La dodicesima stagione di Doctor Who è iniziata ufficialmente il primo gennaio 2020. Dopo un anno senza il Dottore, gli ormai irriducibili fan della serie hanno potuto gustarsi il ritorno dei loro beniamini sul piccolo schermo. Nonostante un undicesima stagione clamorosamente sottotono, persino rispetto all’era Moffat, e gli oltre cinque milioni di spettatori persi tra la prima e l’ultima puntata, sembra che la pausa abbia giovato alla serie.
Un inizio col botto
Il primo episodio ha nome “Spyfall” e sarà seguito dalla sua seconda metà, in onda questa domenica sera. L’idea di iniziare fin da subito con una lunga storia, da dividere in due puntate, si è rivelata un’idea necessaria e brillante. Il paragone con la scorsa stagione è immediato e, al tempo stesso, impietoso. Se gli episodi del 2018 sembravano sconnessi tra loro, con pochissimi brandelli di storia da portare avanti, la presenza sul finale di un antagonista degno di nota non può che far drizzare le antenne di tutti i fan. Senza dubbio la seconda puntata verterà sul rapporto tra questo avversario e il Dottore.
Tredici non è il Dottore dell’impossibile
Spesso e volentieri abbiamo visto nel passato un Dottore prossimo all’onniscienza, abituato a risolvere le situazioni più disparate con un sorriso. In un certo senso, la sua presenza richiamava velatamente quella di Superman: se è presente, sai che le cose alla fine andranno bene. Purtroppo Tredici non è mai stata quel tipo di Dottore e questa puntata lo dimostra. Spesso e volentieri la vediamo senza una strada da prendere, in balia degli eventi, e sul finale non riesce a salvare la situazione. Sembra quasi che, in cuor suo, non sia ancora stata capace di ereditare il cacciavite sonico. Purtroppo non basta vederla armeggiare con il Tardis (da quando all’esterno possono comparire dei tubi?) per darci l’idea di un Dottore conscio di quello che sta facendo.
Gli umani si sorprendono sempre dell’esistenza degli alieni
Questa è una nota particolarmente dolente del mondo di Doctor Who. Il genere umano, nonostante subisca un’invasione ogni giovedì della settimana, si stupisce sempre e comunque dell’esistenza degli alieni. In questa puntata la cosa sfiora il ridicolo quando viene nominato Torchwood. Come si fa ad essere al corrente dell’esistenza di una simile organizzazione e non rendersi conto che non stiano lanciando coriandoli nel cielo?
I compagni del Dottore devono ancora trovare la propria strada
Il ruolo di “Companion” è chiaramente un espediente narrativo per portare in scena un personaggio ignorante, che non abbia paura di fare domande e chiedere al Dottore cosa stia succedendo. Purtroppo il trio multietnico proposto da questa run di Doctor Who non ha ancora trovato la sua strada, sebbene singolarmente i personaggi siano ormai definiti. Ognuno di loro è, al tempo stesso, incuriosito e scettico di ciò che il Dottore lo porterà a scoprire. La capacità di sorprendersi e commuoversi è un aspetto fondamentale.
Cosa ci riserverà questa stagione?
Le speranze per questa stagione sono altissime e disperate. Dopo il passaggio alla domenica sera effettuato nel 2018, nella speranza di tornare ad attirare il pubblico, la serie è passata da 10 milioni di spettatori ai miseri 5 dello special di capodanno. Se la dodicesima stagione dovesse continuare su questi binari, potrebbe essere il momento di una lunga pausa per la serie più longeva al mondo. Doctor Who deve ritrovare i suoi antagonisti, il suo pathos e, magari, tornare alle idee della serie classica.