In questo articolo torniamo a parlare di Alicization. Se non avete familiarità con la serie, vi consigliamo di recuperare le recensioni degli altri episodi a questo link.
Pur essendoci lasciati alle spalle Underworld e la terribile guerra che ha coinvolto tutti i suoi abitanti, le difficoltà sono lungi dall’essere finite: concluso uno dei due “lati” della vicenda, infatti, resta ancora da concludere quanto sta accadendo nel mondo reale.
Alicization: Controffensiva
A discapito dell’impostazione della scena conclusiva dello scorso episodio, con Kirito e Asuna in volo verso l’ignoto futuro (e due secoli dal loro punto di vista) in Underworld, degna di un finale di serie a tutti gli effetti, il climax tra Kirito e Subtilizer lascia comunque molto di irrisolto, ed è su questo che da questo momento in poi ci si concentrerà.
La prima scena degna di menzione è la fine effettiva di Gabriel, che vede rientrare in scena Alicia (la ragazza da lui uccisa quando era bambino), o meglio una sua visione, che confronta il suo assassino mostrando, per la prima volta nella serie, la sua paura.
Benché tale scena avrebbe dovuto avvenire appena dopo la sua sconfitta nello scorso episodio, il suo spostamento permette un immediato collegamento con il piano di emergenza che Gabriel, in caso avesse dovuto fare una brutta fine, aveva preparato: la distruzione di Ocean Turtle attraverso una detonazione che avrebbe danneggiato il reattore nucleare che fa da motore all’intera struttura.
Portare a termine questo compito spetterà, però, a Critter, che troverà Kikuoka ed Higa (quest’ultimo in un disperato tentativo di fermare il motore e riportare Kirito ed Asuna nel mondo reale).
Il ruolo di eroe della situazione tuttavia non ricadrà su nessuno dei due membri di Ocean Turtle, bensì ad una vecchia conoscenza: Kayaba Akihiko in (digitale) persona, in controllo del secondo esperimento meccanico di Rath, Niemon.
Il ritorno di Kayaba non è una vera e propria sorpresa quanto lo sarebbe stata la sua assenza: già precedentemente abbiamo confermato che lo strano creatore del Seed avesse preservato la sua mente in forma digitale, e con Underworld a fare da estensione delle sue ricerche e, forse, scopo ultimo vero e proprio di quanto stesse cercando di creare, ha più di una ragione valida per tenere sotto controllo Rath e Underworld.
Al di là del sapore drammatico della scena, comunque, viene da chiedersi se l’atto di Kayaba di salvare migliaia di vite virtuali (per quanto, come abbiamo imparato, altrettanto reali quanto un qualsiasi altro umano) possa effettivamente redimerlo dagli atti compiuti con Sword Art Online e Aincrad.
Fortunatamente qui Kawahara lascia al lettore (o, in questo caso, lo spettatore) la libertà di decidere ed interpretare l’ultimo gesto di Kayaba in maniera personale: se da una parte l’atto viene mostrato come eroico, infatti, le motivazioni dello scienziato restano comunque intimamente personali, senza ricerca di perdono o ammenda.
La sparizione del suo corpo meccanico (così come la scomparsa del cadavere di Vassago) rimangono due grosse incognite, così come molti altri nodi ancora da sciogliere dopo il salvataggio effettivo di Ocean Turtle: ora che il cubo di Alice è al sicuro, c’è da chiedersi cosa ne sarà di lei, così come c’è da chiedersi cosa accadrà a Kirito ed Asuna una volta estratti da Underworld, dopo aver vissuto più di quanto qualsiasi altro essere umano abbia mai fatto, sempre se verranno mai fatti uscire.
Saranno i successivi due episodi a chiudere tutte le domande rimaste aperte, ed il titolo della prima metà dell’epilogo, “Alice”, suggerisce certamente grandi cambiamenti in vista.
