“Assassin’s Creed: Valhalla” è un videogioco sviluppato da Ubisoft Montreal e pubblicato dalla software house Ubisoft. È il dodicesimo capitolo della saga principale di Assassin’s Creed ed è il sequel di Odyssey, uscito nel 2018 per quella che ormai è la vecchia generazione di console. Il titolo si propone di far vivere ai giocatori l’esperienza più vichinga che si sia mai vista nel panorama videoludico e, per buona parte, riesce nel suo intento.
Tu sei un vichingo, Einor
Togliamoci subito un sassolino dalla scarpa e con esso il pensiero di dire la verità: in questo gioco non si impersona un Assassino, un Occulto o come li si voglia chiamare. Nonostante (no spoiler) venga ripetutamente chiesto e proposto a Eivor di unirsi alla Confraternita, la sua risposta è sempre negativa. Come potrebbe essere altrimenti? Un vichingo che sogna la gloria personale, la battaglia e l’ingresso nel Valhalla non può certo sottostare ai dettami del Credo. Il gioco stesso soventemente non avvantaggia un approccio silenzioso a causa di combattimenti tutto sommato troppo facili che rendono inutili frasi come “Non possiamo passare dalla porta d’ingresso”.
Un po’ uomo e un po’ donna
In questa particolare simulazione dell’Animus, dopo una sequenza con un Eivor bambino dal sesso non ben identificato, al giocatore viene lasciata l’ardua scelta di determinare chi sia Eivor: uomo o donna? Ebbene in realtà le scelte sono tre, cosa molto curiosa (che non ho ancora provato) e che in una seconda run proverò a percorrere: uomo, donna, “valuta tu”. Con la terza opzione l’intero personaggio di Eivor dovrebbe dondolare tra uomo e donna da sequenza a sequenza in base ai criteri dell’Animus. Dunque in una scena di Valhalla Eivor potrebbe essere uomo e in quella dopo donna.
Non Assassini ma Occulti
La presenza degli Occulti in questo gioco, e del loro Credo, è forte e tangibile anche se non se ne interpreta uno. In quella che è una riscoperta dei temi originali (che in alcuni punti richiama anche Altair e le sue riflessioni future) la presenza della Confraternita è importante, sebbene il nemico principale purtroppo non sia l’Ordine degli Antichi. Su quest’ultimo punto purtroppo arrivano delle note dolenti, perché di diversi membri dell’Ordine al giocatore importerà così poco da lasciarli alla fine della storia,
Un Inghilterra che vive e respira
L’Inghilterra è la vera protagonista di questo gioco, con le sue caverne da esplorare, il conflitto tra cristiani, culti celtici e britanni, la questione “danesi” (titolo con cui vengono identificati tutti i vichinghi a prescindere dalla loro provenienza) e le lotte di potere tra tutte queste forze. Sospettavo che la mappa fosse sgombra di attività invece, purtroppo senza nessun prompt di sorta, ho scoperto tante sottotrame incredibili e missioni secondarie che mi hanno permesso di recuperare tanti frammenti del folklore norreno e britannico, da Mjolnir a Excalibur.
Criticità di Assassin’s Creed Valhalla
Giungendo alla fine della storia, dopo oltre cinquanta ore di gioco tra missioni secondarie, boss opzionali e un po’ di esplorazione, posso dire senza dubbio che Assassin’s Creed Valhalla sia un ottimo titolo, che intrattiene e fa passare delle ore indimenticabili. Questo non vuol dire che sia perfetto o che non si potesse fare meglio.
In primis la facilità generale del gioco, che costringe ad alzare la difficoltà degli scontri manualmente (attraverso l’apposito menù) pena il trasformarsi in Thor e cominciare a mietere vite con una facilità disarmante. Purtroppo a fronte della generale semplicità del combattimento non ho mai trovato, come tempi e risultati, conveniente un approccio silenzioso e furtivo. Ho invece apprezzato una build alla Green Arrow, dove poter sparare frecce come un mitra e solo alla fine giungere in corpo a corpo.
L’ottimizzazione generale dell’aspetto tecnico del titolo non è eccelsa, costringendo chiunque non abbia una scheda uscita negli ultimi anni a fare dei compromessi (evitabili se si considerano altri titoli open world molto simili) e l’IA di compagni e nemici ogni tanto lascia a desiderare e può causare frustrazione.