Poco importa che voi ascoltiate la giovane cantante statunitense o che non l’abbiate mai sentita nominare: la vicenda che l’ha investita ci riguarda tutti, direttamente o meno. In questo articolo si parlerà di body shaming, ovvero dell’odioso comportamento con cui si deride una persona per una sua caratteristica fisica, e di come la responsabilità sia collettiva. Affronteremo l’argomento attraverso le vicende che hanno coinvolto Billie Eilish ma anche riflettendo sulle parole del suo cortometraggio.
TRIGGER WARNING: l’articolo contiene brevi riferimenti a bullismo, molestie, disturbi alimentari e pensieri suicidari. Se siete sensibili alla menzione di tali tematiche, non proseguite nella lettura.
PREMESSA: non verranno inseriti link al profilo Twitter citato né alla community di gaming gestita dall’autore dei tweet. Per evitare di dare ulteriore visibilità a certi soggetti, si è preferito inserire degli screenshot anziché incorporare i post.
INTRODUZIONE
Billie Eilish Pirate Baird O’Connell, conosciuta come Billie Eilish, è una cantante californiana che ha raggiunto la notorietà a soli 15 anni. Dopo aver debuttato nel 2016 con il singolo Ocean Eyes, infatti, è stata travolta dal successo e si è consacrata come giovane talento indie pop, aiutata anche da un timbro facilmente riconoscibile e da un’estetica molto personale.
Per quanto si tratti di un fenomeno noto a livello planetario, può darsi che non tutti i nostri lettori siano interessati alla musica pop e che non siano incappati nei brani di Billie, quindi era doverosa una breve introduzione per presentare l’artista. Ma non siamo qui per parlare delle sue canzoni, quanto dell’ondata di body shaming che l’ha sommersa.
LA VICENDA
Pochi giorni fa sono apparse online alcune foto che ritraggono Billie senza i suoi vestiti oversize d’ordinanza, ma con indosso una canotta aderente e dei pantaloncini. Insomma, non fosse stato per i capelli dell’ormai tipico verde fluo, non la si sarebbe distinta da una qualsiasi ragazza della sua età.
Poteva l’internet farsi scappare l’occasione di coprirla d’insulti? Non sia mai.
Non si sono, dunque, fatti attendere commenti derisori che evidenziavano l’aumento di peso della cantante e lo sottolineavano come disvalore, con tutta una serie di battute infelici a riguardo.
I TWEET INCRIMINATI
In particolare mi è saltato all’occhio il tweet dell’utente @GamesNosh, fondatore di un sito e community di gaming, in cui l’autore scrive: “In 10 mesi, Billie Eilish ha sviluppato il corpo di una wine mom 35enne”.
Tutto sembra essere (ri)partito da qui. Già… perché Billie non è certo nuova a questo tipo di commenti.
Innanzitutto, cos’è una wine mom? Avete presente quelle mamme sulla quarantina che si trovano in gruppo a sorseggiare vino, lamentandosi della scuola dei figli e del rapporto con i propri mariti, postando mille foto delle loro riunioni? Ecco, quello è lo stereotipo americano delle wine mom: non più molto giovani, non più molto in forma, lasciatesi andare negli anni e non particolarmente desiderabili.
Da notare che Chris, questo il nome reale di @GamesNosh, non sia un qualsiasi hater quindicenne a cui non piace Billie. Al contrario, si tratta di un uomo adulto, prossimo ai 30 anni e con un seguito di circa 10mila persone (nel momento in cui viene scritto questo articolo).
LA REAZIONE DEL FANDOM
I fan si sono prevedibilmente scapicollati a difendere e sostenere la propria beniamina, evidenziando la pericolosità di considerazioni come quella scritta da Chris. Commenti di questo tipo, infatti, possono costituire vero e proprio cyberbullismo e avere conseguenze gravi sulla psiche di chi ne viene sommerso.
Per dimostrare di aver compreso il messaggio, l’uomo ha condiviso svariati altri post di scherno che sono culminati in queste parole: “Posso dire con il 100% di onestà che, se le celebrità magre iniziassero a sviluppare disturbi alimentari perché uno str*nzo come me ha semplicemente scritto un tweet, LO FAREI OGNI GIORNO.”
Non ci sono dubbi sul fatto che sia stato onesto. Inoltre non mi permetterei mai di smentirlo quando lui per primo sceglie di darsi dello str*nzo. Del resto, ne va così fiero da aver fissato il tweet in cima al proprio profilo per giorni.
Peraltro è ben noto che la cantante stessa abbia raccontato, in un’intervista alla rivista Dazed, di aver iniziato ad usare vestiti larghi a causa dell’odio provato nei confronti del proprio corpo. Giusto per aggiungere un’aggravante al tutto.
A questa si sono sommate decine di migliaia di considerazioni altrui tra sdegno, disgusto e ilarità, che si configurano come vero e proprio cyberbullismo nei confronti della cantante. Per non parlare delle discutibili “fanart”, se così si possono chiamare, che la ritraggono associata al marchio di un noto fast food americano. Inutile dire che Chris non abbia perso occasione di condividerne alcune ma lui non è altro che una goccia nel mare del body shaming, per quanto piuttosto rappresentativo.
NOT MY RESPONSIBILITY
Se già è inopportuno svilire una persona adulta per il proprio corpo, immaginate l’impatto che commenti e illustrazioni del genere possono avere su una ragazza di nemmeno 19 anni e sul pubblico di giovanissimi che la seguono, prendendola a modello. Immaginate il peso di sentirsi costantemente osservati e giudicati per il proprio aspetto, senza scampo.
Anzi, non serve nemmeno immaginarselo perché lo ha raccontato la stessa Billie in un breve cortometraggio pubblicato lo scorso maggio, che vi lascio qui e di cui ho tradotto il testo.
“Mi conoscete? Mi conoscete davvero? Avete opinioni sulle mie opinioni, sulla mia musica, sui miei vestiti, sul mio corpo. Alcune persone odiano ciò che indosso, alcune persone lo elogiano, alcune persone lo usano per svilire gli altri, alcune persone lo usano per svilire me. Ma vi sento scrutare, sempre, e nulla di ciò che faccio passa inosservato. Dunque mentre percepisco i vostri sguardi, la vostra disapprovazione o i vostri sospiri di sollievo… se vivessi in funzione di essi, non sarei mai in grado di muovermi. Mi vorreste più magra? Più debole? Più delicata? Più alta? Vorreste stessi zitta? Le mie spalle vi provocano? Lo fa il mio petto? Io sono la mia pancia? I miei fianchi? Il corpo in cui sono nata non è quello che avreste voluto?
Se indosso qualcosa di comodo, non sono una donna. Se tolgo gli strati, sono una tr*ia. Pur non avendo mai visto il mio corpo, lo giudicate ugualmente e giudicate me per questo. Perché? Facciamo supposizioni sulle persone basandoci sulla loro taglia, decidiamo chi siano, decidiamo quanto valgano. Se mi vesto di più, se mi vesto di meno… chi decide cosa questo mi renda? Che significa? Il mio valore si basa solo sulla vostra percezione? O la vostra opinione su di me non è una mia responsabilità?”
RIFLESSIONI SUL CORTOMETRAGGIO
Nel fiume di articoli scritti in seguito all’uscita del cortometraggio, non mancano titoli come “Billie Eilish fa lo spogliarello nel suo ultimo video” o simpaticissimi close-up sul suo petto.
Insomma, il messaggio sembra proprio essere stato compreso alla perfezione. </sarcasm>
Billie è sotto i riflettori da quando aveva 15 anni e considerazioni di questo tipo, purtroppo, non sono mai mancate. I suoi post, infatti, sono sempre stati invasi di opinioni sul suo seno, sugli abiti, sul modo di truccarsi, ecc… esplicitando i bassi istinti di chi, voracemente, guardava il corpo di un’adolescente e le scriveva nel dettaglio come avrebbe voluto toccarla. Da notare che la legislazione statunitense preveda aggravanti quando sono coinvolti minori di anni 16, ma questo non sembra dissuadere le molestie online.
Ma in fondo “Se l’è cercata“, dirà qualcuno. Se ci si espone al giudizio del pubblico, bisogna mettere in conto certi commenti e accettarli senza fiatare. Poco importa che si sia comunque esseri umani, per di più appena adolescenti, giusto? Come sempre, sui social vale tutto. Vorrei davvero vedere quanti di questi vili leoni da tastiera avrebbero il coraggio di ripetere le stesse parole in faccia a Billie.
Non pensiamo che questo capiti solo alle popstar, però, perché rischiamo di prenderne le distanze e finire per giustificarlo, normalizzandolo.
LA MIA ESPERIENZA
Ricevere determinati commenti, che sia sui social o di persona, può essere un’esperienza sgradevole e faticosa da gestire per chiunque di noi. Purtroppo, anche se in misura minore, capisco bene quanto accaduto a Billie.
In diverse occasioni mi sono sentita rivolgere complimenti che sottolineavano quanto stessi meglio con qualche chilo in meno, anche quando il peso perso era dovuto ad una malattia debilitante. Nella mia cerchia di amicizie si è perso in conto delle persone a cui vengono mandati messaggi privati sulla falsa riga di “Hai un bel viso, peccato per il corpo” o “Mangia, che le ossa le diamo ai cani”.
La questione resta sempre l’aspettativa di dover plasmare il proprio corpo per piacere a gente con cui nemmeno si vorrebbe avere a che fare, mentre questa si sente in diritto di svilire il prossimo. Sempre per portare ad esempio le parole del magico Chris: “Se Billie Eilish si impegnasse un po’ di più sul tapis roulant, potrebbe persino essere rimorchiata da ragazzi di bell’aspetto”. Insomma, Billie non troverà mai un bel ragazzo perché è grassa, secondo lui.
Io stessa mi sono sentita dire che fossi carina ma, potendo cambiare qualcosa di me, sarei stata molto meglio con un seno più abbondante. Quando sono stata criticata per l’eccessiva magrezza, mi sono impegnata per prendere peso ed ecco che, improvvisamente, sono diventata troppo morbida. Allora mi sono sforzata per perderlo, in un loop continuo e senza via di scampo. Mi è bastato oscillare di qualche kg per passare in un lampo da troppo magra a troppo grassa, e viceversa.
Ma è stato solo quando ho iniziato a comportarmi allo stesso modo che ho potuto veder giocare il jolly del “Se tieni a qualcuno, lo devi accettare così com’è e non provare a cambiarlo”. Vale solo per gli altri, vero? Già, perché è tutto diverso quando un giudizio ci colpisce in prima persona e lo si sente arrivare come una badilata in faccia, rispetto a quando lo si vomita addosso ad altri. E Chris lo sa bene, perché il body shaming gli è rimbalzato indietro.
Questo non significa che aggiungere svilimento a svilimento sia giusto, tutt’altro.
Negli anni ho imparato a rispondere per le rime a questo genere di commenti, soprattutto laddove essi uscivano quotidianamente dalla bocca di persone che dicevano di tenere a me. Dopo mie provocazioni come “D’accordo, allora metto da parte i soldi e mi rifaccio il seno”, chissà come mai, ho assistito a ridicole marce indietro e sono stata tacciata di essere esagerata. Perché si può dire tutto, no? Sono solo opinioni, solo battute. È sempre chi non si fa una risata ad essere pesante, non chi svilisce.
Il cyberbullismo ti spinge al suicidio? Colpa tua, sei debole.
Il body shaming ti spinge verso un disturbo alimentare? Colpa tua, hai scarsa autostima.
Mai una volta che la colpa sia di chi (perdonate il gioco di parole) sferra il colpo.
LA RESPONSABILITÀ
La domanda alla base di quest’articolo è una sola: siamo sicuri che la responsabilità non sia anche nostra?
Pensandoci, quante volte ci è capitato di vedere le foto di un personaggio famoso e di commentarne aspramente la forma fisica o qualche caratteristica estetica? Quante volte l’hanno fatto i nostri amici e abbiamo osservato in silenzio o riso alle loro battute?
Il medesimo trattamento è stato riservato ad Adele con le foto in spiaggia della scorsa estate, in cui la cantante è stata ampiamente criticata per la perdita di peso e di forme. Allo stesso modo, la tennista Serena Williams viene spesso additata come “troppo mascolina”, Emma Stone si è sentita dire “Mangiati un panino” o “Sembri malata” e Jennifer Aniston, esasperata, è arrivata a pubblicare una tagliente lettera aperta dopo l’ennesimo articolo in cui ci si domandava se fosse incinta al primo accenno di pancetta. Giusto un paio di giorni fa, una foto dell’ex sciatrice Lindsey Vonn in bikini ha suscitato un fiume di commenti sulle sue imperfezioni. Ma senza andare troppo lontano, anche Vanessa Incontrada lotta da decenni contro le critiche che vengono indirizzate al suo corpo.
Sarebbe un errore, inoltre, credere che il body shaming colpisca solo le donne: basti pensare a Brendan Fraser e ai numerosissimi collage che confrontano il suo fisico attuale con quello muscoloso di oltre 20 anni fa. Un altro esempio lampante è Gerard Way, cantante dei My Chemical Romance e autore di The Umbrella Academy (di cui trovate le recensioni qui e qui), “colpevole” di aver preso qualche chilo rispetto ai tempi di The Black Parade.
MA È SOLO COLPA DEGLI ALTRI?
Quante volte abbiamo condiviso post e articoli con questo tipo di narrativa? Quante volte abbiamo soppesato, letteralmente, il valore di una persona in base alle nostre preferenze personali? Quanto spesso abbiamo portato questo metro di giudizio anche al di fuori dei social e del mondo della rete?
Il punto è che non ci si rende conto dell’impatto di commenti di questa natura, men che meno quando vengono lanciati nell’etere con la convinzione che nessuno li legga.
Siamo tutti responsabili, in particolare noi che scriviamo per un sito simile a quello di chi ha postato il tweet su Billie Eilish riportato sopra. Siamo tenuti a fare informazione di qualità e a dare il buon esempio, evitando di promuovere comportamenti derisori o discriminatori, oltre che molesti.
Chi promuove un pub o una gaming house mettendo in bella vista il seno delle cameriere e le gambe delle avventrici, è ugualmente responsabile perché sa di alimentare un certo tipo di cultura e di oggettivazione. Lasciare i commenti viscidi sotto alle foto, anziché rimuoverli e bannare gli utenti, è un ulteriore incentivo.
Chi posta meme su quanto pollo fritto abbia mangiato un certo attore, è ugualmente responsabile. E più seguito si ha sui social, più bisognerebbe stare attenti all’onda d’urto che si provoca con le proprie parole. Dare per scontato che le persone oggetto dei commenti siano impermeabili, può essere rischioso. Questo in ogni ambito, perché basta un attimo a rendere virale un post e a ferire irrimediabilmente qualcuno, con conseguenze di cui non si può prevedere la gravità.
CONSIDERAZIONI FINALI
Ormai conosco bene il piagnisteo che segue questo tipo di riflessioni: “Bea, ma allora non si può più dire nulla? Mica posso passare il tempo a fare attenzione, per non ferire o offendere qualcuno.”
Ah, no? Non è forse quello che si fa quando ci si mette al volante di un’auto, fare attenzione? Per carità, poi può capitare di fare un incidente o di centrare un palo parcheggiando… ma sicuramente si cerca di evitarlo. Sputare giudizi e sentenze nei confronti di persone che non hanno chiesto la nostra opinione, non è molto diverso da guidare con una benda sugli occhi, i tappi per le orecchie e le dita nel naso: qualcuno finirà per farsi male. Bene che vada, qualcuno potrebbe lanciarci due maledizioni dal finestrino.
Pretendere che siano le persone insultate ad avere la pelle dura e le spalle larghe, non è molto distante dall’aspettarsi che i pedoni girino dentro a bolle di gomma così che noi possiamo continuare a guidare con gli occhi sullo schermo del telefono. E magari, nel frattempo, in radio passa proprio Billie Eilish.