In un periodo di relativamente stabile rinascita e rinfresco dello sparatutto in prima persona in giocatore singolo, Croteam riemerge dopo anni lanciando una nuova, feroce resistenza all’invasione della terra da parte del crudele Mental: Serious Sam è tornato in tutta la sua caotica vivacità.
Una quest classica
Come consuetudine per il franchise, Serious Sam 4 propone un’esperienza frenetica condita da un crudo umorismo e, soprattutto, da una quantità incalcolabile di carne da cannone attraverso cui farci strada nella più classica e tradizionale maniera possibile: facendo saltare in aria ogni cosa.
Il quarto capitolo della serie funziona da prequel a The First Encounter, così da permettere anche ai neofiti di non sentirsi particolarmente disorientati dal contesto proposto senza però abbandonare i fan di vecchia data attraverso nemici familiari e ormai ben noti a chi ha vissuto i precedenti capitoli della serie.
Seguendo il recente trend del genere, a condire il tutto c’è una storia che giustifichi la bizzarra carneficina che Sam ed i suoi compagni andranno a causare: i Siriani hanno invaso con successo la Terra e, nel tentativo di contrattaccare e respingere gli alieni, Sam ed un piccolo gruppo di ribelli si imbarcano nel recupero di un antico artefatto alieno nascosto da qualche parte nell’intonsa architettura e tradizione artistica Italiana: il Santo Graal.
Tra un one-liner e l’altro, dunque, vestiremo i panni di Sam mentre si fa strada per le vie vaticane alla ricerca del leggendario oggetto e di una possibile soluzione per liberare l’umanità dalle forze comandate da Mental.
Ad accompagnarci nella nostra avventura troveremo un cast facilmente riassumibile con archetipi ben noti: Sam resta il classico “cool guy” ed eroe d’azione monodimensionale che ci aspettiamo, mentre il team che lo accompagnerà è formato da un insieme di trope che, talvolta, riesce a strappare una risata mentre altre volte cade in stereotipi antiquati e superati che non contribuiscono in maniera sostanziale alla buona esposizione dei personaggi e della scrittura volutamente sopra le righe del titolo.
Corri e spara
Per quanto in larga parte riconoscibile, il roster di Serious Sam resta un folto gruppo di ottimi design memorabili, il che è una fortuna visto che come da tradizione i nemici che andremo ad affrontare verranno visti spesso ed in gran quantità: facili da identificare in modo da avere un’immediata comprensione di come gestirli: definiti da elementi distintivi, comportamenti specifici e indizi sonori, i nostri bersagli raramente ci coglieranno di sorpresa, ma non per questo non verremo sopraffatti in quanto il gioco richiederà un costante rimbalzare da un’arma all’altra in base alla situazione più appropriata contro le numerose orde di alieni che verranno scagliati nella nostra direzione.
Ed è proprio la grande quantità di nemici che andranno a comporre le orde nelle varie missioni il fulcro fondamentale di Serious Sam 4, tanto da sovrastare qualsiasi altro aspetto lasciando poco tempo per ammirare la potenza di fuoco delle armi e privando spesso il giocatore di qualsiasi reale senso di potenza, continuando a scagliargli contro una fiumana di alieni da massacrare con tutte le risorse a sua disposizione.
Per il resto, il gameplay si può riassumere con il muoversi da una grande arena (inizialmente vuota) all’altra accompagnati da un arsenale piuttosto standard, perlopiù condiviso con i precedenti capitoli, senza essere particolarmente ispirato o memorabile.
Occasionalmente troveremo alcuni gadget che ci permetteranno di avere qualche utile supporto al costo di un oggetto consumabile, che spaziano da esche olografiche a buchi neri portatili, ma la profondità e la sostanza del titolo si ferma a questo: le lunghe battaglie di Serious Sam 4 finiscono dunque per diventare tediose e monotone in quanto limitate al ridurre ondata dopo ondata di alieni ad una nube di sangue senza stimolare il giocatore verso altre direzioni se non quelle di antiquate sequenze veicolari, a volte consistenti in una strada vuota con l’occasionale rampa di salto.
Nemmeno salire a bordo di un gigantesco mech dall’arsenale illimitato riesce a cambiare l’antifona, andando anzi a rimuovere l’elemento strategico che si può ritrovare nel combattimento standard.
Non che il gioco sia facile: tra la quantità elevata di nemici a schermo e la scarsità di risorse a disposizione (anche se occasionalmente troveremo aree che ci riempiono di vita, armatura e munizioni) la sopravvivenza richiederà un certo grado di attenzione ed impegno da parte del giocatore, offrendo una sfida adeguata se non per i boss, stranamente più semplici di molte battaglie regolari.
Alcuni obiettivi secondari, in particolar modo, saranno tra i combattimenti più ostici offerti dal gioco.
Sfortunatamente il tutto diventa molto meno impressionante se giocato in co-op, dove morire non comporta il caricamento di un salvataggio precedente (che spesso può avvenire in momenti estremamente scomodi) ma permette di rirprendere esattamente da dove si è morti facilitando l’esperienza e la gestione di risorse in modo considerevole.
Il tutto, nel complesso, risulta accettabile per quanto a tratti banale, con alcune riserve verso il comparto tecnico non sempre adeguato.
Indecisione
Serious Sam 4 è afflitto da una miriade di problemi tecnici, specialmente nelle cutscene del gioco e, sebbene mantenga un framerate stabile nelle sequenze di combattimento più frenetiche, presenta diversi problemi di ottimizzazione pur non presentando un livello esattamente di prim’ordine nella cura nei modelli, texture ed animazioni.
C’è infatti un livello di approssimazione in praticamente ogni aspetto tecnico fuori dal combattimento, che l’impressionante quantità di nemici permessi dalla tecnologia a disposizione di Croteam non riesce realmente a compensare, specialmente quando il gioco fa affidamento su quell’aspetto un po’ troppo spesso.
L’idea fondamentale del “mettiamoci più nemici” viene quindi ridotta ad una gimmick dalla mancanza di varietà di gameplay tra una battaglia e l’altra, lasciando Serious Sam 4 in un limbo tra il vecchio ed il nuovo (sono infatti presenti accenni di idee moderne come il dual wielding ed un rudimentale skill tree) senza voler realmente immergersi in nessuno dei due, fallendo quindi nel reinventarsi in un modo che potrebbe deludere anche i fan più accaniti del feeling old school del genere, risultando in un titolo che riesce, a fatica, a fare il minimo indispensabile senza però sorprendere o lasciarsi indietro la sensazione di volere di più.