L’uomo noto come Klaus si avvicinò al piccolo infante, chinandosi sul suo corpo con ossequioso rispetto. Pronunciò delle parole dal suono duro, appartenenti ad una lingua che Guido non aveva mai udito, e tracciò un simbolo sulla fronte del bambino. Il nobile cacciatore ascoltò in silenzio fino a quando non vide lo straniero cominciare a cercare indizi.
«Ho seguito fino a questo vicolo impronte di sangue e zoccoli, Klaus. Le avrai seguite anche tu»
Il diniego dell’uomo arrivò rapido.
«No, io sono comparso alle tue spalle. Prima dell’ultimo rintocco della campana, non mi trovavo qui»
Guido si irrigidì, fissando il lungo mantello rosso che copriva lo strano figuro, e istintivamente posò nuovamente il palmo della mano sull’elsa della spada.
«Chi sei, Klaus? O, meglio ancora, cosa sei?»
La domanda, o forse l’istinto, misero in guardia lo straniero. La fragile tregua che si era instaurata tra i due era in pericolo. Avrebbe dovuto scegliere con cautela le prossime parole.
«Prima troviamo chi ha fatto questo e impediamo che altri bambini vengano reclamati, Guido Trivulzio. Se poi la tua spada vorrà la mia vita, avrai la tua occasione»
Quelle parole non rassicurarono il nobile cacciatore ma, se non altro, rinforzarono la tregua tra i due. Guido mollò la spada e si mise a cercare delle orme a qualche metro di distanza.
«Come dicevo: sangue e zoccoli. Ho trovato un’ombra china sul bambino. Con grandi balzi si è velocemente allontanata. Potremmo cercare delle impronte di zoccoli e seguirle»
Una polvere azzurra superò in quel momento il nobile cacciatore dall’armatura nera. Nonostante la neve, la piccola nuvoletta sembrava brillare nella notte e presto cominciò a spostarsi, seguendo la direzione indicata dallo sguardo di Guido.
«Seguila, Guido, ti aiuterà a trovare ciò che cerchi»
Voltandosi brevemente, il milanese notò Klaus intento a soffiare quella polvere azzurra. Aveva un piccolo sacchetto tra le mani e da esso traeva la sostanza che stava riempiendo l’aria. Poco convinto, Guido chiuse gli occhi e si costrinse a dominare la crescente sensazione che quell’uomo potesse essere un pericolo. Parlava una lingua a lui sconosciuta, aveva poteri e trucchi che probabilmente gli sfuggivano. Tutto il suo essere un nobile cacciatore gli imponeva di non fidarsi. Eppure il pensiero di quel bambino, poco distante da lui, e il fatto che non avrebbe mai visto sorgere il sole sul festoso giorno lo spinsero a controllare le sue sensazioni. Senza rendersene conto, Guido si ritrovò a correre dietro alla polvere azzurra.
Il nobile cacciatore perse la concezione del tempo molto prima di giungere a destinazione. Stava inseguendo quella sorta di incantesimo da minuti, ore, giorni? Quando la sua mente riprese coscienza del luogo in cui si trovava, Guido era giunto in prossimità di un vecchio magazzino ormai in disuso. A terra vide nuovamente del sangue e delle impronte. Sperando di non essere arrivato troppo tardi, il crociato dall’armatura nera si fiondò dentro l’edificio. Questa volta non vi erano segni di trascinamento ma piccole gocce purpuree. Estraendo la spada, Guido percepì delle grida, prontamente soffocate pochi istanti dopo. Il tempo fu sufficiente a permettere al nobile cacciatore di intuire la posizione della nuova vittima. Salendo le scale con pochi e semplici balzi, Guido giunse finalmente sul luogo dell’aggressione. La creatura che stava aggredendo il bambino si fermò quando vide il nobile cacciatore. Gli sguardi dei due si incrociarono poco prima che l’essere cornuto si lanciasse sull’armatura nera che per la seconda volta, quella notte, l’aveva disturbato. L’abominio, dalla forma umanoide ma la zampe e le corna animalesche, si avventò su Guido che prontamente infiammò la spada e si lanciò all’attacco. La forza del nobile cacciatore fu vana contro quella della creatura. Le fiamme morserò il pelo dell’abominio ma questi, ignorando il dolore, spinse Guido contro una parete. “Vai a caccia in gruppo per una ragione, Trivulzio, non è il motivo per le spavalderie” si costrinse a ricordare il nobile cacciatore mentre lottava per liberarsi dalla presa di quell’essere. Sentiva l’armatura piegarsi sotto il tocco malefico dell’abominio. Non avrebbe resistito a lungo.
L’ascia di Klaus si abbattè con ferocia su un braccio della creatura, tranciandolo di netto. Guido venne inondato di sangue e dovette trattenere il fiato per la puzza che riempì il magazzino. Se non altro, l’intervento dello straniero aveva fatto allentare la presa alla creatura che, così facendo, si espose nuovamente all’attacco di Guido. La lama fiammeggiante penetrò a fondo nel ventre dell’abominio, indebolendolo e facendogli lasciare il nobile cacciatore.
«Sembra avessi ragione, Guido Trivulzio. Non sei davvero tu il mostro»
Riprendendo brevemente fiato, il cacciatore dall’armatura nera sorrise sotto l’elmo.
«Non è il momento per gli scherzi, Klaus»
Rispose Guido mentre, insieme allo straniero dal mantello rosso, tornava all’attacco.
«Hai già combattuto un Krampus, Guido?»
La domanda colse di sorpresa il nobile cacciatore che, a fatica, schivò lateralmente un affondo degli artigli della creatura.
«Krampus?»
«Avrei dovuto immaginarlo quando ho visto il corpo del bambino. Tuttavia, questo sembra diverso da quelli che conosco io. Chissà com’è giunto in questa strana città»