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Le donne nella Terra di Mezzo: un protagonismo attivo

Quali sono le donne nella Terra di Mezzo di J. R. R. Tolkien che hanno un ruolo di protagoniste? Tra alfiere del cambiamento, grandi leader e oppositrici indomite, eccone alcuni esempi!

Uno dei luoghi più comuni relativi al mondo subcreato da J. R. R. Tolkien, la Terra di Mezzo, sostiene che le donne non siano mai protagoniste, bensì in grandissima parte subordinate e ridotte a oggetto.
Una convinzione che sussiste tutt’oggi ma che, posta a confronto con la lettura dei testi, cade completamente. Infatti, i casi di donne protagoniste nella Terra di Mezzo risultano innumerevoli. Anzi, si può proprio parlare di protagonismo attivo, per quanto le riguarda.

In primo luogo, una chiarificazione: la Terra di Mezzo è un mondo ispirato all’antichità e all’età di Mezzo dell’Europa del Nord e del Mediterraneo. Questo influenza la posizione sociale della donna in questi racconti. La posizione sociale, però, non il protagonismo dei personaggi. Perché in questo Tolkien dimostra, come in altri casi (vedi la concezione degli Elfi) di essere un innovatore rispetto alla tradizione a cui si rifà.

Le donne, infatti, nelle sue storie, spesso partono da un ruolo statico e subordinato per emergere ad uno di protagoniste. Anzi, il loro è un vero e proprio atto di ribellione ad una situazione, con effetti positivi o negativi.
Di esempi ce ne sono molti, ma credo sia più utile dividerli in tre tipologie diverse, che racchiudono vari esempi su un tema vastissimo di cui in questo articolo possiamo solo accennare.

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Luthièn che confronta Morgoth, a opera di Dan Pilla
Luthièn che confronta Morgoth, a opera di Dan Pilla

Donne nella Terra di Mezzo: alfiere del cambiamento

Queste donne nella Terra di Mezzo, che siano della Prima o della Terza Era, prendono su di sé il “peso” di una scelta. Lo fanno sia mutando una situazione che sembra senza scampo o quantomeno oscura, sia ribellandosi apertamente a un divieto, oppure sbloccando una situazione nella quale gli uomini sono esitanti.

Luthièn: protagonista attiva e che porta cambiamento

Il caso più famoso è ovviamente quello di Luthièn Tinùviel, della quale leggiamo nel Silmarillion.
La figlia di Thingol, il Re degli Elfi del Doriath, non solo decide di amare un Uomo mortale, Beren, e di seguire il suo destino di morte, ma in tutta la vicenda è parte attiva. Questo atteggiamento attivo si vede a partire dalla sua fuga dalla casa/prigione posta sull’albero Hirìlorn nella quale il padre l’aveva imprigionata. Si passa poi per le sue istruzioni a Beren su come arrivare da Morgoth senza farsi scoprire, per giungere ai due momenti più pericolosi e sublimi: la “danza magica” proprio di fronte al terribile Morgoth e la sua supplica, dopo la prima morte di Beren, di fronte al Vala Mandos, per farlo tornare indietro assieme a lei.
Un passo che merita di essere citato qui, tratto dal capitolo XIX del Silmarillion:  

Il canto di Lùthien al cospetto di Mandos fu il più bello che sia mai stato contesto in parole, il canto più triste che mai il mondo udrà. Immutato, imperituro, ancora lo si canta in Valinor, inaudibile al mondo, e ad ascoltarlo i Valar si rattristano. Chè Lùthien intrecciò due temi di parole, quello del dolore degli Eldar e quello della pena degli Uomini, le due Stirpi che sono state fatte da Ilùvatar per dimorare in Arda, il Regno della Terra tra le innumerevoli stelle. E mentre gli stava inginocchiata davanti, le lacrime cadevano sui piedi di Mandos come pioggia sulle pietre

La storia di Lùthien non mostra solo una donna come protagonista, ma evidenzia anche il suo ruolo di alfiera del cambiamento, perché grazie a lei le due Stirpi, Elfi e Uomini, iniziarono ad avere un legame che poi non si interromperà più.

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Ivorwen, dal fan film Born of Hope
Ivorwen, dal fan film Born of Hope
Ivorwen: colei che seppe prendere una decisione quando tutti esitavano

L’altro esempio, relativo in questo caso ad una donna che sblocca una situazione di dubbio e/o esitazione degli Uomini, la possiamo trovare nell’Appendice A de Il Signore degli Anelli.
Qui infatti leggiamo della nonna di Aragorn, Ivorwen, che sblocca i dubbi sul matrimonio dei futuri genitori di Aragorn, perché intuisce che il mondo sta cambiando e che quel matrimonio può avere sviluppi decisivi per il futuro. Ha una specie di premonizione che la spinge ad agire mentre gli uomini (in questo caso suo marito) esitano:

A convincere Dírhael fu sua moglie Ivorwen che era sicura che con il matrimonio tra sua figlia a Arathorn, tra i Dúnedain sarebbe tornata la speranza: “A maggior ragione bisogna dunque far presto! I giorni si fanno bui prima della tempesta, e stanno per accadere grandi cose. Se questi due si sposano subito, può esservi speranza per la nostra gente, ma se tardano la speranza svanirà per sempre fino alla fine di quest’era”.

Se teniamo presente il fatto che Arathorn morirà quando Aragorn ha appena due anni, comprendiamo bene l’importanza della decisione che Iworwen riesce a far prendere a Dírhael. Senza quel matrimonio, probabilmente Sauron avrebbe vinto la guerra.

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Donne nella Terra di Mezzo: Eowyn nei campi di Pelennor, ad opera di Matthieu Martin
Eowyn nei campi di Pelennor, ad opera di Matthieu Martin

Donne leader: protagonismo acquisito

In questo caso, abbiamo delle donne nella Terra di Mezzo che sono leader del loro popolo, o lo diventano nonostante sia loro quasi “proibito”.

Eowyn: leader del proprio popolo a dispetto dei divieti

In questo secondo caso, il pensiero va immediatamente ad Eowyn, che decide di disubbidire agli ordini di  Thèoden e ai consigli gentili di Aragorn (venati da una inconsapevole chiusura mentale riguardo al protagonismo in battaglia di una donna) e, camuffata da soldato di Rohan, va in guerra.
Il dialogo tra lei ed Aragorn è emblematico. Infatti, appena Aragorn comincia a dire “hai il dovere di stare con il tuo popolo”, Eowyn si infiamma:

“Troppo spesso ho udito parlare di dovere”, ella gridò. “Ma non sono forse della Casa di Eorl, una guerriera e non una balia asciutta? Ho atteso ormai troppo tempo su piedi malfermi. Poiché adesso pare che non lo siano più, perché non impiegare la mia vita come voglio? (…) Tutte le tue parole significano soltanto: ‘Sei una donna e il tuo compito è la casa. Ma quando gli uomini saranno morti in battaglia con onore, tu avrai il permesso di bruciare insieme con la casa, perché ormai gli uomini non ne avranno più bisogno’. Ma io sono della Casa di Eorl, e non una serva. So cavalcare e maneggiare le armi, e non temo né il dolore né la morte”.

“Che cosa temi dunque, signora?”, egli domandò.
“Una gabbia”, ella rispose. “Rimanere chiusa dietro le sbarre finché il tempo e l’età ne avranno fatto un’abitudine, e ogni possibilità di compiere grandi azioni sarà per sempre scomparsa”.

Da allora, Eowyn diventerà davvero una leader riconosciuta del suo popolo. Basterebbe il suo esempio per dimostrare come nella Terra di Mezzo le donne siano non solo protagoniste, ma anche leader.
Tuttavia, un esempio che si può leggere nel Silmarillion sarà ancor più chiarificatore.

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Donne nella Terra di Mezzo: Haleth, a opera di Una
Haleth, a opera di Una
Haleth: la leader liberamente eletta dal proprio popolo

Riguarda Haleth, detta La Signora, sovrana amata e incontestata degli Haladin, una delle stirpi Umane in rapporti con gli Elfi che impariamo a conoscere nella Prima Età della Terra di Mezzo.
A causa delle guerre contro Morgoth, i signori maschi di quel popolo muoiono tutti e Haleth diventa loro leader.
Ma, a differenza del nostro mondo, questa “ascesa” non provoca nessuna reazione negativa tra gli Haladin. Anzi, mentre uno dei figli di Feanor, Caranthir, propone loro di andare nelle sue terre e diventare suoi vassalli, Haleth e il suo popolo rifiutano. Lei, infatti,

era fiera, restia a lasciarsi comandare o governare, e gran parte degli Haladin la pensavano allo stesso modo. Sicchè, ringraziò Caranthir, ma soggiunse: ‘Ormai l’animo mio, signore, è deciso ad abbandonare l’ombra dei monti e ad andare ad ovest dove già altri dei nostri si sono diretti’. (….) Scelsero Haleth per loro capo, ed essa li guidò nell’Estolad.

Insomma, qui non vediamo solo un popolo fiero e indipendente, ma pure felice di essere governato da una donna, tanto che decidono di “eleggerla” liberamente come loro leader. Gli Haladin la seguiranno ovunque nelle sue peregrinazioni, e nessuno le farà pressioni per sposarsi. Haleth, infatti, rimarrà sempre nubile e passerà poi il comando al nipote.
Questo personaggio, benché apparentemente minore, dimostra come Tolkien potesse e volesse concepire donne fiere, libere e indipendenti, oltre che dotate di potere.
Anche Galadriel è un esempio, in questo senso. Ma ho scelto il caso di Haleth perché chiarifica come questo potesse accadere non solo con donne eccezionali come poteva essere una Signora degli Elfi, ma persino con donne mortali e in apparenza di minor rango.

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Donne nella Terra di Mezzo: Galadriel e la figlia Celebrian, di Raquel
Galadriel e la figlia Celebrian, di Raquel

Donne “contro” gli uomini: protagonismo conflittuale

Un terzo tipo di protagonismo femminile sul quale mi vorrei soffermare è quello relativo a donne nella Terra di Mezzo che si pongono in modo esplicito “contro” qualche uomo in maniera conflittuale, che provoca conseguenze di vario tipo.

Galadriel: colei che si oppose a Feanor

Il primo caso riguarda Galadriel, il cui ruolo da protagonista è indiscusso su tantissimi aspetti. Qui, però, vorrei concentrarmi su una particolare sfaccettatura: la sua opposizione nei confronti di Feanor, il creatore dei Silmarilli e l’ideatore del terribile Giuramento che spargerà tanti lutti tra Elfi e ed Elf (se volete saperne di più, andate a leggere il Silmarillion).
Galadriel, fin dall’inizio, dimostra di tenere in ben poca stima Feanor e  le sue ambizioni, come possiamo leggere nei Racconti Incompiuti.
Rifiuta di donargli una ciocca dei suoi capelli dorati (cosa che farà invece con il Nano Gimli). Lotta contro lui e i suoi ai Porti di Valinor difendendo gli Elfi Teleri che vengono massacrati dalla gente di Feanor. E poi decide, nonostante quel massacro, di andare anche lei nella Terra di Mezzo:

ardeva ormai dal desiderio di seguire Feanor, armata di tutta la sua ira, in qualsiasi terra andasse e di mettergli i bastoni tra le ruote con ogni mezzo.

Feanor morirà nella Terra di Mezzo prima che lei possa riuscire nel suo intento. Ma questa opposizione nei suoi confronti è tra le molle che la spingono ad andare e che permettono alla Terra di Mezzo di avere per molto tempo tra i suoi protagonisti un personaggio femminile a dir poco di primo piano.

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Donne nella Terra di Mezzo: Erendis, di Magdalena Olechny
Erendis, di Magdalena Olechny
Erendis: “E dunque non piegarti, Ancalimë

Il secondo esempio di protagonismo conflittuale è tratto anch’esso dai Racconti Incompiuti, e riguarda una delle protagoniste femminili più affascinanti della Terra di Mezzo.

Si tratta di Erendis, la donna di Nùmenor che ha un rapporto conflittuale con il marito Aldarion, che la porterà ad educare la figlia in un modo che si può anche definire di “opposizione agli uomini”. A questo proposito, Tolkien mette in bocca ad Erendis un discorso di grande orgoglio femminile, che dimostra come Tolkien non fosse affatto insensibile verso le donne, anzi.
Mi sembra il caso di riproporlo qui, a mò di conclusione di questo articolo, come testimonianza ulteriore della profonda importanza che i personaggi femminili rivestono nell’ambito del Legendarium:

Tutte le cose sono state fatte a loro beneficio: le colline servono per cavarne pietre, i fiumi per fornire acqua o muovere ruote, gli alberi per ricavarne tavole, le donne per i loro bisogni fisici o, se belle, per adornarne tavola e focolare; e i bambini per vezzeggiarli quando non ci sia di meglio da fare, ma altrettanto volentieri giocano con i cuccioli dei loro cani. Con tutti sono garbati e gentili, allegri come allodole al mattino (sempreché il sole splenda); perché mai sono in collera se possono farne a meno.

Gli uomini, pensano, dovrebbero essere sempre gai, generosi come i ricchi, e dar via ciò di cui non hanno bisogno. Sono in preda alla collera soltanto quando si rendono conto, all’improvviso, che nel mondo sono anche altre volontà oltre alla loro. E allora, se qualcuno osa opporsi loro, sono spietati come il vento di mare.
Così stanno le cose, Ancalimë, e noi non possiamo mutarle.

Sono stati infatti gli uomini a plasmare Númenor: uomini, quegli eroi dei tempi antichi di cui cantano, e assai meno ci vien detto delle loro donne, a parte che piangevano quando gli uomini venivano uccisi. Númenor avrebbe dovuto essere un luogo di riposo dopo la guerra. Ma se si stancano del riposo e dei giochi della pace, eccoli subito tornare al loro grande gioco, il massacro e la guerra.
Così stanno le cose, e noi ci troviamo qui tra loro.

Ma non è necessario il nostro assenso. Se anche noi amiamo Númenor, ebbene, godiamocela prima che loro la mandino in rovina. Anche noi siamo figlie dei grandi, e neppure a noi mancano volontà e coraggio.
E dunque non piegarti, Ancalimë.
Una volta che ti sia piegata anche di poco, loro ti piegheranno ancora, fino a schiacciarti del tutto. Sprofonda le tue radici nella roccia e resisti al vento, anche se fa volar via tutte le tue foglie.

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Immagine di copertina: Queens of Numenor di Shyangell

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