ha gettato un’ombra sul genere horror senza la quale oggi non avremmo… beh, un botto di roba.
Ma come siamo arrivati ad avere Romero? E perché il suo lavoro è ancora da paura?

Approfondiamo la questione in questo nuovo episodio della rubrica Narrabilia, in cui svisceriamo le storie per risalirne alle origini.
Ecco le puntate precedenti:
I Fratelli Grimm: l’inizio di tutte le storie;
Orfeo ed Euridice: una storia d’amore e d’oltretomba.
Frankenstein di Mary Shelley: quando il mostro lo crea la società.

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Il quadro Zonbie dell'artista haitiano Wilson Bigaud (1953). Fonte.
Il quadro Zonbie dell’artista haitiano Wilson Bigaud (1953). Fonte.

L’origine degli zombie: una metafora della schiavitù dei neri ad Haiti

Un altro fatto non esattamente oscuro è da dove il concetto di zombie provenga: Haiti. Qui gli zombie fanno la loro prima apparizione tra il XVII e il XVIII secolo.
A quell’epoca, la zona era governata dai Francesi, che vi deportavano schiavi provenienti dall’Africa per farli lavorare nelle piantagioni di zucchero. E se essere uno schiavo non fosse già una porcheria di per sé, c’è da dire che la situazione era brutale anche per gli standard dell’epoca. Molte delle persone deportate infatti morivano entro qualche anno.

È in questo contesto di disumanità che nasce lo zombie. Una creatura schiava per definizione, ma non dei dominatori bianchi, bensì del suo stesso corpo.
Gli schiavi haitiani, per via della mancanza di prospettive, vedevano la morte come unica possibilità di liberazione: nella vita ultraterrena avrebbero potuto finalmente riguadagnarsi la libertà. Ma togliersi la vita avrebbe voluto dire essere condannati ad aggirarsi per la piantagione eternamente, intrappolati nei propri corpi non morti.
Lo zombie haitiano quindi altro non è che una proiezione dello stato di miseria in cui gli schiavi africani erano costretti a vivere.

L’eredità dello zombie haitiano: tra voodoo e cinema (bianco)

La rivoluzione di Haiti del 1804 segnò la fine del colonialismo francese, ma gli zombie rimasero come parte del folklore locale. La religione Voodoo li trasformò leggermente, tramutandoli in cadaveri rianimanti da parte degli stregoni bokor, i quali impiegavano i loro non morti per lo svolgimento di lavori pesanti o nefasti. Una leggenda che porta con sé l’eredità dello schiavismo, aspetto che col passare degli anni è stato “lavato via”.

E infatti quello che oggi viene considerato il primo film di zombie è L’isola degli zombie, del 1932, il cui titolo originale è però White Zombie. Il che è, come ci fa notare anche Ryan Hollinger, piuttosto ironico – se la vogliamo chiamare “ironia”.
La pellicola, con protagonista Bela Lugosi, mantiene il setting haitiano, ma per la prima volta mette dei personaggi bianchi al centro di una storia nata dal terrore dei deportati africani di essere ridotti nuovamente in schiavitù anche dopo la loro morte.
L’isola degli zombie non è un caso isolato. Infatti, il ben più fortunato Il serpente e l’arcobaleno di Wes Craven arriverà nel 1988, riportando Bill Pullman in una storia di zombie tutta haitiana. Perché nel 1988 il tema era riuscire a raccontare una storia di morti viventi senza replicare quanto fatto da Romero.

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La locandina de La notte dei morti viventi di Romero
La locandina de La notte dei morti viventi di Romero

La notte dei morti viventi: da dove nascono gli zombie di Romero?

Il 1968 fu un anno di rivoluzioni sotto molti punti di vista. E fu anche l’anno in cui uscì il primo capitolo della trilogia romeriana: La notte dei morti viventi.
Ora, è importante capire una cosa: Romero con questo film non pensava affatto ad Haiti. Per quanto sembri impossibile, non pensava neanche agli zombie. Beh, più o meno.
Il suo lavoro, per come lo vedeva lui, era molto più vicino al romanzo del 1954 Io sono leggenda di Richard Matheson. E sì, potremmo dire che anche quella può essere letta come storia di zombie, ma non è così che era stata inquadrata all’epoca.

Prima di Will Smith, Io sono leggenda era soprattutto una storia post-apocalittica. E Romero questo elemento voleva catturare: la reazione dell’umanità a una catastrofica e inaspettata crisi.
Tant’è che, a questo punto, i morti viventi presenti nel film non vengono chiamati zombie, ma ghouls, proprio per evitare di infilarsi in una lore caotica di scopiazzamenti haitiani e chi più ne ha più ne metta. Ed è precisamente per questo che le creature presenti nei suoi film non nascono da una maledizione voodoo, ma hanno origini ignote. Sempre rubando le parole di Ryan Hollinger, il concept era semplicemente: e se i morti smettessero di rimanere morti?

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Ben, il protagonista de La notte dei morti viventi di Romero
Ben, il protagonista de La notte dei morti viventi di Romero

Il sottotesto del razzismo ne La notte dei morti viventi

Quindi: Romero voleva definire il genere zombie per le decadi a venire? No, ma è esattamente quello che è successo.
L’impatto del film si deve alla semplicità e alla spaventosità del suo concept, oltre che a una certa dose di nichilismo. Ma non solo: La notte dei morti viventi era, per gli standard dell’epoca, incredibilmente realistico. E soprattutto, più che una storia di zombie, è una storia di come l’umanità collassa. E questo tema era attuale nel 1968, come lo è nel 2022. Ma se oggi diciamo che Romero ha inventato l’horror socio politico è anche per via del contesto in cui il film ha visto la luce.

Il contesto storico degli USA anni ’60

E il contesto degli Stati Uniti alla fine degli anni ’60 era un bel casino. Dall’assassinio di JFK nel 1963 a quello di Martin Luther King nel 1968, dalle manifestazioni pacifiste contro la guerra in Vietnam alla riemersione di gruppi decisamente meno pacifisti vicini al Ku Klux Klan.
E Romero, da sempre un pensatore progressista, trovò il modo di inserire tutto questo nel film nella forma del sottotesto.
La notte dei morti viventi rimane a tutti gli effetti un film escapista, eppure deve tantissimo al suo particolare realismo, fatto di una scala di grigi – come la sua fotografia. Perché, per quanto ci racconti di avvenimenti di fantasia, la pellicola ha in sé qualcosa di decisamente verosimile.

Il protagonista Ben: razzismo dentro e fuori dalla pellicola

E se, come abbiamo visto, le storie di zombie hanno subìto una consistente dose di white washing, La notte dei morti viventi è ancora oggi considerato un film di riferimento per quel che riguarda i temi razziali.
Il protagonista del film, Ben, è infatti interpretato dall’afroamericano Duane Jones. Ben si pone in una posizione di leadership nei confronti degli altri sopravvissuti, che però mostrano nei suoi confronti diffidenza. Una diffidenza che li porterà, uno dopo l’altro alla morte. Ben stesso morirà alla fine del film, quando lo sceriffo gli sparerà avendolo scambiato per uno zombie.

Una storia che colpì (e continua a colpire) gli spettatori per il modo efficace di raccontare il razzismo nei confronti degli afroamericani.
E la verità sul casting di Duane Jones non fa che rafforzarla. Il personaggio di Ben infatti non era stato pensato per un attore di colore e Jones fu scelto perché ritenuto il più bravo attore tra i candidati. Con un solo film, Romero fa la storia del cinema due volte – senza neanche sforzarsi.

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La locandina del film Dawn of the Dead di Romero
La locandina del film Dawn of the Dead di Romero

Gli zombie di Romero, tra consumismo e militarismo

La trilogia originale di Romero conta altri due film: Dawn of the Dead, o Zombi, del 1978, e Il giorno degli zombie del 1985. E anche in questi casi, il nostro George la poggia piano.
Dawn of the Dead è un commento sulla società del consumo, con gli zombie che continuano a vagare nei centri commerciali perché lo shopping è tutto ciò che ricordano della loro vita umana. Il giorno degli zombie mette in discussione la necessità di una massiccia potenza militare al posto della ricerca scientifica.
Ed è impressionante, forse oggi più che in passato, quanto questi temi siano rimasti attuali. Quanto questi argomenti continuino a scuotere le nostre coscienze e a infiammare le nostre discussioni – che si sono spostate sui social, ma tali rimangono.

Alcuni pensieri conclusivi

Ma l’efficacia, a parer mio, delle storie che Romero ci ha raccontato (queste come altre) sta nel modo.
Un modo leggero, che va dritto al punto ma non si prende troppo sul serio. Che sa ciò di cui parla, ma non pretende di farti la lezione. Crudo, a tratti nichilista, ma anche ironico. E, più di ogni altra cosa, consapevole.
Ed è questo che credo volesse dire George con le sue famose parole: stay scared!

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