“L’assoluta verità” è il quarto episodio della serie, “Picard”, marcata CBS e Amazon Prime, ambientata nell’universo di Star Trek.
Ormai siamo alla quarta settimana di programmazione e, come ogni volta, vi lascio i link agli episodi precedenti in maniera tale che possiate rinfrescarvi la memoria su quanto successo.
Breve guida introduttiva, Puntata Uno, Puntata Due, Puntata Tre.
In questo episodio, come del resto nei precedenti, sono presenti numerosi rimandi al passato di Jean-Luc Picard e alla serie che lo ha visto protagonista quasi trent’anni fa. Oltre a questi parlerò, prima di chiudere la mia analisi di “L’assoluta verità”, di una teoria che mi sta tenendo sveglio la notte. No, dai in realtà non è la teoria che mi tiene sveglio, ma è proprio l’insonnia.
Ci lanciamo subito in questo episodio! C’è molto da affrontare.
Un classico flashback sul passato
Come in ogni puntata, che abbiamo avuto modo di vedere fino ad ora, un flashback apre la sequenza iniziale.
Picard sta facendo visita, quattordici anni prima degli eventi della serie, alla colonia di Vashti, nel Quadrante Beta, sede di un punto di ricollocamento degli sfollati Romulani. Già nel nome della colonia, Vashti, abbiamo un chiaro aspetto di questo pianeta. Il nome, infatti, deriva da quello di una regina persiana che si era opposta alla strumentalizzazione della sua bellezza da parte del re suo marito. Perché dico che è un chiaro aspetto di questo pianeta? Perché al “comando” troviamo una sorta di culto di suore guerriere chiamate Qowat Milat. Le Qowat Milat si oppongono a tutto quello che era l’Impero Stellare Romulano, con i suoi segreti, la sua doppiezza e, per questo, hanno scelto la strada dell’assoluto candore, che porta all’assoluta verità per mostrare cosa il cuore realmente vuole.
Dopo il teletrasporto è possibile osservare un Picard, ovviamente più giovane, senza la divisa della Flotta Stellare, ma vestito di bianco in maniera molto simile a quella di René Belloq, archeologo francese presente in Indiana Jones. Un richiamo al suo amore per l’archeologia?
Altri richiami al passato possono essere individuati nel saluto romulano che Picard rivolge alle sorelle: “Jolan Tru“. Questa è una tipica espressione che può essere tradotta come “trova la pace” o “che la tua giornata sia piena di pace”. La prima volta che abbiamo sentito questa locuzione è durante l’episodio diviso in due parti, “Unificazione”, della serie “Star Trek: The Next Generation”, e successivamente ripreso nell’episodio “Fragile Alleanza” della serie “Star Trek: Enterprise”.
Infine abbiamo Alexandre Dumas con “i Tre Moschettieri”. La scherma, per Picard, ma anche per altri personaggi di Star Trek è sempre stata importante. Negli episodi “Ricordare Parigi” e “Io, Borg” di “Star Trek: The Next Generation” Jean-Luc si trova a tirare di scherma con William Reiker, il tenente Dean e persino con Guinan. Non dimentichiamo anche che Hikaru Sulu della USS Enterprise NCC-1701 è un maestro spadaccino!
Torniamo, per un secondo, al libro che Picard regala a Elnor. Come la scherma è stata importante, anche “i Tre Moschettieri” sono un rimando ad un episodio della serie “Star Trek: The Next Generation”. In “Illusione o Realtà” il tenente Barcley (Murdoch per gli amici dell’A-Team), in un suo programma olografico, affronta i tre moschettieri che hanno le fattezze di Data, Geordi e il comandate Reiker. Una possibile citazione, forse non voluta, è che il capitano Rios, di cui a breve parleremo in maniera approfondita, ha interpretato Aramis nella serie televisiva Musketeers ideata dalla BBC.
L’assoluta verità servirebbe anche su “La Sirena”
Dopo il classico flashback, ormai tappa fissa nella serie, l’azione si sposta sulla nave da trasporto di Cristobal Rios. La dottoressa Jurati si aggira annoiata per la nave e, nel suo girovagare, giunge a disturbare il capitano intento a leggere un libro: “Del sentimento tragico della vita”. La dottoressa chiede a Rios come mai a bordo della nave siano presenti solo opere liriche Klingon e, per l’ennesima volta, vediamo il capitano evitare di dare una risposta diretta. Il suo atteggiamento inizia a darmi un po’ da pensare, abbiate ancora un poco di pazienza e potrete leggere il mio parere in proposito. A proposito delle opere Klingon invece, questa è una sorta di scherzo ricorrente in Star Trek. Attraverso le serie, infatti, tutti sono venuti in contatto con questo genere di musica, ma solo Worf e Jadzia Dax le hanno apprezzate realmente.
La conversazione viene interrotta da Raffi che, urlando, irrompe sul ponte, domandando il motivo del cambiamento di rotta verso il pianeta Vashti e, comprendendo che c’è dietro lo zampino di Picard, a modo suo impreca sul fatto che perfino i suoi sensi di colpa viaggiano a curvatura.
Effettivamente, da come si è comportato fino ad ora, Jean-Luc non sembra essere quella persona positiva che ricordavamo anzi, tutt’altro. È un uomo mosso solo dalla propria hybris, esattamente come era stato accusato dall’ammiraglio nel secondo episodio, si aspetta quasi che tutto gli sia dovuto e non sembra voglia mai chiedere scusa a nessuno su nulla. Vedremo se è soltanto una mia impressione…
Proseguendo nell’episodio vediamo un altro ologramma di emergenza, questa volta addetto all’ospitalità. I membri dell’equipaggio si spostano nella sala ologrammi dove Jean-Luc improvvisa una piccola riunione e invita ad entrare tutti nella stessa maniera stentorea che ha sempre usato in tutti gli episodi della vecchia serie:
Ritorno su Vashti
Dopo l’informale chiacchierata, Jean-Luc e gli altri si avviano sul ponte di comando. Per quanto l’ingresso nel sistema possa sembrare agevole, il pianeta è protetto da una fitta rete di droni killer e per arrivare sulla superficie i membri della nave sono costretti ad elargire una “mazzetta”.
La situazione sulla superficie risulta ancora vertere nello stato degradato di quattordici anni prima. L’arrivo di Jean-Luc non passa di certo inosservato e la popolazione lo osserva come se fosse una sorta di “Fantasma del Natale Passato”. Anche il colloquio con le Qowat Milat non è dei più cordiali, nonostante tutto. Anche loro rinfacciano a Picard che visto che la perfezione, cioè salvarli tutti, non era possibile, allora lui ha evitato di agire non salvando così nessuno. È quindi, a tutti gli effetti, colpevole di non aver fatto abbastanza.
Dopo l’incontro con il giovane Elrond, ehm volevo dire Elnor, e conseguente scontro con il ragazzo, l’azione si sposta sull’Artefatto Borg, ma non prima di aver ripercorso i ricordi di Jean-Luc, ormai fossilizzati sulla morte di Data e su quella di una delle due figlie dell’androide. Il ricordo più divertente, legato al personaggio di Data, è senza dubbio l’aver citato Spot, il gatto rosso che appare in ben dieci episodi di “Star Trek: The Next Generation” e nei due film “Generazioni” e “La Nemesi”.
Narek vuole l’assoluta verità
Soji si diletta guardando un reality show romulano. Non mi sarei mai aspettato di vedere un tale spettacolo nel loro palinsesto, ma lo sappiamo, “infinite possibilità in infinite combinazioni”, quindi eccoci servita un po’ di sana televisione spazzatura intergalattica. Speravo fosse limitata a Rick & Morty, ma evidentemente non è così.
Soji per la prima volta affronta Narek. La fanciulla sintetica, durante un appuntamento con il romulano, mette le carte in tavola e chiede il perché del suo interesse nei propri confronti. Ovviamente nessuno dei due riesce a cavare informazioni vitali all’altro, ma durante questo scambio di battute è possibile riscontrare almeno tre easter egg.
Il primo è quantomai palese: la birra romulana. La bottiglia dalla quale bevono è letteralmente identica a quella che il dottor McCoy regala al capitano Kirk nel film “Star Trek: L’Ira di Khan“. Quando dico identica, intendo proprio identica! La seconda citazione è il nome della nave in cui Soji dice di essersi imbarcata: la “Ellison”. Questo è un chiaro rimando allo sceneggiatore del penultimo episodio della prima stagione della serie classica, tradotto alquanto impropriamente “Uccidere per amore” (“The City on the Edge of Forever”).
L’ultima citazione è legata ad un movimento della testa di Soji mentre Narek racconta la storia che anche i Borg hanno dei rituali tutti loro. E niente, con quel semplice gesto, forse da copione, Soji mostra tutto il suo essere Data!
L’affaire Vashti: in orbita e a terra
L’episodio “L’assoluta verità” prosegue nuovamente in questa terra di confine. Jean-Luc si scontra contro l’odio, il razzismo e la violenza, tre aspetti che lui stesso, e la Federazione, hanno contribuito a far dilagare. La situazione degenera in violenza quando un ex-senatore romulano rinfaccia a Picard tutte le promesse non mantenute, e lo accusa di aver provocato quella sorta di “diaspora” del popolo romulano, in maniera da controllarlo meglio. È da queste parole che comprendiamo il perché sia nato il “Movimento di Rinascita del Popolo Romulano”.
Durante il discorso del senatore sentiamo parlare, per la prima volta, delle navi trasporto costruite per lo spostamento della popolazione: “Classe Wallenberg”. Chi conosce un po’ di storia della seconda guerra mondiale, avrà forse riconosciuto il cognome del diplomatico svedese Raoul Wallenberg, che riuscì a salvare migliaia di ebrei ungheresi facendoli scappare da Budapest. Oltre al nome del tipo di trasporto, veniamo a conoscenza anche della nave: “Nightingale“. Anche questo è un nome importante, Florence Nightningale è stata la fondatrice dell’assistenza infermieristica moderna.
Per quanto le premesse siano buone, lo scontro porta alla morte del ex-senatore per mano di Elnor. Prima del teletrasporto dei due sulla nave c’è tempo per altre citazioni legate a Harrison Ford. Un romulano chiede al giovane monaco come pensa di cavarsela contro un disgregatore avendo soltanto una spada. Star Wars, Indiana Jones, le citazioni si sprecano…
O Capitano! Mio Capitano (Rios)
È arrivato il momento de “L’assoluta verità” sul capitano Rios. Non è vero, scherzavo, ma volevo aprire questa parte di articolo con una mia teoria, che quasi certamente si rivelerà sbagliata. Secondo me il capitano Rios è un’ologramma, esattamente come i suoi assistenti sulla nave!
Nel corso di questi due episodi abbiamo potuto osservare una grande quantità di ologrammi sulla nave, tutti col volto di Rios. C’è il medico olografico di emergenza, il consigliere di bordo di emergenza, l’addetto all’ospitalità di emergenza e un ologramma tattico di emergenza. Secondo me c’è anche il capitano di emergenza, ma veniamo ai fatti che possano comprovare la mia teoria.
Partiamo da questo episodio: come mai la nave non ha degli smorzatori inerziali? Non si è mai vista una nave, con passeggeri a bordo che subisce gli spostamenti durante le manovre di combattimento. Può sembrare un po’ tirata questa vero?
Passiamo al secondo dubbio: come mai Rios non contesta mai gli ordini di un “Ammiraglio”? Non ha mai chiesto spiegazioni quando Picard è voluto andare su Vashti, non si è mai offeso quando Jean-Luc ha dato degli ordini, sopravanzando la sua autorità e anzi, sembrava ben disposto a riceverli.
Come mai il capitano Rios è così ossessionato dal libro “Del sentimento tragico della vita”? Credo che il capitano cerchi un senso alla morte del suo capitano precedente avvenuto sulla USS Ibn Majid, un trasporto pesante (tra l’altro Ibn Majid è stato un famoso cartografo e navigatore arabo). Che l’ologramma cerchi di cogliere un senso di quanto è accaduto e che la sua mente computerizzata si sia frammentata in tanti tipi di personaggi olografici di emergenza diversi?
Per ora tutte domande senza risposta, sarebbe carino, ma chissà se la verità possa essere davvero questa.
Ah forse non lo sapete, ma tutti gli ologrammi parlano con un accento diverso in inglese. Santiago Cabrera si deve proprio essere sentito ispirato nell’interpretare questo personaggio.
Un gradito ritorno ne “L’assoluta verità”
La serie Picard ha convinto molti attori che avevano giurato e spergiurato di non interpretare mai più alcun personaggio nell’universo di Star Trek, in primis Patrick Stewart e in secundis Jeri Rayan, eppure eccoli qua. Il finale dell’episodio di “L’assoluta verità” si svolge dopo la “scazzottata spaziale” tra il Falco da guerra romulano, residuato dell’episodio “La navicella invisibile” di cui la nave assume forma e sembianze, sotto il comando di Kar Kantar e la nave del capitano Rios, che tra l’altro per i colori rossi e bianchi ricorda la Fender Stratocaster di Van Halen.
Nello scontro ha la meglio “La Sirena” e una nave non meglio identificata legata ai “Guardiani di Fenris”, un gruppo di “ranger spaziali” la cui missione è quella di pattugliare quella porzione di spazio a seguito della perdita di controllo da parte della Federazione Unita dei Pianeti. Il capitano de “La Sirena”, prima che la nave alleata vada distrutta, riesce a trasportare il pilota a bordo. Il jingle della serie televisiva “Star Trek: Voyager” fa eco alla scena e vediamo Sette di Nove venire teletrasportata sul ponte e svenire per le ferite subite.
Conclusioni e pensieri su “L’assoluta verità”
L’episodio, girato dall’unico e vero Numero Uno, Jonathan Frakes, ha ricevuto su internet numerose critiche, soprattutto da parte degli appassionati, che si aspettavano qualcosa di più dall’episodio. Il ritorno di Sette di Nove come ultimo componente di questo equipaggio disfunzionale sarà un’interessante aggiunta. Potranno essere così trattate determinate tematiche quali l’autocoscienza dell’essere umano e la consapevolezza della morte, tematiche sempre care ai personaggi che sono stati assimilati dalla collettività.
Aspetto a gloria l’episodio cinque con la speranza di avere ancora più informazioni sulla serie e su quello che questa sta cercando di raccontarci. Per ora, quindi, continuo a sospendere il mio parere in proposito a quanto visto finora.