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Anne Rice – autrice eclettica ma controversa

Anne Rice, nata Howard Allen Frances O’Brien, è stata per anni la regina indiscussa del genere gotico.
È stato soprattutto grazie ad Interview with the Vampire, il primo libro della sua serie più famosa The Vampire Chronicles che ha raggiunto tale notorietà. All’interno della sua produzione anche la saga Mayfair Witches rientra nel filone gotico, ma non è il solo genere con cui l’autrice si è cimentata nel corso della sua decennale carriera. 

I Romanzi Erotici di Anne Rice

Durante gli anni Ottanta, una frangia più estrema del Movimento Femminista dichiarò che la pornografia ledesse la dignità della donna. Anne Rice decise quindi di esplorare il genere erotico, ritendendo che le donne avessero il diritto di leggere quello che volessero. Non solo, anche che un’autrice avesse il dovere di rispondere a questa esigenza, soprattutto nelle sue forme più controverse. 

Per avere libertà creativa nell’esplorare questo genere usò lo pseudonimo A.N. Roquelaure, dalla parola francese che indica un mantello maschile in voga nell’Europa del diciottesimo secolo, utile per nascondere le fattezze di chi lo indossava. 

Nasce così la rivisitazione in chiave BDSM della favola de La Bella Addormentata. Originariamente nasce come trilogia, iniziata nel 1983, poi si trasformò in una quadrilogia. Nel corso dei romanzi, ambientati in un mondo che ricorda il Satyricon, si esplora il risveglio sessuale della principessa. Non è un bacio a rompere i cento anni di sonno, ma un vero e proprio rapporto sessuale. La giovane, nuda, viene infatti portata al cospetto della regina Eleanor. La regina addestra i figli dei monarchi dei regni vicini tramite pratiche di schiavitù sessuale e brutali punizioni. Tali pratiche servono a rendere questi principi e principesse il futuro dei propri regni.
Nel 2015 Anne Rice ha scritto un quarto libro in cui esplora come i lunghi anni di schiavitù e scoperta di se stessa abbiano alla fine preparato la principessa al ruolo di regina.

Inutile dire che la stampa femminista del tempo non prese bene l’estrema sottomissione della principessa. Questo non impedì però all’opera di ottenere un immenso successo di pubblico. La casa editrice Arbor House pagò alla Rice trentacinquemila dollari per un altro romanzo erotico Exit to Eden pubblicato nel 1985. Sempre basato sulle pratiche BDSM, questo nuovo romanzo esplora però la visione della donna dominatrice. Più controverso è Belinda dell’anno seguente, dove la Rice propone l’ambigua storia d’amore tra un quarantenne, autore di libri per bambini ed una sedicenne. L’età del consenso in California era di diciotto anni e questo aprì un dibattito acceso sulla questione.

Anne Rice romanzi erotici

Anne Rice ed il suo rapporto con la Fede  

Forse la serie di romanzi storici sulla vita di Gesù è quella che ancora oggi più di tutte lascia perplessi e incuriositi allo stesso tempo.
Nata cattolica e cresciuta in una famiglia particolarmente rigida ed osservante, a diciotto anni Anne Rice abbandona la fede per un lungo periodo della sua vita. Solo al suo ritorno a New Orleans, sua città natale, e dopo vari incontri ravvicinati con la morte a causa di condizioni di salute preesistenti, Anne si avvicina nuovamente alla sua vecchia fede. 

Userò la mia vita ed il mio talento di scrittrice per glorificare la mia fede in Dio, ma non disconosco i miei lavori precedenti che riflettono lo stato della mia vita spirituale di allora. 

Newsweek, Ottobre 2005

Questo ritrovato fervore non dura molto, la chiesa cattolica si trova infatti presto coinvolta in noti scandali. Anne Rice decide che, sebbene il suo amore e la sua fede in Dio non siano in discussione, non può, in coscienza, fare parte della chiesa istituzionalizzata.

Intervista col Vampiro

Il libro possiede una storia travagliata. Nasce come storia breve alla fine degli Anni Sessanta. Una trentina di pagine presto dimenticate dall’autrice impegnata in quegli anni nell’esplorazione di altri generi. Solo alla morte della figlia, nel 1972, Anne Rice decide di ampliare l’universo che aveva creato in quelle poche pagine. Scrivere così un romanzo che incontra però il rifiuto di numerose case editrici. 

Due anni dopo, nel 1974, durante una conferenza, ebbe un incontro fortuito con Phyllis Seidel, che diverrà la sua agente. Questo sodalizio segna il punto di svolta non solo nella vita della Rice, ma anche in quella dei suoi personaggi. 
È la stessa Seidel a vendere i diritti per Interview with the Vampire a Alfred A. Knopf per dodicimila dollari. In quel momento storico, il massimo a cui un autore poteva ambire era un contratto da duemila dollari, e solo se era conosciuto. 

Il libro esce nel 1976 e fu un successo! Non scevro però da critiche feroci sia da parte di una frangia di pubblico che della critica. Questo spinse l’autrice ad abbandonare, almeno momentaneamente, il genere soprannaturale. Nonostante ciò, un anno dopo, Anne Rice visitò l’Europa e l’Egitto per un tour promozionale del suo romanzo. È stata la prima volta che un romanzo di genere gotico, scritto da una donna, ha suscitato tanto scalpore dai tempi di Mary Shelley!

Ad onor del vero, è necessario specificare come solo negli Anni Novanta i vampiri della Rice prendono il posto che meritano nell’immaginario comune. Con l’uscita dei nuovi libri il pubblico riscopre anche il primo romanzo. Anne Rice assurge così al ruolo indiscusso di regina di un genere che fino a quel momento è stato di pertinenza maschile.

Da allora il successo non è mai scemato ed i fattori che hanno contribuito a tale longevità sono numerosi e diversi tra loro.
Sull’onda emotiva, molti vedono in Claudia un omaggio alla figlia scomparsa a soli sei anni. In un clima di rivoluzioni sessuali e di lotte per i diritti civili, non sorprende che un libro in cui si parla di personaggi apertamente queer abbia subito, in maniera del tutto positiva, il potere del passaparola. 

Nonostante le chiare influenze classiche che permeano le sue pagine, la Rice non si limita ad adattare all’era moderna quello che molti prima di lei avevano scritto sui vampiri. I suoi personaggi presentano mille sfaccettature che li rendono memorabili, complessi e tormentati. Che siano eleganti e raffinati nobili decaduti alla ricerca di un riscatto, senatori romani che aprono troppo presto alla modernità ed osano amare una barbara e un giovane umano con lo stesso fervore, principesse di esotici paesi lontani costrette ad affrontare il pregiudizio degli uomini, regine di spietata bellezza e squisita crudeltà nate in tempi in cui l’unico modo per farsi ascoltare era la violenza, giovani bellissimi abbandonati in luoghi nascosti tra le steppe ghiacciate della Russia, colpevoli di tentare gli uomini puri con le loro fattezze, o scrittori falliti che solo per caso incontrano la storia che può cambiare la loro vita, ma rimangono vittime delle parole che vogliono raccontare, tutti hanno qualcosa in comune. Il bisogno che le loro storie vengano ascoltate. Non importa quando siano stati abbracciati. Che siano pochi giorni o millenni che scorrono via inesorabili, questa necessità così umana rappresenta per loro la spinta ad abbandonare l’isolamento a cui la loro razza è altrimenti condannata. 

Anne Rice Interview with Vampire

Dal libro al grande schermo

Nel 1984, su sceneggiatura della stessa Rice, Neil Jordan (Michael Collins, Breakfast on Pluto, The Borgias) dirige il primo lungometraggio tratto dal romanzo ormai cult. Nel cast Brad Pitt (Ad Astra, Once Upon a Time in Hollywood etc…) affianca, nei panni del tormentato vampiro Louis, Tom Cruise (Top Gun, Mission Impossible, Maverick) un perfetto Lestat. I rapporti tra i due erano così tesi che Pitt pensò di abbandonare il set più di una volta. Fu solo l’intervento di David Geffen, fondatore di Asylum Records e Geffen Records, allora amico dell’attore, che il film fu completato. 

Chiamai David Geffen che era un produttore ed un buon amico, e lui arrivò (a Londra NDR). Gli dissi David non ce la faccio più. Non posso farcela. Quanto mi costerebbe chiamarmi fuori? Lui mi guardò e con calma mi disse quaranta milioni di dollari. 

Brad Pitt

Il film è il perfetto adattamento delle pagine della Rice: fedele e curato. Possiede inoltre il pregio di avvicinare nuovi fan all’opera originale e di consacrare una giovanissima Kirsten Dunst (Melancholia, Marie Antoinette, Spiderman) alla carriera di attrice.    

… fino a giungere al piccolo

Arriviamo così ai giorni nostri. Il 2 ottobre debutta su AMC il nuovo show tratto dalle pagine immortali della Rice. Uno dei produttori esecutivi è Christopher, figlio dell’autrice scomparsa nel 2021. 

L’AMC, orfana ormai di Better call Saul e con The Walking Dead, che sta per raggiungere la sua ultima stagione, deve puntare tutto su uno show che possa durare anni, mantenere gli ascolti record a cui il network è abituato e creare le basi per spin off che attraggano vecchi e nuovi fan del genere. 

Il compito è stato affidato a Rolin Jones, drammaturgo e sceneggiatore, finalista nel 2006 del premio Pulitzer. È inoltre scrittore e supervisore alla produzione per il Friday Night Lights. Tra gli altri riconoscimenti, ha ricevuto due nomination per la migliore serie drammatica ai Writers Guild of America Award. 

Jones offre allo spettatore una visione nuova e contemporanea di una storia che non ha età. Il palcoscenico su cui si muovono i personaggi è sempre lo stesso: New Orleans. Bellissima e decadente, disperata e affascinante, brilla di nuova luce, quella artificiale dell’elettricità,  all’inizio del Novecento. Chi non ha letto l’opera originale non immagina che il secolo non sia quello giusto. Chi ama i vampiri della Rice lo sa, ma non è turbato da questo cambiamento. Anzi, il pubblico resta incuriosito, si domanda dove questa nuova versione possa portare, cerca di immaginare, prima che accada sullo schermo, quello che potrebbe succedere. 

I protagonisti sono sempre loro: Louis de Pointe du Lac e Lestat de Lioncourt. Questa volta portati in vita da Jacob Anderson (il Grey Worm di Game of Thrones) e Sam Reid (The Astronaut wives club, Bloom). Troviamo Eric Bogosian (Law & Order: Criminal Intent) nei panni di un invecchiato e disilluso Daniel Malloy che non si fa più mettere i piedi in testa da Louis e detta le regole per la loro intervista. Se il vampiro vuole che la sua storia sia ascoltata, detta lui le regole del gioco. 

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Il ruolo del giornalista non è il solo ad essere profondamente cambiato. C’è una gravitas in questo show che manca al film. Antico e moderno si fondono in un perfetto gioco di luci ed ombre; metafora non solo della vita che i vampiri conducono, ma anche dell’umanità tutta. La pandemia diviene una delle tante catastrofi di cui Louis è stato testimone, ma viene trattata con delicati accenni. Louis si preoccupa per Daniel e la sua salute che sta degenerando a causa del Parkinson. Questo però non gli impedisce di convocare il giornalista a Dubai dove vive e dove è finalmente pronto a raccontare la sua storia. 

Gli stessi protagonisti hanno diversa e maggiore consapevolezza di loro stessi e del passato che li ha resi ciò che sono. Fin dal primo episodio appare chiaro che Lestat non sia solo un sadico ed annoiato vampiro in cerca di nuovo sangue in un mondo che per molti della sua razza è ancora inesplorato. 

Le sfaccettature di questa creatura profondamente sola, isolata dagli altri, non solo a causa della sua natura ma anche della sua sessualità, sono innumerevoli e difficili da cogliere ad una prima visione. Libertino, giocatore d’azzardo, uomo senza Dio e al contempo amico fedele, uomo di gusti sopraffini e cultura sconfinata. Nato nobile è comunque un secondogenito. Ha subito sulla sua pelle la violenza del padre e del fratello, gretti e aridi. Ha ereditato l’amore per la cultura dalla madre e per questo è stato odiato dal padre. Quei traumi Lestat se li porta ancora addosso e li esprime, senza freni, nei suoi scatti d’ira incontrollata.       

Lestat vuole Louis, lo desidera al suo fianco. Sa che non si fermerà davanti a niente per ottenere ciò che vuole, ma deve essere Louis a chiederlo. Deve essere lui ad accettare il dono che Lestat ha da offrire.
La tensione sessuale tra i due, così come la chimica tra gli attori, è chiara fin dalla prima volta che occupano insieme lo schermo. Anche quando Louis ancora non sa quanto profondo sia il desiderio che prova per Lestat. Ogni istante passato insieme è un lento risveglio dei sensi e della consapevolezza che essi portano.

Lestat è il solo a comprendere davvero che Louis, che non è più l’uomo distrutto dalla perdita della giovane moglie e del figlio mai nato. È un uomo d’affari, in una città ancora profondamente razzista, che deve prendersi cura dell’intera famiglia che non immagina neppure quale sia la natura degli affari che il padre ha lasciato. Una sorella fidanzata che sta per sposarsi. Un fratello fragile e amato dalla madre sopra ogni altra cosa, protetto dal mondo che non accetterebbe mai una persona come lui. Una madre che non vuole vedere quando Louis faccia per tutti loro, perdendo se stesso giorno dopo giorno…

La natura sensuale dei vampiri della Rice diventa in questo nuovo adattamento, deliziosamente sessuale. Lestat rappresenta la via di fuga, il mentore che può e vuole insegnare, se solo Louis trovasse la forza di chiedere. La libertà che a Louis, nella sua gabbia dorata fatta di responsabilità difficili da rispettare in una città che lo guarda con odio per il colore della sua pelle, manca. È il mezzo per l’accettazione di se stesso e dei suoi desideri. 

Posso prendere questa vita di vergogna e sostituirla con un dono oscuro, un potere che non puoi neanche immaginare. Devi solo chiedermelo… Ti amo Louis. Tu sei amato… 

Il patto è suggellato da un bacio ed una preghiera. 

Bevi da me, fino alla soglia della morte stessa. 

La scena avviene in una chiesa, dove Lestat, sporco di sangue, si prende ciò che Dio non può salvare. 

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Conclusioni su Intervista col Vampiro e Anne Rice

Dopo le recenti polemiche a sfondo razzista che Amazon ha ricevuto per The Rings of Power e HBO per House of the Dragon è facile immaginare come i soliti leoni da tastiera emergeranno dalle loro tane per gettare odio sui cambiamenti che lo show ha apportato ai vari personaggi, siano essi di razza, di genere, o di orientamento sessuale. 

Intanto la première è stata guardata da 1.2 milioni di spettatori e lo show è il primo per gradimento del pubblico sulle piattaforme su cui è disponibile. I fan, vecchi e nuovi, mostrano la loro fedeltà e l’amore per un progetto che, viste le premesse, può rivelarsi oro puro.
Chissà se per una volta i troll resteranno nelle loro caverne…

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