A tutti fa simpatia Ade di Hercules, vero? Ma se andassimo più in profondità, cosa troveremmo?
Se nel mondo delle allegorie mitologiche occidentali legate al pantheon greco Zeus rappresenta il maschile legato al potere, alla logica e al dominio della superficie e Poseidone la complessità e il mistero dell’oceano emotivo dell’uomo, allora cosa ci racconta Ade?
![Ade e Cerbero](https://cercatoridiatlantide.it/wp-content/uploads/2023/11/Hades-the-Greek-God-of-the-Underworld-His-Symbols-Sacred-Plants-and-Animals-1024x724.png)
Ade e l’inconscio
Ade governa il regno che di primo acchito pare più sterile e vuoto. Nei miti appare raramente al di fuori del reame che porta il suo stesso nome e governa nel buio e sui morti. Tutte cose che sicuramente non portano con sé un grande fascino in una società che si basa sulla luce dei riflettori. Osservando però con una maggiore attenzione e conoscendo meglio il mondo greco si può però intuire che il primo dei tre fratelli rappresenta l’ombra della psiche maschile: l’inconscio.
Il luogo dove si nascondono le ombre antiche che portano con sé conoscenze perdute e dimenticate. La roccia sterile che però nasconde al suo interno gemme e materiali preziosi, il terreno da dove le piante attingono per dare copiosi frutti. Tutto questo e molto altro è il reame del dio dei morti.
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Il mito di Ade
Il mito di Ade attinge infatti a tradizioni molto più antiche. Dal carnale e terreno Re Cacciatore che si contrappone allo sterile e distante Padre Celeste, a colui che muore ogni Autunno per poi risorgere ogni Primavera. Non è un caso se alcuni studi collegano la figura di Ade a quella di Dioniso, quasi fossero due volti della stessa figura e, allo stesso tempo, non è un caso se egli è legato a Persefone.
Tutto questo diviene ancora più interessante se ci si rammenta che la fanciulla, rapita e abusata, per poi divenire moglie e regina, passa metà dell’anno in superficie con la madre Demetra prima di discendere nelle terre dei morti nei mesi più freddi dell’anno.
Pulsioni e desideri sepolti, quindi, sono il campo di Ade. Colui che regna sui segreti più intimi che ogni uomo porta nella sua psiche più profonda e che, con l’avvento del cristianesimo, verranno chiamati semplicemente peccati e condannati all’Inferno. Un altro reame sotterraneo e cupo, ma in questo caso punitivo.
Questi reami oscuri e poco esplorati diventano, nella mitologia, parte importante del percorso di diversi eroi esattamente come nelle tradizioni mistiche. Per comprendere al meglio il valore di certe regole diviene necessario violarle, poiché quello che sta in superficie è importante e viene confermato da quello che sta sotto di essa.
Lo stesso Dante Alighieri per ritrovare la diritta via che ha smarrito dovrà proprio partire da quei reami così bassi, esattamente come Ulisse. Per arrivare alla fine del suo viaggio dovrà offrire un tributo di sangue, parlare con l’ombra di Tiresia e Gilgamesh, dovrà scendere nelle terre dei morti per scoprire il valore della vita.
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La paura legata a questo dio e ciò che rappresenta
È questo che ci terrorizza di Ade. Il fatto che egli governa su tutto quello che nascondiamo nelle nostre ombre interiori, che ci ricorda con la sua stessa presenza che possiamo fare finta quanto ci pare ma, che la morte è ineluttabile e, che la vita va vissuta appieno poiché dopo vi sono solo sospiri e buio. Tutto quello che noi vediamo in superficie affonda le sue radici e ha origine in cose ben più profonde e che preferiamo fare finta che non esistano.
La tradizione archetipica di Ade all’interno della narrativa risiede quindi in quelle figure che non sono legate alla morte in sé, ma al buio dove risiedono i demoni interiori. Altra figura distorta dalla morale cristiano cattolica ma che, nella tradizione socratica, altro non è che la voce interiore che ci spinge verso il nostro destino, la nostra natura più intima che seppelliamo senza per forza lasciare che sbocci mai per davvero.
Eremiti, asceti, misantropi, saggi, maestri reticenti e tutte quelle figure che si tengono lontane dalla società, magari trovando spazio nelle periferie dimenticate insieme agli ultimi e agli invisibili, sono quindi ottimi esempi spesso anche dotati di un fascino raro per via del fascino del “bel tenebroso” coadiuvato dalla sicurezza in sé di chi non ha affrontato l’Abisso, ma vive direttamente al suo interno e regna su di esso.
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Conclusioni
Ade quindi è allo stesso tempo il buio e la verità più assoluta per chi sa affrontare le tenebre che la celano. È Stick, il maestro di arti marziali cieco che insegnerà a Matt Murdock a gestire i suoi sensi dopo l’incidente che gli ha tolto la possibilità di vedere. È allo stesso tempo e Ra’s al Ghul, l’uomo che ha sconfitto la morte, dotato di enorme saggezza e di una visione lucida e spietata. Allo stesso tempo Ade è anche John Constantine di Hellblazer, il mago proletario dalla sigaretta sempre accesa, divorato dalle colpe passate e ricco di accordi con diversi demoni infernali, oltre a essere Moon Knight, lo schizofrenico campione di Konshu, dio egizio della Luna, capace contemporaneamente di scendere negli abissi più oscuri della società e in quelli della sua mente.