Geralt di Rivia ha finalmente fatto la sua comparsa sul “piccolo schermo” infine. Netflix, ha rilasciato la prima stagione e ha già rinnovato il prodotto per una seconda stagione che vedrà la luce nel 2021. Sono un po’ triste in proposito visto che dovremo attendere un anno per poter vedere l’evolversi della serie.
Una breve introduzione
Geralt di Rivia, come avrete capito, è il protagonista di una serie di romanzi che, prima di arrivare sul piccolo schermo, è stato un eroe in una serie di videogiochi ed è stato proprio tramite questo media che è stato conosciuto dai suoi attuali fan. Questo ha causato, almeno inizialmente, una serie di polemiche, fughe di notizie più o meno false e tanto altro che, oltre a far crescere l’interesse per la serie, ne hanno aumentato il tam tam mediatico. Potete trovare in questo articolo alcune voci che affermavano che Ciri non sarebbe slava e in questo articolo le prime reazioni alla scelta del protagonista.
Oltre a queste notizie “false” c’è sempre l’annosa questione di Sapkowski. Quando i suoi libri invasero il mercato, il succitato autore, richiese espressamente che venissero tradotti dal polacco alla lingua specifica, evitando il passaggio dall’inglese. Sicuramente le sfumature che un testo può avere nella lingua originale potrebbero perdersi durante varie traduzioni o potrebbero apparire bestialità tali da far pensare all’uso di Google Translate, o, chissà, avreste potuto incappare in un unicorno anziché in un cervo.
Ma ora parliamo brevemente dell’autore
L’autore in breve
Andrzej Sapkowski nasce a Łódź, in Polonia, il 21 Giugno del 1948.
Pubblica la sua prima storia breve Wiedźmin per la rivista polacca di fantascienza e fantasy «Fantastyka» nel 1986, ricevendo opinioni positive sia dai lettori sia dalla critica.
A seguito di questo grande successo, Sapkowski crea un ciclo di racconti basato sul mondo di Geralt di Rivia, composto da tre raccolte di storie brevi e cinque romanzi; questa saga lo porta a diventare il più famoso scrittore fantasy polacco. Il Guardiano degli Innocenti è il primo suo romanzo che ha Geralt come protagonista e potete trovarlo anche in versione Audible.
Nel 2009 con la traduzione Inglese del romanzo Il Sangue degli Elfi, Krew elfów in lingua originale, Sapkowski vince il premio “David Gemmell Legend Award“.
Non dovete pensare però che i romanzi su Geralt siano le sue uniche opere letterarie; Sapkowski ha pubblicato altri racconti e una serie di tre romanzi chiamata Narrentum, composta dall’omonimo Narrentum, Warriors of God (Boży bojownicy) e Lux Perpetua. Oltre a questo ciclo, ha anche pubblicato Viper (Vibora), romanzo ambientato durante la guerra afghana dal punto di vista dell’Unione Sovietica.
La scarsa tolleranza per il videogioco
Prima di passare a parlare approfonditamente del mondo di Geralt, voglio spendere ancora due parole sul nostro autore e sulla sua insofferenza, mai troppo celata, nei confronti delle trasposizioni videoludiche della sua saga più famosa. Vi riporto uno stralcio di un’intervista in cui esprime il suo pensiero sui videogiochi in generale, per farvi capire da che presupposti si muova la sua opinione sui The Witcher sviluppati e prodotti dalla polacca CD Projekt RED.
«Io non gioco a giochi per il computer in quanto, questi, sono ben oltre la mia sfera di interesse. Non ho mai giocato a giochi per il computer, siano essi fantasy o di altri generi. A volte leggo riviste di giochi dedicati o guardo programmi televisivi. È vero che grazie alla tecnologia, a volte, vengo ammirato per quello che ho scritto. Non posso dire nulla circa le trame, tuttavia. Oltre al fatto che alcuni tipi di giochi sembrano mancare di una qualsiasi storia. Quelli infatti sembrano essere del tutto hack and slash.»
Si può dire, insomma, non sia proprio un fan di questo genere di media. In questo altro estratto dell’intervista, è più chiaro il suo pensiero specificamente nei riguardi di The Witcher:
«Il gioco non è una versione alternativa né un sequel. Questo gioco è un libero adattamento e contiene elementi del mio lavoro, creato da diversi autori. Questo tipo di adattamenti non potrà mai aspirare al ruolo di un follow-up. Questo tipo di lavoro non sono né prequel, né epiloghi o sequel. Non c’è alcuna possibilità che i giochi di The Witcher possano influenzare l’esito dei libri. Sarebbe stupito e per nulla divertente scrivere sulla base dei suggerimenti dati dal gioco poiché una storia può essere contenuta solo in un libro».
I videogiochi non sono molto fedeli alla fonte originale, specialmente per quanto riguarda Geralt stesso, ma nondimeno rimangono fra i prodotti migliori di sempre nel loro genere.
Che sia per una questione generazionale, o per una reale perplessità intellettuale, ciò che è chiaro è la scarsa considerazione di Sapkowski per i videogiochi basati sulle proprie opere.
Andiamo ad esplorare un po’ il mondo ora!
La geografia fantastica del mondo di Geralt
Il nome del mondo in cui si svolgono le avventure di Geralt ci è sconosciuto, ma la regione specifica dove la storia prende corpo è chiamata Reami Settentrionali, composta da vari regni perennemente in guerra tra loro e, per non farsi mancare niente, spesso minacciate da un impero a sud, una forza dalla marcata impronta militarista che li minaccia costantemente con una “politica estera” aggressiva e con continue schermaglie sui confini.
Questi regni sono cinti a oriente da una catena montuosa chiamata Montagne Blu, che “sfociano” verso sud nella catena montuosa delle Montagne Fiere e il Deserto di Korath. Superato questo deserto, si estende una terra esotica e sconosciuta chiamata Zerrikania dove donne guerriere tatuate combattono brandendo affilate scimitarre.
Ad ovest i regni sono lambiti dal Mare Settentrionale, impreziosito da un’arcipelago chiamato Isole di Skellige e, a sud di esse, inizia, indovinate un po’, il Mare Meridionale (ammazza che fantasia!).
Una mappa dei Reami Settentrionali
Fauna, flora e apocalissi imminenti?
Potremmo paragonare questo mondo al nostro medioevo e in particolar modo alla zona degli antichi regni slavi, da cui Sapkowski ha saggiamente preso a piene mani anche per quanto riguarda la religione, ma soprattutto i miti, di cui la sua opera è colma. Si tratta innegabilmente di un medioevo fantastico dove sono presenti i classici gnomi, fate, driadi, elfi, draghi, ma anche ogni sorta di mostro uscito dalla cultura slava come bruxe, strigi, ghoul, ghast e tanti altri mostriciattoli egualmente simpatici.
Anche la flora, seppur spesso indispensabile per lo Witcher quando si tratta di mescer pozioni, ha il brutto di vizio di mostrare poca simpatia per i viventi. Tra archespore, piante che sputano aculei paralizzanti sulle proprie vittime prima di divorarle con calma, o piante talmente velenose, come la Coccacidium, da mettere al tappeto anche uno dalla robusta costituzione come Geralt, non c’è che l’imbarazzo della scelta.
C’è un’altra cosa interessante nel mondo di Geralt. È una cosetta un poco particolare che traspare in un passo di uno dei libri. Pare che il sole che riscalda il mondo dei Reami Settentrionali stia invecchiando e potremmo dire, sicuramente sbagliando, che la sua colorazione stia virando dal giallo all’arancione, con un conseguente aumento delle radiazioni e del raffreddamento del clima.
Sono proprio queste radiazioni a permettere mutazioni e proliferare di creature mostruose? Possibile.
Tempo e Invecchiamento
Una cosa non molto chiara per coloro che non hanno letto i libri, è il concetto del tempo nel mondo di The Witcher. E diciamocelo, ad un occhio poco attento, anche la serie può sembrare un po’ complessa per quanto riguarda il gioco dei flashback, che non sono flashback, ma tante storie unite che infine si dipanano nel finale di stagione.
Tornando all’invecchiamento del personaggio, Geralt, grazie alla Prova della Erbe. I mutageni che ogni Witcher assume portano il suo organismo a cambiare più o meno profondamente e uno di questi cambiamenti è l’invecchiamento profondamente rallentato. Similmente agli Witcher, anche i maghi che si sottopongono all’addestramento, vedranno la loro vita notevolmente allungata.
Non è quindi sbagliato dire che l’arco temporale che tratta la prima stagione di The Witcher possa essere di circa 60-80 anni.
Razzismo verso il non umano, Geralt incluso
Uno dei temi che traspare prepotentemente nella serie TV, nei romanzi e anche nei videogiochi è la componente del razzismo nei confronti del non umano. Purtroppo questa situazione ha portato subito le destre europee a cavalcare questo sentimento presente nei media e a farlo proprio senza minimamente cercare di capire le motivazioni dell’autore.
Fin dal primo episodio si capisce che il diverso è il nemico. Che sia questo Geralt, un elfo, un nano o un qualsiasi altro essere non propriamente umano.
Nel passato del Continente dove si svolgono le storie sono stati condotti svariati pogrom contro nani ed elfi. Cacciati dalle loro dimore ancestrali, questi esuli si trovano a dover vivere ai margini della società, in caverne e spesso carestie, pestilenze o addirittura guerre e rivolte, vedono questi abitanti poco fortunati, come la causa scatenante.
Tuttavia il razzismo in questo mondo non è fine a se stesso e non colpisce solo i non umani, ma anche il personaggio di Geralt in prima persona. Non più umano a seguito delle pozioni usate su di lui, spesso è mal visto dalla popolazione. Geralt infatti è visto più come un male necessario che come un vero e proprio salvatore della razza umana, nonostante gli sforzi di un bardo.
Conclusioni
Nella speranza che quanto scritto vi possa essere utile per godere al meglio della serie TV, vorrei consigliarvi la lettura dei libri.
La saga, infatti, risulta apprezzabile anche a chi non digerisce più il fantasy classico, oberato di cliché e ancorato a tradizioni e miti del Nord Europa; sono quasi sicuro che rimarrete sorpresi positivamente.
Dategli una possibilità e datela anche alla serie!
3 Commento
Conte Gracula
Trovo sensato che l’autore voglia scrivere le proprie storie senza farsi influenzare dalle opere derivate, ma il suo pregiudizio sull’incapacità di un videogioco di veicolare una storia è, dal mio punto di vista, risibile.
Comunque, è affar suo :P
Riccardo Gallori
Certamente è affar suo! Per dovere di completezza mi sembrava sensato riportare le sue dichiarazioni in proposito
carlos menetto
L’autore non mi piace, mi sembra il classico vecchio bachettone inviso alle novità e invidioso che i videogame abbiano più successo dei libri