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Querela a Fatica e Lipperini archiviata: si chiude la guerra su Tolkien?

Dopo due anni, viene archiviata la querela fatta dalla prima traduttrice de Il signore degli anelli di Tolkien, Vittoria Alliata, ai danni del nuovo traduttore Ottavio Fatica, della giornalista Loredana Lipperini e del direttore de La Repubblica Mario Calabresi.

Era da qualche mese che non si parlava più delle polemiche tutte italiane su Tolkien. E forse, dopo questa vicenda, potremo veramente smettere di parlarne una volta per tutte.
Dopo tutto, è da due anni che ne parliamo. Vi sarete stufati voi, così come ci siamo stufati noi.

In questi giorni, la giornalista Loredana Lipperini ha annunciato sul suo blog che la querela mossa dalla prima traduttrice de Il signore degli anelli, Vittoria Alliata, nei confronti suoi, del secondo traduttore de Il signore degli anelli, Ottavio Fatica, e dell’allora direttore de La Repubblica, Mario Calabresi, è stata archiviata.
In questo articolo, vedremo un po’ cosa sappiamo sull’archiviazione della querela e rifletteremo sull’importanza del diritto di critica.

Di come Vittoria Alliata avesse querelato Lipperini, Fatica e Calabresi abbiamo parlato nell’articolo Guerra e querela alla traduzione di Tolkien. Sulle vicende editoriali che hanno portato Alliata fare la sua querela e a ritirare dal mercato le copie della sua traduzione de Il signore degli anelli abbiamo parlato nell’articolo Vittoria Alliata e la sua verità.
Potrete poi trovare tutti i nostri articoli su Tolkien in questo articolo riassuntivo.

Vittoria Alliata, autrice della querela a Fatica, intervistata da IlSicilia.it
Vittoria Alliata, autrice della querela a Fatica, intervistata da IlSicilia.it

Un breve riassunto dei fatti

Per chi non fosse a conoscenza della situazione, riassumeremo molto brevemente le vicende che circondano la querela di Alliata.
Vittoria Alliata è la prima traduttrice de Il signore degli anelli di J. R. R. Tolkien, che ha tradotto alla giovanissima età di 15/17 anni. La sua traduzione de La compagnia dell’anello fu pubblicata da Astrolabio nel 1967, vendendo però pochissimo. Nel 1970, Rusconi acquisì i diritti dell’opera da Astrolabio e pubblicò Il signore degli anelli tradotto da Alliata, anche se con una ingente revisione fatta da Quirino Principe. Per la storia editoriale completa dell’opera, consigliamo questo articolo di Antonio Testi.

L’intervista di Loredana Lipperini a Ottavio Fatica su La Repubblica

Negli ultimi anni, la casa editrice Bompiani (che nel frattempo aveva acquisito i diritti delle opere di Tolkien) ha deciso di commissionare una nuova traduzione de Il signore degli anelli. Per questo lavoro, ha chiamato un traduttore di lungo corso, Ottavio Fatica.
Nel 2018, Ottavio Fatica fu intervistato da Loredana Lipperini su Robinson, il settimanale culturale de La Repubblica. In questa intervista, si parò anche della traduzione di Vittoria Alliata, verso la quale Fatica espresse sia lodi, perché aveva affrontato un lavoro titanico da giovanissima e con risultati notevoli se visti da questa prospettiva, sia critiche, soprattutto in merito ad alcuni suoi stilemi.
In particolare, Fatica fece un commento iperbolico:

Ecco, bisognava pur rendersi conto che non era possibile correggere cinquecento errori a pagina per millecinquecento pagine.

La querela di Vittoria Alliata

Nel 2019, Vittoria Alliata querela Ottavio Fatica e, insieme a lui, anche coloro che erano stati in qualche modo responsabili della pubblicazione della sua intervista: Loredana Lipperini e Mario Calabresi, che all’epoca era direttore de La Repubblica.
Sembra che fosse considerata diffamatoria la frase iperbolica di Fatica che abbiamo riportato sopra.
Inoltre, secondo ciò che riporta Lipperini:

La domanda incriminata, a quanto pare, era: “La traduzione precedente è stata molto criticata: a ragione?”.

Per quasi tre anni non si è saputo quasi nulla su come e se la querela stesse venendo portata avanti. Ma in questi giorni abbiamo avuto delle novità.

Ottavio Fatica al convegno Fallire sempre meglio. Tradurre Tolkien - Tolkien traduttore
Ottavio Fatica al convegno Fallire sempre meglio. Tradurre Tolkien – Tolkien traduttore

Come si è risolta la querela di Alliata verso Fatica, Lipperini e Calabresi?

Come riporta Loredana Lipperini sul suo blog il 13 luglio, un giudice ha archiviato la querela di Vittoria Alliata. Tra le parole di Lipperini e questo articolo di Roberto Arduini, possiamo ricostruire la vicenda.

Sappiamo che a ottobre 2019 il pubblico ministero aveva fatto ai legali di Alliata una richiesta di archiviazione della querela. Tuttavia, Alliata aveva rifiutato l’archiviazione a marzo 2021, facendo quindi opposizione.
Il processo è quindi andato ancora avanti, fino a qualche settimana fa, ossia fino al 30 giugno 2021, quando il giudice ha rigettato l’opposizione e archiviato definitivamente la querela. Le motivazioni della sua decisione sono uscite l’8 luglio e sono riportate da Arduini nel suo articolo.

In sostanza, il giudice ha affermato che le parole di Fatica non fossero diffamatorie, anche perché il traduttore nell’intervista aveva anche espresso diverse lodi nei confronti di Alliata. Inoltre, le critiche mosse non erano diffamazioni, ma rientravano semplicemente nel diritto di critica. Citiamo dall’articolo di Arduini, che riporta le parole del giudice:

In realtà, come si evince dall’articolo in questione Fatica Ottavio riconosceva l’impegno ed il valore del lavoro svolto dalla Alliata che, appena diciassettenne all’epoca dei fatti, si accingeva a tradurre un’opera di grande spessore e complessità quali Il Signore degli Anelli di J.R.R. Tolkien.
[…]
Ebbene le espressioni utilizzate dal Fatica non appaiono volutamente diffamatorie in quanto si collocano nell’esercizio del diritto di critica. Per giurisprudenza consolidata si ritiene che il diritto di critica si differenzia da quello di cronaca in quanto non si concretizza nella narrazione di fatti bensì nell’espressione di un giudizio o di un’opinione

Potremmo dire “ve lo avevamo detto”

E lo diremo.
Perché è da gennaio 2019 che diciamo che Ottavio Fatica non ha detto nulla di diffamatorio nei confronti di Vittoria Alliata.
Citiamo da Guerra e querela alla traduzione di Tolkien (15 gennaio 2019):

Fatica sarà anche stato duro e avrebbe anche potuto contattare Alliata prima di esporre le sue critiche, così da sentire le spiegazioni della traduttrice sulle proprie scelte stilistiche, ma le critiche del nuovo traduttore sono assolutamente legittime e poste in maniera educata, senza mai attaccare Alliata nella sua persona, ma solo nel suo lavoro.
E la critica al lavoro altrui è legittima.

Citiamo poi da Vittoria Alliata e la sua verità (18 gennaio 2020)

sebbene Fatica abbia utilizzato un’iperbole che esagerava gli errori di Alliata, secondo me si trattava comunque di una critica legittima al lavoro della traduttrice e non alla sua persona. Su Alliata, infatti, mi è sempre parso di leggere solo parole comprensive da parte di Fatica, che ne lodava il lavoro, pur dicendo che la giovane età della traduttrice si faceva sentire.

E lo ripetiamo qui.
Le critiche al lavoro altrui sono sempre legittime. Possono non piacere. Possono essere sgradevoli. E possono anche essere basate su considerazioni fallaci perché chi le fa non ha capito cosa l’altro abbia scritto.
Ma non si querela una persona perché ha criticato il nostro lavoro.
Se la querela fosse la prassi normale in risposta alle critiche, nessuno oserebbe più scrivere recensioni negative. Cannarsi avrebbe dovuto querelare metà degli youtuber italiani che hanno criticato il suo adattamento di Evangelion. Non sarebbero mai esistiti blog di recensioni al vetriolo su libri fantasy brutti come Gamberi Fantasy. Non esisterebbe il peer review in accademia, perché sia mai che poi un ricercatore ci querela!

La scrittrice e giornalista Loredana Lipperini
La scrittrice e giornalista Loredana Lipperini

La querela come mezzo di intimidazione e cancel culture

Apriamo adesso una parte dell’articolo in cui chi scrive porterà alcune sue considerazioni personali.
In tutto questo, dovremmo riflettere sulle parole di Loredana Lipperini, che scrive:

Resta, però, la mia ferita. Le cose che sono state dette di me. Il fatto che io non ho potuto, “per tutelarmi”, scrivere sullo stesso giornale di fantastico e di Tolkien. […] Ma mi piacerebbe che questa storia servisse a far riflettere chi ha la querela facile e chi, fra quegli antichi colleghi, sostiene chi ha la querela facile senza pensare al dolore che infligge, e ai danni che si arrecano, ammesso che la cosa interessi.

Perché non si dice che Fatica e Lipperini sono stati “cancellati”?

Queste parole dovrebbero far riflettere in tempi come i nostri, in cui leggiamo a destra e a manca di piagnistei sulla cancel culture, sul fatto che “ormai non si può più dire niente a causa del politicamente corretto“.
Poi leggiamo di situazioni come questa. Vediamo un traduttore e una giornalista (gente che lavora nella cultura, e sapete quanto poco la cultura paghi in Italia!) querelati da una donna erede di una famiglia nobiliare (citiamo direttamente da Wikipedia: “Discendente della famiglia Alliata, è figlia del principe Francesco Alliata di Villafranca”), per delle affermazioni non diffamatorie, ma che rientrano nel diritto di critica.
A questo punto, probabilmente dovremmo riflettere bene sul significato di cancel culture.

Perché cancel culture si usa soprattutto quando qualcuno vuole che gente ricca e famosa come Gina Carano si prenda le sue responsabilità per delle affermazioni antisemite, no-vax e transfobiche. (No, non stiamo implicando che Vittoria Alliata abbia a sua volta fatto affermazioni simili a quelle di Carano.)
Tuttavia, perché non si usa in casi come questo, in cui due persone che non sono (presumibilmente) né ricche, né famose devono tutelarsi stando zitte per tre anni? E per aver fatto una critica legittima al lavoro di qualcuno. Senza veicolare alcun tipo di messaggio d’odio. Non sono, forse, state “cancellate” pure loro, e ben di più rispetto a Carano?

Querela e intimidazione: un approfondimento di Valigia Blu

C’è un ottimo articolo di Valigia Blu che riflette su come la querela sia stata usata come mezzo per intimidire e, sostanzialmente, censurare i giornalisti. Citiamo alcuni passaggi:

È successo quando la criminalità ha cominciato a servirsi dei colletti bianchi e viceversa. È successo quando in molti si sono accorti che il modo più efficace per sfiancare un giornalista, per fermare le sue inchieste, per delegittimarlo non era più quello di minacciarlo armi in pugno ma quello di utilizzare la legge come arma.
Se infatti a fronte della pubblicazione di un’inchiesta o un articolo un reporter si vede piovere addosso una o più querele o richieste di risarcimento danni e magari quel giornalista è precario o non è assistito e tutelato dal suo editore, le conseguenze possono diventare molto gravi.
[…]

Capita ormai spesso che un lavoro giornalistico che infastidisce, che disturba, spesso venga attaccato con gli strumenti della querela, in sede penale, o della richiesta di risarcimento danni, in sede civile. Qualche volta la querela viene utilizzata anche come minaccia per ottenere che il cronista smetta di occuparsi di quell’argomento. A volte l’obiettivo viene centrato perché il giornalista, spesso precario o sottopagato, viene sopraffatto dal timore di finire schiacciato dal peso delle possibili conseguenze economiche delle denunce. Altre volte è proprio il giornale, soprattutto le testate più piccole, quelle on line o le cooperative editoriali, a porre un freno o uno stop al giornalista perché la responsabilità degli articoli coinvolge in sede penale anche il direttore e in sede civile direttore ed editore in solido.

Alcuni pensieri finali

Stiamo quindi dicendo che Alliata abbia querelato Fatica e Lipperini per intimidirli e censurarli?
No.
Ma la sensazione è che, alla fine dei giochi, Fatica e Lipperini abbiano dovuto auto-censurarsi per difendersi da un’accusa, rivelatasi poi senza fondamenta. E questo ha fatto sì che due voci importanti e interessanti si siano tolte dal dibattito su Tolkien.
Di sicuro, abbiamo avuto un impoverimento del dibattito tolkieniano, dopo questa querela.
E abbiamo visto, quando la gente paragona Fatica a una scimmia, che ci sono i doppi standard anche nel diritto di critica, apparentemente.

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