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Finale di Game of Thrones: c’è solo cenere

La stagione finale di Game of Thrones ha diviso profondamente i fan, scontentando moltissime persone. Cosa ci ha lasciato questo finale?

ATTENZIONE: IN QUESTO ARTICOLO SARANNO PRESENTI SPOILER DEL FINALE DI GAME OF THRONES!

Premessa importante: io ancora non ho scritto niente su questa stagione, perché volevo vedere dove saremmo finiti. Ho aspettato A Feast for Crows e A Dance with Dragons, avrei anche potuto aspettare la 8×06 per scrivere un’apoteosi di disillusione e tristezza.

Intanto, se non le avete lette, ecco le recensioni delle puntate dell’ottava stagione di Game of Thrones: 8×01, 8×02, 8×03, 8×04 e 8×05.

La lunga strada verso il finale di Game of Thrones

Capitemi: è da 14 anni che leggo A Song of Ice and Fire.

Vedo i “giovani” fan che hanno conosciuto questa storia con la prima stagione di Game of Thrones e che si lamentano dei “nuovi” fan, che hanno reso GoT mainstream. Mi sento vecchissima a leggere queste cose, davvero. E ci sono fan ben più della prima ora, rispetto a me! Non immagino nemmeno lontanamente come debba sentirsi chi ha iniziato a leggere Martin appena dopo l’uscita del primo libro.

Le millemila critiche alla serie

Ho visto le prima stagioni di Game of Thrones e ho letto le critiche di chi diceva che ci fosse troppo poco budget, Kit Harrington recitasse da cani e gli sceneggiatori avessero aggiunto troppo nudo e tette. Poi ho visto la terza e la quarta stagione e ho visto il pubblico crescere, lo sgomento dei nuovi fan alle Nozze Rosse, le critiche ai “filler” inventati dagli sceneggiatori e le critiche a Kit Harrington che recitava da cani.

Poi siamo arrivati alla quinta e alla sesta stagione, con l’ammirazione per episodi come Hardhome e la Battaglia dei Bastardi, le continue critiche a Kit Harrington, l’accusa di “tirarla per le lunghe” e l’indignazione per lo “stupro” della storyline di Dorne. Infine, siamo arrivati alla settima stagione, in cui tutti si sono stupiti per la velocità forsennata con cui procedeva la storia, si è gridato alla forzatura per la storia d’amore di Jon e Daenerys; ma ancora il fandom non si era totalmente diviso, sebbene Kit Harrington recitasse ancora da cani.

E c’era l’hype per l’ottava ed ultima stagione, quella che ha impiegato due anni ad essere girata, quella col budget mastodontico.

Critiche a 360°, più o meno coerenti o motivate

Da fan dei libri e da spettatrice della serie tv, ho visto e letto le critiche più disparate. Compresa la gente che, prima della serie, odiava l’idea di Catelyn Tully resuscitata in Lady Stoneheart, e poi si è lamentata per il fatto che zombiecat non fosse stata inclusa nella serie. Ho letto tutto e il contrario di tutto, le teorie più disparate e l’astio dei fan stessi che quasi mi facevano perdere la voglia di vedere le nuove puntate. Ho letto per sei stagioni di gente che osservava come Daenerys fosse una metafora per il conquistatore bianco che vuole civilizzare i selvaggi, senza capirne davvero la situazione politica e spesso peggiorando anche la situazione. Poi sono stata invasa da una marea di persone che si stracciavano le vesti per la “breaker of chains” tramutata in una pazza sanguinaria.

Ho visto gente che non ha letto i libri di Martin criticare il suo modo di costruire una storia, ho letto autoruncoli italiani da due soldi criticare Martin per i suoi “colpi di scena gratuiti”. Ho sentito per 14 anni la gente che paragonava Martin a Tolkien, senza capire assolutamente nulla né dell’uno, né dell’altro.

Tutti hanno letteralmente detto tutto e il contrario di tutto su Game of Thrones. È impossibile dire qualcosa che non sia già stato detto.

La tristezza a palate
La tristezza a palate

Un fandom distrutto: ecco la legacy del finale di Game of Thrones

L’ottava stagione ha distrutto il fandom di Game of Thrones. Siamo ridotti come Approdo del Re: macerie fumanti, con forse ancora qualcuno che combatte.

Ho visto opere divisive (pensiamo solo al fandom di Voltron!) e ho visto molte tensioni all’interno dei vari fandom (pensiamo solo alla community di Dragon Age!). Ma proporzioni di questo genere sono terrificanti. Game of Thrones ha milioni di fan in tutto il mondo ed ha una eco mediatica enorme. Questa stagione ha provocato un tumulto in una community gigantesca, muovendo persino il milione di persone che ha firmato la petizione per rigirare l’ottava stagione con sceneggiatori decenti.

Questo credo che parli su molti livelli di come Game of Thrones sia (o fosse) un’opera capace di coinvolgere i suoi spettatori. Tra personaggi umanissimi e ben scritti, una trama che tiene sempre sull’attenti, costumi bellissimi, fotografia e regia di qualità, attori di grande talento e ottimi effetti speciali, questa serie aveva davvero tutte le carte per diventare il fenomeno mondiale che è diventata. Ma non è divenuta famosa perché fosse Game of Thrones, bensì perché era fatta bene, perché aveva avuto gli attributi per imporsi nel mondo delle serie televisive e alzare l’asticella della qualità.

Senza Game of Thrones, non avremmo avuto capolavori come Black Sails e flop come The Shannara Chronicles, né avremmo avuto Amazon che investe capitali infiniti per una serie su Il signore degli anelli. I fan che hanno sostenuto Game of Thrones sono stati il carburante per questa fertile stagione di grandi serie televisive.

Ma con l’ottava stagione, il grande castello di Game of Thrones è crollato.

L’arido finale di Game of Thrones

Non mi diverto nel criticare la stagione finale di Game of Thrones. Io amo Martin, amo i suoi libri e amavo questa serie. Amo il fatto che sia diventata mainstream, perché così in tantissimi e tantissime hanno potuto sperimentare la mia felicità. Non avrei voluto altro che scrivere una recensione entusiasta.

Ma non posso farlo. Avevo già perso da un po’ la speranza che la serie, senza Martin dietro, potesse raccontare una storia altrettanto curata. Eppure, nel frattempo speravo che la storia di A Song of Ice and Fire potesse finalmente compiersi, senza il suo più grande nemico, Martin stesso. Dopo tutto, abbiamo già visto altre opere passare di mano da un autore all’altro, come la Ruota del Tempo di Jordan ereditata da Sanderson, o la saga di Star Wars dopo la rinuncia di George Lucas. Con alti e bassi, abbiamo però spesso visto queste opere venir trattate con rispetto e reverenza da chi se ne doveva occupare: Rogue One ne è un esempio eccellente, secondo me.

Speravo di vedere una reverenza simile, per il più grande show televisivo del nostro decennio.

E invece no.

Una lista della spesa, ecco cos’è la storia che amiamo

Invece, ci siamo trovati due sceneggiatori che pareva non vedessero l’ora di liberarsi di Game of Thrones, e chiudere baracca e burattini in sei puntate.

Guardare l’ottava stagione mi ha lasciato la sensazione di leggere una lista della spesa. Arrivano tutti a Grande Inverno? Check. Sansa e Daenerys si guardano male? Check. Riunioni commoventi? Check. Jon scopre le sue origini? Check. Night King ucciso da Arya? Check. Rhaegal ucciso da Euron? Check. Missandei decapitata da Cersei? Check. Pazzia di Daenerys? Check. Distruzione di Approdo del Re? Check. Clegane-bowl? Check. Daenerys muore per mano di Jon? Check. Bran sul trono? Check. “Ok, abbiamo compiuto tutti i passi!” Achievement unlocked!”

Ma tutti questi passaggi sono risultati sconnessi, troppo vicini gli uni agli altri per essere credibili, troppo poco sostenuti da una coerente evoluzione e/o scrittura dei personaggi per sembrare naturali.

Altri hanno già notato come lo stile di scrittura di D&D sia profondamente diverso rispetto a quello di Martin. Laddove il vecchio George scrive non tanto trame, ma personaggi che danno vita alla trama grazie alla loro caratterizzazione profonda, Benioff e Weiss scrivono trame in cui i personaggi devono muoversi. Questa differenza si nota moltissimo quando sono i due sceneggiatori a dover prendere le redini di questo enorme carro.

Ma avere un diverso stile di scrittura è un conto; tirare via il lavoro è un altro. Ne ha già ampiamente parlato Yari in questo articolo.

Più lista della lista di Arya
Più lista della lista di Arya

Una stagione finale bella non avrebbe creato questa divisione

Come hanno già detto in molti, sarebbe stato impossibile far felici tutti con il finale di Game of Thrones. E va bene, è normale. Ma vedere i fan arrabbiati per l’intera durata della stagione? Questo è tutto un altro discorso.

Ora, mi rendo conto che ci siano molti fan che hanno apprezzato la stagione finale di Game of Thrones, chi in toto, chi in parte. E va bene così, anzi: sono contenta per voi. Non siete stupidi e non siete analfabeti funzionali, come alcuni vi hanno definito: siete solo gente con gusti diversi dai miei, magari più in sintonia con la scrittura plot-driven, magari abbastanza fortunati da aver visto i vostri personaggi preferiti trattati bene. È lecito aver apprezzato il finale di Game of Thrones: Bran solo sa quanto lo avrei voluto apprezzare anch’io!

Tuttavia, altre stagioni della serie non hanno diviso così tanto i fan, e non solo per il fatto di non essere il finale. Le Nozze Rosse, ad esempio, sono state un punto di svolta cruciale ed hanno ucciso molti personaggi amati dai fan. Sono state inaspettate e scioccanti, ma sono state costruite con criterio nel corso di due stagioni, dedicando tempo e spazio all’evoluzione dei personaggi. E questo poi ha pagato, perché i fan sono rimasti scioccati, hanno pianto e si sono disperati, ma in generale il fandom non ne è emerso diviso.

Il paragone con le Nozze Rosse

Qui, invece, abbiamo visto la gente augurarsi la morte a vicenda, e non è “perché il finale non può accontentare tutti”. Anche le Nozze Rosse non accontentavano tutti, ma almeno quella strage ha avuto un senso. Il finale di Game of Thrones non ha ricevuto un decimo della cura delle Nozze Rosse a livello di evoluzione dei personaggi e preparazione delle condizioni per il colpo di scena. Il finale di Game of Thrones si è consumato in sei puntate, ignorando parte di ciò che era stato così accuratamente costruito prima e sviluppando in fretta e furia gli elementi per i colpi di scena.

Nella fretta di chiudere subito la serie con più o meno il finale dei libri, la coerenza narrativa è venuta bruscamente meno e il tutto è parso forzato e raffazzonato.

Questo fa sorgere naturalmente la domanda: perché? Avevano i soldi, lo sappiamo. Avevano l’approvazione dell’HBO. Il cast non è stato contento del finale, quindi avrebbe probabilmente supportato due stagioni o una stagione più lunga. Quindi perché Benioff e Weiss hanno preso il finale di Game of Thrones, il finale della serie televisiva che ha fatto la storia, e hanno fatto il minimo indispensabile per arrivare alla fine?

Non posso ovviamente saperlo, ma probabilmente, se i due sceneggiatori avessero fatto un lavoro migliore, più curato e più rispettoso del loro stesso prodotto, il nostro fandom non sarebbe a pezzi.

La stagione finale di Game of Thrones ci ha lasciati arrabbiati, scontenti, amareggiati, tristi e divisi. Questo non sarebbe successo (o almeno non sarebbe successo con la medesima gravità) con una stagione più curata, più rispettosa e scritta meglio.

A Song of Ice and Fire si meritava di meglio. I suoi personaggi si meritavano di meglio. Noi ci meritavamo di meglio.

E ora siamo qui, senza libri che possano riempire il vuoto e senza un finale la cui qualità possa lasciarci soddisfatti. Guardo questa stagione e vedo solo potenziale sprecato, potenziale tirato via, potenziale che gli sceneggiatori hanno abbandonato per liberarsene in fretta.

Game of Thrones è finito, e con solo sei puntate ha lasciato dietro di sé solo cenere.

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