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Boicottaggio di Hogwarts Legacy: motivazioni e problemi. Facciamo chiarezza

Le opinioni sul boicottaggio di Hogwarts Legacy si sprecano, ma quali sono le reali motivazioni? Un approfondimento sulle ragioni della comunità transgender e sui problemi di finanziare questo videogioco.

È sotto gli occhi di chiunque che questo sia un periodo di dibattito caldissimo su Hogwarts Legacy e sull’etica di acquistare o meno questo videogioco.
Il tema del boicottaggio di Hogwarts Legacy è complesso e sfaccettato, il che significa che sarà sostanzialmente impossibile trattarlo nella sua piena estensione in questo singolo articolo. Si spera, però, di poterne parlare più approfonditamente in una serie di articoli collegati.
Questo articolo che state leggendo adesso, dunque, serve per creare una comprensione di base sui problemi etici legati all’acquisto di Hogwarts Legacy.
Bisognerebbe fare alcuni approfondimenti sulla transfobia di J. K. Rowling, ma per il momento ciò che è importante sapere è contenuto in questi tre articoli:

  1. Uno che fa il punto della situazione sullo scoppio del caso sulla transfobia di Rowling nel 2020;
  2. Una lettera aperta a Rowling scritta dal Gruppo Mermaid in risposta alla lettera della scrittrice;
  3. Un aggiornamento del 2021 su nuove uscite transfobiche di J. K. Rowling.
J. K. Rowling

In che modo comprare Hogwarts Legacy dà potere economico a J. K. Rowling?

Una delle argomentazioni che più spesso si sentono in favore dell’acquisto di Hogwarts Legacy è che i profitti del videogame non entreranno nelle tasche di J. K. Rowling. Infatti, girava voce che l’autrice britannica fosse stata pagata all’acquisto dei diritti e che, in generale, non fosse coinvolta nella produzione del gioco.

Tuttavia, in realtà J. K. Rowling guadagnerà da Hogwarts Legacy, in tre modi.
Il primo è quello monetario. Infatti, secondo Forbes, Rowling continuerà a guadagnare dalle vendite di Hogwarts Legacy. Quindi sì: ogni copia del gioco acquistata finanzierà la scrittrice britannica.
Il secondo è quello della fama e della notorietà. Un successo di vendita di Hogwarts Legacy significa che la Rowling continuerà a essere rilevante nel dibattito pubblico.
Il terzo modo è quello del potere economico. Infatti, il successo di Hogwarts Legacy significa che i prodotti targati Harry Potter continuano a vendere. Di conseguenza, ci saranno altre realtà interessate a continuare a comprare i diritti di Harry Potter da J. K. Rowling, arrichendola ancora di più.

Separare l’autore dall’opera: ci si può godere un prodotto a dispetto delle idee di chi lo ha creato?

Detto ciò, è bene parlare un attimo della questione “morte dell’autore”, ossia dell’idea che un’opera esista anche al di fuori del controllo di chi la ha creata e che quindi si possa fruire di tale opera per i meriti intrinsechi che possiede, ignorando le idee problematiche dell’autore.
Uno degli esempi più comunemente portati a sostegno di questa tesi è H. P. Lovecraft. Lovecraft, infatti, era un razzista convinto, e parzialmente queste idee si possono ritrovare anche nelle sue opere. Tuttavia, le opere di Lovecraft restano comunque pregevoli e innovative nella loro concezione dell’horror cosmico. Entrambe le affermazioni (“Lovecraft era un razzista” e “le opere di Lovecraft sono belle”), quindi, sono vere, e dovremmo poter leggere le opere dell’autore statunitense senza sentirci in colpa a causa del di lui razzismo.

…non proprio, se l’autore ancora guadagna dall’opera e usa tali soldi per finanziare gente transfobica

Quando però si parla della morte dell’autore relativamente a J. K. Rowling, bisogna però tener conto di una cosa: Lovecraft è morto nel 1937 e non può più beneficiare degli introiti ricavati dalla vendita delle sue opere.
Ma J. K. Rowling è viva e vegeta. E beneficia degli introiti ricavati da Harry Potter. E utilizza questi introiti per finanziare partiti politici che si oppongono ai diritti umani delle persone transgender.
Quando la situazione è questa, separare opera e autore è ben più difficile.

Dirò quindi che sì, certamente si può ancora amare Harry Potter come storia, specialmente se ha giocato un ruolo importante per la nostra infanzia e adolescenza, come è successo a moltissime persone queer (inclusa me).
Ma bisogna fare attenzione a non accostare il nostro amore per l’opera con il supporto economico alla sua autrice. Il che significa che sarebbe decisamente meglio evitare di acquistare materiale legato al franchise di Harry Potter: gadget, libri, film, videogame, biglietti per i parchi a tema, e via dicendo.
Perché parte dei soldi che spenderemo per queste cose finirà nelle tasche di J. K. Rowling, che li utilizzerà per finanziare gente transfobica, come vedremo adesso.

Come usa J. K. Rowling i soldi e la fama guadagnati dal successo di Harry Potter?

Si può dire che J. K. Rowling abbia il diritto di avere le proprie opinioni e di esprimerle come meglio crede. Nessuno nega che Rowling abbia il diritto a pensare ciò che vuole, persino in merito alle persone transgender, che secondo lei sono malate e sono colpevoli di “infiltrarsi” negli spazi femminili.
C’è però un’enorme differenza tra l’avere un’opinione (cosa legittima) e le altre tre cose che l’autrice britannica sta facendo:

  1. Produrre hate speech e altri contenuti degradanti nei confronti della dignità delle persone transgender. Questo è fatto attraverso i suoi tweet (che raggiungono un pubblico di 14 milioni di persone) e attraverso i suoi ultimi libri;
  2. Influenzare l’opinione pubblica in merito alla politica del Regno Unito. In particolare, negli ultimi tempi Rowling si è scagliata contro la Prima Ministra scozzese, Nicola Sturgeon, in merito a una proposta di legge del Parlamento Scozzese che avrebbe aiutato le persone transgender a veder riconosciuto il proprio genere più facilmente;
  3. Finanziare economicamente enti transfobici. Per esempio, recentemente Rowling ha finanziato la creazione di un centro anti-violenza che esclude esplicitamente le donne transgender perché, secondo Rowling e colleghe, le donne trans potrebbero essere “pericolose” per le donne cisgender vittime di violenza. Peccato che nei centri anti-violenza già esistenti le donne trans fossero ammesse e non siano mai avvenuti episodi di violenza.

Quindi, J. K. Rowling non ha solo un’opinione, ma si adopera per togliere attivamente alle persone transgender supporto, che sia nei centri antiviolenza o nella legge scozzese. Tenendo poi conto del fatto che i centri antiviolenza hanno un ruolo centrale nell’aiutare e nel salvare la vita a vittime di abusi e violenza, la volontà della Rowling di finanziare un centro che esclude le donne trans mette attivamente quest’ultime in un pericolo maggiore.

La maglia con cui J. K. Rowling ha attaccato la Prima Ministra scozzese, Nicola Sturgeon, in merito ai diritti delle persone transgender
La maglia con cui J. K. Rowling ha attaccato la Prima Ministra scozzese, Nicola Sturgeon, in merito ai diritti delle persone transgender

Boicottaggio di Hogwarts Legacy: e cosa ne sarà degli sviluppatori?

Un’altra argomentazione che spesso di legge in favore dell’acquisto del videogioco è che è ingiusto far ricadere sugli sviluppatori di Hogwarts Legacy le “colpe” di J. K. Rowling. Infatti, secondo tale argomentazione, gli sviluppatori non avrebbero colpe per le azioni transfobiche portate avanti dall’autrice britannica. Anzi, parrebbe anche che gli sviluppatori di Hogwarts Legacy siano contrari alle uscite della Rowling e che abbiano attivamente cercato di rendere il gioco inclusivo nei confronti delle persone transgender.
In tal senso, il boicottaggio di Hogwarts Legacy significherebbe fare un danno economico agli sviluppatori del gioco, ai numerosi informatici la cui unica “colpa” è l’aver lavorato al videogame.

C’è molto da dire su queste argomentazioni, ma credo sia utile partire dal punto più semplice.

Gli sviluppatori di Hogwarts Legacy sono stati già pagati

Innanzitutto, è utile sottolineare che gli sviluppatori di Hogwarts Legacy con tutta probabilità sono stati già pagati durante il periodo in cui hanno attivamente lavorato al gioco.
Dico “con tutta probabilità” perché de facto non abbiamo una copia dei contratti di lavoro stipulati da Avalance Software, quindi non possiamo avere la certezza totale dei termini di pagamento. Tuttavia, generalmente, gli sviluppatori di videogiochi vengono assunti con contratti brevi e la loro paga è fissa. Questa è la norma specialmente nel caso dei giochi tripla A, in cui Hogwarts Legacy ricade. Solo in casi molto più rari gli sviluppatori ricevono una percentuale delle vendite.
Di conseguenza, il boicottaggio di Hogwarts Legacy non avrà alcuna ricaduta negativa sugli sviluppatori, in termini di paga.

Tuttavia, bisogna anche riconoscere che, se Hogwarts Legacy non performasse bene in termini di vendite (cosa che non sta succedendo), Avalanche Software potrebbe chiudere e quindi potrebbe non avere i mezzi per assumere di nuovo gli sviluppatori.
Allo stesso tempo, però, bisogna considerare anche un’altra questione: l’insicurezza lavorativa degli sviluppatori di videogame non è affatto legata solo al successo dei giochi. Anzi, parrebbe anche che, se un videogioco vende molto bene, ciò non significa affatto che i suoi sviluppatori avranno una maggiore sicurezza lavorativa. Di norma, infatti, gli sviluppatori vengono lasciati a casa dalle software house indipendentemente dalle vendite del gioco, perché i loro contratti sono scaduti.

I contratti a tempo determinato di breve durata (uno o due anni) sono una costante nel mondo degli sviluppatori di videogiochi e sono la loro maggiore fonte di precariato. L’argomento è spiegato più nel dettaglio nel libro Press Reset (2021) di Jason Schreier.
È giusto sostenere delle migliori condizioni di lavoro per chi lavora nell’industria videoludica, specialmente premendo per la creazione di sindacati che proteggano i diritti dei lavoratori.

Non siamo obbligati a sostenere economicamente un gioco

In secondo luogo, sostenere economicamente un videogioco non è un dovere. Se lo fosse, dovremmo sostenere economicamente tutti i videogiochi mai usciti. Perché, infatti, bisogna sostenere Hogwarts Legacy ma non, poniamo, il criticatissimo Mass Effect Andromeda? Dopo tutto, anche a quest’ultimo titolo hanno lavorato dei poveri sviluppatori che hanno fatto del loro meglio e che avevano il diritto di mantenere la propria famiglia.
Ognuno di noi ha il diritto di scegliere quali videogiochi comprare, a seconda dei propri gusti, dei mezzi che possiede e della propria disponibilità economica.

Ma dire “dobbiamo comprare Hogwarts Legacy per sostenere gli sviluppatori” è una logica fallace, sia perché appunto gli sviluppatori sono già stati pagati, sia perché se il benessere degli sviluppatori fosse davvero la primissima preoccupazione di noialtri, saremmo sempre dietro a comprare ogni singolo videogioco uscito. In questo contesto, dunque, dire “dobbiamo comprare Hogwarts Legacy per sostenere gli sviluppatori” è più una scusa e una autoassoluzione.

Uno dei motivi del boicottaggio di Hogwarts Legacy sono i suoi contenuti antisemiti
Uno dei motivi del boicottaggio di Hogwarts Legacy sono i suoi contenuti antisemiti

Hogwarts Legacy ha una trama farcita di antisemitismo

Infine, c’è l’ultimo elemento che alimenta il boicottaggio di Hogwarts Legacy e rende molto torbida l’etica di acquistarlo: la trama del videogioco stesso.
Infatti, la trama di Hogwarts Legacy ruota attorno alla prevenzione di una rivolta dei Goblin. Più precisamente, nel gioco si affronta Ranrok, un pericoloso estremista Goblin che si è alleato con un mago oscuro, Rockwood, con l’obiettivo di liberare dall’oppressione dei maghi la propria gente.
In tutto questo, ci sono diversi problemi.

I Goblin di Harry Potter come una parodia degli ebrei

È ormai da anni che si è affermata nel dibattito pubblico l’idea che i Goblin in Harry Potter abbiano una sgradevole dose di tratti che li avvicinano alle rappresentazioni antisemite degli ebrei. I Goblin del franchise, infatti, sono esseri avidi, dal naso adunco e che nel mondo magico possono svolgere una sola professione: i banchieri che maneggiano le finanze. Inoltre, i Goblin in Harry Potter sono la ristretta, riservata ed enigmatica élite che gestisce da sola tutti i soldi dei maghi.
Insomma, diciamo che un elemento in comune tra i Goblin potteriani e le raffigurazioni antisemite degli ebrei è una coincidenza, quattro sono un pattern che racconta una storia.

Il trope letterario dell’ebreo (o della creatura con caratteristiche ebraiche stereotipiche) avido e corrotto è pervasivo nella letteratura occidentale e si ritrova in moltissime opere, nelle quali è posto in maniera più o meno consapevole. Quindi, probabilmente, J. K. Rowling in Harry Potter potrebbe aver inserito questa rappresentazione stereotipata e caricaturale degli ebrei non intenzionalmente.
La storia cambia, quando a farlo è una software house che aveva tutti i mezzi per evitarlo.

I Goblin in Hogwarts Legacy sono gli antagonisti, colpevoli di volere la libertà…

Se le critiche all’antisemitismo dei Goblin potteriani arrivano ormai a giochi fatti, non dovrebbero essere affatto una novità per Avalanche Software e, soprattutto, per la Warner Bros.
La scelta di far ruotare la trama del videogioco attorno a una ribellione degli esseri che sono da anni criticati come caricature offensive degli ebrei è certamente una scelta controversa. Sicuramente, una scelta che avrebbe richiesto alla software house di approcciarsi all’argomento con cautela.
Avrebbe potuto essere un modo per raccontare i Goblin in maniera matura, esplorare la loro civiltà e i problemi della loro oppressione da parte dei maghi. Una simile rivolta sarebbe stata interessante… se avessimo modo di giocarla dalla parte dei Goblin.

Ma no, Hogwarts Legacy ci mette nella posizione solo di combattere e sedare la rivolta. Quindi, una razza che lotta per la propria libertà viene rappresentata come gli antagonisti del gioco, mentre il protagonista è incaricato di mantenere uno status quo oppressivo.

…e con nuovi stereotipi antisemiti associati ai Goblin

È poi significativo che una delle prime azioni compiute dall’antagonista Goblin, Ranrok, sia proprio il tentativo di rapire il/la protagonista del gioco, studente di Hogwarts.
Questo apre a un altro problema, perché a quanto pare non solo il gioco ci mette nella posizione di opprimere una razza oppressa, ma propone ulteriori stereotipi antisemiti da associare agli ebrei.

Il rapimento di minori è infatti uno dei crimini di cui sono stati spesso, storicamente, accusati gli ebrei in Europa. Più precisamente, si tratta dell’accusa del sangue, contenuta nei cosiddetti libelli del sangue o blood libel: si pensava che gli ebrei sacrificassero bambini cristiani, bevendone il sangue per deridere l’Eucaristia.
Nel gioco, inoltre, sono presenti altri elementi che rafforzano l’associazione Goblin/ebrei, e non lo fanno in maniera positiva. Per esempio, è stato recentemente condiviso lo screenshot di un corno ricurvo usato dai Goblin per “dare fastidio ai maghi”. Tale corno assomiglia molto allo shofar, uno strumento musicale usato dagli ebrei nelle funzioni religiose.

E forse uno dei lead designer di Hogwarts Legacy è responsabile di queste scelte antisemite

Laddove si può pensare che la rappresentazione problematica dei Goblin fatta da J. K. Rowling sia una riproposizione involontaria di uno stereotipo antisemita, nel caso di Avalanche Software la questione parrebbe più complessa.
A febbraio 2021 Liam Robertson, uno dei gestori del canale DidYouKnowGaming?, rivelò che Troy Leavitt, uno dei lead designer di Hogwarts Legacy, gestiva un canale YouTube di estrema destra. Tra i suoi video troviamo titoli come The Injustice of Social Justice e In Praise of Cultural Appropriation e in diversi suoi video parla di un Nuovo Ordine Mondiale associato agli ebrei. Dopo che la notizia girò, Leavitt abbandonò il progetto di Hogwarts Legacy, ma non prima di affermare che Warner Bros. conosceva i suoi video quando Avalanche Software lo propose come lead designer del gioco.
Difficile dunque capire quanto le scelte di trama antisemite di Avalanche Software siano dovute a cattivo gusto e ignoranza, oppure siano frutto di convinzioni più consapevoli e radicate fra i suoi dipendenti.

I video di Troy Leavitt, denunciati da Liam Robertson
I video di Troy Leavitt, denunciati da Liam Robertson

Perché proprio il boicottaggio di Hogwarts Legacy e non di tutti gli altri prodotti “problematici”?

Il detto “non esiste consumo etico sotto il capitalismo” sta a significare che, in un sistema economico capitalista (in cui siamo inseriti a forza e dal quale non ci possiamo staccare, come singoli cittadini) che pone il profitto al di sopra delle persone, la stragrande maggioranza degli acquisti che faremo porterà, in un modo o nell’altro, allo sfruttamento dei lavoratori o dell’ambiente.

Amazon è un ottimo esempio: sappiamo che sfrutta i suoi lavoratori, ma per alcune persone che vivono in luoghi isolati è uno dei pochissimi mezzi per ricevere delle spedizioni a casa o per comprare cose senza farsi un’ora e più di auto.
Le industrie di fast fashion sfruttano i loro lavoratori, ricorrendo spesso al lavoro minorile e inquinando enormemente; allo stesso tempo, per diverse persone con pochi mezzi comprare una maglia scontata a 5€ da H&M è più fattibile, rispetto a comprarla a 50€ da un negozio artigianale.
E non iniziamo nemmeno a parlare di quanto complesso sia il sistema di nomi e marche legate a colossi accusati di violare i diritti umani, come la Nestlé. Se volessimo boicottare la Nestlé, dovremmo boicottare decine e decine di marchi alimentari, molti dei quali non sono nemmeno esplicitamente legati alla Nestlé stessa.

Questo per dire che è assolutamente impossibile oggigiorno condurre una vita priva di scelte economiche problematiche. Non possiamo fisicamente essere compratori totalmente etici e “puri”, specialmente quando si tratta di beni alimentari o di prima necessità.

Perché Hogwarts Legacy non è un prodotto di prima necessità e perché sapevamo benissimo i trascorsi transfobici della Rowling

Ma sul fronte del boicottaggio di Hogwarts Legacy, la questione è diversa.
Innanzitutto, questo titolo non è in alcun modo un bene di prima necessità: è un videogioco, un passatempo, un di più rispetto alla nostra routine quotidiana. E possiamo anche essere videogiocatori incalliti, ma non giocare a un singolo titolo tripla A appena uscito non è affatto una tragedia o un grosso sacrificio.
In secondo luogo, della transfobia di J. K. Rowling si parla da quasi tre anni. Non è un segreto, non è una novità. Non è la marca che non sapevamo fosse sotto a Nestlé.
Hogwarts Legacy è un’opera di svago non essenziale legata a una donna notoriamente transfobica. Comprare questo gioco non è uno dei tanti modi in cui non c’è consumo etico sotto il capitalismo.

Comprare Hogwarts Legacy ti rende una cattiva persona?

Hogwarts Legacy è un sassolino in un mare di cose che influenzano la vita delle persone transgender.
Ci sono sicuramente elementi che hanno più peso rispetto a un videogioco, come il votare per partiti transfobici alle elezioni o discriminare attivamente le persone trans. Certamente, comprare Hogwarts Legacy non rende una persona attivamente e vocalmente transfobica significativamente più transfobica di prima.
Allo stesso modo, comprare Hogwarts Legacy non cancella le buone azioni che una persona può aver fatto verso la comunità trans.

Però c’è una cosa che comprare Hogwarts Legacy fa: dice alle persone trans attorno a voi che questa volta avete dato più importanza al vostro divertimento, rispetto alla difesa dei loro diritti umani.
Comprare Hogwarts Legacy significa dare soldi a J. K. Rowling, soldi che reinvestirà probabilmente per supportare gente che vuole le persone trans morte.
Quindi sì, comprare Hogwarts Legacy è un atto che sta attivamente facendo del male alle persone trans.

“Non ti rende una persona cattiva, ma non definirti nostro alleato mentre compri il gioco”

Chiudo l’articolo citando le parole della youtuber Jessie Earl, perché credo che esprimano perfettamente la situazione e che si prestino come ottima chiusura dell’articolo. Qui riporto la versione tradotta, ma potete sentire l’originale a questo link, al minuto 2:35:54.

Non ti [persona che sta vedendo il video, n.d.R] sto definendo una cattiva persona, o una persona transfobica o un bigotto, se compri Hogwarts Legacy.
Ma ti dirò di non definirti un alleato delle persone trans mentre lo compri.
Perché essere un alleato significa essere disposto a rinunciare a qualcosa per aiutare le persone trans. Se non sei disposto a lottare al nostro fianco o a rinunciare a qualcosa, allora non ti stai davvero comportando come nostro alleato. Stai solo facendo quello che faresti comunque e stai dicendo che ci ascolti, quando in realtà non ci stai ascoltando.
Per essere chiari, c’è differenza tra l’essere transfobici e il non essere nostri alleati, ossia gli uni ci stanno facendo del male attivamente, mentre gli altri sono passivi. Ma se sei passivo, stai permettendo alle persone che ci fanno del male di continuare a farci del male.

Ci sarebbe molto altro da dire sul boicottaggio di Hogwarts Legacy e, in generale, sulle reazioni che tutta questa vicenda sta suscitando. Tuttavia, questo articolo è già lungo a sufficienza, quindi se ne parlerà in futuro in un secondo articolo.

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