“La Scatola Impossibile” è il sesto episodio della serie, “Picard”, marcata CBS e Amazon Prime, ambientata nell’universo di Star Trek.
È qualche settimana che vi accompagno in questa esperienza fantascientifica dai profondi risvolti umani. Ormai la stagione si sta avviando verso lo scioglimento della trama e Picard raggiunge finalmente l’Artefatto Borg. VI siete persi qualcosa?
Potete trovare, in questi articoli, quanto è successo fino ad ora, soprattutto gli easter egg: Breve guida introduttiva, Puntata Uno, Puntata Due, Puntata Tre, Puntata Quattro, Puntata Cinque.
E ora, cerchiamo di aprire “La Scatola Impossibile”.
Di sogni e mentalità Borg
Possiamo notare subito un cambiamento nell’episodio rispetto ai precedenti. Se fino ad oggi ogni puntata iniziava con un flashback legato ad eventi passati, questo comincia con un sogno/ricordo di Soji. Sappiamo tutti ormai che Soji è un’essere sintetico e troviamo il primo richiamo alla vecchia serie di “Star Trek: The Next Generation” proprio nell’incipit: Soji, come il suo progenitore Data, può sognare.
La prima volta in cui Data scopre una subroutine atta a farlo sognare, è dopo che una scarica di plasma ha sovraccaricato i suoi circuiti neurali. Questo avviene nel doppio episodio (16 e 17, “La voce del Sangue”) della sesta stagione. Successivamente, nella settima stagione, Data ha anche un’esperienza con degli incubi nell’episodio “Programma: sogno” (episodio 6).
Dopo un “falsissimo” siparietto intimo, dove l’unica cosa veramente interessante è la mano di legno ricordo di un Data sempre pronto a disegnarla, l’azione si sposta su “La Sirena”. Troviamo un Jean-Luc Picard in profonda crisi, sia per la morte di Maddox, che per il fatto di doversi avvicinare nuovamente ad un Cubo Borg, per quanto questo possa essere sconnesso dalla Collettività.
Il modo di agire di Picard è quello di un uomo rimasto traumatizzato dalla sua esperienza con i Borg, di chi ha sempre voluto nascondere le cicatrici anziché affrontarle.
Infatti, dopo aver preso a “male parole” la dottoressa Jurati definendo i Borg una metastasi dell’universo, si ritira nel suo studio olografico ed effettua una ricerca sull’argomento. Le parole chiave della ricerca sono: “Artefatto”, “Trattato” e “Borg”.
Nella carrellata di immagini che segue, possiamo riconoscere Hugh/Thug, il primo Borg a riprendere coscienza di sé nel quadrante Alpha/Beta, un incontro tra alcuni Romulani, tratto da un episodio di “Star Trek: Deep Space Nine”, un’immagine di battaglia tratta dal film “Primo Contatto” e infine un’immagine di Locutus, nome da Drone di Picard. In questa scena la fotografia è incredibile, perché il volto giovane da Drone si unisce e sovrappone al volto attuale di Jean-Luc, come a dimostrare la sua totale incapacità di affrontare quel trauma.
Tra l’altro, la scena dell’incontro di cui sopra, è tratta da uno dei miei episodi preferiti della serie “Star Trek: Deep Space Nine” chiamato “Inter Arma Enim Silent Leges”, ma questa è un’altra storia…
Di racconti Harmony, de “La Scatola Impossibile” e lune di traverso
La scena successiva ai titoli di testa, a mio gusto, ha lo stesso impatto di un libro Harmony, dove comunque possiamo trovare altissimi titoli, anche fantasy, della letteratura globale. Eppure nulla mi leva dalla mente che la Dottoressa Jurati voglia commettere “quell’errore” per proteggersi, facendo focalizzare i pensieri, dell’unico che potrebbe veramente scoprirla, su altro. Fosse davvero così, la dottoressa dovrebbe essere insignita di spia ad honorem.
Facciamo un salto sull’Artefatto Borg, qui assistiamo ad un quadretto di cronaca familiare. Narek e Narissa, come è sempre accaduto anche negli episodi precedenti, si stanno scontrando sul metodo di agire del fratello minore nei confronti di Soji. Oltre a questo vediamo la scatola impossibile e di come tra i due, uno sia riflessivo e l’altra impulsiva. Ma quale è la vera scatola impossibile? La scatola stessa o l’Artefatto Borg che è, a tutti gli effetti, un cubo?
Per terminare questo trittico di scene, abbiamo una magistrale prova di Raffi per estorcere delle credenziali diplomatiche per Picard. Una chiamata, che sembra di piacere, tra Raffi e un altro capitano, si trasforma a tutti gli effetti in un ricatto, mettendo la risorsa di Raffi dinnanzi al fatto compiuto che Picard sia in viaggio verso l’Artefatto e come questo possa venir scambiato come atto di guerra. Oltre a questo, il Capitano afferma che i Romulani hanno la luna storta da circa due secoli e mezzo. Tanto è il periodo in cui i Romulani hanno avuto rapporti con la Federazione e con la razza umana in generale.
Il primo incontro/scontro tra queste due razze, è avvenuto durante la serie “Enterprise”, nell’episodio “Campo Minato” (2×03). Inoltre tutta la quarta stagione è costellata di incontri con i Romulani, in quanto sono, a tutti gli effetti, gli antagonisti per la nascita della Federazione. Successivamente li ritroviamo nella serie classica, nell’episodio “La Navicella Invisibile” (1×14), nella quale è anche presentato il tema musicale tipico di ogni volta che appaiono i Romulani in questa serie. Anche “Star Trek: The Next Generation” e “Star Trek: Deep Space Nine” vedono coinvolti i Romulani in molti episodi e, in ognuno di essi, c’è sempre una sorta di scontro fisso con la Federazione, da lì la loro “Luna Storta”.
Prese di coscienza e a spasso nel cubo
Dopo alcune cene in cui si è prediletto l’approfondire dei rapporti tra i vari personaggi della serie, a seguito dell’ennesimo dubbio instillato da Narek a Soji, quest’ultima inizia a prendere coscienza che qualcosa in lei non va.
Durante questa scena, molto emotiva, vediamo tanti piccoli rimandi al passato di Star Trek. Per prima cosa, quasi ogni disegno di Soji è un disegno a specchio o chirale, siamo davanti ad un chiaro rimando ai dipinti effettuati da Data durante tutte le stagioni di “Star Trek: The Next Generation”. Oltre a questo possiamo riconoscere un cestino per il pranzo con sopra impresso il titolo: “Le Avventure di Flotter”. Il malefico Flotter, tanto apprezzato dal personaggio di Naomi Wildman in “Star Trek: Voyager”. Vi ricordate la bambina petulante che era Naomi Wildman? Ecco, scommetto che Icheb si è fatto uccidere per non avere più a che fare con lei. Sono cattivo vero? Vi giuro che era insopportabile!
Ma veniamo a Jean-Luc. Alla fine rimette piede su di un Cubo dopo quasi trent’anni. L’arrivo è subito foriero di drammi. Nella sua mente si affastellano ricordi di vari episodi, da “L’Attacco dei Borg” parte uno e due, a “Primo Contatto”. A tutti gli effetti Picard sembra che possa cadere sotto i colpi di una sindrome post-traumatica da stress. Ancora, a distanza di trenta e passa anni.
Nel momento in cui, sopraffatto dai ricordi, rischia di perdere l’equilibrio, degli ex-Borg intervengono per salvarlo, ma Picard scambia questo loro atto, per un attacco. Solo l’intervento di Hugh/Thug riesce a calmarlo. Ecco, questo personaggio è il primo, in tutta la serie, almeno fino ad ora, ad essere felice di vedere Jean-Luc, tanto da arrivare ad abbracciarlo.
L’ultimo loro incontro risaliva al primo episodio della settima stagione di “Star Trek: The Next Generation”, e non si erano lasciati proprio nel migliore dei modi. Evidentemente in trent’anni le cose possono cambiare.
Sotto la pelle e sotto gli impianti
Durante la “piacevole” passeggiata di Jean-Luc e Hugh/Thug, il modo di pensare di Picard nei confronti dei Borg cambia, a mio avviso un po’ troppo repentinamente. L’ex-Borg che lo accompagna, più e più volte, rimarca il fatto che lui è Jean-Luc Picard, e non Locutus, e di come i Borg siano le prime vittime dei Borg stessi.
Facendo visita al centro di recupero Borg per impiantati contro la loro volontà, Jean-Luc viene a patti con questa constatazione e comprende che il lavoro di Hugh/Thug è veramente importante. Al tempo stesso, quest’ultimo, spera che in futuro, Picard possa spendere delle parole con la Federazione per far sì che gli ex droni, siano trattati meno da reietti.
Dopo una brevissima parentesi sulla nave “La Sirena” in cui abbiamo un rimando al Lathinum, materiale di scambio del XXIV secolo, Narek ci dona un’altra piccola informazione sulla cultura romulana: la Zhal Makh. Questa pratica di meditazione è riservata ai soli Romulani, ed è suddivisa in vari segmenti. In questo episodio ne vediamo cinque:
- Il primo segmento è yut makh (“la chiusura”)
- Il secondo segmento è lu shiar (“sollevare lo sguardo”)
- Il terzo segmento è qlam wath (“aprirsi/rivelarsi”)
- Il quarto segmento è vri glam (“il centro”)
- Il quinto segmento è rok khan. (Ipotizzo voglia dire “casa”)
Tramite questa pratica, Soji inizia a vedere se stessa per quella che è: un burattino di legno. Un appellativo simile è quello che, più e più volte, William T. Reiker usa per riferirsi, più o meno bonariamente, a Data, negli episodi “Missione a Far Point” e “La Misura di un Uomo”, entrambi della serie “Star Trek: The Next Generation”.
Dopo la rivelazione di sé, Soji viene abbandonata nella sala di meditazione e condannata a morte per mezzo di un dispositivo che rilascia una radiazione esotica talaronica, già precedentemente vista in “Star Trek: La Nemesi” quando sterminò il Senato su Romulus.
Fuga verso Nepenthe
Soji riesce però a fuggire e ad incontrarsi con Jean-Luc e Hugh/Thug, ma non prima che un ex-Borg chiami Picard col nome di Locutus. La scena successiva è quantomai caotica. I tre corrono attraverso la scatola impossibile, che è il Cubo, fino a giungere all’Alcova della Regina. Come ormai saprete, i droni Borg rispondono ai comandi di una Regina, proprio come le api in un alveare.
Qui Hugh/Thug tramite un dispositivo dei Sikariani, una razza incontrata nel quadrante Gamma dalla nave stellare Voyager, decide di far fuggire i due. Questo traiettore spaziale è capace di inviare persone e cose fino a quarantamila anni luce di distanza e la destinazione d’arrivo per Jean-Luc è Nepenthe.
Questo genere di tecnologia, a mio parere, è molto simile a quella degli Iconiani, una delle razze iconiche di Star Trek che, grazie a tali apparecchiature, avevano dominato tutti i quadranti trasportando le truppe direttamente sui pianeti occupati dai propri nemici.
L’episodio finisce con Hugh/Thug e Elron, teletrasportatosi per difendere Picard, che coprono la fuga di Jean-Luc e Soji.
Pareri su “La Scatola Impossibile”
Indubbiamente l’episodio è carico di emotività. Il rapporto tra Jean-Luc e i Borg, tuttavia, si risolve un po’ troppo rapidamente, peccato! Ho comunque apprezzato l’accelerazione della narrazione e spero che anche il prossimo episodio possa essere utile ai fini della storia. Tuttavia temo che possa non essere così, dato anche che nel prossimo episodio farà ritorno il mio personaggio preferito, William T. Riker, rischiando di percorre il viale dei ricordi e rallentando di conseguenza la storia.